Le Urla dal Silenzio

La speranza non può essere uccisa per sempre.

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Carceri, una vigorosa fabbrica al servizio dello Stato… di Vincenzo Pipino

Pipino

Pubblico oggi un’altro testo di Vincenzo Pipino, detenuto a Padova.

Vincenzo ci ha girato questa lettera che in precedenza aveva inviato a un giornale “con tendenze forcaiole”.

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Caro Direttore, leggo, rispondo, cestino, da “dentro” le mura.

Lo “spazio” che molto spesso concede al “nostro” quotidiano a vari “opinionisti” sul tema: Carceri-Giustizia-Istituzioni, non sempre rende onore alla verità.

Le “voci” dal di fuori le mura non riportano informazioni esatte e, per assurdo, sviliscono pure il quotidiano.

Che il problema delle carceri italiane sia cronico e che stia assumendo dimensioni sempre più preoccupanti, anche per la vita dei reclusi -proprio l’altro ieri è deceduto l’ennesimo detenuto qui a Padova nella più totale indifferenza istituzionale, ne è l’esempio più impietoso (morire, poi, di peritonite a quarant’anni è assurdo)- con istituti penitenziari sempre più sovraffollati all’inverosimile e con condizioni detentive sempre meno degne di un Paese civile, lo sanno anche le pietre!

Mai, in questo nefasto periodo, urge trovare soluzioni immediate che siano in grado, in modo definitivo, non più solo di lenire a “tampone” il problema, ma di risolverlo definitivamente.

In questa disperata circostanza, occorre anzitutto una riflessione culturale da “dentro” le mura, che sia in grado di fare funzionare perlomeno quel poco che è rimasto della riforma carceraria.

Negli ultimi anni, dopo il quasi abbattimento della cosiddetta “legge Gozzini”, la situazione carceraria si è aggravata prepotentemente sotto la pressione di un’inopinata ansia di sicurezza, talora assecondata con troppa disinvoltura che sta germinando una legislazione emergenziale -fuori dai canoni della legge- che si preoccupa solo di prevenire e punire, senza particolare attenzione alle lesioni che vengono dissipate contro la popolazione detenuta, ormai abbandonata come una sorta di res derelictae e che rimane in supina attesa nella speranza che le istituzioni  trovino una “panacea” risolutiva.

Tuttavia, e qui sta il problema, quello che sfugge ai vari legislatori e alla politica penitenziaria è che le stesse istituzioni carcerarie nulla hanno a che vedere con la giustizia ordinaria, ben lontana dalla realtà: legislatori, operatori penitenziari, magistratura di sorveglianza, direzioni delle carceri, aree trattamentali, psicologi e tutti gli addetti all’interno delle carceri, si stanno dimostrando fin troppo sensibili all’ondata sicuritaria, favorendo, nel frattempo, ulteriormente l’espansione dell’uso della clava detentiva a fini sanzionatori e di custodia.

Non si tratta, nel caso specifico, di cercare di arginare la piaga del sovraffollamento, che da anni attanagli il nostro sistema carcerario, né semplicemente di assicurare norme detentive che rispettino i più basilari diritti dei cittadini detenuti, ma più in generale si deve ridare senso e dignità deontologica a coloro – non importa se in buona o in cattiva fede- che operano all’interno e all’esterno delle carceri riattivando quel poco che è rimasto dell’Ordinamento Penitenziario.

In sostanza, le catene delle abitudini di cercare “là fuori” soluzioni risolutive sono troppo deboli, perché siano avvertite dalle istituzioni, finché non di non diventano troppo forti per essere spezzate. Riconoscerle urgentemente, consentirebbe di modificarle, senza l’urlo sprezzante, per alcuni, di ricevere amnistie e pietismi vari, anche se -nel caso attuale- più che di indulti o atti di clemenza, vi sarebbe bisogno di atti riparatori  verso il male che sta producendo un sistema penitenziario non più accettabile: troppi i decessi nelle carceri dove la media di età dei detenuti suicidi o deceduti per cause “naturali”si aggirano intorno ai quarant’anni. Questa è la testimonianza più crudele per un Paese democratico.

Per rendere un’idea sostanziale, a prescindere dalla legge cosiddetta “svuota carceri”, tanto stigmatizzata da varie correnti politiche di stampo sicuritario, stiano tranquille, giacché questa legge, tra esclusioni oggettive e soggettive, rimarrà solamente il “vuoto”.

Oggi, nelle carceri -tanto per rimanere nel tema “svuota carceri”- ci sono come minimo più di sette -otto mila detenuti, che potrebbero uscire se solo si applicasse le norme dell’Ordinamento Penitenziario già in vigore: detenuti -troppi- sono in attesa da mesi di vedersi applicare la liberazione anticipata della pena; altrettanti in attesa della legge 199  (detenzione domiciliare per gli ultimi 18 mesi detentivi); troppi i detenuti stranieri che attendono di essere trasferiti nel loro Paese per espiare residui di detenuti stranieri che attendono di essere trasferiti nel loro Paese per espiare residui  di pena irrisori; troppi i detenuti ultra settantenni con gravi patologie che rischiano la vita per mancanza di cure terapeutiche; troppi i detenuti in attesa di benefici penitenziari che stanno espiando pene che variano da un anno fino a sei mesi: se applicati questi benefici, si potrebbe già “svuotare” un po’ di popolazione detenuta senza interventi extra murari, se solamente le direzioni degli istituti, le aree trattamentali, e la magistratura di sorveglianza rimboccassero le maniche dell’inerzia e spezzassero le catene burocratiche -la vera lebbra dell’Ordinamento Penitenziario- invece di rimandare sine die le numerosissime suppliche avanzate dai detenuti.

Le professioni coinvolte, non dovrebbero coesistere esclusivamente nei confini sociali, pensando che più detenuti ci sono nelle carceri meglio è, trasformando il carcere a qualcosa di simile a una vigorosa fabbrica al servizio di una classe penitenziaria che non ha più nulla da dibattere: persi i valori morali, fioriscono quelli dell’interesse economico. Se poi possediamo la nostra tradizione culturale così legata all’idea del castigo, alla quale si contrappone la corrente che sostiene il perdono, si finisce nel caotico, avvilente, nevrotizzante sistema penitenziario non più sopportabile sotto il profilo giuridico ed economico. Non esiste azione senza perdono, così come non esiste condanna senza una parvenza di recupero sociale.

In questa situazione i detenuti non chiedono perdono né atti di clemenza, ma solamente che siano riconosciuti i loro diritti sanciti nella pena.

Non è assolutamente accettabile che nel nostro Paese vi siano più di duecento istituti penitenziari e altrettanti Tribunali di Soverglianza connaturati in tanti Ministeri e in ordinamenti penitenziari, che interpretando in maniera diametralmente opposta le leggi dello Stato. Quello che è consentito in un istituto penitenziario per regolamento non è consentito in altro istituto, così come un magistrato di sorveglianza, applichi in misura giuridica i benefici e in altri casi siano affossati.

In questo bailamme confusionale, si deve intervenire per ristabilire la dignità di trattamento per tutta la popolazione detenuta e, nel frattempo, si potrà finalmente vedere la “luce” della legalità.

Pipino Vincenzo, CR Padova 9 marzo 2014

P.S.: saluti al mio caro cronista leghista Maurizio Danese.

Proposte di riforma carceraria (seconda parte).. di Domenico Papalia

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Pubblico oggi la seconda e ultima parte del progetto di riforma carceraria stilato da Domenico Papalia, detenuto da alcuni mesi a Nuoro (per vedere la prima parte vai al link.. https://urladalsilenzio.wordpress.com/2013/02/03/proposte-di-riforma-carceraria-prima-parte-di-domenico-papalia/).

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Sarebbe opportuno un Regolamento che valesse per tutte le carceri italiane, mentre ogni carcere ha un proprio regolamento interno e poiché il detenuto è soggetto a continui trasferimenti, si trova spesso che ciò che gli viene consentito  in un carcere gli è precluso in un altro. Un esempio banale: sono 15 anni che non posso mangiare un fico, ecc, ecc., in quanto capito in carceri dove non sono consentiti. Senza nessun motivo, solo perché  la Direzione li considera un frutto privilegiato.

Con la legge n. 354/75 nelle carceri italiane è stata istituita le figure dell’educatore, assistente sociale, Psicologo. Il loro compito dovrebbe servire il detenuto per un periodo dai 3 ai 9 mesi di osservazione e formare una Equipe sotto la presidenza del Direttore e con la presenza del Dirigente Sanitario nonché del Cappellano, che a fine osservazione dovrebbe esprimere indicazioni sul percorso trattamentale e rieducativo del soggetto, previsto dall’art. 1 e 13 legge n. 354/75 e 28 e 29 dell’Ordinamento Penitenziario DPR n. 230/2000. Purtroppo,  la carenza di organico non soddisfa questo adempimento da parte degli operatori penitenziari e dell Magistratura di Sorveglianza, per cui anche il Magistrato di Sorveglianza dovrebbe vigilare su carcere e conoscere il detenuto attraverso periodici colloqui  che spesso lo stesso detenuto chiede.  Ma nessuno esaurisce le sue richieste e allora succede che un condannato chieda un beneficio, gli operatori non lo conoscono e chiedono informazioni al personale di polizia penitenziaria. Quindi, lo stesso Magistrato di Sorveglianza che concede il beneficio non ha mai parlato con il detenuto. Per cui, allo stesso è stato fatto un trattamento superficiale che on corrisponde alla realtà della sua personalità. In questo modo può succedere che il Magistrato rigetti il beneficio ad un detenuto che lo meritava, oppure lo concede ad uno che non lo meritava che poi questo, durante il beneficio, magari commette qualche reato amplificato dalla stampa, e la colpa viene data alla legge Gozzini, mentre la responsabilità sta nella mancanza di una seria osservazione sul soggetto.

Dal 1986 al 1992 vi sono stati gli anni di applicazione prima della legge Gozzini e quindi le carceri erano state portate ad una vivibilità di civiltà penitenziaria molto avanzata, venivano concessi i benefici ed applicato in pieno il principio previsto dall’art. 27 c.III della Costituzione che prevede la finalità rieducativa della pena. Il numero dei detenuti si era ridotto a circa 25000. Oggi le carceri sono sul punto di esplodere e siamo arrivati alla soglia dei 70000 detenuti.

In tutti gli anni del governo Berlusconi non si è fatto un provvedimento di politica carceraria, dimostrando soltanto disprezzo per la popolazione detenuta, facendo in questo modo aumentare la popolazione detenuta che è più che triplicata rispetto a quella del 1990. Nei 223 istituti penitenziari i posti sono 41000 circa. Per cui ci sono circa 30000 detenuti in più e vi lascio immaginare come può essere la nostra vivibilità.

Il carcere come luogo di punizione secondo me è fallito ed il nostro legislatore dovrebbe sforzarsi a lavorare più di fantasia per trovare una forma alternativa al carcere che sia più educativa e remunerativa per la società.

Tenere il detenuto “a vegetare”, chiuso in cella 22 ore su 24, fa male a lui, ma fa tanto male alla società, mentre si dovrebbe fare in modo che possa rendersi utile alla collettività, facendogli fare lavori socialmente utili o azioni risarcitorie nei confronti della vittima del reato, nonché opera di volontariato. La pena oggi non ha più una funzione rieducativa finalizzata all’inserimento del soggetto nella società, in quanto detta finalità è stata svuotata di significato con tutte le leggi di emergenza. Tutto il processo rieducativo del reo ha perso il suo senso. Dicevo prima che il Governo uscente ha dimostrato poca sensibilità per e carceri, tanto che il DPR n. 230/2000 prevedeva che entro il settembre 2005 tutti gli istituti avrebbero dovuto essere dotati di acqua calda e di doccia nelle celle, nonché abbattere i muri divisori nelle sale colloqui. Ciò è stato attuato in alcuni istituti.  A causa del sovraffollamento e delle disperate condizioni di vita, nel 2011 ci sono stati circa 60 suicidi nelle carceri italiane, senza che il Ministero della Giustizia si scomponesse.

Voglio sperare che il nuovo governo faccia una politica seria sulle carceri e senza “doppi binari”, in quanto per tutti i detenuti dovrebbe valere il principio stabilito dall’art. 27 della Costituzione, anche per chi è stato condannato  per reato associativo e rientra nell’art. 4 bis della legge n. 354/75 (articolo che esclude alcune tipologie di reati dai benefici). Anche chi rientra in queste categorie di detenuti ha diritto di essere recuperato, di fare autocritica, di rientrare nel consorzio civile, una volta che accetti di essere sottoposto all’osservazione scientifica sulla personalità, a meno che non si pensi che il carcere non debba avere una funzione educativa. Ormai gli stessi esperti -psicologi, filosofi e conoscitori del settore- sono convinti che il carcere ha fallito in quella che dovrebbe essere la sua funzione. Ma se si vuole mantenerlo, se si vuole fare in modo che la pena possa soddisfare le finalità previste in costituzione, allora andrebbero affrontati le modifiche alla legge penitenziaria che indico in questa proposta.

PROPOSTA

1) Abolizione dell’art. 4 bis della legge penitenziaria n. 354/75 e di tutti quelli ad esso collegati che seguitano a penalizzare anticostituzionalmente una categoria di detenuti.

2) Abolizione del regime di cui al famigerato art. 41 bis O.P. o, perlomeno, umanizzarlo in quanto il regime del 41 bis impedisce, in relazione alla norma costituzionale, la finalizzazione della pena stessa alla rieducazione e al reinserimento sociale del condannato.

3) Abolizione dell’ex legge Cirielli (L. 5.12.2005 n. 251) approvata dal governo Berlusconi.

4) Regionalizzazione dell’esecuzione della pena. Cioè, ogni detenuto sconti la pena nelle carceri della Regione di appartenenza della propria famiglia, affinché i familiari possano essere agevolati nei colloqui. Infatti, il colloquio con le persone care agevola il reinserimento sociale attraverso la valorizzazione dei legami personali e, nel contempo, attenuare la solitudine che accompagna i detenuti durante il periodo di espiazione della pena. “Interrompere il flusso dei rapporti umani significa separare l’individuo dalla sua stessa storia personale, significa amputarlo di quelle dimensioni sociali che lo hanno generato, nutrito e sostenuto” (dott. Claudio Ceraudo, Presidente Medici Penitenziari).

