Le Urla dal Silenzio

La speranza non può essere uccisa per sempre.

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Carmelo Musumeci prima della partenza

Come sapete, tutta la sezione Alta Sicurezza 1 del carcere di Spoleto è stata smantellata e tutti i suoi membri sparpagliati come pacchi postali per le carceri di mezza Italia (riguardo a questo trasferimento abbiamo pubblicato un comunicato stampa della Comunità Papa Giovanni XXIII.. vai al link.. https://urladalsilenzio.wordpress.com/2012/08/02/sul-trasferimento-degli-alta-sicurezza-di-spoleto-comunicato-stampa-della-comunita-papa-giovanni-xiii/). E’ stata anche preparato un appello per Carmelo Musumeci, sebbene, una volta effettuato il trasferimento, sia quasi impossibile che possa essere annullato, o che un detenuto venga trasferito in un carcere in cui era già stato (comunque per la petizione.. vai al link.. https://urladalsilenzio.wordpress.com/2012/08/01/appello-per-carmelo-musumeci/).

Di alcuni detenuti trasferiti ora si sa in che carceri sono giunti.

Carmelo è stato inviato a Padova.

La lettera che pubblico oggi me l’ha scritto pochissimi giorni prima di partire da Spoleto. 

E’ piena di amarezza, dolore, malinconia.. e il finale è struggente, con le parole che, tramite un foglietto di carta, gli ha inviato Gerti Gjenerali, il detenuto albanese con cui Carmelo è in rapporti fraterni e insieme al quale hanno dato vita alla rubrica “”Dialogo tra due diavoli all’inferno”.

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Carcere di Spoleto 27/07/2012

Caro Alfredo,

ti devo dare la notizia che gli uomini dal Cuore Nero del Ministero di Giustizia, per fare una sezione d’isolamento qui a Spoleto, hanno deciso di chiudere la sezione AS1.

E ci stanno trasferendo tutti come pacchi postali.

Un paio alla volta ci stanno “facendo fuori” fin quando non rimarrà più nessuno.

L’altro ieri sono stati trasferiti tre compagni, oggi  ne sono partiti quattro e domani ne trasferiranno altri fin quando non rimarrà “vivo” neppure più uno.

E’ come essere in guerra. Quando tocca a qualcuno ci abbracciamo, ci scambiamo un ultimo sguardo profondo e caldo, poi  ci voltiamo e ognuno va per il suo destino.

Alfredo, pensa che gli Uomini Ombra, a differenza degli altri detenuti, non possono neppure dirsi “arrivederci a fuori” perché non abbiamo un fine, per questo ci diciamo solo addio.

Non ti posso scrivere in che carcere sarò domani o dopodomani perché non ci dicono mai dove andiamo, di solito lo scopriamo solo quando arriviamo nel nuovo Assassino dei Sogni.

Ti confido che in questi momenti i minuti diventano eterni e siamo tutti con l’orecchio teso verso il corridoio per sentire i passi delle guardie che si avvicinano con il tintinnio del loro mazzo di chiavi per comunicarci di prepararci la roba.

Avevamo formato un bel gruppo di Uomini Ombra che lottavano, con tutte le loro forze, per l’abolizione della “Pena di Morte Viva” e ora invece gli uomini dal Cuore Nero ci sparpaglieranno in tutte le carceri d’Italia e per noi sarà più difficile coordinarci.

Alfredo ti confesso che è stato straziante vedere andare via lo zio Totò a ottanta anni con gli zaini addosso, le spalle curve e lo sguardo disorientato.

Lo abbiamo visto sfilare per le nostre celle con passo stanco come se andasse a morire perché lasciava la sua cella che per dieci anni è stata la sua casa.

Ho provato a guardarlo negli occhi, mai il suo sguardo era assente come se lo zio Totò non esistesse più e aveva il viso bagnato di lacrime, però noi, per non umiliarlo, abbiamo fatto finta di non vederle.

Alfredo, chissà dove l’Assassino dei Sogni mi manderà e ora sarò di nuovo solo a lottare perché il mio “Diavolo Custode” e la mia figlia del cuore non mi potranno venire a trovare in giro per l’Italia.

Ti confido che non mi ricordo di essere mai stato così infelice con me stesso come in questo momento, forse anche perché oggi è il mio compleanno.

E poi la vita per un Uomo Ombra è sempre un problema che non ha soluzione, per questo, forse, è così maledettamente difficile viverla.

Ancora una volta, nonostante quei cazzi di quintupli salti mortali, Zanna Blu è stato sconfitto.

Addio.

Carmelo

P.S.: Il mio amico e compagno di rubrica (“Dialogo tra due diavoli all’inferno”), Gerti, oggi tramite un lavorante mi ha mandato questo fogliettino che mi ha commosso..

Auguri di buon compleanno amico mio! Che dirti, sono molto triste. Ovunque andrai scrivimi e teniamoci sempre in contatto. Forza fratello, s sapeva che era troppo bello per durare così a lungo. Grazie per i libri. Farò di tutto per andare a lavorare in biblioteca. Fino in un certo punto. Non voglio pregarli. Ora ho già pronta la domandina. Spero di vederti per salutarti. Qualsiasi cosa che ti serve, lo sai! OK! Sei un vero amico credimi… in questo luogo di merda. Sei stato un vero compagno. Io non dimentico mai. Ora vado se no mi commuovo come uno stronzo. Lo sai che sono triste e incazzato. Auguri fratello combattente. Ti auguro ogni bene per te e famiglia.

