Le Urla dal Silenzio

La speranza non può essere uccisa per sempre.

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Caverne e parabole.. di Giovanni Farina

Giovanni Farina ci invia questo testo, che ha scritto nell’ambito del corso di scrittura creativa che sta frequentando a Catanzaro, e che vuole condividere con noi.

Giovanni Farina ha una sua raffinatezza.. uno stile evocativo, una fascinazione per la saggezza. A volte nel suo scrivere.. incede con una lentezza composta e lirica che fa pensare a un antico monaco o a chi crea un mosaico, tassello dopo tassello.

Vi lascio a questo brano di Giovanni Farina.. detenuto a Catanzaro..

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Da qualche giorno nell’istituto sto partecipando a un corso di scrittura creattiva.  Ti mando uno scritto che puoi pubblicare sul sito.

Platone.. Socrate parla a Claucone.

La mia rispsota.

Il nostro corpo nasconde la realtà della nostra ombra.

Si parla spesso di povertà, ricchezza, nomi che indicano il bisogno di sazietà. Io mi domando chi è più affamato. Un ricco che bisogno di qualcuno che non lo faccia sentire solo, o un povero che non ha bisogno di nulla. Il desiderio di sazietà tormenta molto più della fame.

Molte volte nelle mie giornate attuali mi immedesimo nell’uomo che vive nel fondo della caverna con l’impedimento di potersi muovere e resta per ore con il volto rivolto contro una parete. La sola luce  che vede entrare, giorno dopo giorno, è dall’ingresso della grotta che proietta  la propria ombra sul fondo della caverna. Perso che chi continuerà a saziarsi di ombre non saprà mai nulla della realtà che esiste alle sue spalle e continuerà a vivere nell’oscura caverna, continuerà a considerare la sola realtà di vita le ombre che appaiono e scompaiono ai suoi occhi, a ogni spiraglio di luce. Col tempo, se imparerà  a scoprire con regolarità quale ombra sta per arrivare, diventerà esperto di ombre, credendo che sia la sola realtà di vita. Quando riuscirà a liberarsi delle catene, solo allora riuscirà a riconoscere con grande fatica gli oggetti che per anni gli hanno procurato le ombre che i suoi occhi si erano abituati a vedere, e a conoscere per verità. Non sarà facile liberarsi dai legami che ha con gli uomini delle caverne, perchè si è persa dentro di lui la realtà della vita e le ombre che appaiono e scompaiono davanti a lui le crede l’unico spiraglio di vita.

Non si  può resistere al fascino dell’abisso.

Qualsiasi essere umano incarna in maniera diversa i propri pensieri. Molti uomini con l’energia della mente vogliono dominare la vita degli altri, vogliono essere nella pelle di tutti gli esseri umani. Nel mimetismo più vario assumono i colori e le ombre di ogni stato d’animo. La luce nascosta che c’è in noi non ci fa sapienti, quando si deve tornare al nostro mondo. Sul mio orizzonte la felicità vuol dire qualcosa di profondo, che abita nella mia anima.

Amo la mia esistenza segreta: “l’ombra che non sa appartenere agli altri”. Dipingo spesso un cielo dai mille colori con le parole, anche se un attimo dopo mi perdo nell’abisso dell’indifeso. Nell’arbitrio del mio pensiero vorrei diventare un’Alchimista per trasformare il fango in rivelazioni di saggezza.

Io conosco la felicità, nella contraddizione del silenzio. Nel mio spazio vitale mi piace ascoltare il silenzio che parla al mio cuore, che mi prepara all’ascolto degli altri. Ascolto, a volte, molto faticoso, perchè richiede condivisione e magari parole che non si vorrebbero udire. Un grande silenzio, molte volte avvolge nel mio mondo molte esistenze piene di vita, che si celano nell’anonimato, anche quando sono eloquenti nell’esprimere il loro pensiero. E’ importante per l’uomo sapere che il silenzio è una porta e non è chiusa.

La parabola detta del figliuol prodigo.

