Le Urla dal Silenzio

La speranza non può essere uccisa per sempre.

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Teatro all’aperto sotto le stelle nel carcere di Spoleto… di Giuseppe Barreca

Stelles

Giuseppe Barreca -il nostro Giuseppe Barreca, detenuto a Spoleto- ci ha inviato questa lettera, gravida di straripante entusiasmo, per l’evento che, ai detenuti del carcere di Spoleto, è stato permesso di vivere.

Una serata di teatro all’aperto.

A molti potrebbe sembrare un evento “piacevole”, ma non esaltante.

Ma per chi è detenuto da decenni. E da decenni (tranne in caso di permessi o altre situazioni particolari) non vive “una notte all’aperto”, un evento del genere è un evento straordinario.

Per una sera i detenuti erano insieme alle persone libere, a vedere uno spettacolo teatrale, sotto le stelle.

Il testo di Giuseppe è breve, ma intensissimo, con passaggi che ti restano dentro, passaggi come questo:

“GRAZIE per averci fatto sentire semplicemente delle persone. GRAZIE per averci fatto vivere la gioia delle stelle e godere l’affascinante mistero della luna.”

Una notte sotto le stelle.  

Quante sono splendide le cose che diamo per scontate. Solo chi non le vive praticamente mai, riesce a coglierne pienamente il sapore.

Anche da parte nostra arriva un ringraziamento al carcere di Spoleto per questa splendida iniziativa.

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Oggi nel carcere di Spoleto è accaduto qualcosa di nuovo, inedito. Speciale. Diverso. Bellissimo. Mai accaduto prima.

Per una volta i detenuti hanno visto il cielo stellato (… alcuni non lo vedevano da 10, 20, 30 anni!). Un’emozione fortissima da togliere quasi il respiro. Per una volta i “cattivi” si sono uniti ai buoni  sotto le stelle. Per una volta i “cattivi” hanno smesso di odiare i buoni. Per una volta i “cattivi” hanno guardato gli occhi dei buoni e vi si sono buttati dentro. Per una volta i “cattivi” hanno scoperto che si può vivere tutti insieme, stretti stretti, sotto lo stesso tetto, senza pregiudizi, senza preconcetti, senza odio, senza se, senza ma, senza perché. Per una volta i buoni hanno lasciato la maschera sui loro comodini di casa e forse hanno capito che bisogna investire le proprie risorse in umana comprensione e in quotidiani gesti di condiscendenza. Per una volta, come per magia, le distanze si sono azzerate. Resettate. Cancellate. Per una volta ci siamo stretti la mano come per consacrare un momento che rimarrà cementato nelle menti di tutti. Per una volta, per cento volte, per mille volte, per un milione di volte; audaci e ribelli vorremo dirvi GRAZIE!

GRAZIE per averci fatto sentire semplicemente delle persone. GRAZIE per averci fatto vivere la gioia delle stelle e godere l’affascinante mistero della luna. Quella gioia e quel fascino che molti di noi per decenni hanno provato a raccontare e descrivere alle loro mogli, compagne, genitori, figli, nipotini. GRAZIE per averci donato la sensazione di provare il bellissimo e magico gioco della libertà. GRAZIE per averci, per una volta, per una notte, per una eternità, fatti sentire semplicemente e banalmente delle persone NORMALI, fatti di cose NORMALI nel posto più ANORMALE che c’è. GRAZIE per averci fatto svegliare dal torpore dell’indifferenza a cui la nostra quotidianità ci ha abituati e che l’indifferenza possa cedere il passo all’indignazione coraggiosa di chi non riesce più a fare finta di niente… a voi il nostro pensiero, che possa avere il sapore delle cose in cui crediamo, perché possiate assaporare il gusto dolce dei desideri che adornano il nostro martoriato cuore e quello un po’ amaro degli stessi desideri, spesso traditi da una realtà quasi normale da rasentare, a volte, la follia.

GRAZIE BUONI! Ve ne siamo davvero grati!

Giuseppe Barreca

A nome della maggioranza dei “cattivi” del carcere di Spoleto

Lettera aperta di alcuni Uomini Ombra agli studenti del Liceo di Foligno e di Assisi

Pubblico oggi una lettera che alcuni ergastolani di Spoleto hanno inviato agli studenti del Liceo di Foligno di Assisi, dopo che questi erano andati nel carcere di Spoleto per incontrarli.

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LETTERA APERTA DI ALCUNI UOMINI OMBRA AGLI STUDENTI DEL LICEO DI FOLIGNO E DI ASSISI

Un filosofo tedesco ha detto: “Persino Dio ha un inferno, è il suo amore per gli uomini”.

Nella scorsa settimana due scolaresche ci hanno fatto visita in carcere.

Cari ragazzi,

ringraziamo voi e i vostri insegnanti per la visita che ci avete fatto. Molti di noi non vedevano dei bei visi così giovani e così tanti ragazzi da dieci, venti e, in alcuni casi, da trent’anni.

I vostri sorrisi hanno illuminato  un po’ i nostri cuori alla vita e alla speranza che forse un giorno grazie anche a voi il mondo sarà un po’ migliore di adesso.

Non vi nascondiamo che quando ci hanno detto della vostra visita molti di noi avevano paura di incontrarvi.

Eravamo convinti che con tutte le cose brutte che leggete nei giornali e che sentite di noi alla televisione, ci avreste guardato  come dei mostri, perché nel mondo dei liberi ci vedono come ci vogliono vedere: colpevoli e cattivi per sempre.

Invece è stato bellissimo avere i vostri occhi addosso perché ci avete guardato come esseri umani e per molti di noi questo non succedeva da tanto tempo.

Cari ragazzi, raccontate questo incontro con noi “cattivi” ai vostri amici e amiche e dite che a pena, qualsiasi pena, deve servire a migliorare e non distruggere chi la subisce.

E poi domandate loro come fa una pena che non finisce mai a migliorare una persona?

Dite ai vostri genitori che quando la società perdona un “cattivo”, questo si sente veramente sconfitto.

Al contrario, quando o odiano, lo trattano male come una belva chiusa in una gabbia e non gli dicono quando finirà la sua pena, questo si sentirà più forte, invincibile  e migliore degli altri che lo tengono murato vivo per tutta la vita.

Cari ragazzi, dite alle persone che incontrate che i “cattivi” cambiano e migliorano di più quando sono perdonati e amati dalla società che non quando sono abbandonati a se stessi, perché il male non porta mai al bene, anche quando è commesso in nome della giustizia.

Cari ragazzi, venite presto a trovarci di nuovo o invitate ufficialmente qualcuno di noi a venire a parlare nelle vostre scuole.

 

E cercate di realizzare i vostri sogni, anche quelli che non abbiamo potuto realizzare noi ala vostra età.

Gli ergastolani in lotta per la vista di Spoleto v’invidiano tra le sbarre il loro migliore sorriso.

Carcere di Spoleto, aprile 2012

15 Agosto, Lettera a Maria dall’inferno del carcere a vita- di Carmelo Musumeci

Carmelo Musumeci, dopo aver scritto praticamente a tutti sulla Terra, da qualche festività ci ha abituati anche a Lettere dirette aldilà… Ricordiamo

https://urladalsilenzio.wordpress.com/2010/12/25/lettera-di-natale-di-un-ergastolano-ostativo-a-dio/

https://urladalsilenzio.wordpress.com/2011/04/24/lettera-di-pasqua-a-gesu-di-un-ergastolano-ostativo-di-carmelo-musumeci/

Oggi, 15 Agosto, Festa dell’Assunzione di Maria, scive anche a lei:  

Lettera a Maria dall’inferno

 

 

Maria, sono un Senza Dio, un uomo ombra, un ergastolano ostativo a qualsiasi beneficio, condannato dagli uomini “buoni” e “giusti” ad essere cattivo e colpevole per sempre.

E condannato a stare vivo dentro una tomba di ferro e cemento per tutta la vita.

Maria, il mio angelo custode, a volte anche i diavoli ne hanno uno, per il suo compleanno come regalo mi ha chiesto che ti scriva una lettera, ma io non so cosa dirti, però voglio lo stesso provare ad aprirti il mio cuore.

E inizio a confidarti che la speranza e la fede nel mio cuore non hanno mai messo radici e che qui all’inferno le cose vanno male perché molti prigionieri muoiono di carcere e altri si tolgono la vita.

Maria, aiutaci a gridare ai “buoni” che la pena ha forse un senso se è breve, perché se è lunga o dura molto reca danno sia alla società, sia a chi la sconta.

Maria, l’ho detto un po’ a tutti e lo dico anche a te: spesso chi commette un reato lo fa per colpa di una società che non ha saputo evitarlo.

E molti dei “cattivi” non hanno mai avuto una scelta nella vita e continuano a non averla neppure adesso.

Maria, ho due sogni: un fine pena per tutti gli “Umini Ombra” e far diventare buono l’Assassino dei Sogni, come chiamo io il carcere.

E se non mi vuoi aiutare peggio per te, perché farò tutto da solo, come ho sempre fatto.

Maria, la mia vita qui è molto triste, ma allo stesso tempo non è poi del tutto infelice, perché il mio cuore ha il suo angelo e tante persone che gli vogliono bene, però io, a differenza del mio cuore, non ho nessuno e sono solo, contro il resto del mondo e del paradiso.

Maria, tuo figlio predicava di ripagare il male con il bene, ma i buoni non hanno capito e rispondono al male con altro male.

Maria, sai una volta ti ho sognata,  che mi baciavi e mi abbracciavi, ma era tanto tempo fa, quando ero ancora buono.

Era solo un sogno e i sogni più belli non si realizzano mai, forse perché smetterebbero di essere sogni.

Maria, salutami tuo figlio è digli che gli è andata bene, perché se fosse nato di questi tempi gli avrebbero dato l’ergastolo ostativo e l’avrebbero condannato a essere un Uomo Ombra per sempre, fino all’ultimo dei suoi giorni.

 

Madre, l’Assassino dei Sogni mi tiene prigioniero, ma non riuscirà mai a prendermi il mio cuore e i miei pensieri.