5) Aumentare l’organico della Magistratura di Sorveglianza e degli operatori penitenziari (educatori, psicologi, ecc.). Oggi, per 223 istituti e circa 70 mila detenuti, ci sono 551 educatori e 400 psicologi. Per cui non può essere fatta un’attenta osservazione scientifica del detenuto, per cui, un basso livello qualitativo dell’osservazione psicologica e del trattamento penitenziario per mancanza di organici mortifica il piano rieducativo individualizzato del soggetto detenuto.

6) Approvazione del nuovo codice penale, con meno reati  ed ancor meno carcere, insieme ad un umano abbassamento delle pene ed alla conseguente automatica abolizione dell’ergastolo.

7) Innalzamento a 120 giorni all’anno del beneficio della liberazione anticipata, senza alcuna limitazione  in merito ai reati commessi ed applicazione automatica della Direzione del carcere.

8) Prestare più attenzione all’edilizia penitenziaria.

9) Diritto di voto  per i detenuti, come già pronunciatasi con sentenza favorevole la Corte Europea, in un ricorso di un cittadino inglese contro la Gran Bretagna.

10) Istituzione del Difensore Civico per i detenuti a livello nazionale.

11) Ampliamento delle misure alternative per tutti i reati, rafforzando le sanzioni per chi non rispetta le regole durante i benefici, e la previsione di forma di lavoro socialmente utile che potrebbero essere una forma di risarcimento nei confronti della società.

12) Affettività in carcere (o sesso, o come lo si voglia chiamare) che, in mancanza di strutture, potrebbe essere attuata con la concessione regolare dei permessi premio. Questo eviterebbe la distruzione di tante famiglie e consentirebbe di esercitare la responsabilità della funzione genitoriale.

13) Rivedere la discrezionalità della Magistratura di Sorveglianza, in relazione alla concessione di benefici, stabilendo certi parametri e requisiti che, una volta acquisiti, facciano scattare automaticamente il beneficio. Altre proposte ci sarebbero; ma chiudo questo capitolo, con l’augurio che il nuovo governo se ne faccia carico.

Livorno 14/12/2011

Domenico Papalia

L’attuale stato delle misure alternative.. di Maria Chiara Sicari

frammento

Oggi pubblico un articolo della nostra Maria Chiara Sicari -uscito anche su Agoravox (http://www.agoravox.it/Ddl-misure-alternative-un.html)- dedicato all’attuale “stato di  salute” delle misure misure alternative.

Uno tra gli ultimi provvedimenti che il Ministro della Giustizia ha provato ad affrontare (bloccato dalla Lega ed IDV, ma non per motivi che elencherò) è il ddl misure alternative finalizzato principalmente allosvuotamento degli istituti di pena come alternativa all’amnistia. Tale discussione non è mai stata affrontata dalle Camere, anche se l’emergenza carceraria è stata sollecitata dal PDR nel luglio 2011,e soprattutto, mai più richiamata all’ordine e all’attenzione della politica a dei cittadini.

In realtà il significato delle misure alternative al carcere è un altro: reinserimento socio-lavorativo e risocializzazione del condannato.

Dietro tali misure c’è un grande lavoro di professionisti penitenziari e le difficoltà che tali figure si trovano a dover affrontare nel quotidiano sono numerose tra cui, non indifferente, la continua diminuzione dell’organico che non permette un lavoro continuo e costante danneggiando sia il detenuto che la società stessa.

Statistiche riportano che solo il 18% dei detenuti che hanno usufruito delle misure alternative tornano a delinquere, mentre, per chi non ne usufruisce, ha un tasso di recidiva pari al 79%.

Oggi le misure enunciate da Gozzini sono cambiate: in questi ultimi anni si preferisce concedere misure controllabili come la detenzione domiciliare (misura che, a parer mio, non permette la risocializzazione e il reinserimento) e, l’affidamento in prova al servizio sociale (nocciolo delle misure alternative), sta sparendo in quanto viene camuffato dalla “detenzione domiciliare con permessi lavorativi” e, quei pochi che vi accedono hanno un fine pena di pochi mesi. Per di più, le misure alternative vengono concesse con molta parsimonia: sono davvero poche le persone che ne usufruiscono a fronte di quante ne avrebbero diritto.

Inoltre, come si può chiedere una maggiore concessione di misure alternative, che prevedono il lavoro come primo elemento costitutivo per il reinserimento, se non è stata rifinanziata la legge Smuraglia? Con questo sistema numerose cooperative sono state costrette a chiudere riducendo il lavoro dei soggetti in esecuzione penale esterna. Vittime di questi tagli sono stati anche gli enti locali, i quali non hanno più possibilità di finanziare progetti lavorativi come misura alternativa.

Delle misure alternative di oggi ne devono discutere gli operatori preposti e la Magistratura di Sorveglianza perché, purtroppo, tali misure non sono più quelle previste dalla Gozzini, ma completamente reinterpretate e riorganizzate in base alla comodità del momento. In questa situazione non possiamo chiederne l’aumento finalizzato allo sfollamento delle carceri. Le originali misure alternative della l. 663/86 stanno scomparendo per colpa di questi provvedimenti “cerotto” come ad esempio la l. 199/10, la l. 211/11 etc che, sempre di più, mirano alla reclusione continua e perpetua del soggetto all’interno del proprio domicilio senza la possibilità di reinserimento e risocializzazione.

Se vogliamo rendere efficace tale provvedimento bisogna reintegrare l’organico carente degli uffici preposti al reinserimento, rivalorizzare la misura dell’affidamento in prova al servizio sociale e, chissà, magari limitare la detenzione domiciliare e iniziare l’utilizzo del braccialetto elettronico.

Diario di Pasquale De Feo 22 dicembre – 21 gennaio

Eccoci con uno degli appuntamenti più importanti di questo Blog. Il diario mensile di Pasquale De Feo.

Ogni mese Pasquale ci invia l’insieme delle sue annotazioni, riflessioni, considerazioni, raccolte giorno per giorno. E ciò che ne viene è un piccolo libro, carico delle curiosità, delle indignazioni, dei sogni, dei drammi, delle rabbie, delle intuizioni, e delle speranze di un uomo.

Anche se il carcere resta sullo sfondo, e lambisce sempre ciò di cui si parla, tuttavia il suo scrivere non è uno scrivere “istituzionalizzato”, ovvero da detenuto normalizzato dall’istituzione carceraria, e reso sempre più accondiscendente, più pigro, più apatico.

Qualcuno naturalmente pensa che Pasquale non si abbastanza “maturo”, che i 32 anni scontati (sommando ogni detenzione) non bastano, che ha bisogno magari di.. qualche altro decennio? Pasquale avrà le sue rigidità come tutti. Avrà opinioni anche più che contestabili, come tutti. Ciò non toglie che è altro che devi vedere per valutare il percorso e le prospettive di un uomo.  Capire l’essenza di una storia, di uno studio, di una approccio; e vedere all’opera una volontà e un cuore, e.. immaginare il futuro. 

Davvero lui ha ancora qualcosa da fare là? Non vedete quanta esplosione aha dentro di dare, fare, osare, amare.. lasciare un segno suo nella vita, stringere un parente, vivere una stagione di dignità? Per voi non è abbastanza? O è sempre meglio non esporsi con valutazioni troppo positive, specie con detenuti “scomodi”. Ance con una valutazione positive il suo  percorso avrà altri ostacoli, ma almeno è già qualcosa. 

Certo non è docile, e non sarà l’anima della festa.. ma non è questo che dovete valutare. Non è questo che è vostro dovere valutare. Ma l’Uomo che adesso è, la sua coerenza interiore, il suo impegno, la sua volontà di dare. Questo è un cavallo che scalpita, e rischia di non potere MAI fare UNA corsa. E sta anche a chiunque può fare una valutazione e dire UNA parola, prendersi la responsabilità di ciò che accade ad un essere umano. Tre parole… una frase..  da ricordare.. PRENDERSI UNA RESPONSABILITA’.. basterebbe questo, alle volte.

In genere, prima di dare il via al testo del diario, cito una seri di momenti, ma stavolta non cito niente. Stavolta lo spazio della premessa ho voluto tutto dedicarlo a questa piccola lancia spezzata per Pasquale.

Il denaro è quello che avete imparato a conoscere, ricco di ispirazioni, dove la dignità degli armeni si accompagna all’elogio delle tecnologie alternative, lo sguardo crudo sulla politica  ai meccanismi dementi della burocrazia penitenziaria, la pedofilia nella chiesa al Mullah Omar in Afghanistan e tanto altro.

Ho detto che non avrei fatto alcuna citazione  stavolta. Ma una.. una voglio farla.

Si tratta di un momento che Pasquale ha dedicato al grande Padre Celso, una vera istituzione in un carcere famigerato -e con un bel pedigree di brutalità, inefficienza, e ottusità accumulato nel corso degli anni- quale è il carcere di Parma. Padre Celso è una figura amatissima, sempre presente, e che si è conquistata la gratitudine e l’ammirazione di tutti i detenuti. In occasione del suo compleanno, si è voluto pubblicare un libro contenente lettere scritte, per lui, da circa duecento persone che lo hanno conosciuto e gli vogliono bene.

Questa è la “lettera” di Pasquale che verrà inserita in quel libro:

“Mio caro brigante, conoscerti è stato un generoso dono della vita, una luce nel buio del mio quotidiano. Le tue visite condite da dibattiti non puerili, stimolavano la mia perseveranza a continuare ad essere me stesso. La tua costante presenza alimenta da una fede genuina teneva vivi i miei sentimenti, che dopo tanti anni il luogo tende ad appannarli, la tua persona era diventata un punto fermo, ma il trasferimento ha spezzato l’incantesimo. Rimani lo stesso uno dei miei pilastri, con un posto speciale nel cuore e vivrai in eterno nel mio cuore. Sei un grande, meriteresti gli altari, perché un grande lo è nella costanza del quotidiano, nell’aiutare tutti, principalmente gli ultimi della scala sociale. Ti auguro di passare tutti gli anni che ti restano in salute e nella continuità della tua opera. Auguri di buon compleanno. Ti terrò sempre nei miei pensieri migliori, e presente nelle mie decisioni, ti stimerò sempre come uomo e ti vorrò bene come amico. Ti abbraccio forte con fraterno affetto e che la pace di Gesù che ti anima, rimanga sempre nel tuo cuore. Tuo amico, Pasquale”. (27 dicembre)

Vi lascio al diario di Pasquale De Feo.. detenuto a Catanzaro.. mese di dicembre.

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Il 17 dicembre avevo scritto dell’ultima circolare del Ministero, riguardando le celle aperte nei reparti dei detenuti comuni “media sicurezza”.

I colori che classificano i detenuti con la nuova circolare non sono tre come ho scritto, ma bensì quattro: bianco, verde, giallo e rosso. Avevo dimenticato il giallo che avevo confuso con il rosso.

I bianchi sono aperti.

I verdi altrettanto, con qualche distinguo.

I gialli possono essere tenuti aperti dopo attenta osservazione.

I rossi devono restare chiusi.

Hanno creato altra burocrazia.

Purtroppo che scrivono queste circolari neanche lo conoscono il carcere. La maggior parte di loro hanno solo contribuito a riempirli, essendo dei PM.

Se in una sezione ci sono i detenuti di tutti e quattro i colori, immagino la confusione e la discriminazione che si creerà.

Invece di semplificare le cose, non fanno altro che complicare. Se volevano fare un progetto fatto bene, dovevano aprire tutte le celle, senza lacci e lacciuoli, non solo la media sicurezza, ma anche l’alta sicurezza composta da AS-1,-2,-3.

I carceri stanno scoppiando, ci sono delle situazioni da creare vergogna di fronte all’Europa, invece di agevolare l’apertura del sistema, non solo delle celle,  ma delle carceri in generale, creano complicazioni e alimentano la discriminazione tra detenuti.  –  22/12/2011

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La Norvegia ha 5 milioni di abitanti, nelle sue carceri ci sono 3200 detenuti. Lo Stato spende due miliardi di euro ogni anno.

In Italia i detenuti sono 69.000, più di 20 volte quelli della Norvegia, il nostro Stato spende 2,2 miliardi di euro l’anno, la stessa cifra della Norvegia.

Il confronto con la Norvegia è mortificante. Lo Stato italiano dovrebbe spendere più di 40 miliardi di euro l’anno per parificare la cifra norvegese.

Inoltre la maggior parte dei 2 miliardi vengono impiegati per pagare gli stipendi, un esercito che tra polizia penitenziaria e impiegati civili superano i 69.000 unità dei detenuti.

Purtroppo la realtà non viene mai a galla, perché i media riportano pari-pari quello che vogliono i detentori del potere effettivo  al Ministero della Giustizia, che non sono né i ministri né i sottosegretari di turno.

Questa situazione sia di sovraffollamento e di mancanza di fondi adeguati, dovrebbe agevolare e consentire delle forme moderne e aperte, invece prevale solo il contenimento, la repressione e l’esclusione, con l’onnipotente “sicurezze”, tutto ciò nel tempo alimentano la recidiva, come in una catena di montaggio. Fino a quando al Ministero daranno la possibilità di far comandare sempre le stesse categorie di persone, non cambierà mai niente.  –  23/12/2011

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Stamane è passato il Commissario della polizia penitenziaria per gli auguri di Natale, siamo rimasti tutti sorpresi, perché quando passa non saluta mai nessuno, né i detenuti né gli agenti. A noi non ci cambia la vita il suo saluto, ma queste forme di educazione per affermare una civile convivenza servono in ogni comunità, e fanno stare bene a tutti. L’educazione e le regole sono la base della rieducazione, ma queste devono essere rispettate da tutti, viceversa pretenderli solo dai detenuti e imporglieli soo come doveri e tramutare i diritti  in concessioni, non fanno che alimentare rabbia contro il mondo intero.  –  24/12/2011

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Oggi è Natale. L’ultimo che ho trascorso a casa, nel 1979, risale a 32 anni fa. Ricordo che eravamo tutti a tavola e c’era la solita confusione.  Mia sorella, la più piccola, aveva tre anni. Ora ha due figlie, di cui uno quasi diciottenne. Mia madre, come al solito, indaffarata alla cucina. Lei era felice ogni volta che ci teneva tutti sotto i suoi occhi, e ci  rimpinzava per tenerci a tavola il più possibile. Mi sembra un secolo, la cosa più strana è che diventano un vago ricordo le sensazioni che provavo durante le feste. Credo che un giorno che le rivivrò, salterà il tappo che le tiene soffocate, sarà come i fuochi d’artificio, ed esploderanno in tanti colori.  –  25/12/2011

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Ci hanno dato tre giorni di socialità il 25 e 26 dicembre e il 1° gennaio-Capodanno. Siamo in otto a mangiare, perché insieme ai miei compagni andiamo nel camerone che sono in cinque. La socialità è caratterizzata per quattro persone, andando tre di noi nel camerone, siamo in regola. Sono state due belle giornate, anche se ho mangiato tanto. Ma quando si sta in compagnia non pensi alle calorie che mandi giù, pensi esclusivamente a stare bene e a passare le ore concesse di socialità in armonia e allegria; per avere la spensieratezza di non pensare al luogo in cui ti trovi, almeno per quelle poche ore. L’anno scorso sparavano tanti botti, quest’anno  si sente la crisi economica anche in questo. Si sentono pochi botti. Forse è un buona cosa, meno danni alle persone e alle cose, inoltre la gente può usare i soldi per cosi utili.  –  26/12/2011

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Mi ha scritto Padre Celso, il parroco del carcere di Parma. Le sue parole sono molto belle, mi ha ringraziato per la lettera per il compleanno, che è stata  inserita nel libro che i volontari di Parma hanno creato con le lettere di duecento  persone, tutti quelli che gli vogliono bene. Gli ho scritto questa lettera che riporterò. Lo chiamo “brigante” in modo simpatico, e lui mi chiama delinquente.

