
Dopo una breve pausa, ritorna a scrivere sul blog Gino Rannesi, che riparte descrivendo la giornata in cui a Spoleto ha recitato nel teatro del carcere:
A CITTA E PULECENELLA.
Salve, il perché di questo titolo, A città e pulecenella, lo capirete da voi. Grazie a tutti per gli auguri di buon compleanno. Vi voglio un sacco di bene, anzi, due sacchi. No, no, di più…
Rieccoci, come avrete saputo ultimamente sono stato poco bene, ma adesso è passato. Lo stress a cui sono stato sottoposto ultimamente mi ha messo ko. Il 15 dicembre sono stato al tribunale di Perugia, non è andata bene, ma neanche male. Abbiamo fatto un altro piccolo passo in avanti. Nel pomeriggio di quello stesso giorno sono stato tra i partecipanti ad un incontro con il Senatore del P.D. Francesco Ferrante. L’incontro è avvenuto nella sezione degli AS1. Ognuno dei presenti, circa una ventina di persone, tutti ergastolani rigorosamente ostativi, hanno potuto dire la loro. L’ho fatto anch’io: Senatore, molti dei suoi colleghi non perdono occasione per affermare che in Italia l’ergastolo non esiste, ossia, esiste solo sulla carta. Sono in tanti quelli che ci credono. Anch’io ci ho creduto, ragion per cui ho vissuto gli ultimi 20 anni della mia vita facendo progetti. Progetti che hanno creato delle aspettative. Solo qualche anno fa ho scoperto di essere un ergastolano ostativo, ragion per cui dovrei morire in galera.. Le nostre argomentazioni sono state documentate. Bene, il senatore Ferrante è stato di parola, questo infatti si sta adoperando per chiedere una interpellanza parlamentare, inoltre un disegno di legge perché venga abrogato l’ergastolo, quanto meno quello ostativo. Tra gli accompagnatori del senatore anche l’Amica Nadia. Prima che tutti andassero via Nadia ha trovato il tempo per avvicinarsi alla mia cella, e dopo che questa ebbe a scrutarla le chiesi: Quando dico che la mia cella è un cesso, non dico forse una cosa sacrosanta?…Si,si, dici bene.
Una giornata stressante quella del 15. Ma mai quanto quella del 16. Il teatro. Solo pochi giorni prima ci è stato comunicato che il D.A.P. aveva dato l’autorizzazione affinché i parenti degli attori che ne avevano fatto richiesta avrebbero potuto assistere allo spettacolo. Ho telefonato a casa: Hanno autorizzato, voglio che Nicholas possa assistere allo spettacolo. Prove e contro prove mi hanno snervato. Lo spettacolo sarebbe dovuto iniziare alle ore 15 in punto. Pochi minuti prima all’inizio, ecco che hanno fatto il loro ingresso alcuni parenti. Ma non i miei, chiesi lumi. Qualcuno disse che la mia famiglia tardava ad arrivare. Ma io sapevo che la mia famiglia era già arrivata.