Ti mando un bacio e ti dedico questi versi:

 

 

Sepolti vivi

Fine pena

mai.

Vite morte

Vive.

Futuro senza

fine.

Vite agitate

Vive.

Pena senza

 

 

 

fine.

Vite sprecate

vive.

Fine senza

fine.

Vite sepolte

vive.

 

 

 

Carmelo Musumeci

Carcere Spoleto 15 agosto  2011


Lettera di Pasqua a Gesù di un ergastolano ostativo- di carmelo musumeci

 

 

 

Molti di voi avranno già avuto modo di leggere questa Lettera a Gesù, di Carmelo Musumeci, ma ci sembrava ovvio e doveroso inserirla qui nel giorno di Pasqua. Una Pasqua che non è Luce per tutti: troppe ombre, troppi Uomini Ombra ancora aspettano una luce. Noi continueremo a sostenerli e a lavorare affinchè questo avvenga. Questo è il nostro augurio. Per il resto non aggiungo altro perchè la  lettera di Carmelo   si commenta da sé:

 

 

 

Lettera di Pasqua a Gesù di un ergastolano ostativo

di carmelo musumeci

 

 

L’ergastolo ostativo è quella pena che ti impone la scelta di scegliere fra due mali: o stai dentro fino alla morte o metti un altro al posto tuo.

 

 

Gesù, ci sono dei giorni che mi sembra che i muri della mia cella mi stritolino il cuore e ci sono dei momenti che non mi ricordo più come si vive da uomo libero.

Gesù, non riesco a capire! A cosa serve e a chi serve che tanti “uomini ombra” dopo venti anni, trenta anni, alcuni molti di più, rimangono chiusi in una cella?

Gesù,  un “uomo ombra” ha poco tempo per pensare, perché è occupato tutto il giorno a trovare buoni motivi per sopravvivere ad un giorno dietro l’altro.

Gesù, come sono stupidi gli uomini “buoni”: invece di farci fare qualcosa fuori, ci tengono chiusi nelle celle come belve feroci senza fare nulla.

Gesù, in certe notti non esiste nessun altro luogo dove trovare tanta tristezza come nel cuore degli “uomini ombra”, perché non si può pagare il proprio passato con tutta una vita.

Gesù, non ho mai avuto paura dei cattivi, ci sono nato intorno a loro, piuttosto è da tanto tempo che sono i buoni che mi fanno paura.

Gesù, per tutti il futuro è un mistero,  ma non lo è per gli “uomini ombra” perché noi sappiamo già come vivremo, dove vivremo e dove moriremo.

Gesù, le lacrime degli “uomini ombra” non si vedono, perché pure quelle sono di ombra. E non è vero che sperare non costa nulla perché una speranza andata a male è più dolorosa di qualsiasi altro dolore.

Gesù, i sogni vanno e vengono, i ricordi restano: per questo preferisco più ricordare che sognare, perché neppure i cattivi possono vivere senza amore sociale, senza futuro e senza speranza.

Gesù, se tu fossi nato di questi tempi non ti avrebbero messo in croce, ti avrebbero dato l’ergastolo ostativo, perché gli uomini buoni sono diventati molto più cattivi di quelli di una volta.

Gesù, anch’io vorrei morire come te, ma i buoni non vogliono: dicono che sia peccato, loro vogliono far giustizia così, per essere più cattivi di noi.

Gesù, i buoni non fanno come i cattivi, loro le vite preferiscono spegnerle, farle soffrire e distruggerle un po’ tutti i giorni.

Gesù, spero che tu non senta mai tutto il dolore, l’angoscia e la tristezza degli “uomini ombra”, perché noi respiriamo, ma non viviamo.

Gesù,  non capirò mai come persone “perbene”, probabilmente “buone”, mettono, dicono non per vendetta ma per giustizia, la gente in prigione con una pena che non finisce mai e in un posto brutto schifoso e illegale come il carcere.

Gesù, te la posso fare una domanda? Valeva la pena farti mettere in croce per gli umani che sono così disumani?

Gesù, valeva la pena che tu morissi per far diventare i “buoni” così cattivi? Non ti conveniva mettere in croce un altro al posto tuo, come stanno chiedendo a me per uscire dal carcere?

Gesù, dopo venti anni di carcere mi hanno chiesto questo, ma se non l’hai fatto tu che sei così buono, perché lo devo fare io che sono così cattivo?

 

Pasqua aprile 2011

I miei giorni in carcere… di Ciro Campajola

Ci sono pagine scritte con una tale violenza e intenstà che non si possono cancellare. Ciro Campajola non è un detenuto. Fu in carcere anni e anni fa. Eppure quello che ha scritto ricondando quella esperienza merita di essere fatto conoscere. E’ un testo molto duro, molto violento. E’ un testo di quelli che fanno male… credo che sia anche un dovere verso chi  ha avuto esperienze come quelle di Ciro, fare conoscere un testo del genere..

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Il carcere è un´esperienza che dovrebbero fare tutti gli uomini per
capire fino in fondo il sapore vero della libertà, come se la libertà
fosse una squisitezza che solo quando è finita gusti veramente. E´ il
caso di dire il classico retro-gusto , nel senso che il gusto te lo
puoi solo ricordare mentre impazzisci. Ma è un´esperienza che
consiglio a tutti gli uomini di evitare, quel gusto spesso muore
dentro quelle sbarre.
Oppure ne esci imbestialito e la libertà cominci a sbranartela come un
cannibale, quasi volessi rifarti di quella persa, e anche se sei
entrato per un piccolo reato puoi venirne fuori come uno spietato
killer, o ne esci talmente impaurito di riperdere la libertà
ritrovata  che non riesci più a
vivertela e magari da tossico impaurito puoi diventare aspirante
suicida, o se ti dice bene dalla galera verrai trasferito in una bella
stanza con quattro pareti imbottite. Il tempo che resti dietro le
sbarre è relativo per sentire il retro-gusto della libertà, purtroppo
per tutto il resto non è relativo: c´è gente che, oltre a sentire quel
retro-gusto, esce solo da morta dalla propria cella.
Quando arrestarono me provai una sensazione mai provata prima, mai
provata dopo, e che mai potrò descrivere. Di carcere se ne può
discutere ma non si può raccontare E´ come fare un quadro che per
quanto bene possa venire non può mai rendere giustizia al soggetto
ritratto. Certe polaroid raccontando come un Van Gogh e come per un
Van Gogh non c´è un cazzo da spiegare. Se lo osservi bene ti arriva un
cazzotto dritto allo stomaco, oppure puoi darci un´occhiata
superficiale, dire il tuo “bello, brutto”, dare il tuo giudizio,
magari fare la tua valutazione e poi passare ad altro. E´ quella
maledetta porta di ferro che si chiude per la prima volta dietro di
te, quei giri di chiave che a ogni giro ti allontanano un po´ di più
dal resto del mondo, è quello che vedi di fronte a te, un esercito
nemico che ti ha catturato, sei in balìa delle loro torture e puoi
solo imparare in fretta a non lamentarti se non vuoi che le torture
aumentino. Dipendi completamente da gente incattivita, sadica, in
cerca di qualche vendetta che non avrebbe motivo di esistere se
facesse il proprio lavoro come tutte le altre categorie aspettando
tranquillamente lo stipendio per vivere in pace, ma che ha motivo di
esistere se deve dare un senso alla rabbia che si accumula in una vita
fallita.
Tenere a bada i cattivi significa vivere con loro. Solo che loro prima
o poi escono, tu rimani come uno stronzo a passare i tuoi migliori
anni in carcere.
E´ logico che con qualcuno devi prendertela se non vuoi guardarti allo
specchio e poi spararti con la tua bella pistola in dotazione. Certo
che solo una mentalità di “secondino” può fare un concorso per entrare
nella polizia penitenziaria; lungimiranza zero, e  non venitemi a
raccontare che è un lavoro come un altro perché non lo è, ci devi
essere predisposto.
A me era la seconda volta che mi beccavano, conoscevo già quel retro-
gusto ma non come trattavano l´astinenza queste “altre istituzioni. Al
primo arresto non ne avevo ancora bisogno dei loro “trattamenti”, ero
un semplice consumatore abituale di droghe leggere regolarmente
schedato, poi all´uscita sarei stato un semplice consumatore abituale
di droghe leggere regolarmente schedato con precedenti penali che
sarebbe subito diventato un semplice consumatore abituale di droghe
pesanti con precedenti penali per droghe leggere.
Il manganello dello sbirro che sbatteva contro le sbarre della cella
mi svegliò, questa era la loro sveglia, gli uccellini che cantano al
primo sole del mattino è tutta un´altra storia per intenderci.
 La prima notte riesci sempre a dormire un po´, hai ancora un po´ di
roba nel sangue che ti aiuta a dormire e a non aver paura. E´ quando
senti quel cazzo di manganello che ti presentano la rota della e
nella  galera.
<Perché sei ancora a letto, tu?>, mi urlò il secondino-sveglia.
Sto in astinenza, dissi.
In fondo fino a quando abitavo con il resto del mondo questo era un
motivo giustificato  e “consentito” per starsene a letto, si dicevano
perfino contenti.
Si aggiustò il cappello, altro gesto tipico degli sbirri mentre
pensano a qualcosa, forse senza non  riuscirebbero nemmeno più a
pensare talmente sono abituati a farlo col cappello che toglie aria al
cervello. Ma quando gli sbirri pensano a qualcosa devi cominciare a
preoccuparti, poche volte hanno delle buone idee.
Il secondino-sveglia si trasformò ironicamente (secondo lui), nella
dolce fatina buona, a me sembrava più una vecchia checca con i baffi
che cercava di adescare in maniera disastrosa qualche bel cazzo lungo
e grosso per il suo culo.
<Stai in astinenza? Poverino>, continuò quel tipo strambo in uniforme
color topo di fogna. Non capivo che cazzo volesse da me. Per un attimo
pensai che fosse davvero una checca .
Non lo era.
Mi propose due diversi tipi di psicofarmaci a gocce che usavano in
casi come il mio, così disse.
Scelsi il più forte e concordammo per cinquanta gocce del migliore.
Il secondino-fatina-checca questa volta pareva essersi trasformato in
un maggiordomo.
Ma non era neanche un maggiordomo.
Tornò con due manganelli ben nascosti e mi chiese di nuovo cosa avessi
scelto. Glielo ricordai, come maggiordomo non sarebbe stato un
granché, dimenticava le ordinazioni.
Tirò fuori un manganello con sopra scritto il nome delle gocce più
forti, proprio quelle che avevo scelto, e sostituì il numero di gocce
richieste e accordate con delle manganellate altrettanto forti.
Fortuna che mi ero limitato a chiederne cinquanta.
Anche quella volta le “loro” modiche quantità mi avevano dato una mano
gliene devo dare atto, se le avessi superate chissà cosa mi avrebbe
aspettato.
All’epoca non conoscevo ancora come si divertivano i secondini, in
seguito quando la voce si sparse nessun tossico più chiedeva “aiuti”
se veniva arrestato.
E pensare che quando stavo fuori sarebbe stati tutti contenti se mi
fossi deciso a mettermi in un cazzo di letto per smaltire l´astinenza.
Tutti a chiedermelo, famiglia e istituzioni. Ora che in astinenza ci
stavo, non potevo starci. Non sono mai contenti delle loro stesse
leggi.
L´impossibilità di spiegare la galera è che in questo ipotetico quadro
ogni particolare è il soggetto., non puoi solo parlare della tua
cella, non renderebbe l´idea, bisognerebbe aggiungerci il buio, l
´odore, il freddo, la luce che ti viene accesa e spenta a una
determinata ora. Bisognerebbe metterci l´audio per sentire lo choc di
quei manganelli-sveglia, tutta quella confusione, anche quella del
silenzio. E´ un silenzio diverso, animato dalle voci dei fantasmi di
tutti quelli che sono già passati in quella cella, dalle loro angosce
che tu in qualche modo avverti. Dalle loro urla.
Una notte, a luci spente, cominciammo a sentire dei lamenti. Tutti
sporgemmo naso, gambe e braccia tra le sbarre cercando di capire cosa
stesse accadendo, non era successo niente di particolarmente
importante per il secondino che proprio in quel momento “causalmente”
era andato a pisciare mentre il detenuto veniva accoltellato. A volte
succedono strane coincidenze, come se qualcuno proprio in quel momento
pisciasse sulla tua vita e tu non puoi farci un cazzo.
Per capire bisognerebbe fondere il soggetto con tutti gli altri
particolari in questo quadro, perché quei particolari ti accompagnano
in ogni ora della detenzione, bisognerebbe rappresentare lo stato d
´animo del soggetto sopraffatto e perso in mezzo a questi particolari
onnipresenti, o lo stato d´
animo quando finalmente spengono le luci, metti la testa sotto a
quelle coperte che prima allontanavi per la loro puzza e poi pregavi i
secondini per averne un´altra, sperando che non ci fossero urla né
ispezioni alla cella da parte di uomini dai volti mascherati e
manganelli in evidenza quella notte,e ti accorgi che quello è il
momento peggiore. Non ci sono più avvocati, detenuti, tribunali,
secondini, sbirri, processi, giudici, rumori, urla, comandi,
provocazioni a distrarti, ci sei tu, i tuoi pensieri, le tue paure, la
tua astinenza e le voci di quei fantasmi sotto le coperte.
Docce come fossimo animali, cento persone nude come vermi in fila ad
aspettare il loro turno, dopo
a passare il turno ci voleva un attimo, avevi pochi minuti poi ti
staccavano l´acqua. E´ anche in queste regole che capisci quanto hai
perso e riassapori il retro-gusto della libertà, lì in quei cessi
sporchi mentre ti asciughi come puoi la schiuma che non riesci mai a
sciacquare del tutto in quei minuti preziosi che ti concedono. Oppure
il ricordo di quel sapore, lo puoi sentire mentre mangi, quando
apparecchi un tavolino a pochi centimetri da un bagno alla turca, l
´unica zona della cella non occupata dai letti a castello. Tu mangi e
qualcuno caca, a volte capita . In quelle volte non potevi che pensare
agli ebrei nei lager per darti coraggio, ma in quei momenti perdevi un
altro pò di coraggio.
Niente, non si può descrivere cosa vuol dire essere sbattuti in
carcere.
Ma si può dire che ogni cosa che devi fare te la rendono
maledettamente complicata. Per ogni cazzata devi fare la domandina
sulla letterina che poi verrà vista e valutata e dopo circa un mese se
per caso avevi chiesto un giornale sta pur certo che il giornale
arrivava, solo che non riportava più la notizia per cui lo avevi
richiesto.
Lo slogan dei penitenziari è “ostacolare sempre e comunque il
detenuto, nella buona e nella cattiva
sorte, in ricchezza o in povertà, in salute e in malattia”,
ostacolarti la vita, praticamente, altro che “correggerti” sti figli
di puttana ti cancellano…….