Dialoghi tra due diavoli all’inferno- capitolo settimo (nuova versione)

Continua la pubblicazione dei dialoghi tra i due.. diavoli.. Gerti Gjenerali e Carmelo Musumeci.. detenuti entrambi a Spoleto.

In questa nuova versione, le questioni sono poste direttamente dai lettori o da altre persone.. “piede libero”.

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Capitolo quinto della nuova edizione.

Domande di Pamela e Francy

Pamela: Può un ergastolano ostativo chiedere alla propria compagna di aspettarlo fuori nella speranza che un giorno la vita regalerà loro nuovi momenti di felicità? E può (o deve) la donna di un ergastolano aspettarlo tutta una vita nella speranza di riaverlo indietro un giorno?

Gerti: la mia risposta è NO! Sarebbe troppo egoistico e crudele, che vita sarebbe una vita di promesse e parole. Ho sempre pensato che tenere qualcuno prigioniero con la speranza che un “domani” ti darò la felicità si ala cosa più miserabile che esista. Se ami la tua compagna, la dei lasciare libera di vivere la sua vita e soprattutto che sia lei in piena libertà a scegliere il suo cammino. Chi lo fa da parte mi aha la mia ammirazione, vuol dire che è una compagna con le palle, ma come di dice, ognuno di noi ha la compagna che si merita. Diavolo, scatenati tu, giacché hai una Penelope che ti aspetta da tanti anni. Pamela, io non ho una compagna che mi aspetta là fuori, quindi nessuna mai mi avrà indietro.

Carmelo: Pamela, io non ho mai chiesto alla mia compagna di aspettarmi, quando si ama, non si chiede mai nulla. Sarebbe assurdo chiedere una cosa del genere perché se due persone si amano, si aspettano in questa vita e anche nell’ aldilà  e senza nessuna pretesa o promessa. Pamela ti scrivo questa frase di Bertold Brecht che risponde un po’ alla tua domanda: “Io voglio andare con l’uomo che amo. Non voglio sapere quanto costa, non voglio sapere se faccio bene o faccio male”. Pamela, un’ultima cosa, è vero, l’amore di un Uomo Ombra con una donna non ha futuro, ma se ami sei già nel futuro.

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Pamela: Come spieghereste ad un bambino di sette anni che anche gli ergastolani hanno un cuore?

Gerti: Non lo so come si fa, ti potrei fare un discorso filosofico sul bene e sul male, ma sinceramente sarebbe un discorso retorico e senza valore. Non lo so perché non ho un bambino di sette anni, ma so che  molto difficile spiegare a un bambino che pure i grandi fanno degli errori. Non lo so Pamela, non mi va di dire una cazzata. Il mio cuore è un cuore sofferente e di conseguenza un cuore in evoluzione. So che cos’è oggi il mio cuore e cosa soffre chi sta intorno a me, ma il futuro mi darà ragione perché dopo ogni cosa regna l’armonia che è la legge dell’universo.

Carmelo: Ai bambini non c’è bisogno di spiegargli niente perché non sono scemi come i grandi. A quell’età i bambini sanno benissimo chi ha un cuore, chi è buono e chi è cattivo. I dubbi gli iniziano a venire quando crescono e prendono i vizi e la cultura dei grandi.

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Pamela: Qual’è la cosa che più vi manca del di fuori?

Gerti: Dovrei dire con forza la Libertà! La cosa più importante per un essere umano indipendentemente se sta fuori o è in prigione. Ci manca tutto cara Pamela, ci vorrebbe un mese per elencare tutto. Ma più di tutto mi manca la possibilità di avere un’altra occasione, un’altra sola occasione di vivere, di sbagliare, di piangere, di amare, di sognare. Che ne dici, abbiamo anche noi un cuore? O pensi che la nostra vita è guidata dal passato?

Carmelo: Il sorriso dei bambini. Pamela in carcere non ci sono bambini. Poi  mi mancano gli alberi, l’erba, i fiori, il mare.

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Francy: Cosa pensate del razzismo?

Gerti: La fonte del razzismo è l’ignoranza, si ha paura di solito di quello che è estraneo, quello che non ci appartiene, i cì detti “diversi”. Si pensa sempre che tutti i problemi che di solito abbiamo sono frutto di invasori che vengono a rubare quello che è nostro di diritto, quello che è nostro per razza o per il colore della pelle. Il mondo è così piccolo, la vita così breve, che purtroppo c’è gente che spreca il suo tempo che Dio gli ha concesso per odiare il suo prossimo. E’ molto triste e stupido. Sorrido quando vedo che perfino i più duri della Lega razzista sono ladri corrotti come qualsiasi criminale che si rispetti.

Carmelo: E’ banale, stupido e pericoloso.

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Francy: Avete letto la Bibbia e il Corano?

Gerti: Sì, ho letto tutti e due, il Corano per via di mia madre che è musulmana, la Bibbia per via di mio padre che è Greco Ortodosso. Sinceramente ho letto tanto di buddismo, induismo, così  per farmi un po’ di opio dei popoli. Sono delle belle favole da raccontare ai bambini piccoli. Sinceramente preferisco il Vecchio Testamento, almeno c’è un po’ di sangue e conflitti. Non mi faccio influenzare da nessuna religione, spero che questo non faccia di me un comunista bastardo. La mia religione è la natura e l’universo che esiste molto prima del Corano e della Bibbia.

Carmelo: Sì li ho letti, ma come libri storici. Per sapere da dove veniamo, chi siamo e dove andiamo non ho bisogno di nessuna religione. Sono figlio di una stella e i miei atomi ritorneranno in una stella e più amo in questa vita più sarò immortale.

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Francy: Mangiate carne?