Nella parabola del figliuol prodigo si evidenzia l’amore incondizionato che dovrebbero avere i genitori nei confronti dei figli. Il figlio domanda al padre la sua eredità. Con molta probabilità domanda  l’eredità divina che il padre gli ha già dato con la sua nascita. Molti uomini pensano che la nostra origine venga dalle stelle più lontane, anche se noi semplici mortali sappiamo per certo che la nostra vita terrena ha origine da un’unione semplice tra i nostri genitori. Io sono del parere che l’io dell’uomo è stato addomesticato nei secoli da chi ha fatto della parola uno strumento di vita. “Senza la parola non c’è pensiero”.

Ogni essere vivente può essere un figliuol prodigo nel cammino della sua vita terrena, quando c’è qualcuno che lo aspetta al suo ritorno.

Ricordo un cagnetto che avevano regalato a mia madre quando ero piccolino. Eravamo cresciuti insieme. La prima volta che ci siamo separati è stata quando sono partito per il militare. Dopo sei mesi di asssenza da casa, vedo il volpino che mi viene incontro. La sua gioia era incontenibile nel vedermi, nel dimostrarmi il suo affetto. Si contorceva con tutto il corpo, mugolando come se piangesse. Mi dette l’impressione che fosse stato fuori tutti quei mesi ad aspettare il mio ritorno lungo quel pezzo di strada, dove mi aveva visto l’ultima volta. Quando lo presi in braccio e gli parlai, mi orinò addosso dall’emozione. Volpino, con la sua gioia, mi aveva dimostrato quanto gli ero mancato, e quanto mi amava, incodizionatamente. In tanti anni che avevo vissuto con lui, solo al ritorno, dopo mesi di assenza, ho capito, con la sua gioia, il suo amore.

Nella parabola del figliuol prodigo si parla del padre, del figlio, e non si parla di nostra madre che ci ha generato. Non vorrei credere  che ciò aviene perchè nella Bibbia si narra che il mondo dell’uomo è stato creato da un solo padre e tutti noi siamo suoi figli. Mi dispiace contraddire i comandamenti ma io sono ben cosciente che ho avuto una buona madre dopo un buon padre.

Giovanni Farina

Preda e cacciatore.. di Giovanni Farina

Giovanni Farina.. detenuto nel carcere di Catanzaro.. detenuto di lungo corso.

I suoi pezzi sono sempre particolari, sono pezzi che aprono discussioni, molto controversi.. che dividono chi li legge tra chi apprezza e chi criticia. Ma, a prescindere, c’è di fondo una vera sensibilità umana, e una vita che ha conosciuto dure e intense esperienze.

Nel brano che leggerete, i momenti che mi piacciono di più sono quelli intimistici, finali.. momenti come questo..

Tuttavia ho una malattia mortale creata dalle mani dell’uomo. Una follia che non guarisce dalla morte.

Dalla linea della vita che ti è stata tesa nell’abisso che si spezza a ogni tuo passo, perchè non c’è sentiero da percorrere, non c’è vista che ti aspetta.. lontano  da questo buon carceriere che sorride e con le sue grosse mani apre e chiude la porta della cella  e ha incarnata la prigione sul viso e gli occhi nella sua forma umana.”

Vi lascio ora a questo testo di Giovanni Farina..

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Sono Farina Giovanni. Segno zodiacale Vergine.

L’Italia del governo delle colombe e dei diritti dell’uomo ha ricevuto un grosso no da parte del governo brasiliano, per l’estradizione di Cesare Battisti. Anhce il Cile dell’ex dittatore Pinochet e dei 25000 desaparecidos ha telefonato all’uscente Presidente del Brasile Lula, e gli hanno detto di non dare l’estradizione a Cesare Battisti per l’Italia. Tutto il mondo sa che in Italia viene usata la legge del taglione, che si fa il cannibalismo da parte delle istituzioni italiane sul popolo italiano inerme, che non si può difendere.