Diario di Pasquale De Feo 23 novembre–21 dicembre

Eccoci con uno degli appuntamenti più importanti e “ricchi” di questo Blog. Il diario mensile che ci invia Pasquale De Feo. Sono debitore di questa idea al nostro Carmelo Musumeci, che un gioro mi disse che sarebbe stata una mossa azzeccata quella di chiedere a Pasquale di scrivere il suo diario, che noi avremmo pubblicato. E ha avuto ragione.. ogni mese giunge questo “pacco di pagine”, che rappresentano uno squarcio importante di riflessioni, analisi, sfoghi, indignazioni, intuizioni.. da Dentro le Mura.. da parte di uno di quelle persone che da sempre ha cercato di dire la sua, di non farsi “istituzionalizzare”, di mantenere la schiena dritta e la mente libera.. sto parlando di Pasquale De Feo naturalmente, attualmente detenuto nel Carcere di Catanzaro.

Come al solito il diario è da leggere tutto. Ma voglio indicarvi già adesso alcuni momenti.

C’è un passaggio (28 novembre) dove si citano le dichiarazioni della gente di Casal di Principe, alla notiza dell’arresto del boss Antonio Iovine. Sono dichiarazioni sostanzialmente indulgenti… e Pasquale aggiunge che solo con la repressione non si va da nessuna parte. Ora io capisco il “senso” profondo dove vuole andare Pasquale, ossia quello di non basarsi esclusivamente su modalità repressive per contrastare la criminalità organizzata. Ma è bene dire con chiarezza, e senza alcun equivoco e tentennamento, che da sempre accade che i compaesani o concittadini di potenti mafiosi li difendono. E’ successo anche con veri macellai. Dichiarazioni del genere ce ne sono sempre state a fiumi. Bisogna dire che se anche lo Stato fa di tutto per non farsi amare.. non si deve avere alcuna indulgenza o comprensione per chiunque fa attivamente parte della criminalità organizzata. Che un conto sono ex mafiosi che hanno fatto un lungo cammino di trasformazione durante gli anni del carcere.. un altro conto chi  invece attualmente ricatta, estorce, minaccia, uccide, controlla il traffico di droga. A sentire le dichiarazioni di molte persone concittadine di mafiosi arrestati, sembra che si creda in una idea “romantica” della Mafia. La Mafia è sempre Macelleria. Nessuna indulgenza e tentennamento verso chi attualmente è mafioso. E poi sono d’accordo che la repressione non basta. Ok.. non basta appunto.. no “non ci deve essere proprio”.. Perché uno attualmente è complice di gravi reati, specie contro l’integrità della persona.. “anche” la repressione serve. Il punto secondo me è “quale” repressione (ossia una repressione che non violi i diritti fondamentali dell’individuo) e poi… non “solo” repressione (ossia alla repressione aggiungere tutta un’altra serie di interventi, altrimenti quella da sola non porterà mai a niente).

A un certo punto Pasquale scrive..

Un detenuto pugliese è entrato sano in carcere, e ora è paralizzato. ” (30 novembre)

Fa pensare no? Entri in carcere sano e… ne esci paralizzato.. chissà.. forse sarà caduto dalle scale.. ma guarda un pò.. sono proprio imbranati questi detenuti.. se pensate che anche di Stefano Cucchi hanno detto che… è caduto dalle scale…aboliamole queste scale no?..d’ora in poi solo ascensori……

Più avanti Pasquale scrive…

“.. Le carceri sono in queste condizioni ono solo per i fondi tagliati, ma principlamente per colpa dei direttori, che restringono, limitano e interpretano le leggi penitenziarie, convinti che la chiusura di ogni spazio e l’oppressione sia la migliore soluzione per la loro tranquillità.  In tutta Italia ch’è una rete di volontariato che sopperirebbe alle carenze di ogni tipo, ma i direttori la ostacolano in ogni modo..” (1 dicembre)

E ha ragione.. sicuramente il problema dei tagli alle risorse economiche esiste, ed è notevole. Ma la responsabilità personale di tanti Direttori non è da meno. Pasquale parla di una rete di volontari che esiste in Italia e potrebbe aiutare a sopperire a tante carenze, ma che non viene utilizzata.

In genere non è che i Direttori (alcuni Direttori.. io non generalizzo mai..) non “usino” i volontari. Ma “distinguono” i volontari. Per loro ci sono i volontari “buoni” e i volontari “cattivi”. I volontari “buoni” verranno tranquillamente ammessi in carcere.. tutti quelli che non vengono considerati abbastanza “docili” o magari “ammanicati”, o che potrebbero creare “grane”, o semplicemente che hanno dato prova di indipendenza mentale.. beh.. è molto facile trovarli etichettati come “cattivi”… e si preferisce un carcere meno vivibile e con meno opportunità che fare entrare anche volontari “cattivi”.. logico no?..:-)

In un altro momento Pasquale scrive..