Uscii dalla sala. La regista con il microfono in mano: Gino Rannesi è pregato di rientrare, lo spettacolo inizia. Gli agenti: Rannesi, la chiamano, senza di lei lo spettacolo non può iniziare…
Se non vedo la mia famiglia in sala col cavolo che parte lo spettacolo. Il più alto in grado in tutta fretta si adoperò del capire del perché i miei familiari non erano ancora entrati. Questo si recò all’esterno ed ecco che pochi minuti dopo in lontananza apparve una Donna che teneva per mano due bambini, Nicholas che finalmente aveva potuto realizzare il suo sogno, ossia, quello di andare oltre a quelle che sono le salette dei colloqui, e Alfio, un mio nipote di 9 anni. Dietro di questi un mio fratello, il papà di Alfio. Gli andai incontro, Nicholas e Alfio fecero altrettanto, mi inginocchiai ed ecco che i due mi arrivarono addosso, quasi mi travolsero. Li presi in braccio e di corsa mi avviai verso la sala teatro. Feci il mio ingresso con i bambini in braccio, sistemai Nicholas in prima fila, appena dietro gli altri parenti. La regista fece un respiro di sollievo. Si parte, ecco che mi trovai dietro le quinte. Ero distrutto, tutti gli altri attori come da prassi avevano passato gli ultimi dieci minuti rilassandosi e pensando alla propria parte, io invece li avevo passati “litigando” con tutti e tutto. A parte il nervoso per il fatto che per questioni burocratiche i miei cari avevano fatto il loro ingresso con molto ritardo, ero agitato ed emozionato. Nicholas sedeva in prima fila. Sbirciai dalla tenda che chiudeva le quinte e lo vidi, era seduto fermo e immobile. Allora parlai con me stesso: Gino,tira fuori gli attributi e dai il meglio. Ecco, ci siamo. Fui io a bussare ad una porta: Toc,Toc,toc. Il padrone di casa: Ciccio, a porta…La porta si aprì ed ecco che unitamente ad un altro soggetto feci il mio ingresso sul palco. Guardai Nicholas, dopodiché feci la mia prima battuta, quella che aprì lo spettacolo. Ad ogni battuta corrispondeva una risata generale da parte del pubblico, di tanto in tanto fummo interrotti dagli applausi. La scena a cui ho preso parte era composta da cinque persone. A detta della critica è stata la scena più bella. Ed è vero. Finita la mia parte uscii da dietro le quinte e di soppiatto mi avvicinai a Nicholas. Lui stese la sua manina in avanti e disse: Devo farti i miei complimenti. Per un po’ presi posto nella seconda fila, Nicholas seduto sulle mie ginocchia mentre sua madre sedeva accanto…:Caspita, sei stato bravo, sembravi un vero attore. Disse lei…
-Non è ancora finita, fra poco unitamente ad un mio amico napoletano e ad una donna la stessa che fa parte del complesso canterò una canzone: la città di Pollecenella…
Non mi dilungo. Dopo l’iniziale arrabbiatura dovuta al fatto che per motivi burocratici la mia famiglia tardava ad entrare, quello per me è stato uno dei giorni più belli degli ultimi 20 anni.
Finito lo spettacolo, mano nella mano con Nicholas e la sua mamma ho percorso un lungo corridoio. Li accompagnai sin dove mi è stato consentito. Nicholas ha 8 anni: Quando potrò rientrare per rivedere tutti i tuoi amici?… Tutti i presenti della sala hanno avuto tante attenzioni per lui, e non solo per il fatto che questo fosse un parente di Ginu Rannisi. Nicholas, infatti, è conosciutissimo. Nel 2003 e poi ancora nel 2005 i media si sono occupati di lui. (cronaca rosa)
Gino Rannesi. Dicembre 2011.
PAMELA-Ciao Pamela!
Non sai quanto altro ancora viene omesso con l’intenzione di farlo.
Capisco. Anche se mi sono definito nessuno, capisco eccome.
Quanto hai scritto il 18 Dicembre mi ha molto colpito. Non ti considero “nessuno”. Piuttosto sono del parere che persone come te, che hanno vissuto il tuo stesso percorso nelle loro singole esperienze, siano qualcosa di molto prezioso per la società cosiddetta “libera”. Non posso che compiacermi per il fatto di avere sempre affermato che le Donne sono migliori degli uomini…
Lo spettacolo è andato bene. C’è stata tanta merda. Ragion per cui la sala era strapiena. Per i motivi che puoi immaginare, subito dopo lo spettacolo sono stato male. Lo stress, la gioia di avere avuto delle persone che amo in sala ad assistere allo spettacolo mi hanno “abbattuto”. Brividi di freddo come la febbre alta mi hanno tenuto a letto per qualche giorno.
Abbiamo molto da imparare da voi, e credimi: non è pura retorica. Ti credo Pamela, ti credo. Ti sento vicina. Parli con il cuore. I tuoi auguri per il mio compleanno sono stati molto graditi. Un affettuosissimo abbraccio. Gino.
LUCIANO- Ciao Luciano!
Innanzi a me quanto hai scritto il 19 dicembre.
Caspita! Ti sei sbizzarrito, hai fatto gli auguri un po’ a tutti.
Il fatto che il mio buon umore ti abbia ispirato a farlo non può che farmi piacere. Nell’associarmi non posso fare a meno di fare un augurio particolarmente forte e intenso a quello che un tempo fu anche il mio quartiere.