Gerti: Sì mangio tutto, carne, perfino il pesce e il formaggio. A volte bevo anche un bicchiere di vino.

Carmelo: Sono carnivoro.

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Gerti: Dipende dal mio stato d’animo. In questi ultimi anni ascolto molto Fabrizio De André, De Gregori, Tozzi, Conte. Quando sono pensieroso, sento musica del mio paese, musica Greca malinconica, ma cascasse il mondo, ogni mattina, quando mi alzo e faccio colazione, sento il mio preferito Chopin e Shumann, vera musica che ti entra nele vene e ti fa capire che tutto sommato il divino e l’energia d’amore sta dentro di noi.

Carmelo: Il mio cuore preferisce la musica sentimentale. Ed io accontento sempre quel figlio di puttana del mio cuore.

Dialoghi tra due diavoli all’inferno- capitolo sesto (nuova versione)

Carmelo Musumeci e Gerti Gjenerali, i due “Diavoli”, detenuti a Spoleto, hanno intrapreso da un bel pezzo questo loro dialogo costante che diventa un appuntamento costante di questo Blog. 

Nella sua nuova versione, i due Diavolacci rispondono a domande poste da persone che scrivono da l’esterno, lettori del Blog o altri.

Questa volta le domande sono poste da Luciana.

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Capitolo sesto della nuova versione

Domande di Luciana

Luciana: Perché al cinema, in televisione, nei libri, mostrano sempre immagini del mondo carcerario americano, e sembra quasi che gli italiani sappiano più delle carceri americane che di quelle italiane? E che differenza c’è tra quel mondo e quello carcerario italiano. Io, ad esempio, in quei film vedo grandi quantità di detenuti che mangiano tutti insieme. Ma anche fortissime lotte per bande, tanta violenza.

Carmelo: Luciana, le nuove carceri le costruiscono lontano dalla città perché all’Assassino dei Sogni piace guardare il mondo attorno a lui, ma non gli piace che qualcuno guardi dentro le sue mura. A lui piace nascondersi  e stare appartato  e in silenzio per farsi i fatti suoi e quelli dei suoi prigionieri. E se si parla poco delle carceri è soprattutto dei mass media. Eccovi alcuni dati.. “L’AgCom richiama la Rai per il silenzio sulle carceri. Con l’inizio del nuovo anno, torniamo a occuparci della situazione di illegalità riscontrabile nelle nostre carceri. Il 2011 si è chiuso con oltre 70 suicidi tra detenuti e agenti penitenziari e il nuovo anno non è partito secondo auspici migliori: da Nord a Sud l’autolesionismo, anche estremo, in cella, è sempre all’ordine del giorno, mentre il sovraffollamento è drammatico, con oltre 68mila detenuti laddove potrebbero esserne ristretti 45mila. Anche l’AgCom si è accorta della gravità della situazione, intimando alla Rai di informare sulla questione in orari di massimo ascolto”.

La differenza tra le carceri americane e quelle italiane è enorme. Le nostre patrie galere sono molto peggiori perfino dell’Albania, te lo spiegherà meglio il mio amico diavolo.

Gerti: Semplice cara Luciana, perché in America ci sono più di tre milioni di carcerati e in quel Paese la questione delle carceri è una vera piaga nella società. In Italia al confronto siamo quattro gatti. Io ho amici nelle carceri americane con cui mi scrivo da tanti anni e c’è del vero in quel che vediamo nei film. E so anche che là tutto è diviso dal colore della pelle. I bianchi contro i neri e entrambi contro gli ispanici. I miei amici mi dicono che non è un problema neppure quando vengono ad ammazzarti nella doccia, dopo di tutto è una morte onorevole, ma il problema vero è che a volte vengono per divertirsi sessualmente. Caro Diavolo, delle carceri in Albania te ne parlerò un’altra volta.

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Luciana: Da qui la seconda domanda. C’è violenza nelle carceri? Intendo violenza tra detenuti. Tipo calabresi contro siciliani, siciliani contro pugliesi, sardi contro campani. Ci sono clan contrapposti? Regolamenti di conti, codici di onore, eccetera?

Carmelo: Luciana, il carcere è lo specchio della società esterna.

Gerti: Luciana, trenta anni fa c’erano queste storie. Ora il problema nelle carceri non siamo più noi “pericolosi”, ma la gente che sta nella media sicurezza dove ci sono molti stranieri. Fra gli extracomunitari si ammazzano a bastonate come dei pazzi. Lo so perché pure io all’inizio ho partecipato a queste battaglie. Invece nelle sezioni dove ci sono i detenuti più pericolosi non succede quasi mai niente. Qui da noi molti sono stanchi, alcuni sono furbi e fingono la buona condotta, altri lasciano correre. Codici d’onore.. Cara Luciana, non devi vedere i film. La realtà è ben diversa.

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Luciana: Adesso giustamente si criticano le carceri Lager o violentemente repressive, ma è vero che un tempo ci furono le “carceri d’oro”? Che c’erano carceri dove il potente capo criminale era un ras, gli facevano la barba, gli portavano il caffè, faceva il bello e il cattivo tempo?

Carmelo: Le carceri d’oro ci sono state, ma per quelli che li hanno costruiti. Luciana una bugia detta tre volte diventa una verità. Malcom X diceva: “Se non state attenti, i media vi faranno odiare le persone oppresse e amare quelle che opprimono”.