A Capri i Vigili Urbani hanno indetto uno sciopero, perché non vogliono il loro comandante donna. Mi sono ricordato che qundo sono arrivato in questo carcere, sentivo voci di corridoio che gli agenti non volevano la Direttrice, perché non volevano essere comandati da una donna.  Siamo nel terzo millennio, e ci sono ancora queste chiusure mentali da Medioevo. Nelle persone si valutano le capacità e non il sesso a cui appartengono”. (8 dicembre)

Mi trovo perfettamente a concordare con lui. PERFETTAMENTE. Le persone si valutano dal loro valore. Non dal sesso. Su questo non è ammissibile alcun compromesso. Aggiungo, che se essere donna non deve costituire, in nulla, una deminutio. Non deve neanche essere una forma di prevalutazione positiva. Ci sono dei casi in cui autorevoli dirigenti presentandosi, o facendosi presentare come.. “finalmente una donna qui.. la prima donna dirigente in tal posto..ecc…” creano quasi un atmosfera di presunzione positiva, quasi come se non fosse la singola persona a doversi valutare, ma ci fosse un dovere di apprezzamento in quanto donna. A me interessa solamente il valore e le qualità di quella data persona. Non la valuterò di meno perchè donna (sarebbe follia). Ma non chiuderò gli occhi perché donna. Va valutata, chiunque essa sia, esclusivamente come persona concreta.

Più avanti Pasquale scrive..

Leggevo che nel carcere di Nuoro “Badu e Carros”, hanno vietato di avere biscotti nei pacchi dei familiari”. (13 dicembre)

La demenza non necessita di ulteriori commenti… come diceva il mio nonno paterno.. “il cretino si commenta da sé”… :-)..

Un passaggio di grandissima importanza è quando Pasquale scrive..

In ogni trasmissione televisiva, nei quotidiani, nelle riviste, nei calendari e anche nei film, si vedono “sempre” le manette cosiddette “americane”, quelle con la catenella in mezzo. Queste manette sono in dotazione a tutte le forze dell’ordine. La cosa singolare è che nella realtà queste manette la Polizia Penitenziaria non le usa mai. Usano un tipo di manette che sono una tortura. Li misero al posto dei vecchi schiavettoni, che erano molto più umani di queste manette. Siccome al peggio non c’è mai fine, ne avevano inventate un tipo dal peso di 2-3 kg; per paura che potessero essere usate come corpo contundente la Polizia Penitenziaria non le usa più. Perché nelle traduzioni e nei tribunali non fanno vedere le manette che usano?. A cosa servono alla Polizia Penitenziaria le manette in dotazione se non le usano? Si cerca sempre di infliggere sofferenze ai detenuti. ” (15 dicembre)

Questo è un filone che meriterà un approfondimento…. è vero che invece delle classiche manette (“all’americana”) che tutti immaginano quando si pensa alle manette.. se ne usano una tipologia particolarmente avvilente e fastidiosa.. gratuitamente dolorosa e umiliante per il detenuto? E perché se le manette “classiche” (“all’americana”) sarebbero invece in dotazione alla polizia? E perché nessuno filma e mostra mai queste manette? Come mai ci sono cose che in Italia sanno tutti, e altre che.. PUFF.. sembra quasi che non esistono? Tante domande che dobbiamo porci e che.. dobbiamo porre….

Particolarmente delicato è un altro passaggio di Pasquale quando dice..

“Il capo del D.A.P, Ionta, ha dichiarato che los trumento del 41bis è valido, e lui lo ha sempre sostenuto. Che la discussione dei ricorsi del 41 bis concentrati al Tribunale di Sorveglianza di Roma è una norma di saggezza, perché la tematica richiede una omogeneità di tratamento. Che bisogna evitare i contatti con l’esterno. Il dott. Ionta dovrebbe spiegare a cosa servono i divieti e le restrizioni della vivibilità interna che sfociano in cattiveria gratuita e in alcuni casi in tortura psicologica… Dovrebbe dirci  SE HA MAI VISITATO UNA SEZIONE DEL 41BIS. SE IMMAGINA TUTTE LE SOFFERENZE CHE CAUSA IL 41BIS. Essendo un magistrato sa bene che la norma di concentrare tutti i ricorsi del 41 bis a Roma è anticostituzionale, per violazione dell’art. 25 della Costituzione.. “Nessuno può essere distolto dal giudice naturale”. Limitare i colloqui con gli avvocati è anticostituzionale per violazione dell’art. 24 della Costituzione… “La difesa è un diritto sacro e inviolabile”. (20 dicembre)

Massimo rispetto per il Dott. Ionta, ma francamente io credo che sul 41 bis le sue argomentazioni siano totalmente sbagliate. Sono del resto considerazioni abbastanza diffuse. Ma da chi dirige l’Amministrazione  Penitenziaria ci si dovrebbe aspettare un pò di saggezza in più. O almeno il beneficio del dubbio o qualche perplessità. Riguardo nello specifico della citazione alla norma che prevede di concentrare presso il Tribunale di Sorveglianza di Roma tutti i ricorsi contro il 41 bis, mi trovo d’accordo con Pasquale. Si tratta di una norma ad alta problematicità costituzionale, stabilendo la Costituzione che nessuno dovrebbe essere distolto dal proprio giudice “naturale”. Io credo che questa “innovazione” abbia lo scopo di rendere ancora più rigido il sistema e rendere ancora più difficile il far venire meno il 41 bis assegnato ad una data persona, una volta che sembrano esssere venute meno le condizioni che lo giustificano. Non so se si pensa che magari il Tribunale di Sorveglianza di Roma può essere più sensibile a determinate pressioni politiche. Ma anche se non fosse così, anche si trattasse sempre di un organo immacolato ed equilibratissimo, resta il fatto che su una decisione così importante (come mantenere o levare il 41 bis a qualcuno.. il che vuol dire in pratica.. la decisione sul cambiargli la vita…), al di là dello stesso precetto costituzionale, non si dovrebbe mettere tutto nelle mani di un solo giudice. E se fosse un giudice di scarse qualità intellettuali e morali? Centinaia di esistenze sarebbero nelle mani di solo questo giudice? Almeno se il controllo fosse diffuso, come è stato fino a poco tempo fa, ci sarebbero sempre, almeno alcuni giudici di indubbio valore. Qui, se quel SOLO giudice fosse un giudice mediocre, tutti ne pagherebbero le conseguenze. Non è da escludere che la Corte Costituzionale spazzi via questa norma.

Ho fatto davvero una lunga premessa.. ma il Diario di Pasquale è sempre una occasione particolare..

Vi lascio alle sua pagine.

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Nella città di Chieti, i volontari dell’ass. “Voci di dentro” hanno messo in piedi una singolare iniziativa. I detenuti di Chieti e Vassto hanno allestito una cella nella piazza di Chieti, con letti a castello, armadietti, gabinetti alla turca, una scatola di sardine bucherellate usata come grattugia, ed altri oggetti che compongono la cella. Le suppellettili sono state fornite dal carcere.

La manifestazione è stata patrocinata dalla Provinia, comuni di Chieti e Vasto, Ordine Forense, Caritas e Centro Polivalente immigrati.

L’iniziativa è stata intitolata “un minuto da detenuto”.. l’invito alle persone di vivere un minuto il carcere. E in mile persone chi hanno provato nei primi due giorni. C’era un video lanciato dai detenuti, un invito ai giovani a rispettare regole e leggi.  Il principale significato era d mostrare la realtà delle carceri, che sono poco dignitose e inadatte al recupero e alla rieducazione dei deteuti, come sancisce l’art. 27 della Costituzione.  Queste iniziative andrebbero amplificate e portate in tutte le piazze d’Italia, affinché la gente fosse informata di come è la realtà vera delle nostre carceri. – 23/11/2010

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In questi giorni seguendo tutti gli organi di comunicazione, si ha l’impressione che l’alluvione abbia colpito solo il Veneto, che il governo è intervenuto tempestivamente con 300  milioni di euro e stimolato sottoscrizioni per le donazioni. Il comportamento del governo è supportato anche dall’opposizione, pertanto è bipartisan.

In Campania è successo lo stesso, in più si è rotto l’acquedotto lasciando mezzo milione di persone senza acqua e ci vorrà un pò di tempo per metterlo a posto. Non c’è bisogno di commenti per fare emergere la disparità di trattamento, sempre a danno del Sud. Il Governatore del Veneto, il leghista Zaia, come tutti i suoi compagni di  merende, parla bene e razzola male. In Veneto sono stati 161 i comuni danneggiati, ma ne hanno messo 273 nella lista. La Lega si dimostra essere quello che è, il peggio del peggio della Prima Repubblica. –  24/11/2010

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Una fabbrica italina produrrà l’anestetico che useranno negli USA per le iniezioni letali per i condannati a morte. Il commercio passa su tutto, anche sui cadaveri, la storia ce lo insegna. Aveva ragione Alda Merini.. in uno dei suoi versi diceva… “se la mano è leggera, non vuol dire che sia estranea al delitto”. –  25/11/2010

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Ieri sera un giornalista nella trasmissione Annozero di Santoro, su Ria Due, a detto che alla revoca dei 140 detenuti con il 41 bis nel carcere di Palermo, ne sono stati revocati altri 300 a Napoli, senza spiegare, ha dato cifre senza motivare niente.

Come ho già scritto, nel 1993 avevano preso l’abitudine ad applicare il 41 bsi a interi Padiglioni delle carceri, quando succedeva qualcosa all’esterno. Così successe a Palermo e a Napoli. Siccome Napoli i familiari dei detenuti fecero manifestazioni contro questa barbara inciviltà, dopo Napoli, non è più successo in nessun carcere.

Ho letto una dichiarazione dell’Associazione dei familiari delle vittime della strage dei Georgofili: “il sangue delle vittime ha coperto ben altro rispetto al 41 bis. La verità deve essere resa nota, senza se e senza ma, e al più presto, perché altrimenti ci troveremo a mettere in discussione tutto ciò che ci è stato detto fino ad oggi”.