Luciano, anche questo Natale lo passerò all’interno di una dannata cella, anche il prossimo Capodanno lo passerò all’interno di questa dannata cella. Tuttavia, ancora una volta qualcuno uscirà dal carcere per qualche giorno grazie alle mie istanze. Stamattina qualcuno a gran voce mi ha chiamato dalla finestra: Gino, scendi al passeggio, devo dirti una cosa importante.
Questo mi abbracciò e disse: Grande, mi hanno comunicato la concessione di un permesso di 13 ore, l’istanza da te redatta è stata accolta. Adesso dimmi, che ti porterò dall’estero?…
Quando feci l’istanza per Bruno, questo mi promise che se sarebbe stata accolta mi avrebbe regalato qualsiasi cosa. Quindi, per me era l’ora di passare alla cassa: Bruno, portami… Una richiesta indecente la mia che nè Bruno nè chicchessia avrebbe potuto esaudire.
Sono state veramente parecchie le istanze da me redatte che sono state accolte. Ma è mai possibile che solo quelle che faccio per me vengono rigettate?… Sta maturando. E quando sarà, a gran voce una sola frase:DAMA!!! Luciano, con uno scritto inviato l’11 dicembre, mi fai gli auguri di buon compleanno. Grazie mille.
Beh, per quanto riguarda gli auguri tra carcerati, specie se ergastolani, si fa molta attenzione per non farsi scappare: auguri di buon compleanno e cento di questi giorni. Ma questa è un’altra storia. Gli auguri dall’estero sono sempre molto graditi. Bene, adesso sono io che auguro a te e famiglia un felice anno nuovo. Per ogni sogno che vorrete realizzare… Ciao Luciano. Ti voglio bene. Baci. Gino.
ALESSANDRA LUCINI- Poco fa ho ricevuto la tua super graditissima letterina azzurra.
Sullo sfondo, dietro uno steccato, circondata dalla campagna una piccola chiesetta. Poi ancora appena fuori di questa persone che tengono per mano dei bambini che si accingono a fare il loro ingresso. Ecco, tra le altre cose, questa è la normalità. Quella normalità che oggi desidero fortemente.
Sempre più avvincente e sempre più appassionante… Certo, sai bene che non dovresti appassionarti a questi avvenimenti. Però???… Certo, ci vuole fegato, per domare la rabbia e l’orgoglio, intendo. Per il resto il coraggio distruttivo unito all’audacia… ma ci vuole fegato anche a seguire le regole. La casta ha già tanta pubblicità… e poi i giornali non possono occuparsi di storie di ordinaria corruzione. Chiuderebbero bottega. Bene, nel salutarti devo tranquillizzarti su un punto. Io, a cena ti ci porto. Lo giuro. Un carissimo abbraccio. Buon anno. Baci. Gino.
LA GAZZA LADRA-Ciao mia carissima gazza ladra, dopo una “breve” pausa rieccoci. Sai, a volte può capitare che anche i duri si ammalino. Per quanto mi riguarda negli ultimi 21 anni le volte che sono finito in fondo ad un letto sono state tre. E quando è accaduto è sempre successo subito dopo un evento che mi ha fatto emozionare e gioire. L’ultimo come da introduzione. Morfeo lo conosce eccome. Nella mitologia greca, era il dio dei sogni. Credo d’averne già parlato, sogno tutte le notti. Devo dire che Morfeo nei miei confronti non è stato sempre buono. Innanzi a me quanto hai scritto il 14 e il 17 dicembre. Eh! Sìi proprio avvincente il tuo romanzo… Mi fa piacere che tu lo dica, ma aspettiamo la fine. Comunque devo dire che hai affermato una cosa sacrosanta, ossia: Dimostra un rispetto che rispecchia l’educazione ricevuta in famiglia… Brava, hai colto nel segno…: e la morettina?… Meglio avrebbe fatto se non si fosse perdutamente innamorata di quella cosa fitusa. Le risposte del 15?… Certo, le ho sapute. Ho tolto un altro mattone da quell’infame muro che è l’ostatività… sta maturando. Bene, parliamo di donne. Scrivi: dunque… direi che il lavoro per una donna è il valore aggiunto ai valori innati e bada bene che ho detto valori, è verità assoluta perché sanno fare mille cose e le fanno bene… Pupa, sfondi una porta spalancata. Sottoscrivo parola per parola su quanto hai scritto sulle donne…
Dunque, le molle di coteville altro non sono che dei plantari che danno la spinta. Sei stata esaustiva. Scrivi: Percepisco una nota di tristezza nel tuo scrivere e da buon sagittario quale se io so che non l’ammetterai mai…beh, effettivamente hai colto un momento di difficoltà che mi stava attanagliando… è “passato”. Ho sentito la canzoncina, in sottofondo, ma l’ho sentita.