Dall’Amazzonia delle favelas alla Cambogia dell’ex dittatore Pol Pot si sa che in Italia viene usata violenza sui famigliari delle persone detenute, con la persecuzione e la tortura dell’allontanamento dagli affetti famiglliari. In tutto il mondo si sa che i prigionieri italiani  sono detenuti nei lager dell’art. 41bis, dove gli viene proibito di dare il buon giorno al prigioniero che hanno di fronte, e se lo fanno vengono puniti con l’isolamente più totale, dove vengono calpestati tutti  i diritti alla vita, con la privazione  di ricevere alimenti da parte dei famigliari, e non gli viene data la corrispondenza epistolare da parte dei famigliari.

Questi prigionieri da anni non fanno più di un colloquio al mese dove gli viene privato di abbracciare i pripri figli ai colloqui che si svolgono dietro un vetro blindato di venti centimetri. Ci sono molte persone da venti anni nei lager italiani, sopra gli ottant’anni che subiscono questo regime di tortura.

Tenerci in vita nessun profitto. Sopprimerci nessuna perdita.

Ormai tutto il mondo sa che nelle carceri italiane i prigionieri sono sottoposti da decenni giornalmente alla tortura, dove i diritti dell’uomo sono calpestati in ogni forma biologica di resistenza umana.

Ormai i suicidi non fanno più notizia. Vengono censurati da parte delle istituzioni anche i sucidi.

I prignionieri, quando si vedono senza speranza  -perchè viene calpestato il diritto alla difesa umana senza il contraddittorio, con i processi pilotati e bugiardi, dove le condanne sono a vita, con un perverso articolo, 4 bis, chiamato “reato ostativo”, applicato con una legge speciale, non vedendo altro spiraglio per mettere fine alle loro soffererenze si suicidano.

Cronaca italiana, venerdì 31 dicembre. Stati Uniti d’America, dove in molti stati ancora nell’anno 2011 vengono eseguite le condanne a morte sui prigionieri. Leggo: sorelle che scontano l’ergastolo, libere, perchè una donerà un rene all’altra sorella ammalata. Nell’Itaia delle colombe, messaggera di pace e di democrazia nel mondo, mi è stato proibito di donare il midollo osseo a un bisognoso perchè ero prigioniero nelle prigioni dello stato italiano.

E dove un detenuto straniero, dopo essere stato umiliato per lungo tempo nella sua dignità, è stato costretto da chi doveva rispettare la laegalità perchè aveva giurato fedeltà a quelle leggi, ed era un servitore dello Stato italino, il prigioniero si è visto costretto a recarsi a una udienza col Direttore e altre istituzion del carcere, con delle bugie nascoste addosso, piene dei propri escremnti di più giorni addosso a tutti i presenti., perché era stanco dei loro soprusi e delle continue umiliazioni

In Italia noi tutti cittadini simo participi di una sola parola d’ordine.. “si salvi chi può”. Perchè chi ci deve tutelare in Italia e rappresentarci nel mondo ha un solo scopo, farsi la guerra tra le caste per le potrone.  Tutte le loro energie giornalmente si impegnano a infangare la credibilità dell’Italia nel mondo. La guerra fratricida avviene solo per la conquista della poltrona, non per il bene del popolo e dell’Italia che è sempre più alla deria.

Non ci dobbiamo offendere se siamo riconosciuti nel mondo da qualche anno per essere tutti dei mafiosi. Sono i nostri governanti che lo dicono, che n oi italiani dobbiamo essere messi tutti in galera a vita.

Il meraviglioso Brasile da distese di campi fecondi e grandi città industriali ha sempre riconosciuto che gli italiani hanno dato molto al loro paese contribuendo con la loro storia e l’impegno umano e cristiano a migliorare, nel loro piccolo, il Brasile. La nazione italiana conosciuta in tutti i confini del mondo per il suo valore umano nella fede dei Papi di Roma e dalla Costituzione fondata sui valori dei diritti dell’uomo, deve andare a cercare in altri Stati gli eroi di pace che siano di esempio al mondo.