“Finalmente” iniziano  a capire che tutte le falsità che gli hanno raccontato fino ad oggi sono servite per allontanarli dalla verità, sia dal motivo reale e sia dai mandanti delle stragi; e che tanti poveri sventurati sono stati uccisi nelle carceri, torturati e sepolti vivi nel 41bis, e riempiti di anni di carcere ed ergastoli, usati per darli in pasto all’opinione pubblica e al linciaggio mediatico, per fare loro pagare colpe che non sono le loro e che continuano a pagare. Sacrificati perché sacrificabili, non avendo tutela e nessuno che si esporrebbe per difenderli. “Vittime ideali”. Questa verità è acclarata, ma nessun politico ha le palle per dirla. Hanno persino paura di dire che il 41 bis è una tortura. –  26/11/2010

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Nei gioni scorsi, sono sati posti agli arresti domiciliari otto persone. L’articolo così titolava “L’invasione truffaldina dei piemontesi”. I piemontesi non se ne sono mai andati dalla loro venuta del 1861, hanno fatto e fanno quello che vogliono, tanto i delinquenti siamo noi meridionali. Aluni imprenditori del Piemo te, con a capo il Vicepresidente della Confindustria di Cuneo, e cinque docenti universitari, prendevan i soldi per lo sviluppo del Sud, li intascavano senza fare niente, truffavano lo Stato; un sistema collaudato dal dopoguerra. Siccome sono quasi tutti del Nord, sono finiti agli arresti domiciliari. In caso contrario sarebbero stati messi in carcere con l’imputazione del 416 bis. Una volta eravamo tutti briganti, ora siamo tutti mafiosi. –  27/11/2010

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In alcuni articoli sull’arresto di Antonio Iovine erano riportate le dichiarazioni della gente di Casal di Principe: “Nessuno gioiva per il suo arresto, ma dicevano che da quando c’è lo Stato non c’è lavoro, e ritengono queste persone come Iovine educate e rispettose nei confronti della gente, mentre con lo Stato non solo non c’è lavoro, ma i politici sono maleducati, non rispettano la gente e pensano solo a rubare”. Se la prendono anche con Roberto Saviano, che li ha rovinati, perché con la nomea che ha creato al paese, non trovano più lavoro. Prima trovavano lavoro in tutta Italia. Fino a quando lo Stato crede di risolvere i problemi sociali con la repressione, non cambierà mai niente. –  28/11/2010

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Leggo delle incivili e barbare condizioni degli O.P.G. in Campania. In un articolo, una notizia mi è rimasta impressa. Tre agenti sono finiti all’ospedale Cardarelli, per l’attacco di un malato. La cosa strana è che due degli agenti avevano la mano fratturata e il terzo una scottatura da sigaretta alla tempia. Con la mia lunga esperienza carceraria, credo che i fatti siano andati diversamente. Avranno maltrattato il detenuto con modi poco piacevoli, e il malato ha sputato la sigaretta alla tempia dell’agente. L’avranno talmente massacrato di pugni da rompersi le mani. Putroppo i giornalisti non hanno la decenza di esporre la realtà o almeno di farla capire, ma cadono nel ridicolo con questi racconti falsificati così grossolanamente. 27/11/2010

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Un detenuto pugliese è entrato sano in carcere, e ora è paralizzato. L’hanno trasferito dal carcere di Lee al carcere di Poggioreale (NA), per fargli fare degli esami medici. Che potevano farglieli benissimo al carcere di legge, ma i detenuti sono pacchi postali. Non ha neanche la sedia a rotelle. Ora si sta interessando il senatore Caforio per fargliela avere tramite una rete di solidarietà. Il senatore ha constatato che il mondo carcerario è molto lontano dalla società e bisogna cambiare le cose, ritiene che sia una questione di civiltà. Non dubito della sua buona fede, ma queste parole le hanno dette tanti politici, che si fa fatica  a credere che avranno un seguito con i fatti. –  30/11/2010

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I direttori vorrebbero scioperare per i tagli economici fatti al sistema penitenziario. Riguardo alla parte economica hanno ragione, anche se dopo dieci anni se ne accorgono. Berlusconi ha inizato a tagliare dal 2001, e ogni anno l’ha fatto, portando addirittura le paghe dei detenuti che lavorano a quelle degli schiavi. Le carceri sono in queste condizioni ono solo per i fondi tagliati, ma principlamente per colpa dei direttori, che restringono, limitano e interpretano le leggi penitenziarie, convinti che la chiusura di ogni spazio e l’oppressione sia la migliore soluzione per la loro tranquillità.  In tutta Italia ch’è una rete di volontariato che sopperirebbe alle carenze di ogni tipo, ma i direttori la ostacolano in ogni modo.

Le leggi penitenziarie sono le più libertarie d’Europa, ma rimangono solo sulla carta. I direttori si comportano più da poliziotti che da eduatori. La colpa dello sfacelo delle carceri è da attribuire per il 50% ai direttori  e per l’altro 50% al D.A.P., che è loro complice.

Quello che riesce a fare la Direttrice Lucia Castellano nel carcere di Bollate (MI), lo fa con gli stessi soldi che prendono gli altri direttori. Perché non applicano lo stesso regime di Bollate nelle loro carceri? La legge penitenziaria è uguale in tutta Italia, pertanto sono i direttori che commettono errori nell’applicazione della stessa. Non hanno nessuna intenzione di cambiare le cose, perché si sentono dei piccoli Cesari. –  1/12/2010

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Cinquanta detenuti di quattro carceri siciliani e di uno campano (Salerno), hanno fatto ricorso alla Corte Europea per i diritti umani, per le condzioni disumane delle strutture e per come sono trattati. Questo dovremmo farlo tutti, principalmente nelle carceri del Sud. Nel Sud non si salva nessun carcere. Sono tutti fuorilegge, sia le strutture, sia il regime imposto, e sia i governi dei direttori.

Questo carcere sta costruendo i criminali del futuro, perché come cia Niccolò Machiavelli nelle “Istorie Fiorentine”.. “non fa mai savio partito far disperare gli uomini, perché chi non spera il bene non teme il male”. –  2/12/2010

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Su un quotidiano erano riportati i nomi dei cinque nuovi dirigenti generali del D.A.P., nominati il 18/11/2010 dal Consiglio dei Ministri. Tra i cinque dirigenti c’è l’ex direttore del carcere dell’Ucciardone, protetto da tutte le strutture dell’antimafia di Palermo, pertanto faceva ciò che voleva nel carcere dell’Ucciardone e prima di caltanissetta, nessuno sarebbe intevenito per fermarlo, ma solo per proteggerlo. Se i dirigenti del Ministero vengono scelti per le sofferenze che infliggono ai detenuti, allora si può capire lo sfacelo delle carceri, con i tanti suicidi, morti sospette e tanti pestaggi. –  3/12/2010

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Un furgone della Polizia Penitenziaria, in provincia di Avellino, ha causato un incidente perché i freni sono andati in avaria. Sono cose che possono succedere. Tre agenti della scorta sono rimasti feriti e altri cinque  persone che sono state tamponate dal furgone. Quello che mi ha colpito della notizia è che nell’artcolo non c’era una parola sul detenuto, che facilmente è quello che ha subito più danni, essendo che l’angusto posto riservato al detenuto non permette nessun riparo da impatto, non essendoci spazio, né la cintura né l’airbag, e né una maniglia per potersi mantenere.

Quando succedono incidenti in cui sono coinvolti gli animali nel trasporto, nelle notizie elencano quanti animali sono morti, quanti feriti e quanti se ne sono salvati. I detenuti non vengono neanche menzionati, essendo classificati meno degli animali da macello. Questo la dice lunga su come siamo considerati e di conseguenze su come veniamo trattati. –  4/12/2010

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Wikileaks sta portando una ventata di libertà, la democrazia orizzontale di internet. Come succese sempre, l libertà d’informazione non va d’accordo con il potere, che si mette di impegno per avversarla, con allarmi di pericolo, ecc. Viva internet e viva Wikileaks. Mi auguro che diventino ogni giorno di più, affinché sia impossibile fermarli. Anche nelle carceri e nel sistema penitenziario in generale, ci vorrebbe una ventata di libertà d’informazione. –  5/12/2010

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Ieri sera ho visto la trasmissione di Carlo Lucarelli su Rai Tre. Parlava degli omicidi nelle carceri e nelle caserme, da parte delle forze dell’ordine. Per la prima volta ho visto Lucarelli equilibrato, essendo che pende sempre dalla parte dei P.M. e delle forze dell’ordine.

Ha cercato di far capire quello che succede, citando alcuni casi; Cucchi, Aldrovandi, Uva, ecc., con interviste e foto. Credo che gli spettatori avranno avuto modo di riflettere sulla democrazia e il rispetto dei diritti umani nelle carceri e nelle caserme, non siano al livelllo del Cile di qualche anno addietro, ma in molti casi ci siamo vicini.

L’unica carenza è che non ha evidenziato la complicità elle Procure, nel cercare “sempre” di insabbiare i delitti commessi nelle carceri e nelle caserme. I P.M. intervengono solo quando i familiari delle vittime riescono ad avere una visibilità mediatica, come le famiglie Cucchi e Aldrovandi. Nel 99% dei casi insabbiano e coprono tanti delitti, gravi e meno gravi, delle forze dell’ordine; complici perché consapevoli di quello che fanno.