Gerti: Luciana, oggi non ci sono più queste cose. Ricordati che siamo noi detenuti che facciamo in modo che le cose vadano avanti in questo modo sbagliato, e con il nostro fottuto egoismo e individualismo. Se no i un giorno ci risvegliassimo da questo brutto incubo e urlassimo con dignità che vengano rispettati i nostri diritti, stai sicura che i governanti ci starebbero a sentire, ma non si può chiedere agli altri di cambiare, se non cambi tu stesso per primo. Purtroppo non siamo uniti, e ben ci sta che lo prendiamo nel sedere da questi quattro politici mafiosi e corrotti di merda.

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Luciana: Se facessero un film sulla tua vita, che titolo gli daresti?

Carmelo: “Nato colpevole” come il titolo del mio libro sulla mia infanzia, già scritto, ma ancora da pubblicare fin quando non mi autorizzano i miei figli.

Gerti: “Albanese bastardo”. Cara Luciana, forse avrei fatto meglio a morire quando mi spararono addosso. Sono vivo e il mio film non è ancora finito. Io ci credo nei miei sogni e non mollo finché respiro.

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Luciana: La popolarità che stai avendo in questo momento, ti sta aiutano nella tua battaglia?

Carmelo: Sì! Come diceva il filosofo Bacone: “Chi sa può”.

Gerti: Caro Diavolo io no, ma tu ormai sei diventato un VIP, maledetto bastardo. Quando penso alle cose che hai fatto in questi ultimi anni, Diavolo, mi viene in mente un pensiero di Oscar Wilde: “siamo tutti immersi nella stessa fogna, ma alcuni di noi guardano le stelle”.

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Luciana: E’ possibile diventare amici di una guardia?

Carmelo: Risponditi da sola. Terresti un amico chiuso in una cella come una belva in gabbia, proibendogli di scambiare una carezza, un bacio con la donna che ama, per non parlare di tutto il resto? Luciana potrei stimare una guardia, ma, credimi, non potrei mai esserci amico fin quando non butta via la chiave del mio blindato. Lo so, sono anche loro figli del proletariato, e io  li chiamo delinquenti mancati, ma io anche se forse sarei capace di uccidere un poliziotto durante una rapina in banca, non potrei mai essere così criminale da tenere un uomo in una cella per dieci, venti e trenta anni e a volte per sempre.

Gerti: Di solito, n questi posti maledetti l’umanità verso il prossimo è una cosa molto rara. La vita in prigione, nella maggior parte dei casi, fa uscire il peggio di qualsiasi essere umano. In questo caso pure per le guardie. Noi perché siamo chiusi e da sempre incazzati per un’ingiustizia sociale nei nostri confronti, loro perché sono in pochi e non ce la fanno ad andare avanti con i loro mutui da pagare… ognuno di noi è schiavo di un Dio minore e crudele. E’ una guerra fra i poveri, ciascuno convinto che la sua casta sia migliore  di altri. Noi che li chiamiamo servi di uno stato che li schiavizza con un salario mensile. Loro che ci giudicano nella loro vita sicura come dei coglioni che hanno sprecato la loro esistenza.

Dialogo tra due diavoli all’inferno- capitolo quinto (nuova versione)

Eccoci al quinto appuntamento con il “nuovo ciclo” dei Dialoghi tra due diavoli all’inferno.. dove le “questioni” su cui si innestano i dialoghi tra Gerti e Carmelo sono posti da persone che scrivono dall’esterno.

Quella di oggi è una situazione particolare. Dato che ho fatto porre le domande a .. un forcaiolo..

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Capitolo quinto della nuova versione

Domande di Ruggero

Ruggero: Molti dei vostri dicono che in carcere non si lavora e volete lavorare. E se io vi proponessi i lavori forzati che ne direste?

Carmelo: Io accetterei. Farei qualsiasi cosa per non vedere più il cielo, il sole, la luna, le stelle dalle sbarre di una cella, anche quella di andare a spaccare pietre in una cava con la palla al piede. Ruggero, farei qualsiasi cosa pur di liberare almeno i miei occhi.

Gerti: Io invece nono voglio lavorare, mi sto facendo un ergastolo e devo pure lavorare, non è giusto cazzo. Ci sono tre milioni di giovani senza lavoro in Italia ed io non sono così carogna da togliere il lavoro ai bravi precari. Ruggero, sinceramente non mi dispiacerebbe  vedere un po’ di politici vecchi mafiosi con la loro pancia grossa e con le loro scarpe di marca in miniera umiliati a guadagnare il pane. Cazzo, il problema è che i politici non li arrestano. Ruggero, magari iddio, qualsiasi cosa, qualsiasi lavoro va bene, pur di fare qualcosa e non stare a letto come dei vegetali.

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Ruggero: C’è una idea che ho per migliorare la sicurezza. Una sorta di esilio definitivo. Non vi piace il carcere? Io propongo un esilio definitivo in Mongolia, deserto dei Ghobi, Alaska. O in mezzo a qualche feroce tribù o dove ci sono branchi di lupi e altri animali allo stato brado. Insomma, una lista di luoghi selvaggi dove è un miracolo sopravvivere. Che ne pensereste che alcuni invece del carcere fossero esiliati in perpetuo lì?

Carmelo: Quello che proponi per molti uomini ombra sarebbe il paradiso piuttosto di stare a marcire murato vivo in un paio di metri quadri tra sbarre e cemento armato. Ruggero, altro che forcaiolo, tu sei un pezzo di pane e ti proporrei come Ministro della Giustizia.

Gerti: Ruggero, ma veramente credi che se ci mandano tutti e settantamila detenuti in Alaska, i problemi della sicurezza in Italia finiscono all’improvviso? Sinceramente io non ho nessun problema ad accettare la tua illuminata proposta, anzi ne sarei felice. Qualsiasi posto nel mondo pur di andare via da questo Paese così accogliente e generoso. Sono da ventuno anni che sono in esilio, sono nato in un Paese dove i lupi li mangiavamo per colazione. Ruggero, meglio cento volte stare tra gli  animali perché almeno  sai come deve agire per sopravvivere  che stare in mezzo alla gente “perbene” che ti uccidono  con le loro chiacchiere e la loro ipocrisia da quattro soldi.