“Mio caro brigante, conoscerti è stato un generoso dono della vita, una luce nel buio del mio quotidiano. Le tue visite condite da dibattiti non puerili, stimolavano la mia perseveranza a continuare ad essere me stesso. La tua costante presenza alimenta da una fede genuina teneva vivi i miei sentimenti, che dopo tanti anni il luogo tende ad appannarli, la tua persona era diventata un punto fermo, ma il trasferimento ha spezzato l’incantesimo. Rimani lo stesso uno dei miei pilastri, con un posto speciale nel cuore e vivrai in eterno nel mio cuore. Sei un grande, meriteresti gli altari, perché un grande lo è nella costanza del quotidiano, nell’aiutare tutti, principalmente gli ultimi della scala sociale. Ti auguro di passare tutti gli anni che ti restano in salute e nella continuità della tua opera. Auguri di buon compleanno. Ti terrò sempre nei miei pensieri migliori, e presente nelle mie decisioni, ti stimerò sempre come uomo e ti vorrò bene come amico. Ti abbraccio forte con fraterno affetto e che la pace di Gesù che ti anima, rimanga sempre nel tuo cuore. Tuo amico, Pasquale”.  –  27/12/2011

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Ho telefonato a casa, mio Padre ha passato Natale con dodici nipoti, due mie sorelle e una cognata, ne sono stato felice. A me piacciono le tavolate con tutta la famiglia, ricordo che l’ultima Pasqua trascorsa fuori –nella casa dei nonni- eravamo quarantasei, fu una bellissima giornata. Mia madre fece andare a tutto vapore il forno  legna, dove cucinò alcuni agnelli, pasta al forno e altre cibarie. Dopo mangiato, andammo a fare un lungo giro nelle campagne circostanti. Mi divertii tanto, l’unico rammarico è che non pensammo di portare una macchina fotografica  per le foto, per averne un ricordo anche visivo. Tempi belli perché il male non ci aveva ancora toccati.  –  28/12/2011

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La Francia ha emanato una legge. E’ passata a larga maggioranza. In essa on soltanto riconosce il genocidio degli armeni –d’altronde lo aveva già fatto nel 2001- ma diventa anche reato anche il fatto di negarlo. Reato punito con il carcere fino ad un anno e con una multa fino a 45.000 euro. La Turchia ha fatto subito fuoco e fiamme, ritirando l’ambasciatore e minacciando sfraceli commerciali. Il genocidio degli armeni da parte dei turchi c’è stato. Una montagna di documentazione, tra cui filmati, nell’identico modo del genocidio degli ebrei. Questa negazione non ha motivo di essere, anche se per circa sessant’anni è calata una censura tipo stile sovietica. La Turchia dopo il genocidio degli armeni fece la pulizia etnica dei greci, e in ultimo continua tutt’ora contro quello dei curdi. I curdi, essendo circa quindici milioni, il problema non può essere risolto dai turchi come essi avevano fatto con gli armeni e i greci, sterminandoli e cacciandoli.

Usano l’arma della repressione e il genocidio culturale. Hanno distrutto migliaia di villaggi curdi, e la popolazione è stata deportata nelle periferie delle città turche, alimentando baraccopoli sterminate. Era reato parlare curdo, vietato festeggiare le loro feste, e disconoscevano il popolo curdo chiamandoli  “turchi di montagna”. La Turchia, se non risolve questi problemi, il riconoscimento del genocidio armeno, la questione di Cipro, quella dei curdi, la libertà religiosa e modernizzi il suo codice penale, credo che avrà serie difficoltà ad entrare nell’Unione Europea.  –  29/12/2011

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Erano oltre trent’anni che non giocavo a tombola, l’avevo visto fare in TV, ma dal vivo è tutta un’altra cosa. Ieri, con tutta la sezione, in un’aula della scuola, abbiamo giocato a tombola, organizzata da due volontari. Ho passato circa tre ore a giocare a tombola, mi sono accanito come un bambino, è stato molto bello. Sono piccole cose per chi sta fuori, ma qui dentro diventano un evento particolare. Ho fatto una tombola e ho vinto un piccolo panettone, un calendario di Barbanera e una confezione di gel doccia. Abbiamo fatto tre tombole, su diciotto premi ne ha vinto quattordici un compagno di sezione, una fortuna spacciata, qualcosa fuori dal comune. Sarebbe bello poterla fare una volta a settimana tra di noi in sezione, nella saletta della socialità. Proverò a fare una richiesta alla Direzione, non dovrebbe essere un problema, perché è in gioco come un altro. Abbiamo una specie di monopoli che non piace e nessuno ci gioca. La tombola sarebbe diversa.  –  30/12/2011

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In Gran Bretagna c’è la Camera dei Lord che non è elettiva, ma i cui membri sono nominati dalla regina e nella maggior parte dei casi un diritto acquisito per via dinastica. Alla luce del sole, in modo esplicito, in Europa, non ci sono realtà simili. Il vicepremier britannico ha presentato una legge per abolire questo privilegio secolare, perché lo ritiene un affronto alla democrazia, essendo che legiferano in nome del popolo, ma non sono eletti dal popolo e non rispondono agli elettori. Auguro ai politici di vincere questa lotta eliminando questa vergognosa consuetudine aristocratica. Per il nuovo anno mi auguro che tutti questi privilegi, in ogni Stato del mondo, che calpestano la dignità dei cittadini, vengo aboliti.  –  31-12-2011

 

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Un’altra giornata passata in compagnia. Stavolta eravamo in sette, perché Gianfranco era stato trasferito, aveva finito il processo ed è ritornato al carcere dove è assegnato, anche se potevano fargli trascorrere il Capodanno qui; non cascava il mondo. Ora inizia la lotta per perdere i kg presi in questi giorni. Il paradosso è che ci sono miliardi di persone che patiscono la fame, invece in Occidente c’è l’inverso, si magia troppo, si ingrossa, e poi si cerca di dimagrire.  –  1/1/2012

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Ho finito di leggere il libro “Fine pena mai”, scritto da Paola Fereoli e Annalisa Pelosi. Sono racconti di persone che hanno subito un omicidio volontario  in famiglia. L’Unione Europea ha emanato indirizzi per la tutela delle vittime, per i risarcimenti e l’aiuto morale da parte dello Stato. L’Italia è l’unico Paese che non le ha inserite nel suo ordinamento. Le famiglie che sono vittime devono pagarsi tutto, l’avvocato, i dottori, e anche il psicologo, ma quello più grave è che vengono lasciate sole dallo Stato. Questi eventi tragici sfasciano le famiglie, sia di chi subisce la tragedia, e sia di chi commette il reato. La nostra politica come al solito si fa conoscere per la propria inettitudine, bravi solo a fare chiacchiere. L’unica nota stonata nel libro, che ormai è diventata una consuetudine per colpa delle bugie dei media, è quella per la quale in Italia non ci sarebbe certezza della pena e che non si sconta l’ergastolo. Una delle poche certezze è che la pena si sconta fino all’ultimo giorno; se i politici italiani avessero la serietà del 10% della certezza della pena, l’Europa ci invidierebbe i nostri politici. L’ergastolo si sconta e si esce solo da morti nella stragrande maggioranza. Non passa settimana senza che si ricevano notizie di ergastolani morti, che per vecchiaia, malattie e suicidi, ci sono anche coloro che perdono la testa. Lo Stato finanzia i fondi che interessano le lobby, quando si tratta del popolino neanche lo pensa, possono subire qualunque soperchieria, non vede e non sente.  –  2/1/2012

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In questi giorni ci sono stati altri morti nelle carceri, due suicidi e due detenuti abbandonati a se stessi, morti per malattia. In questo tragico corteggio, dimenticano che ci sono morti tutti i giorni, e non solo quelli che hanno risonanza mediatica, o quando vogliono tenere alta la tensione sui carceri.

Mi hanno informato che sono morti due anziani ergastolani nel 41 bis di Viterbo. Negli anni ne sono morti molti. In questi ultimi 20 anni sono morti alcune migliaia di persone, uccisi o lasciati morire. Pertanto negli ultimi 10 anni non sono circa 2000, ma molti di più, ed è lo Stato che li ha uccisi in vari modi. Non viene fatto nessun programma per attuare delle riforme radicali per sanare la situazione, ed evitare tutti questi morti. Si sentono solo proclami, li faceva Alfano, lo stesso Palma, ora li fa Severino. L’impressione è che non vogliono risolvere il problema. Credo che le resistenze provengono  maggiormente dalla burocrazia  del Ministero, si sono cementati tutti i poteri che la compongono –i PM, funzionari, polizia penitenziaria e sindacati- questo blocco impedisce ogni riforma. I politici, anche se avessero buone intenzioni, non riuscirebbero a fare niente. Nella loro viltà ritengono più utile per loro associarsi e vivere tranquilli, rifacendosi anche la verginità con la lotta antimafia.  –  3/1/2012

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Leggendo tante notizie sulle tecnologie ambientali a impatto zero, mi sono convinto che ci sono tutti i presupposti per mettere in moto la rivoluzione  che auspica Jeremy Refkin, un mondo senza carburante fossile. Tra eolico, fotovoltaico, geotermico, energia cinetica (un brevetto italiano riesce a recuperare circa il 50% di energia consumata dagli ascensori, ci sono anche metropolitane, poste varie, ecc.). Anche in mare è possibile produrre energia, con le onde, con l’osmosi alla foce dei fiumi (mischiando l’acqua dolce con l’acqua salita si produce energia), pale eoliche galleggianti (dove non possibile impiantarle), sfruttare le correnti minime e le maree. Ci sono gli allevamenti di animali, dal letame si produce biogas. In varie forme e con un mix di tutte queste energie alternative è possibile cambiare il modo di produrre energia, purtroppo i detentori delle riserve dei combustibili fossili, e le multinazionali del settore, rallentano il cambiamento con la forza del potere economico che dispongono. Anche se il problema maggiore è la politica, perché se non prendono una decisione per un cambiamento radicale della politica energetica, la rivoluzione non sarà a breve. Il mio augurio che l’Unione Europeo dopo l’indirizzo energetico del 20-20-20: 20% di produzione di energia o emissione zero; 20% di risparmio energetico- entro i 2020, nella data del 2020 prendono una decisione  per una totale conversione di energia o emissione zero, iniziando la rivoluzione verde che non può essere ritardata.  –  4/1/2012

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Stavo prendendo il vocabolario sopra l’armadietto, mi è cascato in testa facendomi un bozzolo, essendo molto corposo, pesa circa due kg. Ho pensato che la colpa di questa situazione è del ministero e delle direzioni delle carceri, perché oggi con un e-book che pesa neanche mezzo kg, puoi tenerci dentro millecinquecento libri, dizionari, codici, romanzi, saggi, ecc. Sarebbe utile per noi detenuti ma anche per la polizia penitenziaria. Per noi che eliminiamo tutti i volumi e il cartaceo, in più impariamo ad usare le nuove tecnologie per quando usciamo e rientriamo nella società e nel mondo del lavoro. Per la polizia penitenziaria, che avrebbe meno oggetti da perquisire durante le visite di controllo nelle celle; meno oggetti nei trasferimenti; meno pacchi e buste postali per i libri, e di conseguenza meno burocrazia. Tutto il pianeta si sta uniformando al mondo digitale e alla navigazione nella rete, anche gli inglesi, pur essendo  molto conservatori, hanno messo il dizionario  sul WEB, come anche la Treccani lo sta facendo. Invece nelle carceri dobbiamo per forza rimanere lontani dal progresso, in più ci stanno preparando ad essere i nuovi analfabeti dal futuro. La stragrande maggioranza dei detenuti è in carcere perché era analfabeta e di conseguenza ignorante. Oggi questo handicap per buona parte è stato superato. Ora creano il brodo di cultura per ritornare nel girone dantesco del nuovo analfabetismo, quello digitale.  –  5/1/2012

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Oggi è il giorno della festa della befana, ho smesso di pensarci da oltre quarant’anni. Condizionato da tv, quotidiani e riviste varie, penso molto alle tecnologie digitali che sono di uso quotidiano, PC, E-book, tablet, Ipad, ecc., che agevolano molto la vita. Il futuro dipende dalla conoscenza di questo nuovo mondo che si sta creando. In alcune carceri, tra cui Catanzaro, hanno una visione miope in questo senso, e non comprendono quanto siano importanti per il trattamento rieducativo e di conseguenza per il futuro reinserimento nella società. Ci stano escludendo dal futuro deliberatamente, alimentando la fabbrica di recidiva che viaggia alla media del 70%. Chiederei alla befana di illuminare questi burocrati dell’amministrazione penitenziaria, affinché agevolassero l’uso delle nuove tecnologie in tutte le carceri, senza distinzioni, come purtroppo succede oggi. Mi auguro che la befana faccia il miracolo di convertire sulla via di Damasco questi signori.  –  6/1/2012

