Le Urla dal Silenzio

La speranza non può essere uccisa per sempre.

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Lettere dal di fuori… da Francesco a Carmelo

Appena tornato e con diversi testi potenziali da mettere, ne pubblico uno che non è certo tra i testi “urgenti”, ma mi è piaciuta.. la.. “carta”. Sì.. la carta. Chi scrive è un certo Francesco ha scritto in grandi caratteri, con una specie di pennarello, su una bella carta gialla “riciclata”.. riutilizzando fogli appesi ad una quercia dalle maestre di una scuola in occasione di una festa.

Mi è piaciuta l’immagine che tutto ciò trasmette…

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3 luglio 2011

Caro Carmelo,

ti scrivo con questa carta da lettere speciale (riciclata dall’attività delle maestre di una scuola in cui faccio le pulizie, ogni foglio stava arrotolato ed appeso ai rami di una grande quercia per essere poi preso dai genitori dei bambini affinchè  ne leggessero il contenuto), per dirti che mi sono piaciuti molto i due racconti passatimi da Mita (“Diritto di lottare”… e… “La belva della cella 154”). Il primo mi ha fatto pensare a chi fa le gare di apnea (sono atleti assistiti perchè rischiano di passare dalla vita alla morte quasi dormendo per lo stato di rilassamento che si inducono), alla facilità con cui gli strumenti di lotta non violenta possono rivelarsi un’arma a doppio taglio (meglio lo sciopero a staffetta), al problema di chi si ritrova in mano ad aguzzini (carcerieri, cattivi maestri, medici criminali, ecc.ecc.).

Il secondo ai problemi di chi maltratta gli animali (mi parlasti del micio), e non rispetta il creato, la natura, gli altri. Ma non ho letto solo le tue opere di narrativa.

Nei giorni scorsi ho letto la lettera al Tribunale di Sorveglianza di Perugia del 16/06/2011.. quella al Direttore del 26/06/2011, quella al Magistrato di Sorveglianza di Spoleto del 29/06/2011 (con allegata quella del 12/12/2009), quella al Direttore della Casa di Reclusione di Spoleto del 29/06/2011, ed il sollecito per la risposta alla richiesta del permesso premio presentata il 30 aprile 2011.

Ogni carta ha un suo valore ed un suo dramma. Mi colpisce il complesso di logiche sottese ai fatti espressi negli argomenti in oggetto. Per farla breve, comunque, ordino il mio pensiero in punti di importanza (con riferimenti trasversali rispetto alle azioni che hai fatto, rintracciabili con destinatari e dati):

1- fai bene a chiedere un trattamento proporzionato ai 20 anni di assenza di pericolosità sociale (dalle carte non risultano tuoi reati in carcere e risalta un comportamento esemplare), i toni della lettera a Padovani del 29/06/2011 mi paiono corretti e proporzionati al contesto.

2- non sbagli a tempestare di parole piene di significato chi  umilia i detenuti ed i loro parenti. Chi ha problemi organizzativi e lavora male non deve fare il prepotente. Il Magistrato “invedibile” (lettera del 29 giugno) e quello che potrebbe dire ma tituba  (lettera del 25 giugno) devono essere forzati a risolvere le beghe tue e dei tuoi parenti, anche per rispetto dei loro colleghi, con ruoli più bassi e di chi fa volontariato in carcere.

3- misciare linguaggio giuridico e linguaggio documentale (es. diaristico, epistolare, ecc.) è un ottimo modo per parlare alla coscienza di quanti si disinteressano del carcere.

Ti voglio tanto bene

Francesco

P.S.: le frasi dietro ai fogli sono scolorite perchè hanno la rugiada di una notte all’addiaccio addosso. Le ho staccate dalla quercia a festa finita, a metà mattina.

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