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Ruggero: C’è chi dice che chi ammazza qualcuno deve stare in carcere un massimo di anni tipo trenta. E se ne ammazzo cinquanta devo starne anche trenta? Quindi o ne ammazzo una o ne ammazzo cento me ne resto comunque trenta? E’ giustizia questa?

Carmelo: Quest è una domanda per Dio, non certo per me. Che posso fare se di media campiamo solo un’ottantina di anni e non possiamo farci trecento o cinquecento anni di carcere?

Gerti: Giusto, secondo me ci vuole la pena di morte, occhio per occhio  come nella Torah. Secondo me chi decide di ammazzare lo fa anche se c’è la pena di morte, se ne sbatte, tu vedi l’America, lì c’è la pena di morte e pare che ci siano circa cinquemila omicidi l’anno. L’Italia più di così non può fare, infatti, in materia di giustizia siete ai livelli di Romania e Polonia. E’ così Ruggero, non è giusto, ci  vuole la pena di morte per questi detenuti che hanno rovinato la vostra economia. Mica siamo in Norvegia, dove un fascista di merda ammazza settanta persone e il fine pena massimo è una ventina d’anni.

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Ruggero: Perché tutti i detenuti dicono di essere innocenti? Vi mollo cinquemila euro se me ne trovate uno che ammette che la condanna che si è beccata è giusta. Volete farci credere che sono tutti innnocenti?

Carmelo: Perché si può anche essere colpevoli di essere innocenti. E spesso perché dopo tanti anni di carcere  si diventa veramente innocenti vedendo che i tuoi educatori e governanti sono più criminali di te. Riguardo alla proposta dei cinquemila euro, con la crisi finanziaria che c’è, qui accetterebbero tutti, tanto quando per lo stato sei considerato colpevole, puoi essere innocente quanto ti pare, non cambia nulla.

Gerti: Ruggero, nessuno qui è innocente, credimi. Siamo tutti colpevoli di qualcosa. Io personalmente mi sento innocente del mio reato, però sono stato colpevole per lo stile di vita che conducevo. Era solo questione di tempo che sarei finito in galera o morto ammazzato. Dopo tanti anni, cioè venti, trenta anni, un uomo, non è lo stesso. Se poi in questi anni non è riuscito ad avere una revisione completa della sua vita, vuol dire che è una bestia. Ruggero, più galera ti fai, più cattivo diventi, per questo tanti killer si sentono innocenti. Uno Stato non può permettersi delle vendette in nome della giustizia.

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Ruggero: Molti di voi dicono che sono cresciuti in ambienti difficili, società cattive e bla bla, ma così che fine fa il libero arbitrio? Colpa degli altri, giudici, famiglie sballate, quartieracci de cacca. Sempre colpa degli altri.

Carmelo: Il libero arbitrio è un lusso che molti non si possono permettere, in particolar modo da bambino. Esempio: non vuoi essere battezzato e ti battezzano, vuoi parlare in inglese, e invece ti fanno parlare in italiano perché sei nato in Italia, vuoi essere mussulmano e invece ti tocca essere cristiano perché non sei nato in un paese mussulmano, vuoi nascere in una famiglia perbene e invece ti fanno nascere in una famiglia di delinquenti  che quando compi dieci anni ti regalano una pistola, non finta ma una vera. Ruggero, sinceramente, io non ho le idee chiare come te (lo dico senza ironia) e non ho ancora capito se siamo noi a decidere il nostro destino o s’è lui che decide per noi, sic! Non sempre il nostro destino  è plasmato  dalle nostre azioni e dei nostri desideri. Persino i sogni non sono sempre nostri. Spesso realizziamo quegli degli altri, e non i nostri.

Gerti: Il libero arbitrio è quando hai due possibilità da scegliere. Sono sicuro che se a te, che sei un bravo cittadino italiano, ti avessero portato in età di un anno in Afghanistan e ti avessero cresciuto due afghani stai certo che tu oggi eri un bel talebano estremista, magari pure amico del  Mullah Omar. Ruggero, io penso che la vera miseria dell’uomo consista nel non essersi completamente evoluto, nell’essere immerso nella propria oscurità, perduto nella sua paura, perduto in mezzo ai suoi desideri di grandezza distruttiva, e nei suoi cattivi vizi e abitudini. Ogni eccesso reca una propria punizione, il problema è che molto difficilmente  i buoni ti danno un’altra possibilità. 

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Ruggero: Vedo poesie, disegni, cose commoventi, ma chi mi dice che siano cose che c’ha avete davvero dentro, o un modo per allisciare il pelo del mondo esterno e che se foste fuori non ve ne importerebbe un fico?

Carmelo: Ruggero, ho letto da qualche parte che l’amore fa gli uomini grandi e l’odio li rende piccoli. Non sono uno stinco di santo ed ho commesso molti errori, ma non ho mai odiato nessuno, questo lo lascio fare ai buoni.