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I peggiori nemici dei detenuti sono i detenuti stessi. L’ideologia occupa ogni pensiero di chi ne è vittima, legittimando qualunque arbitrio. I romani conoscevano bene l’arte del potere.. “dividi et impera”.. una massima che è ancora applicata da chi gestisce il potere. La propaganda mediatica è come una goccia che ti entra nel cervello e lo devasta, in alcuni casi per sempre. Primo Levi che conosceva bene questo infame repertorio, avendolo vissuto sulla propria pelle, scrisse “quante sono le menti umane capace di resistere alla lenta, feroce, incessante, impercettibile forza di penetrazione dei luoghi comuni”. Negli ultimi 30 anni sono stati creati degli stereotipi. Sono stati facilissimi da creare, ma sarà difficilissimo distruggerli. Ora raccontano questa realtà artificiosa che hanno creato e ci vorrà più di qualche generazione per liberarcene. Quando la disumanità accompagna la pena da scontare, si diventa delle vittime, perché lo Stato è diventato più criminale di chi vuole combattere. Nei giorni scorsi sono arrivati i post del Blog. Ho letto una dura critica, o forse è più esatto dire un attacco feroce imbevuto della più cieca ideologia su una mia idea.. “rendere automatica l’applicazione della legge Gozzini”. Premesso che non c’è nessun partito che abbia il coraggio di fare una riforma garantista e di uguaglianza del genere, come altre riforme che necessiterebbero nel sistema penitenziario. La legge Gozzini è diventata un guscio vuoto. Su 70.000 detenuti in pene alternative, ce ne sono solo 900. Comprendo che, per natura negli esseri umani prevale l’egoismo a scapito del bene comune. Capisco che tutti quelli che la pensano come noi, ne abbracciamo subito i loro discorsi, e li condividiamo. Come ho scritto sopra, il dividere e l’imperare è applicato dal potere sotto ogni forma, e ciò avviene anche nelle carceri, con i vari regimi che la burocrazia ministeriale crea. Ogni decennio, con nuovi nominativi, questa volta sono stati più schematici: AS-1; AS-2; AS-3. Le nuove categorie servono per dividere e possibilmente mettere in conflitto, “una guerra tra i poveri” per imperare. Il famigerato art. 4 bis, in cui non rientrano solo i reati, ma ci si può rientrare anche con un’aggravante, applicato a qualsiasi reato. Si tratti dell’art. 73, spaccio di stupefacenti, ricettazione e anche un semplice furto. Questo consente alla burocrazia di collegarti nell’AS-3, classificandoti mafioso. Questo è il termine usato comunemente.

Quel poco di legge Gozzini che è rimasta, è improntata nella più assoluta discrezionalità, questo alimenta l’abuso di potere e una burocrazia che somiglia  a una ragnatela come quello dei campi di lavoro sovietici, dove solo se ti prostituivi lodandoli e prostrandoti potevi essere considerato rieducato. Per eliminare la discrezionalità tipica delle dittature, bisognerebbe rendere automatiche certe leggi, in modo che diventiamo uguali davanti alla legge e alla società. Noi detenuti siamo tutti uguali. Tranne i malati che vanno curati, come i tossicodipendenti, pedofili, cleptomania, ecc. Se ciò non lo capiamo prima noi, non possiamo farlo comprendere alla società esterna. Discriminare tra noi detenuti sarebbe paradossale, perché diventiamo un gregge di pecore. Non siamo nati né delinquenti né cattivi, siamo il prodotto di un disagio sociale, pertanto avallare le categorie come nell’apartheid sudafricana, che ci impongono all’interno del carcere, significa l’appiattimento totale auspicato dal potere politico e dal sistema penitenziario.  –  7/1/2012

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Nelle repliche al mio diario nel Blog, ce ne sono un paio di Laura Rubini, a cui voglio rispondere, perché ho compreso di avere dato una errata impressione del mio pensiero sulla Chiesa. Premetto che non credo nelle gerarchie vaticane, lo ritengo un potere politico e affaristico simile al nostro Parlamento. La mia Chiesa sono quei religiosi che tutti i giorni consacrano la loro vita al prossimo, ma principalmente agli ultimi, i paria della società, come i detenuti. Credo nel messaggio di pace e amore di Gesù, come in quello di Gandhi, Mandela, San Francesco d’Assisi, e in tutti quelli che pensano, si comportano e agiscono come loro, contro la violenza, e a favore dell’eguaglianza degli esseri umani e nell’armonia universale.

In merito alla pedofilia dei religiosi, è una malattia, una certa distorsione può provenire anche da traumi subiti dall’adolescenza. Don Mazzi dichiarò in TV che lui è da tanti anni che va ripetendo che il male va estirpato alla radice, e pertanto bisognerebbe chiudere i seminari dove si innescano dinamiche pedofile, che tante vittime ha causato, anche per l’omertà imposta dal Vaticano, con semplici trasferimenti. Sono convinto che i religiosi sposati  darebbero di più alla collettività, perché capirebbero di più i problemi, e abbatterebbero tanti scandali sessuali. Il sesso è natura, la castità è contro natura, ed è stata decisa dalla chiesa, pertanto è un precetto delle autorità ecclesiastiche. Riguarda le donne, tutte le religioni sono maschiliste, quelle più estremiste sono  quella islamica e cattolica. La più aperta e quella anglicana, dove ci sono preti e vescovi donne. I miliardi di euro che il vaticano  incassa in vari modi, vanno solo in una piccola parte alle opere pie. In questi giorni ho letto su un quotidiano che un prete nel Veneto ha dovuto chiudere la chiesa perché le elemosine non bastano a mandare avanti la parrocchia. I cardinali-principi della Chiesa, sono uomini ricchissimi. Il sacro e il profano vanno a braccetto. Non scrivo avendo un pregiudizio, ma cerco di elaborare un mio pensiero sull’attualità e i fatti in generale, tra cui anche la religione.  –  8/1/2012

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I cinesi stanno iniziando a mettere in campo le loro capacità e le loro tecnologie. Nei TG hanno dato notizia che in una città vicino Shangai in Cina. Hanno costruito  in quindici giorni, che sarebbero 360 ore, un albergo di trenta piani, con tutti gli arredi. Qualcosa di veramente fenomenale. Credevo che i sette giorni che servivano alla trasmissione EXTREME MAKEOVER HOME EDITIONE su La5, per costruire una casa, fosse un risultato difficilmente da superare. Oggi devo constatare che non sono niente n confronto al grattacielo che hanno costruito i cinesi. Tutti i record sono fatti per essere superati. Credo che sia una buona cosa per il futuro, perché milioni di persone nel mondo hanno bisogno di cose, e questa velocità nella costruzione consentirà di soddisfare tutte le richieste.  –  9/1/2012

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Le ideologie politiche, e i fondamentalismi religiosi, e i nazionalismi millitari hanno la capacità di legittimare qualunque mostruosità. Tutti i genocidi, pulizie etniche, repressioni varie e guerre, hanno sempre avuto un avallo morale dai fanatismi citati. Tutto ciò viene purificato da libri scritti da pennivendoli che vendono l’anima per il loro successo, e da scribacchini salariati che non hanno neanche l’anima, lo fanno solo per il loro benessere, consapevoli delle sofferenze che causano con i loro articoli. Gli estremisti dovrebbero essere combattuti nelle scuole, inseguendo fin dalle primarie  che in ogni caso bisogna essere moderati ed avere rispetto di tutti. Purtroppo questi piccoli uomini, adoperati da chi gestisce il potere, vengono usati per martellare, infangare e infliggere sofferenze. Tenere lontano queste ottusità con un controllo costante su se stessi, senza mai lasciarsi condizionare qualsiasi problema.  –  10/01/2012

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E’ ritornato un compagno di sezione da Secondigliano (NA), ci è andato per qualche giorno perché era deceduto il padre, e l’hanno portato per tre ore a casa. Ci ha raccontato che a Secondigliano hanno i computer e stampante in cella, caricano e scaricano programmi, scritti, canzoni, video, ecc., e stampano tutto ciò che vogliono. Al carcere di Fossombrone (Pesaro), dove ho comprato computer e stampante, era lo stesso. Altrettanto succede nelle sezioni di AS-1 di Spoleto, Livorno, Padova, ecc. Hanno una serra dove una decina di detenuti coltivano la verdura per tutte la sezioni. Ci sono corsi veri che impegnano tutti i detenuti della sezioni. Il computer e la stampante a Scondigliano (NA) sono stati autorizzati dal Ministero dietro la richiesta dei detenuti. Mi chiedo perché a Secondigliano il ministero ha dato l’autorizzazione, e qui a Catanzaro ancora si attiene alla barzelletta della Direzione che, per motivi di sicurezza non ci può essere dato computer e stampante, come se fossero bombe pericolose per la sicurezza nazionale. Inoltre indicare il vecchio computer che abbiamo in una stanza della sezione, regalato da qualche ufficio per non pagare la tassa di rottamazione, privato di tutte le linee periferiche che rende normale un computer: linea per la stampante, per caricare i CD con programmi scritti, canzoni, video, ecc. Hanno lasciato solo la linea del floppy disk per scaricare gli scritti universitari di un detenuto, che stampa la sua educatrice quando ha tempo, è come raccontare una favola per bambini. Ogni volta che si parla con gli operatori, ci rispondono che non può essere vero che raccontiamo sugli altri carceri. A me sembra strano, perché basta che alzano il telefono  e si informino sugli altri carceri. Quello che non riesco a capire è perché non vogliono che usiamo i computer e stampante, ostinandosi a negare l’evidenza. Non voglio pensare che persone istruite credono che vietare, limitare e comprimere i diritti, serva a rieducare e formare delle persone migliori; è come credere che con il male si può costruire il bene.  –  11-01-2012

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Il Mullah Omar, la guida spirituale dei talebani, nemico numero uno insieme a Bin Laden dell’America, all’improvviso non lo è più. E’ stato cancellato dalla lista. I talebani sono stati creati dagli americani con l’aiuto dei pakistani. Gli servivano  per pacificare l’Afghanistan, perché l’interesse delle multinazionali petrolifere gli oleodotti petroliferi che dovevano passare sul territorio afghano. Con il caso che c’era dopo la ritirata dei russi, non era possibile. Anche Bin Laden era una creazione degli americani, usato per combattere i russi in Afghanistan. Gli americani non vogliono pace e stabilità nel mondo, ma perseguire esclusivamente con ogni mezzo i propri interessi, come faceva l’impero romano, anche se ciò causa stragi, distruzioni e rovine. Ora la convenienza degli americani è ritirarsi  dall’Afghanistan, pertanto qualunque modo è lecito, anche scendere a patti con chi ancora oggi stanno combattendo.  –  12-01-2012

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In Olanda era stata istituita una commissione d’inchiesta indipendente nel 2010, dalla Conferenza Episcopale Olandese, per indagare  sulla pedofilia nella Chiesa cattolica. Il rapporto stillato  è stato sconvolgente,, dal 1945 al 2010 sono stati migliaia i bambini che hanno subito abusi sessuali da parte dei sacerdoti e da laici all’interno di istituzioni cattoliche. Gli autori sono stati 800, di cui 150 tutt’ora viventi. Quello più scioccante è che gli abusi sono stati sistematicamente coperte dalla Chieda Cattolica. I vescovi olandesi sono rimasti sconvolti, e si sono scusati con la popolazione e con tutte le vittime degli abusi, dichiarando che si vergognavano e tutto ciò li riempiva di dolore. L’Olanda è sempre un passo avanti, credo che una cosa del genere non succederà in Italia.  –  13/01/2012

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Nel Regno Unito, l’organo di Stato preposto, ha deliberato che la pillola del giorno dopo, poteva essere distribuita gratuitamente dietro semplice richiesta telefonica, durante il periodo delle feste. Hanno fatto anche uno spot, un po’ malizioso. Per ottenere il contraccettivo di emergenza bastava registrare le generalità su un sito Web e parlare per un quarto d’ora con un’infermiera. La pillola arrivava per posta con una scorta di preservativi. Non essendoci nessun controllo, anche le minori potevano usufruirne. Immagino gli strali dei bigotti nel nostro Paese, per questo motivo non siamo mai primi in qualsiasi cosa, dobbiamo sempre aspettare che cosa succede negli altri paesi europei.  –  14-01-2012

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Con tutti i problemi economici che abbiamo, la green economy continua a fare passi da gigante. Leggo su un quotidiano che siamo primi nel mondo per l’energia prodotta da pannelli fotovoltaici. La Germania sembrava irrangiungibile, invece nel giro di qualche anno l’abbiamo superata, e tutti gli altri paesi ci vengono dietro, tra cui cinesi e americani. Credo che se la politica facesse un programma energetico  serio e con certezze, l’economia verde potrebbe rivoluzionare il nostro Paese, creando posti di lavoro, alimenterebbe il circuito economico, e abbatterebbe l’inquinamento. Non si capisce perché non viene fatto, chi ha interesse a frenarlo?  –  15/01/2012

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Hanno costruito un computer da 25 dollari, piccolo come una carta di credito. Il sogno di Nicolas Negroponte, di dare un computer a ogni bambino, è diventata realtà. Lui non era riuscito  a fare un computer da 100 dollari, si era fermato a 200 dollari, con tutto ciò ne ha distribuito oltre un  milione. E’ stata la fondazione Rospberry Pi a inventarlo e l’ha chiamato con lo stesso nome. Il computer costa 25 dollari, quello più sofisticato costa 35 dollari. Credo che con questo prezzo, cambieranno molte cose nel mondo tecnologico. Purtroppo il mondo va avanti, e qui a Catanzaro, siamo ancora con la penna bic (le altre sono pericolose) e la carta per scrivere.  –  16/01/2012

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Il Presidente del Cile ha fatto cambiare nei sussidiari scolastici, la dicitura dei diciassette anni di dittatura di Pinochet, con un semplice regime militare. La dittatura di Pinochet, protetta e coperta dagli americani con l’avallo morale della Chiesa, è stata feroce e criminale, senza Parlamento, libertà civili e politiche, persecuzioni, omicidi politici, desaparecidos e violazione dei diritti umani. Questa dittatura nacque  con un colpo di Stato nel 1973, finanziato dalla C.I.A., uccidendo il Presidente Allende liberamente eletto dalla popolazione. La censura della storia è l’atto più infame che si possa commettere, anche in Italia ne sono successi alcuni. Il genocidio fisico, economico e culturale perpetrato nel Meridione con l’annessione, colonizzazione e il saccheggio selvaggio di 150 anni fa. L’oblio per cinquant’anni delle foibe, dove furono buttati migliaia di italiani dopo la guerra dai comunisti della ex Yugoslavia di Tito, e in alcuni casi con l’aiuto dei comunisti italiani. Nei dizionari era scritto alla parola foibe: “cavità carsiche”. Questo perché c’era la censura del partito comunista. Prima e durante la seconda guerra mondiale, l’esercito italiano commise tanti crimini contro l’umanità nei Balcani e in Africa, ma tutto è stato coperto con la barzelletta “italiani brava gente”.  –  17/01/2012

