Eccoci al quinto appuntamento con il “nuovo ciclo” dei Dialoghi tra due diavoli all’inferno.. dove le “questioni” su cui si innestano i dialoghi tra Gerti e Carmelo sono posti da persone che scrivono dall’esterno.
Quella di oggi è una situazione particolare. Dato che ho fatto porre le domande a .. un forcaiolo..
—–
Capitolo quinto della nuova versione
Domande di Ruggero
Ruggero: Molti dei vostri dicono che in carcere non si lavora e volete lavorare. E se io vi proponessi i lavori forzati che ne direste?
Carmelo: Io accetterei. Farei qualsiasi cosa per non vedere più il cielo, il sole, la luna, le stelle dalle sbarre di una cella, anche quella di andare a spaccare pietre in una cava con la palla al piede. Ruggero, farei qualsiasi cosa pur di liberare almeno i miei occhi.
Gerti: Io invece nono voglio lavorare, mi sto facendo un ergastolo e devo pure lavorare, non è giusto cazzo. Ci sono tre milioni di giovani senza lavoro in Italia ed io non sono così carogna da togliere il lavoro ai bravi precari. Ruggero, sinceramente non mi dispiacerebbe vedere un po’ di politici vecchi mafiosi con la loro pancia grossa e con le loro scarpe di marca in miniera umiliati a guadagnare il pane. Cazzo, il problema è che i politici non li arrestano. Ruggero, magari iddio, qualsiasi cosa, qualsiasi lavoro va bene, pur di fare qualcosa e non stare a letto come dei vegetali.
——–
Ruggero: C’è una idea che ho per migliorare la sicurezza. Una sorta di esilio definitivo. Non vi piace il carcere? Io propongo un esilio definitivo in Mongolia, deserto dei Ghobi, Alaska. O in mezzo a qualche feroce tribù o dove ci sono branchi di lupi e altri animali allo stato brado. Insomma, una lista di luoghi selvaggi dove è un miracolo sopravvivere. Che ne pensereste che alcuni invece del carcere fossero esiliati in perpetuo lì?
Carmelo: Quello che proponi per molti uomini ombra sarebbe il paradiso piuttosto di stare a marcire murato vivo in un paio di metri quadri tra sbarre e cemento armato. Ruggero, altro che forcaiolo, tu sei un pezzo di pane e ti proporrei come Ministro della Giustizia.
Gerti: Ruggero, ma veramente credi che se ci mandano tutti e settantamila detenuti in Alaska, i problemi della sicurezza in Italia finiscono all’improvviso? Sinceramente io non ho nessun problema ad accettare la tua illuminata proposta, anzi ne sarei felice. Qualsiasi posto nel mondo pur di andare via da questo Paese così accogliente e generoso. Sono da ventuno anni che sono in esilio, sono nato in un Paese dove i lupi li mangiavamo per colazione. Ruggero, meglio cento volte stare tra gli animali perché almeno sai come deve agire per sopravvivere che stare in mezzo alla gente “perbene” che ti uccidono con le loro chiacchiere e la loro ipocrisia da quattro soldi.
———
Ruggero: C’è chi dice che chi ammazza qualcuno deve stare in carcere un massimo di anni tipo trenta. E se ne ammazzo cinquanta devo starne anche trenta? Quindi o ne ammazzo una o ne ammazzo cento me ne resto comunque trenta? E’ giustizia questa?
Carmelo: Quest è una domanda per Dio, non certo per me. Che posso fare se di media campiamo solo un’ottantina di anni e non possiamo farci trecento o cinquecento anni di carcere?
Gerti: Giusto, secondo me ci vuole la pena di morte, occhio per occhio come nella Torah. Secondo me chi decide di ammazzare lo fa anche se c’è la pena di morte, se ne sbatte, tu vedi l’America, lì c’è la pena di morte e pare che ci siano circa cinquemila omicidi l’anno. L’Italia più di così non può fare, infatti, in materia di giustizia siete ai livelli di Romania e Polonia. E’ così Ruggero, non è giusto, ci vuole la pena di morte per questi detenuti che hanno rovinato la vostra economia. Mica siamo in Norvegia, dove un fascista di merda ammazza settanta persone e il fine pena massimo è una ventina d’anni.