Aspetto la poesia che hai dedicato alla detenuta del carcere di Lecce… Ogni tanto qualcuna l’ho scritta anch’io. Però nessuno mai ne ha scritto qualcuna per me. Una mia parente romana, che saluto con un grande abbraccio, direbbe: tu sei er più. Ma è mai possibile che debba essere sempre io a sorprendere?… Ogni tanto vorrei essere considerato er meno. Chi ha orecchie per intendere intenda… Gazza ladra, ti saluto con un affezionatissimo abbraccio che va esteso a tutti i tuoi cari.
Baci Gino.
PINA- Ciao carissima Pina, scusa il ritardo con cui rispondo. Lo sai, sono un gentiluomo, mai farei un torto ad una Donna. Innanzi a me quello che hai scritto il 14 e il 18 dicembre.
Certo, capisco bene, conosci quello che era il Ramada meglio di me. L’ho conoscevo solo per il fatto che questo era uno degli alberghi più lussuosi di allora…
Certo, l’Alfio del racconto era un vero malandrino, e sappiamo bene come questi siano capaci di risolvere le proprie cose senza chiedere l’aiuto di chicchessia. Le proprie cose certamente, ma questa era una cosa che non riguardava lui, ma il proprio figlio. Ed inoltre la situazione in cui si era ficcato il figlio non poteva essere risolta facilmente… ma come si dice a Catania:virennu facennu.
“Confessi” che da soli tre anni ha imparato a fare i maccheroni, e che hai imparato dalla bisnonna delle tue nipotine australiane. Dunque, quando qualcuno mi diceva che scrivevi dall’Australia, aveva un qualche fondamento?… Perché io ho sempre risposto che ti sbagliano con qualche altra persona: Pina è catanese. Scrivi: Sento che sei stanco. Hai sentito bene, infatti pochi giorni dopo mi sono ammalato. Quando dico che sono stanco non mi riferisco al mio lavoro, quello neanche lo penso. L’altra volta ho scritto di essere stanco, certo l’ho scritto e l’ho anche detto. Stanco perché stressato, stanco per tutte le cose che vorrei fare e che invece vista la mia condizione non riesco a fare. Per quanto riguarda invece la mia condizione fisica, sono una roccia. Non mi limito sola a lavorare, faccio anche palestra. Va bene, per il momento ti saluto. Ti abbraccio caramente. Gino.
CARLA FRANCESCONI- Ciao Carla, ho letto più volte quanto hai scritto il 13 dicembre.
Il racconto è avvincente. Ma in realtà… non è affatto esaltante. I bambini non dovrebbero crescere troppo in fretta… quello che tu scrivi non può essere la normalità. È bello che ne scrivi proprio perché chi legge possa rifletterci su. Bene, le tue riflessione mi sono state di grande aiuto. Non è affatto esaltante, sono d’accordo, ma non sono affatto sicuro che a tratti non risulti essere proprio esaltante. Ecco, questo è stato uno dei motivi per cui ho temporeggiato sul pubblicarlo. Siamo sicuri che se letto da un ragazzino questo non risulti essere esaltante?
I bambini non dovrebbero crescere troppo in fretta. Come non potrei essere d’accordo, tuttavia, questo è accaduto e ahimè temo accada ancora. E poi ancora sono d’accordo sul fatto che quello che ho scritto non può essere la normalità, non può e non deve esserlo. È bello che lo scrivi proprio perché chi legge possa capire. Benissimo, e allora dico a tutti quelli che leggendo capiranno: attivatevi perché i bambini non abbiano a sopportare un carico superiore a quelle che sono le loro possibilità. La testolina di un bambino è simile a un salvadanaio… Ciao Carla, è stato un piacere. Gino.