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In questi giorni ho seguito l’affondamento nei pressi dell’isola del Giglio, della nave da crociera più grande del mondo. Ormai non ci possono essere più dubbi. Tutto è stato causato dall’incompetenza del capitano. Dalle manovre che ha fatto, dall’atteggiamento avuto e dalla vigliaccheria dimostrata. Ha sbagliato accostandosi troppo alla casta con un gigante del genere, aggravando le cose con manovre che neanche  un principiante avrebbe fatto. L’atteggiamento di incertezza ha causato le vittime, perché per un’ora ha cercato di rassicurare la gente di stare tranquilli mentre la nave stava affondando. Si è superato scappando per prima con quasi tutti gli ufficiali, abbandonando centinaia di persone, l’atto più vile che possa commettere un capitano. In una telefonata con la capitaneria di Livorno, gli veniva intimato di ritornare a bordo, ma lui con mille scuse non ci è ritornato. Non voglio addentrarmi nella questione penale, ma in quella della marineria. Ha ridicolizzato  la marineria italiana, che ha secoli di eccellenza con il suo comportamento. Credo che gli organi della marina dovrebbero intervenire per ritirargli la patente di capitano e degradarlo a marinaio semplice, altrettanto i suoi ufficiali che sono scappati con lui, in modo che dovrebbe iniziare di nuovo da marinaio. Premiare l’unico ufficiale che è rimasto a bordo, e insieme a lui premiare tutti i camerieri, cuochi e baristi che lavoravano a bordo, che hanno aiutato a trarre in salvo centinaia di persone.  –  18/01/2012

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L’Unione Europea ha intimato all’Italia che se non si risolve lo smaltimento dei rifiuti a Napoli, la sanzionerà con una multa di 500.000 euro al giorno. Con tutti i soldi che sono stati spesi a Napoli, dovrebbe avere lo smaltimento all’avanguardia in Europa, ma 15 anni di Antonio Bassolino hanno portato il disastro attuale. Tutti i rifiuti sono riciclabili, solo una piccolissima parte non è possibile con le normali procedure di smaltimento. Anche a questa piccola percentuale c’è una soluzione, creare fornaci ad alta temperature, dove vengono trasformati in solidi, come le rocce della lave dei vulcani. Si potrebbero creare dei centri regionali, dove verrebbero convogliati tutti gli scarti che la società produce: rifiuti vari, speciali, scarti delle industrie, quelli degli ospedali, laboratori, acque reflue. Questo consentirebbe una visione totale del riciclo e di tutto ciò che dovrebbe essere smaltito. In Italia vengono riciclati solo 750.000 tonnellate di rifiuti, sono una piccola parte in confronto ai 15 milioni di tonnellate dalla Germania, questo dimostra che il problema è l’organizzazione della raccolta differenziata e del riciclo. A Brindisi, un comune di provincia di Salerno, la differenziata arriva al 70%, gli oneri con i deschi, sono andati in visita per coprire il sistema e portarlo nel paese. Gli esempi del riciclo sono vari; una sarta a Palermo, riadatta i capi di biancheria che sono passati di moda, e con questa crisi la gente trova anche il modo di risparmiare. A Roma si sono inventati le piastrelle riciclandogli schermi delle TV. Al carcere di Secondigliano (NA) fanno la raccolta differenziata, cosa che potrebbe essere fatta in tutte le carceri italiane. Ho letto tanti esempi di riciclo, e sono giunto alla conclusione che il 90% dei rifiuti possono essere riciclati in tanti modi. Un altro problema da risolvere sarebbero i troppi imballaggi, che alimentano a dismisura i rifiuti, bisognerebbe ridurli. Inoltre bisognerebbe che tutto ciò che si produce fosse riciclabile, senza scorti non riciclabili. Nelle scuole bisognerebbe  insegnare che la differenziata è un dovere che è incluso nel nostro senso civico. Ci sono tutte le tecnologie e le conoscenze per risolvere alla radice il problema dei rifiuti.  –  19/01/2012

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Hanno chiuso per restauro un padiglione del carcere di Livorno, in cui  c’era anche la sezione AS-1. I detenuti della sezione sono stati divisi nelle varie sezioni AS-1 sul territorio nazionale. Qui ne sono arrivati due. Ci hanno raccontato che avevano computer e stampante in cella, come del resto tutta la sezione AS-1 di Livorno. Ora hanno entrambi computer e stampante depositati nel magazzino del carcere di Catanzaro, d’altronde dove sono anche i miei. Quello che non capisco è perché qui a Catanzaro fanno tante difficoltà per darci i computer e le stampante. Non posso neanche pensare che è una questione del Sud, perché a 300 km da qui, a Secondigliano (NA) hanno computer e stampante in cella, e hanno le porte delle celle aperte tutta la giornata. Pertanto il problema è Catanzaro; il blocco di potere che comanda il carcere impedisce alla Direttrice di modernizzare ed aprire l’isitituto. Però, siccome la Direttrice è  il comandante in capo dell’istituto, l’ultima parola spetta sempre a lei, inizio ad avere qualche dubbio che abbia veramente intenzione di darci computer e stampante.  –  20/01/2012

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Ogni volta che li vedevo in TV suscitavano sempre tanta curiosità. Mi riferisco alla popolazione dell’India di religione SIKH, che hanno turbante e barba. Leggendo un articolo su di loro, ho appreso alcune cose sulla loro religione. I tre pilastri sono:

1)Ricordare il creatore in ogni momento.

2)Guadagnare lavorando onestamente.

3)Condividere il guadagno.

Hanno principi che osservano. Non riconoscono le caste, non adorano idoli, né fanno rituali. E’ proibita ogni tipo di dipendenza: alcool, tabacco, ecc. Non possono mangiare qualsiasi tipo di carne, pesce ed uova. Devono considerare la moglie di un altro come una sorella o una madre. Devono considerare la figlia di un altro come fosse la propria. Le donne hanno la stessa anima dell’uomo e pertanto godono degli stessi diritti. Le donne partecipano alle congregazioni religiose e recitano gli inni sacri nei templi, come fanno gli uomini. Pensando a come devono comportarsi,  e a tutte le cose che devono osservare, mi sono ricordato che non ho mai incontrato uno di loro in carcere, né ho mai letto nelle cronache che qualcuno di loro avesse commesso comportamenti scorretti o qualsiasi tipo di reato. Ora comprendo perché sono così ricercati dalle aziende, principalmente di allevamenti. Perché rispettano molto i bovini, sono operai scrupolosi, seri e affidabili sul lavoro.  21/01/2012

Contro l’ergastolo e la pena di morte- 25 °Anniversario della Legge Gozzini-…ma noi non ci saremo…

… Ma noi non ci saremo…
 
Quest’anno il 10 ottobre ricorre il 25° anniversario della Legge Gozzini, per la prevalenza della funzione rieducativa della pena. Per questa occasione l’Associazione Antigone ha organizzato un importante Convegno a Roma dove, tra tanti nomi illustri, aveva pensato di invitare anche Carmelo Musumeci,  detenuto ergastolano, recentemente laureato in Giurisprudenza, per raccontare la Legge vissuta da dentro.
Ecco il programma di Antigone: 
ANTIGONEONLUS
per i diritti e le garanzie nel sistema penale
                                                                                             
10 ottobre 1986 – 10 ottobre 2011
Ore 9.00-15.00
 
Museo Criminologico
Via del Gonfalone 29
Roma
 
PENA CERTA UGUALE PENA FLESSIBILE
 
A 25 ANNI DALLA LEGGE GOZZINI
 
Introduce
Patrizio Gonnella
 
In apertura un ricordo di Mario Gozzini di
Alessandro Margara
 
1986: quando la politica non temeva di essere  universalista
Ersilia Salvato e Mino Martinazzoli
 
2011: la politica e la pena
Luigi Manconi e Gaetano Pecorella
 
L’inganno della pena certa
Stefano Anastasia
 
La sfida delle misure e delle sanzioni alternative
Emilio Di Somma

 

Dai Centri di servizio sociale per adulti agli Uffici per l’esecuzione penale esterna
Vincenzo Eustachio Petralla

 

La gestione odierna delle misure alternative alla detenzione
Luigia La Culla

 

Venticinque anni di legge Gozzini visti dall’interni

Carmelo Musumeci

 

Essendo Carmelo Musumeci impossibilitato ad ogni forma di permesso premio, perché condannato all’ergastolo senza nessun beneficio penitenziario, in assenza di collaborazione con la giustizia, alla “Pena di morte viva”, come lui lo definisce, ha chiesto al Tribunale un permesso di necessità.
Il cosidetto “permesso di necessità”, è l’unico tipo di permesso che può ottenere anche chi è escluso dai benefici penitenziari, ma si concede per eventi gravi, unici e irripetibili.
Per spiegare perché ci teneva tanto ad andare a questo Convegno, ha scritto questa lettera:

Lettera aperta al mio Giudice

di Carmelo Musumeci

 

 

“Non  c’è pace senza giustizia, non c’è giustizia senza perdono.” (Giovanni Paolo II )

Signor Giudice, non ho studiato solo per avere un pezzo di carta e rimanere chiuso in una cella senza fare nulla per il resto dei miei giorni. Io ho studiato anche per lottare, pensare e sognare, perché non posso arrendermi al mio destino e non lo farò mai.

Signor Giudice, ho un’occasione unica: l’Associazione Antigone, in occasione del 25° anniversario della legge Gozzini, mi ha invitato ha tenere, insieme  a mia figlia Barbara, una relazione dal titolo: “Venticinque anni di legge Gozzini visti dall’interno e dalle famiglie”, presso il Museo Criminologico di Roma, in via del Gonfalone 29, dalle ore 9.00 alle ore 15.00 del 10 ottobre 2011.

Signor Giudice, io con tutte le mie forze desidero essere presente a questo evento perché per me è il traguardo di un cammino iniziato più di vent’anni fa. E spero di meritarlo, perché si può scontare la propria pena in diversi modi. Ed io ho deciso di farlo lottando per la legalità costituzionale in carcere, per un fine pena per tutti e per cercare di essere un po’ anche la voce dei miei compagni ergastolani, facendomi promotore di pacifiche iniziative per l’abolizione dell’ergastolo.

Signor Giudice, con la schiettezza di sempre, non le posso nascondere che se la Legge e questo Tribunale non mi concederanno questo permesso rimarrò molto deluso perché mi rifiuto di pensare che uomini liberi e giusti possano essere schiavi di leggi che non condividono, quando dovrebbe essere la legge schiava dei giudici.

Signor Giudice, un sistema penitenziario e giudiziario illuminato non dovrebbe impedirmi di essere presente al Convegno, per essere voce di chi non ha voce da tantissimi anni.

Signor Giudice, che cosa dirò se presenzierò a questo evento?

Dirò semplicemente che nonostante i miei educatori, preposti da una legge a esprimere valutazioni, affermino: “La recente restituzione in ambiente libero sembra sostenere un giudizio di affidabilità individuale”, e  in un altro documento ribadiscono: “Parere favorevole sull’affidabilità individuale anche esterna”, io sarò considerato cattivo e colpevole per sempre, a causa di un’altra legge che mi preclude il diritto, nonostante il merito.

Direi che il fiume in cui si entra con un piede non è più quello in cui si mette l’altro, perché l’acqua scorre. E che dopo cinque, dieci, vent’anni non si è più lo stesso uomo che ha commesso il reato, quindi, perché l’uomo nuovo deve pagare per l’uomo vecchio?

Signor Giudice, me le lasci dire queste cose. È un evento importante non solo per me, ma per tutta la popolazione detenuta, perché per la prima volta, o quasi, ci sarebbe occasione di far parlare l’ombra di un uomo.

Spoleto 15/09/2011

Lo scorso 6 ottobre il Tribunale di Sorveglianza ha rigettato e negato a Carmelo Musumeci  il permesso di partecipare al Convegno.
Nel diario che tiene dal carcere oggi scrive:
Oggi sarei dovuto essere a Roma per partecipare al convegno di Antigone, ma mi è stato respinto il permesso per andarci.
Avevo promesso al mio cuore in caso di esito negativo di non rimanerci male, ma sono un vigliacco e un debole e ci sono rimasto male lo stesso.
Nell’istanza di rigetto mi hanno pure scritto:
(…) Pur riconoscendo l’impegno del detenuto verso forme di partecipazione alla vita detentiva che denotano capacità espressive non comuni e la determinazione dello stesso dimostra per promuovere una campagna di informazione e di riflessione sul tema dell’ergastolo c.d. ostativo (che si collega a delitti ricompresi nel comma 1 dell’art 4 bis ord. pen. e che, come tale, si presenta tendenzialmente  perpetuo, salvo collaborazione con la giustizia), rileva il Tribunale come la ipotizzata partecipazione alla giornata organizzata da Antigone, pur apprezzabile per l’obiettivo perseguito di chiamare a discutere di temi così rilevanti persone che vivono sulla loro pelle la drammaticità del carcere a vita, non rientri nella fattispecie della legge. (…)
Né possono superare le precedenti obiezioni le pur pregevoli osservazioni svolte nella memoria difensiva presentata nell’interesse di Musumeci Carmelo che sottolineano l’impegno del detenuto per il superamento dell’ergastolo ostativo, evidenziandosi a livello culturale, politico e giurisdizionale. (…)
Per ironia della sorte il 10 Ottobre  l’Europa festeggia anche  l’abolizione della pena di morte in tutti i suoi paesei, ma oggi gli ergastolani d’Italia indicono un giorno di sciopero della fame perché:
“Mentre il Parlamento Europeo festeggia l’abolizione della pena di morte in tutti i suoi paesi, noi pensiamo che ci sia poco da festeggiare se in Italia al suo posto ci hanno messo una morte ancora più terribile:
la Pena di Morte Viva, l’ergastolo ostativo ai benefici.
 