La spavalderia delle forze dell’ordine all’interno delle carceri e nelle caserve deriva dalla certezza di impunità che le Procure garantiscono. Comunque, ben vengano queste trasmissioni che squarciano questo velo omertoso, sui delitti che si possono benissimo definire di Stato. –  6/12/2010

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Mi ha scritto Giorgio Bertani, Prof. della facoltà di medicina veterinaria dell’Università di Parma. Erano tre mesi che non mi scriveva. Nel suo scritto ho appreso che dal primo novembre è andato in pensione. E’ una persona straordinaria, una bontà unica che conquista i cuori. Gli voglio molto bene e mi auguro che un giorno possa rivederlo. –  7/12/2010

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A Capri i Vigili Urbani hanno indetto uno sciopero, perché non vogliono il loro comandante donna. Mi sono ricordato che qundo sono arrivato in questo carcere, sentivo voci di corridoio che gli agenti non volevano la Direttrice, perché non volevano essere comandati da una donna.  Siamo nel terzo millennio, e ci sono ancora queste chiusure mentali da Medioevo. Nelle persone si valutano le capacità e non il sesso a cui appartengono. –  8/12/2010

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Bill Gates ha finanziato con circa 350 milioni di dollari, allo scopo di dare la pagella agli insegnanti negli U.S.A. Opera meritevole, da prendere ad esempio per il nostro Paese, non per gli insegnanti, ma per i nostri politici e Magistrati. Queste due categorie si sentono al di sopra della legge, come gli aristocratici di un tempo, che ritenevano i loro privilegi un diritto divino, e sentendosi superiori non possono sbagliare, e quando succede non è colpa loro. –  9/12/2010

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Ho letto una notizia su un quotidiano, che sembrava il passato. Ma è il presente. In Gran Bretagna, i Lord inglesi possiedono circa la metà delle terre, con tutte le prerogative e i privilegi del passato. Aveva ragione Tommsi di Lampedusa.. tutto cambia per non cambiare niente. –  10/12/2010

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Dove c’è dissesto finanziario nella cosa pubblica, la colpa è sempre dei politici che usano la loro funzione non per il bene comune ma per il bene proprio. In Sicilia, l’Assemblea Regionale è la più costosa d’Italia. Hanno lo stipendio più alto dei parlamentari che sono a Roma. E così anche il sindaco e i consiglieri di Palermo. Il Presidente del Consiglio Comunale di Palermo ha detto che non erano gli stipendi del Comune di Palermo ad essere alti, ma quelli degli altri comuni ad essere troppo bassi. NOn sono non gli manca la faccia di bronzo, ma è senza vergogna. –  11/12/2010

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Sul balcone di un’abitazione che dista 50 me dalla mia finestra, hanno messo una luminaria che copre tutto il balcone con luci intermittenti. In TV ne vedo tante, ma l’effetto che mi fa questa dal vivo è una emozione che mi riporta con i ricordi ai miei natali a casa, quando ero ragazzo. L’ultimo l’ho trascorso a casa 30 anni fa. Sono sensazioni molto belle che si manifestano con piccoli eventi che tolgono il tappo alla bottiglia dei ricordi. Anche se siamo sepolti, siamo vivi. Non possono annullare ciò che sentiamo, ciò che proviamo e ciò che siamo: esseri umani. –  12/12/2010

Leggevo che nel carcere di Nuoro “Badu e Carros”, hanno vietato di avere biscotti nei pacchi dei familiari. Agli occhi della società possono sembrare provvedimenti assurdi e senza senso, ma non a noi detenuti che subiamo decisioni astruse a sfondo cieco dettate senza nessun criterio logico.

Riflettevo sulla protesta delle forze dell’ordine nelle piazze, per i tagli economici che sono stati fatti. Non hanno mai pensato che dopo avere tagliato a tutti, tra cui anche ai detenuti, poi sarebbe toccato anche a loro. Forse egoisticamente pensavano che siccume Berlusconi ha vinto le elezioni basandosi molto sulla  sicurezza, a loro non sarebbe toccato, anzi ne avrebbero avuto beneficio. Berlusconi con lo slogan che non mette mani nelle tasche della gente, da circa dieci anni taglia tutto a tutti tranne i privilegi delle caste, anzi quelli sono aumentati. –  13/12/2010

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La sfiducia non è passata. Berlusconi è anche fortunato. Fino a quando ci saranno questi Matusalemme all’opposizione, non cambierà mai niente. Mi auguro che presto li rottameranno e i giovani prenderanno il loro posto. All’estero l’immagine dell’Italia non è delle migliori. E’ ritenuto un Paese dove ip olitici pensano solo ai loro interessi e non all’interesse comune, e gli affaristi fanno il bello e il cattivo tempo. La nostra democrazia è una illusione, perché il voto non conta niente, decidono tutto le segreterie dei partiti, e la legge elettorale è ciò che l’ha definita il suo creatore, una porcata. Cosa ne è stato del referendum per la legge elettorale uninominale? Non bastava la limitazione del Mattarellum. Tutti d’accordo, l’hanno affossata e fatta dimenticare. Mi viene in mente il il film del Marchese del Grillo con Alberto Sordi.. “io sono io, e voi non siete un cazzo”. Questo rappresentano i cittadini per i politici. –  14/12/2010

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In ogni trasmissione televisiva, nei quotidiani, nelle riviste, nei calendari e anche nei film, si vedono “sempre” le manette cosiddette “americane”, quelle con la catenella in mezzo. Queste manette sono in dotazione a tutte le forze dell’ordine. La cosa singolare è che nella realtà queste manette la Polizia Penitenziaria non le usa mai. Usano un tipo di manette che sono una tortua. Li misero al posto dei vecchi schiavettoni, che erano molto più umani di queste manette. Siccome al peggio non c’è mai fine, ne avevano inventate un tipo dal peso di 2-3 kg; per paura che potessero essere usate come corpo contundente la Polizia Penitenziaria non le usa più. Perché nelle traduzioni e nei tribunali non fanno vedere le manette che usano?. A cosa servono alla Polizia Penitenziaria le manette in dotazione se non le usano? Si cerca sempre di infliggere sofferenze ai detenuti. –  15/12/2010

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Il codice stradale sancisce che ogni vettura deve avere la cintura di sicurezza e l’airbag. Nei furgoni blindati, il detenuto nella gabbia (stia per polli) a lui asseggnata, è sprovvisto di cintura di sicurezza, aribag, e non c’è neanche una maniglia a cui aggrapparsi durante le frenate. Tenendo presente che ai detenuti non vengono tolte le manette, che per regolamento dovrebbero togliergliele e lasciarle solo in casi eccezionali.. ma purtroppo in Italia l’eccezione diventa la regola. In caso di incidente o di problemi, i detenuti sono lasciati in balia della forza generata dall’impatto. Lascio immaginare i danni che ne possono derivare. Questo è sotto gli occhi degli addetti ai lavori, ma mai nessuno ha detto una parola. Le leggi sono violate proprio da chi dovrebbe farle osservare e applicare. –  16/12/2010

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Addirittura hanno aperto un procedimento per la revoca del 41 bis a 140 detenuti all’Ucciardone e 160 tra Poggioreale e Secondigliano a Napoli. Hanno messo questi episodi nella trattativa che ci sarebbe stata tra Mafia e Stato. Per rendersi conto di questa bufala basta andare a vedere i notiziari e i quotidiani nazionali e locali dell’epoca. Inoltre questi 300 detenuti a cui era stato revocato il 41bis.. nessuno di loro era assegnato nelle carceri del 41bis dell’epoca: Asinara, Pianosa, Novara, Cuneo, Spoleto e Rebibbia. A questi 300 detenuti fu applicato il 41bis per ritorsione per gli agguati contro agenti della Polizia Penitenziaria che faevano servizio nelle sezioni di transito dei 41bis dei tre carceri menzionati. Quando si vuole costruire un caso, ci sono forze così potenti che hanno il potere di manipolare la realtà e di modellarla secondo i loro fini e gli scopi che si prefiggono. –  17/12/2010

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La Corte di Appello di Firenze ha riformato il reato e la sentenza per l’omicidio di Gabriele Sandri, commesso dal poliziotto Luigi Spaccarotella. Da omicidio colposo a omicidio doloro. Hanno avuto coraggio, ma personalmente, fino a quando la sentenza non sarà resa definitiva dalla Cassazione, non ci crederò; perché negli ultimi 50 anni, non mi risulta che qualcuno delle forze dell’ordine abbia mai pagato  per gli omicidi volontari e in alcuni casi premeditati, commessi in strada, nelle caserme, nelle carceri, e nei manicomi, ora O.P.G. –  18/12/2010

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Credo che gli O.P.G. dovrebbero essere chiusi e aprire delle strutture come l’O.P.G. di Castiglione delle Stiviere che è una struttura ospedaliera. I pazienti sono liberi di girare da soli, e sono trattati come malati. La Polizia Penitenziaria controlla solo il muro di cinta esterno, senza avere nessun contatto con i malati. Il deputato Ignazio Marino ci sta lavorando. Gli auguro che ci riesca, perché è inaccettabile che nel terzo millennio nel Paese Ocidentale ritenuto la patria del diritto e settima potenza mondiale, ci siano situazioni  disumane e barbare come i nostri O.P.G., senza dimenticare le nostre carceri. –  19/12/2010

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La montagna ha partorito un topolino. La legge dell’ultimo anno può essere beneficiata solo da 1500 detenuti. E’ singolare che più passa il tempo e più la cifra si ridimensiona. Per risolvere il problema del sovraffollamento basterebbe abolire la custodia cautelare. Si eliminerebbero in un colpo solo tutti i problemi che il sovraffollamento ha causato.

Il capo del D.A.P, Ionta, ha dichiarato che los trumento del 41bis è valido, e lui lo ha sempre sostenuto. Che la discussione dei ricorsi del 41 bis concentrati al Tribunale di Sorveglianza di Roma è una norma di saggezza, perché la tematica richiede una omogeneità di tratamento. Che bisogna evitare i contatti con l’esterno.

Il dott. Ionta dovrebbe spiegare a cosa servono i divieti e le restrizioni della vivibilità interna che sfociano in cattiveria gratuita e in alcuni casi in tortura psicologica…

Dovrebbe dirci  SE HA MAI VISITATO UNA SEZIONE DEL 41BIS.

SE IMMAGINA TUTTE LE SOFFERENZE CHE CAUSA IL 41BIS.