LAURA RUBINI- Ciao carissima Laura, ho letto con piacere quanto hai scritto il 13 dicembre. Anche tu parli bene del protagonista del mio racconto. Scrivi: Ho letto con molto interesse questo capitolo, mi ha colpito più di altri. Parli del 6°: Colpisce per la sua generosità. Immagino avrai lettol’8° e il 9° capitolo. Tra le altre cose scrivi che: Immagino il momento dove il vivace deve salutare i compagni di cella, mi sembra una scena toccante… Beh, posso dirti che, sì, lo è. Una situazione simile l’ho vissuta anch’io. Le persone che più mi erano state vicino hanno pianto, i motivi per cui lo hanno fatto sono molteplici… Scrivi: Una tua affermazione mi ha fatto ridere “I magistrati della sorveglianza di Spoleto e quelli del tribunale di Perugia non ne possono più”. Come sai il 15 dicembre sono stato nuovamente a Perugia, il Pm mi avrebbe picchiato: Il Rannesi chiede un permesso di necessità, e con una sorta di artificio si è inventato dei nuovi motivi… in buona sostanza ha detto che stavo cercando di fare il furbo… :Signor presidente, il procuratore ha ragione, il motivo per cui chiedo un permesso di necessità è sempre lo stesso, quello che a questo Tribunale è ben noto… Il presidente sorridendo disse: Questo si era capito… Un abbraccio. Buon anno. Gino.
ANTONIA- Ciao Antonia, grazie per gli auguri.
Nel ritrovarti tra gli scritti che mi vengono inviati ho gioito. Capisco tutto, capisco che se non scrivi è perché ti manca il tempo e non certo per inerzia. Capisco, tuttavia però mi sento sedotto e abbandonato. Ti stimo. Il 9 dicembre ho compiuto gli anni, giuro me ne ero dimenticato. I parenti sanno che non è necessario ricordarmelo, gli amici non lo fanno perché in galera non si usa. Nadia, è stata lei la fonte rivelatrice. L’ha fatto perché mi vuole bene. Spero. Detto questo i tuoi auguri così come di tutti gli amici del sito mi hanno fatto tanto piacere. Grazie. A presto. Baci Gino.
SABINA- Mizzica Sabina!!! Ciao pupetta del mio cuore, stavolta sono io a rispondere con molto ritardo. Davanti a me quanto hai scritto il 12 dicembre e poi ancora l’email del 21. Scrivi: Qualche giorno fa ti ho pensato xchè a Rebibbia c’è stata una partita tra i detenuti e la ss Lazio. Bellissimo, giocherei volentieri contro dei veri calciatori, quelli di Pomigliano erano sì bravi, ma non avevano la cattiveria del vero giocatore. Grazie per l’enorme abbraccio. Veniamo all’mail del 21: uso questo mail x scriverti che ti voglio tanto bene e che ti penso spesso. Ma come spesso, io ti penso sempre e tu invece mi pensi solo spesso?… Va bene va, vulemu fari i spacchi usi, e facemuli. Mi fai sapere che il 25 sarai a Rebibbia per assistere alla messa e che per l’occasione ci penserai in modo speciale.
Ecco perché stamattina mi fischiavano le orecchie. Grazie pupa. Parlando di cose concrete:
salutami Gaetano e digli testuali parole: Gino ti saluta, puoi consegnare direttamente a me i moduli che ti ha spedito, dopodiché invia i bollettini. Naturalmente compilati, in caso contrario, come ti acchiappa ti spacca la faccia… Probabilmente non li ha ancora spediti perché aspettava di parlare con te. Contattalo pure, è amico mio d’infanzia. Buon anno a te e famiglia. Ti abbraccio super fortissimamente forte. A presto. Baci Gino.
SPERANZA- Ci siamo persi, vuoi per il fatto che per qualche settimana non ho scritto, vuoi per il fatto che quella cosa fitusa non ti ha ancora sistemato il computer, ci siamo persi di vista.
Bene, nell’attesa di risentirci quanto prima, auguro a te e famiglia un felice anno nuovo. Un fortissimo abbraccio. Gino.
SALVATORE- Caspita! Hai ripreso a lavorare da dipendente?