Gerti: Ruggero, hai ragione, cosa sono queste poesie, questi pseudo artisti. Tutti all’improvviso sono diventati Machado e Kavafis. Tuttavia vi dimentica che non c’è bisogno che uno di noi scrive delle poesie per lisciarvi, per il semplice fatto che voi la fuori non contate niente, zero, nada, niet, asgje. Perché uno di noi dovrebbe lisciare voi altri la fuori, perchè? Nessuno di voi è un giudice di sorveglianza. Nessuno la fuori parla dei detenuti, specialmente ora che si parla di tasse di benzina e di crisi economica, perché come ben tu sai quando uno tocca la pancia e il mangiare diventiamo tutti dei bastardi. Dunque è facile essere critico verso coloro che non ci importano nulla. Comunque basta poesie, comportiamoci da veri criminali, cosa sono queste cose da femminucce. Hai ragione Ruggero, non scriverò mai più poesie.

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Ruggero: E poi pentiti qui, pentiti lì. Qualcuno mi dica se non c’erano sti pentiti se non c’avevamo ancora U Curtu (Riina) e U Porcu ( Brusca) e tutta quella gente là. Va beh che non piace manco a me chi accusa altri, ma sti pentiti saranno serviti a qualcosa o facciamo gli struzzi?

Carmelo: Si è vero! I pentiti sono serviti alla mafia lobbistica, finanziaria, politica, religiosa ad allontanare i sospetti da loro. Ruggero, io fra i cosiddetti mafiosi ci vivo e ti dico che on sanno neppure quanto fa due più due. I pochi mafiosi in carcere che ho trovato sono carne da cannone. In tutti i casi, i giuda non mi sono mai piaciuti e poi dal carcere dovresti uscire perché lo meriti e non perché ci metti un altro al posto tuo. Ruggero non si tradiscono le persone, non fa la spia per nessun motivo, neppure per la tua libertà. E neanche contro i propri nemici e carnefici. Questo è  l’nico  principio che ti resta quando ti chiudono in cella. Un uomo deve avere rispetto di sé, altrimenti non può rispettare gli altri. Ruggero, la mafia è un modo di essere e di agire, e molte persone incensurate e “perbene” sono mafiose senza che nessuno lo sappia. 

Gerti: Ovvio che sono serviti, hanno sconfitto la mafia o no? Vedi, grazie a loro ora tutti i problemi sono risolti. E la Sicilia sta facendo passi da gigante nell’economia europea. Ruggero mi fai sorridere, il mondo va a puttane,  terroristi che fanno cadere palazzi con migliaia di vite umane, centinai di migliaia di morti in Iraq e in Afghanistan, di fronte a voi che trecento milioni di gioventù hanno abrogato  governi filooccidentali che duravano da cinquant’anni. Dittatori ammazzati in strada come cani, gli stessi che venivano qui e ricevevano il baciamano. E’ questa una cosa cosa che non sopporto, questo dare importanza al nemico per giustificare il loro lavoro, ancora che rompono i coglioni con questi quattro vecchi mafiosi. E basta! E’ così provinciale e antiquato. La legge è sempre inesorabile con i  miserabili e con i puri di cuore, invece con gli spioni si è stati sempre comprensivi.

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Ruggero: E sempre a prendervela con le guardie. Quelli lì lavorano come schiavi e tutti li pisciano in faccia che secondino sembra peggio offesa di figlio di troia. Mi pare facile dare addosso a tutte le guardie.

Carmelo: Io non giudico e on guardo il lavoro che fa un uomo, piuttosto il loro cuore.

Gerti: Ruggero, io penso che pure loro sono vittime del sistema. Hanno giurato fedeltà a uno Stato che non li rispetta e li tratta come dei portinai. Noi li vediamo ogni giorno e credimi, tanti di oro sono arrivati al limite. Io personalmente non guardo la divisa, osservo il loro comportamento verso di noi. E devo essere sincero, anche fra di loro c’è molta umanità, e purtroppo anche molta ignoranza, come del resto tra noi detenuti. E’ una guerra sulle barricate tra poveri disgraziati convinti ognuno di noi che siamo importanti e necessari per l’evoluzione della razza umana. Il nostro micro mondo è così triste e la vita qui in prigione fa vedere le persone per come sono in realtà.

Dialogo tra due diavoli all’inferno- capitolo quarto (nuova versione)

Il nuovo ciclo di dialoghi tra Carmelo Musumeci e Gerti Gjenerali -detenuti a Spoleto- si caratterizza dal fatto che gli imput sono dati da domande poste da soggetti esterni, a cui poi i nostri due diavoli rispondono.

Questa volta le domande sono di Maria Giovanna.

Capitolo quarto della nuova versione.

Domande di Maria Giovanna.

Maria Giovanna: In tutti i romanzi, libri e film che si fanno sui detenuti quanto c’è di vero e quanto c’è di falso? E film di questo genere aiutano la situazione dei detenuti o la peggiorano?

Gerti: La maggioranza dei detenuti che scrivono dal carcere, lo fa in un modo tale da non essere aggressivo  e non “cambiato”. Sono pochi quelli che denunciano il degrado e l’ipocrisia. Quelli che hanno studiato, usano la loro istruzione per fare quello che si fa da decenni, hanno capito che il sistema carcerario non va denunciato e combattuto ma assecondato e ingannato. Penso che nessun film possa aiutare a riformare il sistema carcerario, tuttavia può servire ad aprire alcune coscienze. Purtroppo in tutto il mondo, in particolare in Italia, le carceri fanno schifo e sono un laboratorio di crudeltà e indifferenza. Cazzo, era meglio se eravamo in un canile perché avremmo avuto dalla nostra parte gli animalisti.

Carmelo: Credo che la realtà sia molto peggiore di quello che si vede nei film o si legge nei libri. La realtà in carcere supera persino la fantasia, per questo scrivo racconti noir sociali carcerari per attirare l’attenzione sulla carceri e sulle numerose morti che accadono dentro le loro mura. E sono molto convinto che i film e i libri sul carcere aiutino a sensibilizzare l’opinione pubblica, per questo è così difficile che l’Assassino dei Sogni autorizzi i giornalisti e le telecamere a entrare nelle sue mura.