Ergastolo= il nulla, l’inferno in terra.

Eppure sono fortunato, non sono ammalato, sento il sangue che circola nelle vene, le membra obbediscono al mio volere, il mio spirito è salvo.

Tuttavia ho una malattia mortale creata dalle mani dell’uomo. Una follia che non guarisce dalla morte.

Dalla linea della vita che ti è stata tesa nell’abisso che si spezza a ogni tuo passo, perchè non c’è sentiero da percorrere, non c’è vista che ti aspetta.. lontano  da questo buon carceriere che sorride e con le sue grosse mani apre e chiude la porta della cella  e ha incarnata la prigione sul viso e gli occhi nella sua forma umana.

Tutto il resto è preda e cacciatore.

Io sono la preda che catturata viene incatenata, sorvegliata notte e giorno tra le mura di cemento e sbarre che vedrai consumearsi nelle tue ossa dento al tuo cervello, dove non ci sarà mai spazio per capire quello che sei, perchè non c’è logica di vita.

In questo mondo senza speranza non c’è null ache commuome l’intelligenza e il cuore dell’uomo.

La luce che aveva sbagliato strada.. poesie di Gerti Gjenerli

I testi di Gerti Gjenerali andrebbero letti tutti. Ma, imprescindibile, per “sfiorare” qualcosa di questo personaggio molto profondo e particolare è il suo primo testo qui pubblicato, una sorta di presentazione di se stesso, e di descrizione, realistica e metaforica insieme, della sua vicenda (https://urladalsilenzio.wordpress.com/2010/04/16/salve-mi-chiamo-gerti-gjenerali-detenuto-albanese/).

Dopo alcuni mesi di silenzio, Gerti ritorna con due poesie bellissime, ma di una di una drammaticità quasi violenta…

Hanno delle radici, si ispirano e richiamano qualcosa.. oltre naturalmente all’eterno contesto del carcere, a cui inevitabilmente i pensieri ritornano, specie quando si è particolarmente sensibili. Ma tra le matrici generative di queste poesie, specie la seconda, c’è anche altro, un evente, una persona, qualcuno.. UNA LUCE.. che per un attimo Gerti ha visto entrare nella sua vita.. e che dopo poco tempo è scomparsa. Non so di che genere di “scomparsa£” si tratti. E non lo chiederò, trattandosi di intimissimi territori interiori.

Ma certo queste poesie, nella loro malinconica bellezza, fanno male all’anima..  le senti dentro.. quasi lo tocchi il dolore che le ha nutrite…

Che ci siano altre luci  per te Gerti, a illuminare la via.. e a farti sentire tutto il calore che hai sempre atteso e che meriti..

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IL MOSTRO SILENZIOSO

Voglio dormire con il mio sogno d’inverno,

osservare la natura ed aspettare che tutto

si trasformi in un’energia illuminante.

I colori hanno una propria vista e respiro,

il vento così fresco e il suo movimento soave,

l’odore della natura così prepotente nei miei polmoni.

Guardando mi lacrimono gli occhi dal dispiacere,

sono perduto nell’abbraccio freddo dell’invero.

Non oso alzare la voce, devo solo osservare in silenzio.

Il mostro senz’anima si potrebbe dispiacere,

la mia vita appartiene a lui, e solo a lui.

Vorrei scappare se solo il mostro si addormentasse.

Per la mia esistenza e libertà.

Vorrei combattere il destino maledetto,

che non mi ha lasciato tregua.

Non è contento della mia sofferenza,

il mostro senza cuore che mi guarda in silenzio.

Gode nell’illudermi, manda i suoi fedeli sbandati

per colpire nel posto più sensibile di un uomo,

l’unica cosa che mi è rimasta, la mia anima perduta.

Sono stanco di questa tragedia.

Aspetterò con molta pazienza che il mio incubo abbia fine,

così che il mostro senz’anima, insieme con i suoi servitori,

trovi un altro ospite da colpire.