Buon anniversario a tutti, ma “Noi non ci saremo…”
Carmelo Musumeci e gli ergastolani in lotta per la vita
10 Ottobre 2011

Diario di Pasquale De Feo 22 ottobre – 21 novembre

Il Diario di Pasquale De Feo.. è ormai diventato un appuntamento cardine di questo Territorio per Uomini Liberi, per Anime Libere. Libere perché le catene non hanno distrutto la spinta interiore e liberi voi, perché visitate e valutate a occhi aperti, senza incensamente e pietismi, ma neanche senza pregiudizi aprioristici.

Questo diario che Pasquale ci manda ogni mese dal carcere di Catanzaro è sempre uno spaccato, che si pone su vari livelli. Le tematiche carcerarie restano centrali, naturalmente, ma si parla anche di libri, speranze, drammi, riflessioni, rapporti umani.. E’ come un diario di bordo, fogli di carta scritti da una nave circondata dal mare. Eppure.. qualcuno scrive…

Il diario è sempre uno strumento rivelatore e terapeutico. Terapeutico anche per chi legge. Naturalmente certi diari sono di una banalità e di una pesantezza micidiale. E’ l’esatto contrario del caso di Pasquale De Feo.

E’ tutto da leggere il diario di novembre che vi trovere dinanzi tra poco (per l’esattezza dal 22 ottobre al 22 novembre) ma voglio segnalarvi alcuni passaggi in particolare.

Quando Pasquale parlando dei costi medi per ogni detenuto scrive..

 <<sul totale di 113 euro, costo medio per ogni detenuto, per posto, igiene e trattamento rieducativo, si spendono 7,36 euro, una parte irrisoria, per le cose più importanti. Il resto serve per tenere in piedi l’apparato elefantiaco del sistema penitenziario. Il 50% della cifra totale dovrebbe essere sperso per la rieducazione, i posti letto, l’igiene, il lavoro e la formazione. Ma ciò non avviene, perché il carcere è diventato un business dove attingono in tanti e a piene mani. Per questo motivo nessuno ha interesse a cambiare la situazione, e si cerca in tutti i modi di tenere alta la tensione criminalizzando i detenuti, in modo da giustificare comportamenti illeciti, e tenere nascosta la realtà. Tra cui anche questa spesa sbilanciata in favore dell’apparato mastodontico della burocrazia.>>

Ora è vero che quando si parla di costi è sempre bene tenere presente che è difficile avere un quadro chiaro e quindi le verità potrebbero essere differenti… ma se davvero delle 113 euro stanziate solo 7,36 andrebbero per il finanziamento delle esigenze essenziali, e comunque almeno il 50% sarebbero di sostentamento del complessimo meccanismo, con tutta la burocrazia al gran completo.. è legittimo porsi la domanda se si vuole veramente che il sistema sia differente e che le risorse vengano gestite in  maniera diversa… e se non è quantomeno probabile che radicali propositi di rinnovamento possano essere frenate dall’opposizione di chi, dall’attuale stato delle cose, trae vantaggi e benefici.

Poi quando racconta che il capo dei servizi segreti britannici ha dichiarato che è meglio subire un attentato che applicare la tortura. Sia o meno conseguente con queste nobili afffermazioni, resta il fatto che invece la tortura è prevista nell’ordinamento italiano.. e anzi applaudita.. sotto il nome di 41 bis.

Poi, quando scrive..

<<un amministratore con i suoi collaboratori si sono appropriati di milioni di euro della banca, procurando un danno a ITALEASE.. danno che è ricaduto sulla collettività. L’accusa è di associazione a delinquere e altri reati. La condanna più alta è stata di 5anni e mezzo, fino a scendere a un anno e 10 mesi.>>

Non vi lascia una strana sensazione? Vicende del genere sono uno dei motivi per i quali non trovo sufficiente quando si dice astrattamente “nessun carcere per tutti” e “benefici alternativi per tutti”. Il problema del nostro sistema è che non è né esclusivamente forcaiolo, né puramente lassista. Ma si tratta di un incestuosa cnnivenza tra ferocia forcaiola e garantismo peloso. Mentre piccoli criminali sono trattati come pezze da sedere  e mentre autori di crimini commessi vent’anni fa hanno passato decenni di detenzione senza speranza, e continueranno (temono) a passarli, mentre centinaia di persone sono sottoposte a carcerazioni speciali  financo tortura (41 bis).. per reati gravissimi certo, ma risalenti a decenni addietro, dei quali alcuni furono commessi nel corso di conflitti a fuoco (Il che non li rende meno bestiali e inaccettabili, ma li pone su un livello di “contesto” un minimo differene di chi colpisce persone che non erano parte di dinamiche violente.. cosa che naturalmene in molti casi è invece successa)…. chi invece non fa l’atto materiale di sparare a qualcuno o compiere un atto di riconoscibile violenza fisica (sequestro, rapina, ecc..) ma con i suoi atti manda alla deriva intere famiglie, portando danni ingenti a intere collettività..ecco.. costoro quasi sempre se la cavano con pene all’acqua di rose, come il caso descritto da Pasquale De Feo. Bene.. io ritengo invece che i crimini dei colletti bianchi debbano trovare un pò più di severità.. e di rigore. Ma questi crimini coinvolgono le elité economiche e politiche.. questo comporta una clamorosa indulgenza nell’ambito del loro trattamento processuale e giudiziario.

Poi Pasquale ritorna sul carcere di Salerno, al quale avevamo dedicato un post, dove pubblicavamo la lettera di Nellino (Franesco Annunziata, detenuto a Catanzaro) che raccontava le pratiche indegne e grottesche di cui era stato spettatore, quando si è trovato ad essere trasferito temporaneamente una settimana in quel carcere per finalità processuali (vi reinvio al link… e anzi già che ci siete mandate qualche altra lettera al Direttore Alfredo Stendardo… https://urladalsilenzio.wordpress.com/2010/11/03/full-metal-jacket-a-salerno/). Pasquale a tal proposito scrive..

<<Parlando con il mo amico Nellino, mi ha detto che a Salerno c’è ancora il Direttore Alfredo Stendardo. Questo Direttore era stato inquisito per i soprusi sui detenuti nel carcere di Secondigliano (NA), da cui sono scaturiti alcuni processi. Come succede sempre in questi casi, non vengono licenziati, ma trasferiti, e nel nuovo carcere usano gli stessi metodi. Avevo già sentito in passato che nel carcere di Salerno avevano adibito una stanza che chiamavano lo Zero, dove picchiavano i detenuti. I soprusi nel carcere di Salerno, sono diventati una consuetudine. Dal vietare i passaggi di oggetti da una cella all’altra come prescrive l’art. 15 Reg. di Esec., all’imporre flessioni corporali in ogni occasione, e tante altre oppressioni che sfociano nell’illecito e nella tortura. Alcune volte ho letto sui quotidiani locali le limitazioni alla libertà dei detenuti, con denunce alla Procura della Repubblica, e all’Ufficio di Sorveglianza. Ma tutto viene messo a tacere, con la complicità del D.A.P. e degli organi citati. Di questi abusi sono a conoscenza dli organi competenti, ma queso sistema  illegale, con la forza del proprio potere difende con ogni mezzo se stesso.>>

E’ interessante questo passaggio per due profili. Uno perché riconferma le voci sulle pratiche sudamericane attuate nel carcere di Salerno. Ci sono proprio delle “chicce” dell’orrido. Come la presenza di una stanza chiamata “Zero” dove sarebbero pestati (e lo sono ancora?) i detenuti.

L’altro profilo concerne direttamente il Direttore del Carcere di Salerno, Alfredo Stendardo, precedentemente inquisito per fatti concernenti soprusi sui detenuti di Secondigliano (NA); fatti da cui sono scaturiti alcuni processi. Naturalmente non possiamo avere la certezza di sapere se quelle denunce corrispondevano a piena realtà.. ma certo si tratta di vicende che devono spingere almeno a qualche riflessione.. circa la “selezione” del “personale” e l’attribuzione di cariche così importanti. Dopo vicende del genere non sarebbe opportuno che personaggi considerati implicati, per garanzia verso loro stessi e verso i detenuti fossero piuttosto  assegnati ad altro incarico, che non sia quello stesso, nello svolgimento delle cui funzioni, sono stati inquisiti e/o processati? E qualche perplessità non la suscita anche il fatto che nel carcere di Salerno, con lo stesso Direttore inquisito per soprusi sui a Secondigliano anni prima, si parli insistentemente (e si “veda”… vedi posto su citato) di pratiche illegali e arbitrarie nei confronti dei detenuti. Qui non si fanno processi.. ma si crede giusto che le persone abbiano le ìnformazioni e poi.. valutino.

Così come non si ha una valutazione a prescindere negativa dei ruoli dirigenziali in genere. Semplicemente si vuole che essi siano conformi al loro mandato funzionale. Il compito di un Direttore (ma anche di un politico, e anche del Presidente della Repubblica,ecc..) è Servire. Servire obiettivi di interesse collettivo, principi, valori e persone.. non servire se stessi.

Interessante è anche quando Pasquale De Feo dice la sua sulle ultime polemiche che hanno investito l’ex Ministro Conso che, negli anni ’90 revocò il regime del 41bis a 140 detenuti del carcere dell’Ucciardone, a Palermo. Sono sorte tante polemiche.. molti hanno parlato di un oscuro scambio Stato-Mafia, che avrebbe portato a revocare questo regime per quei detenuti. Su tale questione Pasquale scrive..

L’Ucciardone (vergogna per la civiltà italiana ed europea) non aveva una sezione fissa per il 41bis, ne aveva solo una per i transitanti del 41bis che dovevano fare i processi. Per un episodio successo all’esterno del carceere, misero un padiglione o tutto il carcere a regime di 41bis. Per un episodio analogo, nel 1993 fecero lo stesso con Secondigliano e e Poggioreale a Napoli. Dopo che i familiari dei detenuti a Napoli protestarono con manifestazioni che sfociarono in scontri con le forze dell’ordine, ru revocato. Ma non fu revocato a nessuno dei detenuti sottoposti a 41bis che si trovavao a Secondigliano e a Poggioreale per processo. Anche a Napoli non c’erano sezioni fisse di 41bis.”

Sapete cosa è interessante di queste cose? Che non si dicono. Che le informazioni vengono date filtrate. Ora.. si può pure sosteneree lo scambio Stato-Mafia per quella vicenda.. ma vengano date tutte le informazioni e poi chi sente, legge e ascolta valuterà. Temo che Pasquale abbia ragione. Il 41bis è diventato un totem intoccabile. Ci sono persone in Italia tra le alte sfere che condividono molte perplessità su questo bestiale regime.. ma tacciono.. perché schierarti contro di esso vuol dire giocarti la carriera.

E a tal proposito mi piace il passaggio finale di Pasquale.. che può essere universalizzato, al di là dello stesso riferimento concreto al 41 bis

Il coraggio  è dei pochi. Anche durante la dittatura di Mussolini furono pochi gli eroi che si opposero alle normative di oppressione e repressione che macchiavano la civiltà del nostro Paese. “

E questo mi ricorda proprio una vicenda verificatasi sotto il periodo fascista.. una vicenda che pochi ricordano. Quando il regime impose il giuramento di fedeltà al fascismo ai professori universitari.. pena la perdita della cattedra.. quanti pensate che si rifiutarono? Quanti rifiutarono la sottomissione, la vigliaccheria, il conformismo?

12!! ………………SOLO 12 PROFESSORI!

IL CORAGGIO E’ DEI POCHI. MA SONO QUEI POCHI CHE RESTANO OLTRE LA POLVERE DEL TEMPO.

PS: il Diario si conclude con il toccante colloquio che Pasquale ha avuto con la nostra amica Daniena Domenici e con il marito.

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Ieri sera a Porta a Porta, Bruno Vespa si è superato nel suo servilismo e nel disinformare gli ascoltatori. In trasmissione c’era anche il sottosegretario alla giustizia Casellati, che, come al solito, mente spudoratamente per coprire la realtà e nascondere i misfatti del suo governo.

Hanno messo in evidenza che l’ergastolo non lo sconta più nessuno; che si sconta un terzo della pena; che la legge Gozzini viene applicata a piene mani e tante altre fandonie del genere. La Casellati ha detto che in questi giorni si riunirà il Consiglio dei Ministri per ripristinare l’ergastolo, inasprire le pene e abolire i benefici per i detenuti. Sembrerebbe un monologo comico, se non fosse la realtà. Ormai è diventato uno slogan – la pena certa. In Italia una delle poche cose che funziona è proprio la pena certa. Si sconta fino all’ultimo giorno. Se i politici avessero la stessa serietà e la stessa precisione con cui i detenuti scontano la pena, gli svizzeri e i tedeschi, che non sono secondi a nessuno in serietà e precisione, verrebbero dai nostri politici a imparare. Anche noi ergastolani vorremmo la certezza della pena. La chiediamo ma non ce la danno. Come dice Alfano.. “dobbiamo morire in carcere”.

Questo governo ha tanti problemi e tanti ne causano i problemi giudiziari di Berlusconi. Tanti proclami che tutto va bene e che tutto è stato risolto; come i rifiuti a Napoli. Tanta gente che ha perso il posto di lavoro; le piccole imprese in ginocchio che sono la spina dorsale del paese. Stanno facendo una riforma della giustizia (che in molti punti condivido pienamente) che le parti in causa non vogliono. Tutti  protestono e a giusta ragione.