Essendo un magistrato sa bene che la norma di concentrare tutti i ricorsi del 41 bis a Roma è anticostituzionale, per violazione dell’art. 25 della Costituzione.. “Nessuno può essere distolto dal giudice naturale”. Limitare i colloqui con gli avvocati è anticostituzionale per violazione dell’art. 24 della Costituzione… “La difesa è un diritto sacro e inviolabile”. La legge e i diritti sono per le caste, per il popolino non c’è né legge né diritto. –  20/12/2010

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Ho finito di leggere un libro di Andreotti, un diario dal 1927 al 1990. La politica non è cambiata molto nel tempo. Una volta c’era più segretezza. Oggi anche per nuove tecnologie tutti gli altarini escono a galla, ma si tratta di cose che si facevano anche una volta.  Nel 1984, annotava che bisognava cambiare la Costituzione per sintonizzarla alla Convenzione Europea. Sono passati 25 anni e nulla è cambiato, anzi penso che difficilmente cambierà, perché ci sono sacche di poteri e privilegi a cui non vogliono rinunciare, ad esempio tutta l’impalcatura antimafia che perderebbe tutto il potere che la foga giustizialista le ha procurato. Andreotti continuava dicendo che, prima di riformarla, la Costituzione andrebbe applicata. Cosa che non succede ancora oggi. –  21/12/2010

 

Dialogo tra due diavoli all’Inferno (Gerti e Carmelo)- quinto scambio

Eccoci al quinto momento del dialogo tra due teste di quelle che sembrerebbero essere prese da uno di quei film surreali, leggeri e profondi al tempo stesso, dove i personaggi sono sempre qualcosa “in incognito”. E dove tra catene, muri, controlli.. costruiscono piccoli cerchi dove il pensiero vola e si punta in alto.

Nell’introdurre questo quinto scambio tra “i due diavoli dal cuore buono” :-), faccio un apprezzamento per la nostra Nadia che (tra le altre cose) ha trascritto e pubblicato quasi tutti i precedenti dialoghi (..a firma.. Angelanima).

Questi dialoghi hanno la profondità della semplicità. E non è cosa di poco conto. E anche la rapidità, aggiungo… Ti buttono addosso momenti, come piccole sciabolate.. ma momenti di quelli che ti fermano, e stai lì a pensare o solamente ti zampettano fuori e dentro e aprono un varco, poi entrerà quello che entrerà; ma anche se non entrasse nulla ne sarà valsa la pena.

Questi due personaggi da romanzo americano, questi due evasi dell’anima… fuggiaschi di avventure del cuore.. sembra quasi di vederli a tutto gas in una macchina verso altri orizzonti, con lunghe strade, deserto e musica ad accompagnarli.

Carmelo continua a colpirmi sempre per le sue frasi trancianti, a mò di battuta seria, che ti dici quasi “solo Carmelo poteva dirle…”, tipo..

“Sono ritornato in cella che mi girava la testa e anche le palle perché in carcere per continuare a sopravvivere devi cercare di vivere”

O quando dice…

La prima volta che mi sono innamorato è stata anche l’ultima perché sono ancora innamorato”.

 O quando alla domanda su chi butterebbe da una torre tra un fratello e un amico, risponde..

“Credo che non butterei nessuno dei due e mi getterei io al posto loro.”..  Questa è davvero così forte ed efficace che ti scopri a sorridere, anche se l’argomento sarebbe tragico.

E poi Gerti… con la sua fierezza albanese, il cervello in movimento, la tensione costante verso altro… e quella capacità (che ha anche Carmelo) di comprendere coloro che stanno dall’altra parte della barricata, come quando (nel primo frammento del dialogo di oggi) sente che anche le guardie (i “fantocci”) a loro modo sono vittime.

Buona lettura..

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Dialogo fra due diavoli all’inferno

di gerti gjenerali e carmelo musumeci

 

Capitolo quinto.

Carmelo: Che cosa pensi delle guardie?

Gerti: Dovrei dire che sono carogne, dovrei dire che li odio perche mi tengono carcerato. Dentro di me però riconosco che anche loro sono carcerati a modo loro, non di carcerazione fisica, ma di quella economica e dei mutui da pagare. Io li definisco “fantocci” e noi detenuti siamo  “sagome”: stessi figli della miseria e del potere politico.

Carmelo: Io penso che le guardie siano delinquenti mancati.

Non è un caso che sia i detenuti che le guardie  nella maggioranza dei casi siano nativi del profondo sud d’Italia.

Come non è un caso che i condannati a morte negli Stati Uniti siano quasi tutti negri.

Le guardie e i detenuti sono cugini, figli dell’emarginazione sociale, economica e culturale.  

In tutti i casi, le mele marce e le persone buone o cattive li trovi in tutti gli ambienti e non fa differenza che mestiere fanno.

Forse però le persone cattive sono molte di più in paradiso che all’inferno.

Carmelo: Che cosa hai mangiato ieri sera?

Gerti: Il mio paesano mi ha fatto una peperonata all’Albanese che non ti dico, pesantissima, che mi tenuto sveglio fino alle due di notte, nemmeno quattro ore di lettura hanno  fatto effetto!

Carmelo: Io ieri sera sono stato invitato da Salvatore.

Abbiamo iniziato a bere un aperitivo fatto in cella, vino fermentato con bucce di limone, di arancio e chiodi di garofano.

Poi abbiamo mangiato un piatto di rigatoni con le melanzane.

Di secondo una cotoletta fatta alla catanese.

Per finire un pezzo di formaggio con il pepe siciliano.

Vino a volontà perché Salvatore se lo mette sempre da parte.

Sono ritornato in cella che mi girava la testa e anche le palle perché in carcere per continuare a sopravvivere devi cercare di vivere.

Carmelo: Quale è l’ultima volta che ti sei innamorato?

Gerti: OPSS! So solo che nella vita un uomo deve amare raramente per amare sul serio e tanto. Ho avuto anche io le mie storielle, ma innamorato credo che solo una volta mi sia successo. Penso che sia stata la prima e ultima finora. Ma il mio cuore è sempre innamorato della vita e so che là fuori c’è la mia anima gemella, devo solo avere pazienza e quando lo troverò allora sì che sarà l’ultima volta che mi innamoro.

Carmelo: La prima volta che mi sono innamorato è stata anche l’ultima perché sono ancora innamorato.

 

Carmelo: Se dovessi sacrificare e buttare giù un amico o un fratello da una torre chi butteresti giù?

Gerti: So che il fratello me lo da Dio, potrebbe essere sia buono che cattivo. Ma l’amico me lo scelgo io e penso che l’amicizia sia una specie d’amore, dove ci deve  essere rispetto, stima e lealtà.

Carmelo: Credo che non butterei nessuno dei due e mi getterei io al posto loro.

Ma se proprio dovessi buttarne uno, sceglierei di salvare quello con cui provo più amicizia.

Carmelo: Che cosa provi dentro di te quando un detenuto si toglie la vita?

Gerti: Sinceramente a volte pensa che  ha avuto la liberta e le palle, cosi ora non soffre più.

Poi penso come è possibile che nessuno faccia niente per tutta la gente che si toglie la vita in carcere! C’’è qualcosa che non va in un paese cosidetto”democratico” dove hanno più pietà per un cane che per un essere umano. Complimenti buonisti di cuore e noi saremo i cattivi. eh!         

Carmelo :Quando un detenuto si suicida, è un po’ come se morissi anch’io.

Molti dicono che togliersi la vita è una scelta sbagliata, ma io non sarò sicuro fin quando non ci proverò.

Spesso in carcere ci si toglie la vita solo per smettere di soffrire perché per molti la vita in carcere è peggiore della morte.

 

 

Carmelo: Ti senti buono o cattivo?

Gerti: Potrei parlare del dualismo che c’è in ognuno di noi, delle doppie personalità e magari del nostro “Daimon” che c’è in ogni uomo. Potrei parlarti del cavallo bianco e di quello nero. Ah, quante cose potrei dire!. Ma il fatto sta che in ognuno di noi alberga la cattiveria, anche se  essere buono con il te stesso e con il mondo sta nella tua capacità di tenere a freno la tua cattiveria. E’ uno dei primi istinti dell’uomo. Bontà sta nell’avere un comportamento degno, onorevole e leale verso il tuo prossimo. So solo che io sono io e per la legge umana sono un cattivo, il resto,  cosa sento nel mio cuore, ora è solo un dettaglio.

Carmelo: Io mi sento cattivo.

Spesso i buoni si sentono cattivi per cercare di diventare buoni.

Invece i cattivi fingono di essere buoni per cercare di diventare ancora più cattivi. 

 

L’UOMO OMBRA-La rubrica di Carmelo Musumeci.. Carcere a morte

Ecco Carmelo Musumeci con la sua rubrica, L’UOMO OMBRA…

Il tema di questa “puntata” è talmente ricorrente da sembrare banale ormai. Infatti ci sono cose di cui ormai parlano tutti, o in tanti, come i suicidi in carcere. Di altre cose, come la tortura del 41 bis ad es, e molto altro, parlano quattro gatti. E allora verrebbe voglia di dire.. “e basta con questa storia dei suicidi in carcere!..basta, quante volte ce lo vorrete ripetere?”.. Sì, che storia noiosa.. sono anni che ne sento parlare.. fuu.. e cambiate disco!

C’è solo un piccolo problema però.. se ci penso un pò… un piccolo dettaglio… una piccola, piccolissima noterella sgradevole.. ossia…

I SUICIDI IN CARCERE CONTINUANO!

E allora ci toccherà metterci di pazienza e sentire e parlare di essi.. perché ogni uomo che raggiunge un tale grado di disperazione e frustrazione da arrivare a togliersi la vita… è una tale perdita che non potrà mai essere vista come solo l’aggiunta di un numeretto alla contabilità dei morti.

Non è solo.. “uno in più”… E’ UN INTERO MONDO CHE SCOMPARE.

Non è solo lo stesso “problema” di prima.. ma è qualcosa di “diverso”.. resta il nome.. “suicidi in carcere”… ma ad ogni altra morte non è un nastro che ritorna al punto di partenza, ma è un’ombra più grande, più densa, più cupa. OGNI UOMO CHE SCOMPARE E’ IL PERDERSI DI UN MONDO. Un mondo di memorie, emozioni, relazioni, legami. Un mondo che porta con se frammenti di altri mondi.. di tutti quei mondi che vivono in coloro che lo conoscevano, gli volevano bene, lo amavano. Un mondo che scomparendo impedirà ad altri mondi di nascere.. scelte future, nuovi orizzonti, nuovi legami.. creazioni.. figli..

E non stiamo parlando dei detenuti “suicidati”; fatti fuori dalle forze dell’ordine e piazzati come suicidi un pò.. diciamo.. “strani”.. quante improvvise “cadute dalle scale” in carcere.