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LA LUCE CHE AVEVA SBAGLIATO STRADA

Ho vissuto nel buio per tutta la vita,

un raggio di luce all’improvviso è entrato nella mia fredda cella.

E’ stato un attimo, ed è sparita come un’illusione.

Ho maledetto il buio che non mi molla.

Mi è fedele come un piccolo cancro.

La mia candela era debole, piccola, fragile e piena di paura.

La sua luce era la vita che avrei potuto avere.

Poteva splendere solo in un posto come questo,

dove regna l’ipocrisia e la falsità.

Il mio cuore è felice, ho visto per un attimo

il fuoco quando è dolce e potente.

 La candela picccola sembrava iniqua,

ma poteva bruciare la mia esistenza di cartone.

Ho spento la sua luce con l’anima delusa, senza esitazioni.

Essendo stato cattivo, ho obbedito alla mia fedele compagna,

la paura, che è la madre di tutte le tragedie.

La galera uccide ogni destino.

Ogni raggio di luce dura un attimo.

La luce è tornata nel mondo dei vivi,

dove insieme ad altre luci, è una luce qualunque.

Orea ritorno nel mio Regno,

dove l’oscurità mi è amica, e non mi abbandona mai.

Vivrò nella consapevolezza di avere visto qualcosa di unico,

il suo ricordo sarà eterno nel regno dei morti.

Al mio fratello… di Ridha Chtorou

Ridha è un grande anima, a suo modo un mistico, come altre volte già ho scritto in commento a sue poesie pubblicate.

Ora finalmente so di che paese è origine. Avevo preso una cantonata. Pensavo fosse albanese. Invece viene dalla Tunisia. Il luogo di detenzione invece, attualmente è Sollicciano.

Per tutto ciò che ha passato e sofferto  qualcosa in lui si è scaraventato a sensazioni e emozioni che spesso lo rapiscono, in vere e proprie forme di trascendenza.

Anche queste poesie hanno cittadinanza da noi.. anche esse hanno un loro senso profondo..

Per costituire un Baluardo.

Da una parte c’è il sacrosanto dovere di dare spazio a urla strazianti, corpi feriti e sofferenze.. anche perché è uno dei mandati che il blog ha assunto su di sé. Dall’altro non si può essere semplicemente uno Specchio del Dolore. Ma bisogna accoglierlo, dargli cittadinanza ma allo stesso tempo non credere ciecamente in esso.. e nel suo mantra.. ossia nelle parole che pronuncia la notte quando dice “io sono inevitabile  e sarò onnipresente tra le macerie…”

L’Abisso non va semplicemente scrutato, altrimenti alla lunga diventerai Abisso. La Luce va custodita nelle tenebre. Nei periodi più oscuri la Speranza va preservata coma un fuoco nascosto da cui un giorno nascerà un incendio. L’Amore urla il tuo nome proprio quando sei solo e spezzato,e  tutti ti hanno tradito e abbandonato.

Non basta contemplare il dolore, ma vanno gettate sementi nel deserto perché possa incredibilmente fiorire.. perché si possa resistere anche sepolti nei manicomi  o con gli elettrodi ai coglioni. 

Bisogna elevare le vibrazioni..

E poi, ritornando coi piedi per terra, tra le cialtronanti voci di disprezzo e giudizio.. fa sempre bene sentire qualcuno che dice..