——–
Ruggero: Perché tutti i detenuti dicono di essere innocenti? Vi mollo cinquemila euro se me ne trovate uno che ammette che la condanna che si è beccata è giusta. Volete farci credere che sono tutti innnocenti?
Carmelo: Perché si può anche essere colpevoli di essere innocenti. E spesso perché dopo tanti anni di carcere si diventa veramente innocenti vedendo che i tuoi educatori e governanti sono più criminali di te. Riguardo alla proposta dei cinquemila euro, con la crisi finanziaria che c’è, qui accetterebbero tutti, tanto quando per lo stato sei considerato colpevole, puoi essere innocente quanto ti pare, non cambia nulla.
Gerti: Ruggero, nessuno qui è innocente, credimi. Siamo tutti colpevoli di qualcosa. Io personalmente mi sento innocente del mio reato, però sono stato colpevole per lo stile di vita che conducevo. Era solo questione di tempo che sarei finito in galera o morto ammazzato. Dopo tanti anni, cioè venti, trenta anni, un uomo, non è lo stesso. Se poi in questi anni non è riuscito ad avere una revisione completa della sua vita, vuol dire che è una bestia. Ruggero, più galera ti fai, più cattivo diventi, per questo tanti killer si sentono innocenti. Uno Stato non può permettersi delle vendette in nome della giustizia.
———
Ruggero: Molti di voi dicono che sono cresciuti in ambienti difficili, società cattive e bla bla, ma così che fine fa il libero arbitrio? Colpa degli altri, giudici, famiglie sballate, quartieracci de cacca. Sempre colpa degli altri.
Carmelo: Il libero arbitrio è un lusso che molti non si possono permettere, in particolar modo da bambino. Esempio: non vuoi essere battezzato e ti battezzano, vuoi parlare in inglese, e invece ti fanno parlare in italiano perché sei nato in Italia, vuoi essere mussulmano e invece ti tocca essere cristiano perché non sei nato in un paese mussulmano, vuoi nascere in una famiglia perbene e invece ti fanno nascere in una famiglia di delinquenti che quando compi dieci anni ti regalano una pistola, non finta ma una vera. Ruggero, sinceramente, io non ho le idee chiare come te (lo dico senza ironia) e non ho ancora capito se siamo noi a decidere il nostro destino o s’è lui che decide per noi, sic! Non sempre il nostro destino è plasmato dalle nostre azioni e dei nostri desideri. Persino i sogni non sono sempre nostri. Spesso realizziamo quegli degli altri, e non i nostri.
Gerti: Il libero arbitrio è quando hai due possibilità da scegliere. Sono sicuro che se a te, che sei un bravo cittadino italiano, ti avessero portato in età di un anno in Afghanistan e ti avessero cresciuto due afghani stai certo che tu oggi eri un bel talebano estremista, magari pure amico del Mullah Omar. Ruggero, io penso che la vera miseria dell’uomo consista nel non essersi completamente evoluto, nell’essere immerso nella propria oscurità, perduto nella sua paura, perduto in mezzo ai suoi desideri di grandezza distruttiva, e nei suoi cattivi vizi e abitudini. Ogni eccesso reca una propria punizione, il problema è che molto difficilmente i buoni ti danno un’altra possibilità.
——–
Ruggero: Vedo poesie, disegni, cose commoventi, ma chi mi dice che siano cose che c’ha avete davvero dentro, o un modo per allisciare il pelo del mondo esterno e che se foste fuori non ve ne importerebbe un fico?
Carmelo: Ruggero, ho letto da qualche parte che l’amore fa gli uomini grandi e l’odio li rende piccoli. Non sono uno stinco di santo ed ho commesso molti errori, ma non ho mai odiato nessuno, questo lo lascio fare ai buoni.