Cosa fanno questi “Signori”? Si inventano una repressione sui detenuti, l’ultimo anello della società, senza difese, certi che nessuno fiaterà, nemmeno per smentire tutte le menzogne che si sono inventati per alzare una cortina fumogena sui veri problemi reali del Paese. Sono dei miserabili demagoghi che non hanno nessun senso umano. —  22/10/2010

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Riportava una ricerca del Ministero della Giustizia, che gli italiani non conoscono il sistema penitenziario. Concordo con questa analisi, perché tutti i film che vedono gli italiani riguardano le carceri americane, pertanto pensano che sia lo stesso anche con quelle italiane. L’impressione è che ci sia una sorta di censura a rappresentare nei film il sistema penitenziario italiano. Negli Stati Uniti hanno fatto tanti film per mettere a nudo le ruberie, gli abusi e i soprusi del sistema. Succederà mai in Italia? Sul carcere lager del 41bis dell’isola di  Pianosa, del periodo dal 1992 al 1998, alla sua chiusura, gli americani ci avrebbero fatto una ventina di film. –   23/10/2010

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Il D.A.P. ha fatto una ricerca per capire se c’è la rieducazione nelle carceri. Il risultato è che non c’è la rieducazione. In Italia, a parte alcune carceri che hanno l’eccellenza nel  rispetto di diritti, lavoro, scuole e tutto ciò che contempla il Codice Penitenziario e le Circolari Ministeriali, il restante delle carceri, che va oltre il 95%, è fuorilegge. Credo che tutto ciò derivi anche dal fatto che le Direzioni  interpretano e applicano ciò che vogliono e i Magistrati di Sorveglianza e il D.A.P. non intervengono, essendo complici. –   24/10/2010

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Da più parti si alzano polveroni per le proteste di Terzigno a Napoli. Chi tira in ballo la camorra, chi gli anarchici; manca solo che tirino in ballo qualche potenza straniera. I politici cercano sempre dei colpevoli su cui scaricare i loro errori e le ruberie di decenni, di destra e di sinistra. Nessuno di loro, sia del governo che dell’opposizione, dicono veramente come stanno le cose. La realtà è che sono cittadini esasperati e che lottano per avere una qualità della vita normale, per loro e per il futuro dei loro figli. Credo che in Europa.. solo in Italia si aprono discariche in un Parco Nazionale come il Vesuvio, che ha visibilità mondiale, sia per ragioni storiche che per la sua bellezza. –   25/10/2010

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Il professore Veronesi ha dichiarato di non comprare gli aerei da guerra F-35, costano 5 miliardi di euro i 50 aerei per l’esercito italiano. Con questi soldi si possono costruire 5mila asili per i bambini in tutto il paese. Concordo con lui. Con tutti i miliardi che si spendono per i militari, si potrebbero fare tante cose buone. Per trovare i soldi per queste e altre spese si tagliano servizi essenziali come la scuola e la sanità. –    26/10/2010

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Immaginavo che il risarcimento alla famiglia Aldrovandi nascondesse qualcosa. L’avvocato dei poliziotti che hanno ucciso Federico Aldrovadi ha dichiarato che il risarcimento è stato effettuato in autonomia dal Ministero dell’Interno e che non è un’ammissione di responsabilità. Allora cos’è? Non credo che il Ministero abbia voluto comprare il silenzio della famiglia Aldrovandi. Non avendo fiducia, temo che un escamotage verranno assolti e ritorneranno di nuovo a fare i poliziotti. –   27/10/2010

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Mi hanno mandato due cartoline da Salerno. Le hanno fatte ancora più belle. I ricordi mi mettono in uno stato d’animo divino, peccato che durino poco. Per fortuna ci sono, perché sarebbe triste avere la mente sempre qui dentro, con la sua ripetitività e nell’appiattimento in cui siamo caduti. –   28/10/2010

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Confartigianato lancia l’allarme che ci sono molti lavori che mancano di personale. Si parla di circa il 39% delle richieste che rimangono scoperte. Si tratta di panettiei, sarti, cuochi, falegnami, pasticcieri, installatori e tanti altri. Nelle carceri vengono fatti tanti corsi, ma non c’è nessun collegamento con la realtà esterna. Si perdono tutti questi mestieri che si imparano nei corsi di formazione. I corsi vengono fatti perché ci sono soldi stanziati dall’Unione Europea, Regioni, ecc. Ma sono fini a se stessi, e non per creare personale e inserirlo nel circuito lavorativo. Ci sono un paio di carceri  che hanno corrispondenza con l’artigianato e le imprese. Sono Bollate (Milano) e Padova, e quasi tutti i detenuti lavorano e trovano lavoro quando prendono i benefici della carcerazione alternativa. Se nel resto di Italia non viene fatto, è perché non lo si vuole fare. –   29/10/2010

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Nella rassegna stampa dei TG ho letto “la Costituzione per i cani e i gatti”, mi è venuta in mente la legge penale per gli animali in generale; gli spazi che devono avere e come devono affrontare i viaggi. E’ giusto che abbiano i loro diritti perché esseri viventi. Mi chiedo, ma questi diritti non possono essere estesi anche a noi detenuti? Abolire la tortura del 41bis; abolire i pestaggi; dare gli spazi ad ogni detenut, come stabilisce la Commissione Europea per la prevenzione della tortura  e la Corte Europea dei diritti dell’uomo; nelle traduzioni viaggiare come prescrive la legge (spazio minimo, cinture di sicurezza e airbag); avere l’affettività essendo un bisogno naturale. E stabilire i nostri diritti con certezza, affinché finisca l’arbitrio e l’interpretazione delle Direzioni delle carceri. Credo che i detenuti non chiedano troppo nell’avere la stessa tutela che hanno gli animali. –    30/10/2010

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Hanno negato la perizia chiesta dalla famiglia Cucchi, che voleva stabilire che le lotte hanno contribuito alla sua morte. Mi auguro che non vada a finire a taralucci e vino, come succede in Italia negl ultimi 60 anni, quando si tratta di questi casi.  Il caso Cucchi non ha insegnato niente, perché si è ripetuto un fatto analogo, sempre a a Roma, e a Regina Coeli. Un ragazzo della stessa età – Simone la Penna – è morto nello stesso modo. Certi dell’impunità continuano come niente fosse, e di questi fatti ne succedono tutti i giorni. –   31/10/2010

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Ho finio di leggere il libro “I complici”, scritto da Lirio-Abbate e Peter Gomez, narra la lunga latitanza di Bernardo Provenzano. Parla di politici di destra e sinistra, e dalla lettura di processi e intercettazioni delineano collusioni e finanziamenti. C’è una parte che riguarda il 41bis. Ne parlano nella totale ignoranza della materia. Lontani anni luce dalla mostruosità di questo regime di tortura, ritenendo naturale l’isolamento e la tortura. Se hanno scritto dei politici, come hanno fatto del 41bis, più che delle ipotesi veritiere, è solo un romanzo fantasioso con uomini reali. –   1/11/2010

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Ho letto che, sul totale di 113 euro, costo medio per ogni detenuto, per posto, igiene e trattamento rieducativo, si spendono 7,36 euro, una parte irrisoria, per le cose più importanti. Il resto serve per tenere in piedi l’apparato elefantiaco del sistema penitenziario. Il 50% della cifra totale dovrebbe essere sperso per la rieducazione, i posti letto, l’igiene, il lavoro e la formazione. Ma ciò non avviene, perché il carcere è diventato un business dove attingono in tanti e a piene mani. Per questo motivo nessuno ha interesse a cambiare la situazione, e si cerca in tutti i modi di tenere alta la tensione criminalizzando i detenuti, in modo da giustificare comportamenti illeciti, e tenere nascosta la realtà. Tra cui anche questa spesa sbilanciata in favore dell’apparato mastodontico della burocrazia dell’amministrazione penitenziaria. –   2/11/2010

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Le statistiche dicono che si suicidano sei detenuti ogni mese. Se si conteggiano le morti sospette, diventano dieci ogni mese. Una cifra enorme. La situazione è conosciuta, ma viene occultata dal sistema, perché è una vergogna per l’Italia e l’Europa. Nel regime di tortura del 41bis la percentuale di suicidi è molto più alta di quella degli altri regimi. Credo che ciò dipende molto dal fatto che le carceri nel 90%  sono fuorilegge e che la tortura fisica e psicologica è diventata un evento naturale. Se l’Italia venisse denunciata al Tribunale dell’Aia per crimini contro l’umanità, non sarebbe una esagerazione. –   3/11/2010

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Ieri sera a EXIT, su La 7, parlavano dell’attentato a Borsellino. Dibattevano sulle dichiarazioni di Scarantino e Spatuzza. Discutevano come sia stato possibile che la Procura di Caltanissetta avesse dato tanto credito a Scarantino, quando la Procura di Palermo non gli dava credito neanche sui piccoli processi per furto d’auto. Si commentava che Spatuzza avesse dato riscontri alle sue dichiarazioni, e con un confronto aveva smascherato Scarantino, che poi, lo stesso, con una lettera alla sorella di Borsellino chiedeva perdono per avere accusato degli innocenti.

C’era uno dei servi di Berlusconi, il giornalista Sottile (Sottile-Padre, essendo che anche il figlio è giornalista a Mediaset) che con arroganza, come fosse il depositario della verità, asseriva che il processo era stato definito da tre gradi di giudizio, pertanto quella era la verità. Il motivo della sua difesa della verità di Scarantino è che Spatuzza accusa il suo Padrone-Berlusconi e dà una lettura dell’attentato a Borsellino, da strage di Stato. Tra tutti questi discorsi, chi accusava la Procura di Palermo, chi quella di Caltanissetta, chi accusava altri, insomma tutti accusavano tutti, secondo i propri interessi, convenienze, e affinità politiche.

Tra tutti questi discorsi è stato solo accennato a quelle 30-40 persone che stanno scoltando l’ergastolo innocentemente da 20 anni, nei processi Borsellino uno, due e ter. Il solito Sottile ha detto “ci sono poche persone in carcere con lievi pene”. Non si è smentito neanche in questo. Tante persone e famiglie rovinate dalla furia devastatrice delle Procure, dal depistaggio di stato e dalla costruzione di un falso pentito, con minaccie dai giudici, forze dell’ordine e con le torture nel lager del 41bis dell’isola di Pianosa, che a suo confronto Guantanamo era un albergo a cinque stelle. Lo Stato si è comportato come il peggiore dei criminali, e continua a farlo. –   4/11/2010

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E’ strano che questo governo con enfasi dichiara, tramite il Ministero degli Interni Maroni, che i reati sono in calo, ma ogni mese il sovraffollamento aumenta di 88 unità di detenuti. C’è qualcosa che non quadra. Se i reati diminuiscono, come mai i detenuti aumentano? Proclami e bugie sono il detenuto di questo governo. –   5/11/2010

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Il capo dei servizi segreti Britanici ha dichiarao in TV che è meglio subire un attentato che usare la tortura, perché ritiene che l’uso della tortura è ilegale e ripugnante. Sono le leggi europee e internazionali a vietarlo. In Italia sono 20 anni che continuano a torturare, anzi fanno istituzionalizzato la tortura facendo diventare legge il 41bis –   6/11/2010

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Il capo del D.A.P. a “Linea Notte” su TG3, ha difeso il sistema carcere, dicendo che va tutto bene e che siamo in linea con l’Europa. Il giornalista gli ha detto che in Italia le carceri sono dei contenitori. Lui ha risposto di no, perché lo vieta la Costituzione che pevede la rieducazione del condannato. Il giornalista ha usato questa metafora.. “il comandante della nave alla deriva tranquillizza i naufraghi da terra”. Credo che non poteva usare modo più appropriato per descrivere la situazione. Le carceri sono il nulla, hanno una sola funzione, rendere dei veri criminali chi ci entra. –   7/11/2010

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Come garante dei detenuti di Roma è stato nominato l’ispettore dei G.O.M. della Polizia Penitenziaria, Vincenzo Lo Cascio. Affermare che sono state affidate le pecore al lupo è poco, perché i G.O.M. sono stati creati per essere i custodi della tortura del 41bis, e opprimere chi ci è destinato, reprimere con la forza chi si ribella alla tortura del 41bis. Tutti quelli che fanno parte delle strutture del 41bis, gestendo un luogo di tortura, sono di conseguenza dei torturatori. –   8/11/2010

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Giovanni Fenzoni, un paio di settimane fa è diventato un uomo libero. Personalmente sono contento per lui. Quello che mi suona strano è che tutti qeulli che in un modo o nell’altro hanno avuto a che fare con il sequestro Moro, anche avendo molti ergastoli, come arrivano nei termini della legge Gozzini, gli viene applicato una sorta di automatismo. E’ successo anche con Mario Moretti, che è stato il capo delle Brigate Rosse, e l’ideatore del sequestro Moro. Sulla carta la legge è uguale per tutti, ma non tutti sono uguali davanti alla legge. –   9/11/2010

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Il Consiglio d’Europa ha bacchettato l’Italia per la poca efficiente giustizia, e intima di non tagliare i fondi per la giustizia. L’Italia spende più di tutti in Europa, ma la giustizia è quella che funziona di meno. Il figlio di Bossi, “la trota”, ha superato l’esame di maturità al quarto tentativo, l’ultimo in una scuola privata di Napoli. Credo abbiano premiato la costanza nei tentativi più che la sua cultura. Ora è diventato Consigliere Regionale e percepisce uno stipendio di 9 mila euro, che potrebbero bastare per lo stipendio di tre insegnanti, che danno di sicuro qualcosa alla società. Una persona del genere non credo che abbia capacità e cultura per fare qualcosa di buono per la società. 

A Roma dieci carcerati potranno uscire a lavorare come operatori ecologici, con un finanziamento della Regione. Purtroppo questi progetti rimangono sempre fini a se stessi, per dare visibilità al sistema penitenziario, e non per un programma nazionale nel lungo tempo. Per alimentare la cultura del lavoro presso i detenuti, e presso le imprese per l’assunzione dei lavoratori detenuti. –   10/11/2010

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Il garante dei detenuti nominato a Roma, Lo Cascio, si è dimesso. Ha capito che era incompatibile con il suo ruolo. Ma credo che siano state le polemiche a farlo deciedere. Mario Tuti, che lo ha conosciuto in un convegno, ha dichiarato “rieducazione e redenzione per potersi ricostruire una vita normale”.Rieducare è molto meglio che tenere migliaia di persone peggio delle bestie nelle carceri italiane. Avendo lui trascorso 30 anni in carcere, sa di cosa parla. E non questi piccoli politicanti che credono che il carcere sia un allevamento di polli. 

Ho letto che Nino Mandalà, tra le tante cose scritte nel suo blog, ha scritto che il 41bis è crudele, ed è inutile. Lui lo conosce, essendoci stato, e ancora c’è suo figlio. Il 41bis è una tortura legalizzata.