Mi spiace. Ma l’importante è andare avanti. A proposito di cantare, nell’ultimo teatro tra le altre cose, unitamente ad altri due soggetti, ho cantato la città di Pulecenella, penso la conosci. È bellissima. La sto ascoltando mentre scrivo. Ricorderai come da ragazzino canticchiavo qualche canzone, ebbene, non ho perso il vizio di farlo ancora mentre lavoro. La più gettonata è: Reginella, e poi alcune di Carmelo Zappulla, ma anche di Adriano Celentano. Insomma, come si dice, l’uccello in gabbia se non canta per amore canta per la rabbia… Scrivi: Quando uscirai, xchè tu devi uscire, penso che faremo grandi cose. Contaci… così hai commentato il 7°episodio: Minghia! Questo mi viene da dire leggendo questo 7°capitolo. Speravo che questo ragazzino potesse avere un destino migliore. Lo speravo anch’io…(sogna Caterina) pur non sapendo ancora come finirà, l’hai definito un capolavoro unico. Grazie Turi… virennu facennu. Stammi bene fratello. Felice anno nuovo a te e famiglia. Bacioni tuo Gino.
CELESTE- I tuoi auguri sono stati super graditi, sono certo che vengono dal cuore. Non sono affatto banali. Certo, in genere agli auguri si aggiunge anche il regalo, ma tu il regalo me lo hai fatto tante volte, ossia, tutte le volte che hai scritto. Celeste ti voglio bene. Non sarai di certo la Celeste che ho conosciuto nei banchi di scuola della 3°media, ma ho il sospetto che tu sia del mio stesso quartiere o giù di lì… ti complimenti per il 6° e 7° capitolo. Grazie. Non è ancora finita, ma siamo molto vicini alla fine… Auguro un felice anno nuovo a te e famiglia. Baci, Gino.
NESSUNO-Salve signor nessuno, eccoci giunti ancora una volta al 24 dicembre. Oggi, è la vigilia di Natale. Per l’occasione la chiusura è stata spostata alle ore 21. Dalle ore 19 sino alle 21 unitamente agli altri uomini della sezione mi sono trattenuto nella apposita saletta della socialità. Abbiamo mangiato qualcosa per poi “brindare”. Rientrato in cella con un forte mal di testa, ho preso un antidolorifico. Dopodiché, sdraiato sul mio lettino presi a pensare alle cose che più mi stanno a cuore. Ho voluto aspettare la mezzanotte, così facendo ho ricevuto gli auguri da parte degli altri disgraziati, ma soprattutto ho potuto fare i miei… Bene, la mezza notte e già passata, siamo giunti al 25 dicembre. Un sentito buon natale a te che come me sei nessuno.
Gino Rannesi risponde ai commenti
Oggi pubblico le risposte che Gino Rannesi, detenuto a Nuoro, ha scritto in risposta ai commenti arrivati ai suoi ultimi scritti.
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Salvatore: ciao mio fraterno amico. Ho ricevuto tutte le tue lettere. Il motivo per il quale non ho risposto adesso lo sai. Sono stato molto male, e per male non intendo quello fisico, ma quello psichico. La tempistica degli eventi è stata atroce. Adesso sto benino. Se Dio vuole tra una decina di giorni tornerò a frequentare la palestra, corsa e guerra al pallone. Voglio tornare in forma prima possibile prepara stu cazzu di macchina. Colui che si fa chiamare il tempo è scaduto, è ormai alle porte. Ti abbraccio forte, tuo Girno.
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Celeste: ciao pupa Celeste. Allo stato non so se vi sono tuoi scritti sul Blog. Ma certamente so che mi hai pensato e per questa ragione ti invio un forte abbraccio e un sentito arrivederci a presto. Baci Gino.
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Elena: ciao “tesoro mio”. All’uscita dall’ospedale come risposta alle tue lettere ti ho inviato una cartolina riservandomi di scriverti quanto prima. Per il momento uso questo spazio per inviarti un forte abbraccio e un grande bacione. A presto Gino.
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Enzo: ciao Enzo, avevi forse dei dubbi circa il fatto che a pescare insieme ci andremo veramente? Prepara le canne da pesca. Per me una del tipo semplice, niente mulinelli o quant’altro. Sono all’antica io. Si vero è, ce l’ho fatta. Un caro saluto alla tua famiglia. A presto. Ti abbraccio. Tuo amico Gino.