Gerti: Ruggero, hai ragione, cosa sono queste poesie, questi pseudo artisti. Tutti all’improvviso sono diventati Machado e Kavafis. Tuttavia vi dimentica che non c’è bisogno che uno di noi scrive delle poesie per lisciarvi, per il semplice fatto che voi la fuori non contate niente, zero, nada, niet, asgje. Perché uno di noi dovrebbe lisciare voi altri la fuori, perchè? Nessuno di voi è un giudice di sorveglianza. Nessuno la fuori parla dei detenuti, specialmente ora che si parla di tasse di benzina e di crisi economica, perché come ben tu sai quando uno tocca la pancia e il mangiare diventiamo tutti dei bastardi. Dunque è facile essere critico verso coloro che non ci importano nulla. Comunque basta poesie, comportiamoci da veri criminali, cosa sono queste cose da femminucce. Hai ragione Ruggero, non scriverò mai più poesie.
———-
Ruggero: E poi pentiti qui, pentiti lì. Qualcuno mi dica se non c’erano sti pentiti se non c’avevamo ancora U Curtu (Riina) e U Porcu ( Brusca) e tutta quella gente là. Va beh che non piace manco a me chi accusa altri, ma sti pentiti saranno serviti a qualcosa o facciamo gli struzzi?
Carmelo: Si è vero! I pentiti sono serviti alla mafia lobbistica, finanziaria, politica, religiosa ad allontanare i sospetti da loro. Ruggero, io fra i cosiddetti mafiosi ci vivo e ti dico che on sanno neppure quanto fa due più due. I pochi mafiosi in carcere che ho trovato sono carne da cannone. In tutti i casi, i giuda non mi sono mai piaciuti e poi dal carcere dovresti uscire perché lo meriti e non perché ci metti un altro al posto tuo. Ruggero non si tradiscono le persone, non fa la spia per nessun motivo, neppure per la tua libertà. E neanche contro i propri nemici e carnefici. Questo è l’nico principio che ti resta quando ti chiudono in cella. Un uomo deve avere rispetto di sé, altrimenti non può rispettare gli altri. Ruggero, la mafia è un modo di essere e di agire, e molte persone incensurate e “perbene” sono mafiose senza che nessuno lo sappia.
Gerti: Ovvio che sono serviti, hanno sconfitto la mafia o no? Vedi, grazie a loro ora tutti i problemi sono risolti. E la Sicilia sta facendo passi da gigante nell’economia europea. Ruggero mi fai sorridere, il mondo va a puttane, terroristi che fanno cadere palazzi con migliaia di vite umane, centinai di migliaia di morti in Iraq e in Afghanistan, di fronte a voi che trecento milioni di gioventù hanno abrogato governi filooccidentali che duravano da cinquant’anni. Dittatori ammazzati in strada come cani, gli stessi che venivano qui e ricevevano il baciamano. E’ questa una cosa cosa che non sopporto, questo dare importanza al nemico per giustificare il loro lavoro, ancora che rompono i coglioni con questi quattro vecchi mafiosi. E basta! E’ così provinciale e antiquato. La legge è sempre inesorabile con i miserabili e con i puri di cuore, invece con gli spioni si è stati sempre comprensivi.
——–
Ruggero: E sempre a prendervela con le guardie. Quelli lì lavorano come schiavi e tutti li pisciano in faccia che secondino sembra peggio offesa di figlio di troia. Mi pare facile dare addosso a tutte le guardie.
Carmelo: Io non giudico e on guardo il lavoro che fa un uomo, piuttosto il loro cuore.
Gerti: Ruggero, io penso che pure loro sono vittime del sistema. Hanno giurato fedeltà a uno Stato che non li rispetta e li tratta come dei portinai. Noi li vediamo ogni giorno e credimi, tanti di oro sono arrivati al limite. Io personalmente non guardo la divisa, osservo il loro comportamento verso di noi. E devo essere sincero, anche fra di loro c’è molta umanità, e purtroppo anche molta ignoranza, come del resto tra noi detenuti. E’ una guerra sulle barricate tra poveri disgraziati convinti ognuno di noi che siamo importanti e necessari per l’evoluzione della razza umana. Il nostro micro mondo è così triste e la vita qui in prigione fa vedere le persone per come sono in realtà.