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Maria Giovanna: Se potessi incontrarti riservatamente con una donna carina in carcere, anche se non è tua moglie, lo faresti? (intendo anche per avere contatti intimi).

Gerti: Diavolo, questa domanda è per te giacché sei sposato. E’ molto difficile che questo accada, quasi impossibile e non voglio essere ipocrita. Ovvio che io lo farei, non sono sposato e sono carcerato da tanti anni e per Dio che ma le c’è ad avere un po’ d’amore con una persona carina. Ma qui in carcere in Italia questo è molto grave, è quasi un tabù, guai se i detenuti cominciano ad amare una donna. Un cuore innamorato è un cuore libero, questo è inaccettabile per gli illuminati che governano il carcere.

Carmelo: Diavolo, non fare il furbo, la domanda si riferisce se sei già sposato, perché è ovvio che se sei libero puoi fare l’amore con chi ti pare. Io non potrei mai ingannare la mia compagna per sesso, perché se lo facessi, nello stesso tempo tradirei i miei figli, i miei nipotini e il mio cuore. Maria Giovanna, se rifiuto la libertà piuttosto di mettere in cella un altro al posto mio, figurati se tradirei la compagna di una vita, che mi sta aspettando a casa da 21 anni per quello stupido del mio uccello.

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Maria Giovanna: Hai mai picchiato qualcuno in carcere?

Gerti: Si signora! Tanti anni fa, all’inizio della carcerazione facevo sempre risse. Era un periodo di pura follia. Ero contro tutti e tutto, vedevo nemici da tutte le parti, detenuti e poliziotti penitenziari. Cara Maria, vuoi che ti racconti nei dettagli come picchiavo con la caffetteria in mano per caso? Quel viaggio verso il basso è finito per me, ora sto cercando con tutta la mia volontà di risalire. Ogni cosa nella vita ha una stagione, e ora il tempo delle risse per me è finito. Ho già tatuato sulla mia pelle la mia storia con il sangue e il dolore e purtroppo è una scrittura che non si può cancellare né adesso né mai più.

Carmelo: Ne ho prese e ne ho date. Nel carcere minorile sono più le botte che ho preso che quelle che ho dato, da grande mi sono un po’ rifatto. La prima volta che sono entrato in carcere avevo sedici anni, le guardie mi hanno  picchiato per una settimana. E dopo mi hanno legato alla balilla (letto di contenzione)perché loro me ne devano, ma io non smettevo di chiamarli figli di puttana. Si sono stancati prima loro e da quel giorno il mio cuore li odia per avergli fatto prendere tutte quelle botte.

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Maria Giovanna: Se potessi fare un viaggio, in quale nazione andresti?

Gerti: Mi piacciono molto i Paesi d’Oriente. Vorrei andare in tanti posti bellissimi e conoscere varie culture, ma non posso signora, sono prigioniero in una terra straniera. Di tutti i viaggi che io sogno di fare, c’è ne è uno che è più importante di tutti gli altri. E’ quello che mi porterà a vivere in pace con coraggio e dignità. Questo è per me il viaggio a cui non potrei mai rinunciare. 

Carmelo: Nell’aldilà, ma non ne ho il coraggio.

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Maria Giovanna: Se potessi tirare una pietra a qualcuno, a chi la tireresti?

Gerti: In questo momento della mia vita non c’è nessuno di così interessante da farmi venire tale desiderio. E non perché sono un buono o un pacifista, potrei mettere su in un minuto una tragedia degna di Sofocle ed Euripide. Solo che non mi va di tirare pietre perché so che potrei ferire qualcuno. So anche che, di solito, nella vita, chi è stato gravemente ferito, non può guarire così facilmente. In un cuore ferito si annida il futuro bisogno di ferire gli altri, forse perfino di essere ferito ancora e ancora, si entra in un ciclo di crudeltà che non ha mai fine. Sicuramente il mio amico diavolo vorrà tirare una bella pietra a Dio.

Carmelo: Questa volta caro Diavolo ti sei sbagliato, perché ha un nemico che considero peggiore di Dio. E’ il mio cuore. Se potessi tirare una pietra, la getterei proprio a lui perché non mi lascia mai in pace e non smette mai di pensare e lottare per andare a casa.

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Maria Giovanna: Qual’è stato uno dei momenti in cui sei stato più orgoglioso di te stesso?

Gerti: Si dice da sempre che le scelte che facciamo nella vita tracciano il percorso della nostra esistenza. Vi sembrerà strano ma io sono ogni giorno orgoglioso di me stesso, per il semplice fatto che sono ancora in vita, perciò tutto sommato amo profondamente la vita e la mia dignità anche se sono in carcere parcheggiato come un animale feroce. Sono orgoglioso perché so che la chiave di una vita coraggiosa è sognare ed essere felici, vivendo combattendo  per i miei diritti.

Carmelo: Quando sono nati i i miei figli.

L’Uomo dell’Est- la rubrica di Gerti Gjenerali

Ritorna Gerti Gjenerali, con la sua rubrica L’Uomo dell’Est. Gerti, di origini albanesi e detenuto a Spoleto, è un divoratore di libri, una mente acutissima, ed è dotato di grande ironia, e di una onestà smisurata. Le sue riflessioni hanno sempre qualcosa che lascia il segno. A volte è evidente, a volte è appena una sfumatura. Ma quel qualcosa.. c’è sempre..