Regina Coeli non si smentisce. Un lager che infligge le torture , e spesso i detenuti non riescono a sopportare e muoiono. Tutti sanno, ma nessuno fa niente. Complicità dello Stato. –   11/11/2010

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Leggevo che un amministratore con i suoi collaboratori si sono appropriati di milioni di euro della banca, procurando un danno a ITALEASE.. danno che è ricaduto sulla collettività. L’accusa è di associazione a delinquere e altri reati. La condanna più alta è stata di 5anni e mezzo, fino a scendere a un anno e 10 mesi. Mi èvenuto in mente che ragazzi di 20 anni, per un pò di droga o perché un pentito li accusa di associazione a dlinquere, prendono 10-15 anni, come se non fossero niente. C’è una disparità nella giustizia enorme. I notabili sono salvaguardati sempre. Il popolino è calpestato sempre; anche davanti alla giustizia che dovrebbe essere uguale per tutti. –   12/11/2010

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Nei giorni scorsi ho sentito Massimo Giletti e Mara Venier affermare che i giudici e le forze dell’ordine “che tutto è lecito per arrivare alla verità”.  Una affermazione de genere non esclude la tortrua, fisica e psicologica. E’ abrerrante che a Rai Uno, due conduttori possano fare simili affermazioni. –   13/11/2010

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Parlando con il mo amico Nellino, mi ha detto che a Salerno c’è ancora il Direttore Alfredo Stendardo. Questo Direttore era stato inquisito per i soprusi sui detenuti nel carcere di Secondigliano (NA), da cui sono scaturiti alcuni processi. Come succede sempre in questi casi, non vengono licenziati, ma trasferiti, e nel nuovo carcere usano gli stessi metodi. Avevo già sentito in passato che nel carcere di Salerno avevano adibito una stanza che chiamavano lo Zero, dove picchiavano i detenuti. I soprusi nel carcere di Salerno, sono diventati una consuetudine. Dal vietare i passaggi di oggetti da una cella all’altra come prescrive l’art. 15 Reg. di Esec., all’imporre flessioni corporali in ogni occasione, e tante altre oppressioni che sfociano nell’illecito e nella tortura. Alcune volte ho letto sui quotidiani locali le limitazioni alla libertà dei detenuti, con denunce alla Procura della Repubblica, e all’Ufficio di Sorveglianza. Ma tutto viene messo a tacere, con la complicità del D.A.P. e degli organi citati. Di questi abusi sono a conoscenza dli organi competenti, ma queso sistema  illegale, con la forza del proprio potere difende con ogni mezzo se stesso. –    14/11/2010

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Anche dopo tanti anni di carcere, noi siamo sempre valutati ed etichettati dagli operatori per quello che eravamo e per i nostri reati. Quando veniamo arrestati si dovrebbe tener conto solo della persona e non del reato. Farci capire gli errori del passato e aiutarci a diventare persone migliori per il futuro. Rimanere ancorati solo al passato, credendo che non possiamo cambiare.. è.. criminale. –   15/11/2010

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Leggendo un articolo sui disabili in carcere, mi sono ricordato di quelli che visto nel carcere di Parma. C’erano un paio di sezioni per i minorati fisici. Alcune volte li vedevo nei corridoi. Senza gambe, semiparalizzai, sulle carrozzine. Mi chiedevo  perché teneresssereo persone in quelle condizioni in carcere. L’unica risposta che riuscivo a trovare era  che diventava un forte business. C’erano disabili che dovevano scontre piccole condanne o residui di pene. Ne ho incontrati alcuni nell’infermieria. See li mettevano in una struttura privata o pubblica all’esterno, il costo era meno di quello che si spende per tenerli in carcere. –   16/11/2010

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L’altra sera ho ascoltato le parole di Pierluigi Bersani, il segretario del PD, a Rai Tre da Fazio e Saviano. Diceva con enfasi “siamo  contro la pena di morte, contro la tortura, ecc.” Qualcuno dovrebbe dirgli che in Italia c’è sia la pena di morte, e sia la tortura. L’ergastolo è una pena di morte diluita nel tempo. Anche alcuni magistrati lo dichiarono. non siamo rimasti solo noi detenuti e i volontari a dirlo. Il 41bis è una tortura, non lo dichiariamo solo  noi detenuti che ci siamo stati e quelli che ci sono ancora. Lo dicono gli Stati Uniti, l’Unione Europea, e la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo con una sentenza. Nelle carceri italiane le condizioni sono talmente degradanti che parlare di tortura sistematica, sia nei modi che nei metodi, non è n’eresia. Non è il primo politico, e non sarà l’ultimo, a usare questi bellissimi principi per condire i propri discorsi. Ma nei fatti non sanno cosa succede nel loro Paese. –   17/11/2010

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L’80% degli italiani non ha fiducia nei partiti e nei politici che li rappresentano. Mi meraviglio che non siano al 100%, perché è sotto gli occhi di tutti l’arroganza dei loro atti, i privilegi come fosssero diritti di nascita e di natura divina, gli stipendi vergognosi per loro e  per tutta la corte dei miracoli che li circondoa. Stanno distruggendo l’Italia, n Pese con una grande economia ridotta con un debito pubblico spropositato e in tutte le classifiche mondiali; istruzione, giustizia, corruzione.. ci hanno portato dietro gli Stati del terzo mondo. Ma l’amarezza più cocente è che, dopo 30 anni che sono ancora lì, si presentano come se non avessero nessuna colpa, e anzi loro sono il rimedio a tutti i mali, quando sono loro il male di tutti i problemi del paese. –   18/11/2010

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Ho finito di leggere il libro “Terroni” di Pino Aprile. Mi è aperto davanti un mondo che non conoscevo, facendomi comprendere da dove derivano tutti i mali del Meridione e che continuano con lo stesso metodo. Quella che viene chiamata unificazione è stata una selvaggia annessione, peggiore di quelle coloniali. Ed è stata conseguita con ferro e con il fuoco. Un genocidio fisico, economico e culturale. Si presume che ci siano stati circa un milione di morti, tra stragi, rappresaglie e campi di concentramento. E con con circa 20 milioni di emigranti. Le alternative erano combattere diventando briganti o scappare emigrando. Le SS tedesche erano dei chieirchietti di fronte alle barbarie commesse da carabinieri e bersaglieri. I Piemontesi rubarono tutto ciò che poterono, portandolo al Nord. Soldi, oro, industrie, cantieri navali, terre, navi. Tutto, non lasciarono che miseria e desolazione. Non contenti ci rubarono anche la nostra storia, inculcandoci la loro cultura e facendoci metabolizzare che noi meridionali siamo inferiori a quelli del Nord. Mi viene in mente una citazione di Tacito “hanno fatto il deserto e lo hannno chiamato pace”. In questo caso lo hanno chiamato “unificazione”. La questione meridionale è iniziata dopo che i Piemontesi sono venuti a “liberarci”, anche se dopo la loro liberazione, la morte, la miseria e l’immigrazione non ci hanno abbandonati. Con modi diversi, ma usando lo stesso metodo, tutto continua affinché restiamo un malato che  non può guarire. Tutti i meridionali dovrebbero legere questo libro. –   19/11/2010

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Quando ti senti libero mentalmente, un benessere psicofisico ti invade, perché non hai più quei freni che derivano dall’ambiente in cui vivi, dalle tradizioni e dalla paura di sbagliare. Allora pensi e agisci secondo quello che ritieni giusto. Ti riterranno  n ribelle e cercheranno di isolarti e di reprimerti. Ma la convinzione è una delle più forti motivazioni, ed è difficile da opprimere. –   20/11/2010

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In questi giorni sui quotidiani e nei TG si è parlato spesso della dichiarazione dell’ex Ministro della Giustiza Giovanni Conso, di avere revocato l’art. 41bis a 140 detenuti nel carcere dell’Ucciardone di Palermo. Come al solito si mistifica la realtà, e i professionisti dell’odio come il senatore Giuseppe Lumia, ci vanno a nozze. Ormai l’antimafia con i suoi professionisti dell’odio è diventata una sorta di Stato nello Stato. Chi non è d’accordo con loro diventa il peggio di tutto; come nel medioevo dove si veniva etichettati  come eretici e messi al rogo.. oggi c’è il rogo mediatico e giudiziario. Credo che il pargone più appropriato sia quello della “liberazione” dei piemontesi, “tutti briganti e la istituzionalizzano con la legge Pica del 1863”.

L’Ucciardone (vergogna per la civiltà italiana ed europea) non aveva una sezione fissa per il 41bis, ne aveva solo una per i transitanti del 41bis che dovevano fare i processi. Per un episodio successo all’esterno del carceere, misero un padiglione o tutto il carcere a regime di 41bis. Per un episodio analogo, nel 1993 fecero lo stesso con Secondigliano e e Poggioreale a Napoli. Dopo che i familiari dei detenuti a Napoli protestarono con manifestazioni che sfociarono in scontri con le forze dell’ordine, ru revocato. Ma non fu revocato a nessuno dei detenuti sottoposti a 41bis che si trovavao a Secondigliano e a Poggioreale per processo. Anche a Napoli non c’erano sezioni fisse di 41bis.

Oggi ci stanno ricamando sopra creando architetture che neache nella fantasia hanno cittadinanza, quando la realtà è chiara e semplice. In modo arbitrario e barbaro, illegalmente sottoponevano  padiglioni o interi carceri a regime di 41bis per eventi che succedevano fuori. Lo stesso sistema delle Ss tedesche.. colpire nel mucchio senza riguardi per le leggi, la Costituzione e la civiltà. Ancora oggi per paura dei professionisti dell’antimafia nessuno ha il coraggio di dire che il 41bis è una tortura. Sono degne di ammriazione tutte le personalità che già nel 1993 chiedevano la revoca  di qeusta infame  e micidiale pratica barbarea chiamata 41bis.

Il coraggio  è dei pochi. Anche durante la dittatura di Mussolini furono pochi gli eroi che si opposero alle normative di oppressione e repressione che macchiavano la civiltà del nostro Paese. –   22/11/2010

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Ieri ho fatto colloquio con Daniela e Nino. Sono due bellissime persone, con un animo solare e per questo sono degne di tutta la mia ammirazione. Sono felice di averle conosciute anche di persona. E’ stata un’ora meravigliosa, che purtroppo è passata troppo in fretta. Da loro posso apprendere tutto ciò che l’essere umano ha di buono in sé. Nel mio futuro occuperanno un posto speciale nel mio cuore. –   21/11/2010

Storie di ordinaria follia

Quello che leggerete è un estratto di una lettera che mi ha inviato il “nostro” Giovanni Lentini, detenuto a Bologna, e che tutti voi conoscete, per essere intervenuto varie volte sul Blog con opere e scritti.

Mentre leggevo questo passaggio che ora condivido con voi, mi sembrava di colpo come se la realtà si sospendesse e venissi scaraventato in un romanzo di Kafka. C’è qualcosa di dannatamente kafkiani.. un grottesco e surreale gioco dell’assurdo in vicende come queste… una incredibile capacità della legge di rivoltarsi e dare vita a conseguenze allucinanti (nel senso che sembrano essere uscite fuori da una mente in preda ad allucinogeni)..

Pensateci a ciò che racconta Giovanni..

C’è un detenuto, ergastolano, ma non ostativo. Quindi, dopo dieci anni può cominciare ad usufruire di permessi. La legge Gozzini preve permessi per coltivare i rapporti familiari e quelli lavorativi; ma per gli ergastolani tali permessi scattano dopo dieci anni di detenzione. Ma…. visto che l’ergastolano in questione.. non ha più rapporti familiari.. perché.. i suoi familiari non hanno più voglia di andare a trovarlo.. CHE SUCCEDE?… SUCCEDE CHE NON GLI DANNO NEANCHE I PERMESSI, PERCHE’ ESSENDO PREVISTI PER COLTIVARE I RAPPORTI FAMIGLIARI, E NON RICEVENDO LUI VISITE, SI DEDUCE.. CHE C’E’ POCO CHE VALGA DI ESSERE COLTIVATO, QUINDI.. NIENTE PERMESSI RAGAZZO!

IN SINTESI..  QUESTA PERSONA.. NON SOLO SOFFRE TREMENDAMENTE PERCHE’ NESSUNO VA A TROVARLO E, IN SOSTANZA, I FAMILIARI SI SONO DIMENTICATI DI LUI.. MA, IN COMPENSO, DICIAMO.. PER ALLEVIARE LE SUE SOFFERENZE.. NON GLI DIAMO NEANCHE I PERMESSI…

ECCO.. COSI’ IMPARI!

Un’altra storia di ordinaria follia.. che dovrebbe spingere a rivedere la Gozzini in senso più “garantista”, permettendo cioè fin dai primi anni di mantenere rapporti con i propri famigliari. Il guaio è che invece.. politicamente gran parte delle spinte sono in senso più forcaiolo.. e qualcuno sotto sotto vorrebbe fare saltare in aria la Gozzini al gran completo… ma non lo fanno perché sono cattivi.. no.. è perché pensano al nostro bene… SIGH….

Vi lascio all’estratto della lettera di Giovanni Lentini…

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Afredo, stamattina passeggiando giù all’aria, un amico mi ha detto che è stato chiamato dall’educatore per un colloquio, e gli è stato detto che non può usufruire di misure alternative al carcere perché la sintesi extramuraria stilata dall’equipé dell’istituto, riunitasi per discutere il suo caso, ha emesso parere negativo.

VUOI SAPERE PERCHE?

PERCHE’ NON HA PIU’ CONTATTI CON I SUOI CARI.

Ci credo! Sono 15 anni che è in galera… non tutti abbiamo la fortuna di avere una famiglia alle spalle che ci segue in questo calvario.

TI RENDI CONTO?

Allora parlando, ho pensato che anche la legge Gozzini ha i suoi pro e contro. Dirai.. “Gianni ma cosa stai dicendo?”

Ti spiego subito, caro Alfredo, e appena mi risponderai sono sicuro che sarai d’accordo con me. Allora, la legge Gozzini prevede per gli ergastolani “normali” (non quelli ostativi) dopo l’espiazione di 10 anni di carcere, se uno si è comportato bene, può usufruire di permessi premio per poter coltivare i rapporti familiari e i rapporti lavorativi, per un miglior reinserimento nella società.

Bene: tutte belle parole a dirle. Ma se per dieci anni non dai la possibilità di coltivare i rapporti con la propria moglie o con la propria campagna, dopo dieci anni (probabilmente) si sarà stancata di aspettare. C’è la posssibilità, con tutti i se e i ma, di poter uscire, ma visto che i lunghissimi 10 anni hanno fatto rompere ogni rapporto con la famiglia, TI SENTI DIRE CHE NON PUOI  USCIRE PERCHE’ NON HAI PIU’ RAPPORTI CON I TUOI CARI!!

Alfredo, mi chiedo.. che funzionalità ha questa legge? Non sarebbe meglio poter coltivare i rapporti familiari fin dal primo giorno di detenzione, così come venno in tutti gli stati civilizzati europei?

(…)

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