Stiamo parlando di quelli che si suicidano a tutti gli effetti. Ma.. non sono pure un pò ammazzati anche loro? Quando sei nella tomba del 41 bis e hai un colloquio al mese, dietro un vetro divisorio e un citofono, non ti viene  a volte la voglia di farla finita? Se devi aspettare dieci mesi per un visita medica, se fanno di tutto per non farti studiare, se incontri autorità interne che ti prendono di mira e ti mettono i bastoni tra le ruote in tutti modi.. dopo mesi.. dopo anni.. è così strano che giungano momenti in cui si è capaci di tutto?

Sono suicidi.. certo.. ma allo stesso tempo sono ammazzati da questo sistema bastardo. Per ognuna di quelle persone morte suicide.. molti hanno le mani sporche di sangue.

Vi lascio all’UOMO OMBRA, la rubrica di Carmelo Musumeci..

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                                                                               L’UOMO OMBRA

                                                      Carcere a morte

Ancora  suicidi in carcere!  Ancora un detenuto si è ucciso stanotte impiccandosi alle sbarre

Dalla Rassegna stampa  di “Ristretti Orizzonti” leggo:

“Da inizio anno salgono così a 39 i detenuti suicidi nelle carceri italiane (33 impiccati, 5 asfissiati col gas e 1 sgozzato), mentre il totale dei detenuti morti nel 2010, tra suicidi, malattie e cause “da accertare” arriva a 109 (negli ultimi 10 anni i “morti di carcere” sono stati 1.707, di cui 595 per suicidio).

In un altro giornale leggo:

“In Italia i reati diminuiscono e la mafia uccide di meno”

Quest’ultima affermazione mi ha fatto amaramente sorridere perché la mafia è stata superata abbondantemente  dallo Stato.

Lo Stato Italiano e i suoi carcerieri uccidono o spingono al suicidio più della mafia, della ndrangheta, della camorra e della sacra corona,  tutte insieme.

Lo Stato può essere orgoglioso di essere riuscito ad essere più cattivo e sanguinario dei delinquenti. Riesce persino a convincerli  ad ammazzarsi da soli.

In carcere si continua a morire.

Forse in questo momento se ne sta suicidando un altro.

E nessuno fa nulla.

Il Presidente della Repubblica rappresenta tutti ma non i carcerati.

I politici per consenso elettorale gridano “Tutti dentro”,  fuorché i politici corrotti, i loro complici e i colletti bianchi.

Il Presidente del Consiglio, sicuro che lui in carcere non ci andrà mai,  continua a farsi gli affari suoi.

La gente onesta preoccupata ad arrivare alla fine del mese e a pagare la rata del mutuo, non ha tempo di preoccuparsi di qualche detenuto che si toglie la vita perché stanco di soffrire.

Non solo i mafiosi, pure le persone “oneste” non sentono, non vedono e non parlano.

I “buoni” difendono solo i “buoni”, i cattivi possono continuare a togliersi la vita in silenzio.

In carcere si dovrebbe perdere solo la libertà, non la vita.

Se questo accade non è colpa di chi si toglie la vita, ma di chi non l’ha impedito.

La morte è l’unica cosa che funziona in carcere in Italia.

E’ l’unica possibilità che hai fra queste mura per non impazzire e per smettere di soffrire. Di questo passo il sovraffollamento sarà risolto dagli stessi detenuti.

A chi importa che dall’inizio dell’anno, in uno dei luoghi più controllati e sorvegliati della società, muoiono le persone come mosche?

Importa a me.

V’invito a visitare il sito www.urladalsilenzio.wordpress.com o quello www.informacarcere.it e a  vedere un video realizzato dagli ergastolani in lotta di Spoleto sull’ergastolo ostativo http://www.youtube.com/watch?v=pZnUuSfe7Yg

e per il suicidio a leggere un racconto “La pena di morte viva”, per sapere cosa pensa e cosa fa un detenuto che decide di togliersi la vita.

Eccone un assaggio:

“Si mise il cappio intorno al collo. Diede un calcio allo sgabello. Sentì una terribile morsa nel collo che lo stringeva. Si sentì soffocare. Sempre di più … sempre di più. Sentì barcollare il suo corpo da destra a sinistra, come un pendolo. Gli mancò il respiro. Il petto gli sussultò. I muscoli del collo gli si torsero. La bocca si aprì sempre più larga per cercare aria. La vista gli si annebbiò. I colori svanirono. Si sentiva galleggiare nello spazio. Non sentiva più il peso del suo corpo. Si sentiva leggero. Sentiva che la testa era circondata dalle stelle. Era bello morire. Non sentiva dolore. Non stava sentendo più nulla. Stava incominciando a sentirsi morto. Iniziò a vedere in bianco e nero.

Gli sembrò di non vedere né udire più nulla. Si accorse che stava morendo. Si sentì contento da morire. Presto la sua pena sarebbe finita. Non stava neppure soffrendo. Sembrava che stava morendo un altro al posto suo. Molto presto non avrebbe più avuto nulla da preoccuparsi. Pochi secondi e la sua vita sarebbe finita. La morte era accanto a lui. Lo stava abbracciando. Lei lo guardava con desiderio, lui con amore.”

Carmelo Musumeci

Carcere di Spoleto

Luglio 2010

Dialogo tra un ergastolano e un professore di filosofia- ottavo scambio

Continua la pubblicazione di questo intenso e profondo scambio, umanissimo, concreto e “alto” al tempo stesso, tra Carmelo Musumeci e il professore di filosofia Giuseppe Ferraro. Sebbene ogni scambio si può leggere e comprendere “a sè”, consiglio sempre di andare a rileggere o a “leggere” (per chi non le  ancora lette) le precedenti “puntate”..

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Caro Giuseppe,

                        oggi la tua lettera mi è arrivata con una breve frase in rosso dal mio angelo: “Eccoti un’altra splendida lettera di Ferraro”.

Oggi sono felice come quando aspetti la felicità.

Domani faccio colloquio con la mia compagna e mia figlia. Tre ore d’amore che valgono la sofferenza di notti e di giorni passati chiusi in una cella fra sbarre e cemento.

Ti confido che ho un po’ di timore perché lunedì ho fatto l’esame di Diritto penale due e forse mia figlia ci rimarrà male che ho preso un voto basso.

Farei qualsiasi cosa per fare bella figura con lei, ma non ci riesco quasi mai… mi viene tutto difficile. Mi chiede sempre di fare il bravo perché è convinta che se lo faccio mi fanno uscire, ma non ci riesco. Sono riuscito a farmi punire in tutti i carceri dove sono stato.

Sai,  in galera è difficile non farsi punire, ci riescono solo i furbi e i malvagi.  A me riesce più facile essere bravo che fare il bravo per questo sarò sempre considerato cattivo. Per questo la porta della mia cella non si aprirà mai. Per questo preferisco essere cattivo per continuare a essere buono.

Ti abbraccio con il cuore e ti dono un po’ della mia felicità che troverò domani quando vedrò Lupa Bella e Coda Bianca.

Carmelo                   23 settembre 2009

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Carmelo, no. Bisogna essere buoni, ma non in astratto. Non esiste il buono in sé. Buoni si è in relazione. Si deve essere buoni con le persone che ci vogliono bene. Bisogna scambiare l’essere buono con il voler bene. I figli, gli amici, ma non solo. Bisogna essere buoni con la vita. Sono le nostre esistenze a dirsi e farsi buone o cattive. La vita non né buona né cattiva. La vita è vera. Bisogna essere veri.  Allora si è anche buoni. A questo punto però il buono è una declinazione del vero. Ti confesso, mi viene difficile pensarti cattivo. Mi viene difficile perché penso che sia più subìto che agito l’essere cattivo. E’ una maschera di ferro che ti fai mettere addosso da chi vuole vederti così e tu ne dai conferma. Ma come può essere cattivo Carmelo che è capace di amare la vita e tutto quanto gli si fa intorno con amore? Certo c’è quello che non capisce, perché proprio non ne ha gli strumenti o perché ne ha paura. Carmelo è la paura che ci fa cattivi, nel doppio senso di avere paura e mettere paura per non avere paura. Bisogna lavorare su questo avvitamento del sentimento paura. Così vicino poi al desiderio. E’ la paura che volta la pagine del bene in male, l’essere buono in quello cattivo. La paura che ci fanno e la paura che facciamo perché non ci facciano paura e dimostrare che siamo indomabili e fieri. Carmelo tu hai un’intelligenza sensibile di cui essere fiero. Ed è quella che ti permette di rappresentare una causa a nome di tante persone che soffrono quello che soffri. E’ così importante, Carmelo. Non tutti lo capiscono, non tutti vivono quello che tu senti. Lo sai. Ci sono di quelli ai quali non è successo niente, perché erano già morti a se stessi prima di morire al chiuso delle sbarre. A te è successo che sei vero. Tu sei vivo. Sei uno buono. Sai come suona questa espressione per noi meridionali, “sei uno buono” e sei anche buono, non solo “uno”. Altrimenti faresti semplicemente il furbo e te ne staresti dalle tue parti, a prendere i tuoi vantaggi. Penso che fai un grande piacere ai cattivi mostrandoti cattivo, li giustifichi nel loro essere cattivi, li fai fare i cattivi, ma saranno anche buoni, credimi, qualche volta e tante volte. Come accade a noi. Si è cattivi certe volte pensando di essere o di essere stati buoni. E invece gli effetti delle nostre azioni o parole o gesti semplici hanno fatto male a chi neppure sappiamo chi sia stato a subirne conseguenze mai intenzionate.

Devi ascoltare tua figlia. E non pensare neppure che il voto non brillante dell’esame possa deluderla. Con i figli e con le persone che amiamo non dobbiamo né mostrare, né vincere alcunché, dobbiamo semplicemente essere veri. E tu sei un uomo vero, un vero uomo. Questa espressione ci appartiene, ancora nel linguaggio di noi di una cultura così antica e così presente e pressante. Bisogna rifletterci. Capire quel “vero” che cos’è e come si è.

Ti abbraccio

Con affetto

Giuseppe      2 Ottobre 2009

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