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Alfredo in una sua lettera mi chiede: “Ti capita di fare un sogno particolare nel corso degli ultimi mesi? Se sì, che sogno è?”.

Vi racconto un sogno che ho avuto di recente.

Camminavo in salita verso un sentiero stretto e difficile, era una montagna di quelle del mio paese, crudeli e senza vegetazione. Non avevo dei guanti di lana con me e, mentre salivo, impuntavo le dita sulla terra.

Non guardavo la cima, ma a testa bassa salivo su un punto che mi ero prefisso.

Non portavo nessun attrezzo con me perchè incosciente. Ero convinto che questa montagna la dovessi sconfiggere a mani nude… ritenevo che se avessi avuto gli attrezzi giusti, sarei stato agevolato verso la cima, quindi aiutato. Troppo facile avere gli aiuti necessari.

Nel risalire questa montagna cruda cercavo le vie più difficili e impercorribili, convinto di risalire più velocemente possibile.

Ma succedeva puntualmente che arrivando ad un certo punto ricadevo verso il basso con una facilità che non riuscivo a controllare.

Sapevo nel mio intimo che quel sentiero, che mi ero prefissato di percorrere, era pericoloso e difficile, ma non potevo farne a meno. Imperturbabile cercavo di salire verso la mia meta.

Puntualmente ricadevo verso il basso in una caduta dolce e libera.

Nel mio sogno guardavo la cima della mia montagna e pensavo.. Le vibrazioni, sensazioni di suono soave. Fili invisibili esisteni nell’eternità. Ponti costruiti da sofferenze e sangue.. avversari nascosti, travestiti da Oracoli sapienti. Ostacoli di una realtà indifferente. Gradini nel risalire come un “microbo” verso un Cosmo indifferente. Energie musicali neutre e distaccate, inserite in vite precedenti sbagliate. Specchi che riflettono i mostri che ripresentano.. piramidi rovesciate nell’incubo notturno. La Dea Iris presente con le sue convinzioni, nascosta da Musa ispiratrice. Il figlio di Semele che sorride ubriaco nell’attesa del suo avversario Apollo lucente faccia la sua Apologia.

Guardavo la cima e speravo che il mio “Kismet” si rivelasse nella sua interezza.

Un senso di “vuoto” presso la mia anima. Ero un mortale insignificante, così un pò Prometeo e un pò Epimeteo. Facevo nel mio sogno progetti, e purtroppo le cose andavano in direzioni contrarie alle mie attese.

Nel mio sogno stanco e con una maschera di ghiaccio ridiscesi verso la pianura e ritrovai un fiume calmo e sorridente. Sapevo nel mio intimo che le cose si complicano non appena lasciamo il regno dell’ideale per rientrare nel teatrino delle meschinità umane.

Questo è più o meno quello che ricordo… ho dei problemi, che ben vengano. Un uomo si misura dai problemi che ha e soprattutto dai sogni che fa.

Ho anche altri sogni più banali, ma non mi sembra il caso di raccontarveli.

Ora vado, ognuno di noi con i suoi sogni.

Concludo dicendo che nella vita è molto raro che il destino ci conceda un’altra occasione di riparare ad un grande sbaglio che abbiamo fato.

Dopotutto abbiamo la solita tendenza ad essere ciò che sentiamo di essere.

Scusate se parlo di sogni e di cose che nemmeno io capisco. C’è la crisi, e quando la pancia non è piena, nulla ha importanza in questo mando.

Dialogo tra due diavoli all’inferno- Un nuovo inizio

Come aveva preannunciato la nostra Nadia (Angelanima) nell’ultimo dialogo Gerti-Carmelo pubblicato (vai al link.. https://urladalsilenzio.wordpress.com/2012/01/02/8344/), dopo ventitue “appuntamenti”, il primo ciclo dei “Dialoghi tra due diavoli all’inferno” si è concluso. Per aprirsene subito un altro.

Questa volta sarete voi i protagonisti. Voi invierete le domande, tramite commento al posto, tramite la mia posta elettronica, tramite facebook; e di volta in volta io selezionerò cinque domande e loro creeranno un dialogo in base ad esse.

E mi raccomando… come vedrete nel dialogo “apripista” di oggi, loro vogliono (anche) domande toste.. cattive..

Avanti.. dategli pane per i loro denti..:-)

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Dialogo tra  due diavoli all’inferno

di Gerti Gjenerali e Carmelo Musumeci

Capitolo ventitreesimo.

Carmelo: Diavolo, sai cosa ho pensato?

Gerti: Che cazzo hai pensato questa volta?

Carmelo: Perchè non rinnoviamo la nostra rubrica?

Gerti: Buona idea, ma come?

Carmelo: Coinvolgiamo le persone di fuori a farci delle domande. Di volta in volta Alfredo sceglie cinque domande, ce le manda e noi rispondiamo.

Gerti: Sei sprecato all’inferno perchè ne sai una più del diavolo, ma quando iniziamo?

Carmelo: Grazie dei complimenti diavolaccio, ma anche tu non scherzi. Iniziamo appena ci arrivano le domande. Ho solo un dubbio?

Gerti: Quale?

Carmelo: Che Sabina, Roberta, Pina, Laurea, Grazia, La Gazza ladra, Pamela e tante altre ci vogliono troppo bene per farci delle domande cattive. E noi per scatenarci abbiamo bisogno di provocazioni.

Gerti: E’ vero, ma non ti preoccupare, ci penserò io a farle inddiavolare e vedrai che man mano che risponderanno, ci vorranno sempre meno bene.

Carmelo: Diavolo, non ci rimane altro che aspettare le loro domande.

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