TU SEI MIO FRATELLO

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AL MIO FRATELLO

Tu sei mio fratello e

entrambi siamo figli

di un unico spirito

dì di me ciò che desideri

giudicato sarai dal domani e

dal giudice del mio tribunale

puoi togliermi ciò che vuoi

ma è solo una parte

di ciò che ti spetta di diritto

tu sei mio fratello e io ti amo

anche se versi il mio sangue

non potrai addolorare la mia anima e

nemmeno farla morire

incapace sei d’imprigionare la mia idea

perché essa è libera come il vento

che soffia nello sconfinato spazio

tu sei mio fratello e io ti amo

quando lodi Dio nella tua moschea

quando ti inginocchi nella tua sinagoga e

quando preghi nella tua chiesa

ti ho visto deole dinanzi

ai duri, potenti e poveri

bisognoso dinanzi

ai castelli degli avidi ricchi

ho versato lacrime per te e

attraverso queste ti ho visto

tra e braccia della giustizia

tu sei mio fratello e io ti amo

perché vieni nel mio paese tentando

di sottomettermi ai colori che

bramano la gloria e

godono della tua fatica?

perché abbandoni la tua consorte?

per inseguire la morte in una terra lontana

obbedendo ai capi bramosi

di conquistare la gloria e l’alto onore

con il tuo sangue e gli affani di tua madre

tu sei mio fratello e io ti amo

e forse nobile l’uomo

che uccide suo fratello?

ergiamo allora una statua a Caino

e cantiamo le melodie ai tiranni.

(Ridha Chtorou)

Cogli il Volto

self-clearing

Un piccolo testo. Su questo blog certo non manca la varietà. Abbiamo inserito testi chilometrici (come “Ergastolani e sessualità” che assolutamente consiglio a tutti di leggere) e brevissimi scritti, come la favola precedentemente postata e questo breve testo di Nicola Ranieri (c’è altro di suo in questo blog, pubblicato in precedenza), detenuto con ergastolo ostativo nel carcere di Spoleto. Ma è meglio così a mio parere. Ho sempre ritenuto che sia importante variare i linguaggi di volta in volta, per non dare alla mente autostrade neuronali abusate e consuete, ma di volta in volta spingere (che poi è sempre anche un spinger-ci) ad altri viaggi.

Di questo testo mi ha subito catturato l’incipit: “…Non si può rimanere imprigionati nell’abisso delle profondità oscure, se il lettore non conosce la vita di ogni singolo individuo, c’è molta disinformazione, nessuno può e potrà mai capire nel profondo cosa significa la prigionia se non la prova sulla propria pelle. ” L’Abisso non è solo l’Abisso di chi è rinchiuso. Ma è ovunque. E’ l’Abisso di chiudendo occhi, mente e cuore offusca la luce imperitura, il diamante abissale, la Canzone che rende testimonianza al tuo tempo. Abbandonare gli indifesi, tradire il moto che spinge a intrecciare le mani, volgere lo Sguardo dall’Altro è una rinuncia anche verso noi stessi, un arretrare, un restringimento, un rattrappirsi. E che questo sia qualcosa di diffuso non lo rende di verso da quello che è.
“Se il lettore non conosce la vita di ogni singolo individuo…” Ritorna la frase di questo piccolo testo. Piccola e disadorna, ma dice tanto. Intere costellazioni di letture, forse di più. Convegni su convegni fumori, disquisizioni dottorali, predicozzi d’alto bordo.. non ne rendono un’unghia. Noi parlìiamo senza conoscere. Ponfichiamo senza sapere. Urliamo feroci all’indirizzo di chi non abbiamo mai neanche visto. Come quelli che potrebbero parlarti ore per gli ebrei, e forse non ne hanno incontrato mai neanche uno. Ma di cosa stiamo parlando? Abbiamo un gregge fumoso nella nostra mente, un calderone nel quale, come nella notte di Shelling, “tutte le vacche sono nere”. E oltre quello non andiamo. Oltre quello non vediamo.  Intendiamoci, la macrocategorie servono.  Non si può procedere solo caso per caso. Sono necessari elementi di sintesi per trarre valutazioni generali, interpretare tendenze, parlare in prospettiva. Ma questo non basta. Non basterà mai. Da solo è una prigione, un carcere della mente, luoghi astratti chiamati penitenziari, reati, detenuti. Niente di vivo. Dite puntate su un gregge, perché è gregge l’assembramento in cui una pecora vale l’altro.. perché non si tratta per te, in fin dei conti, di altro che pecore. Un esercito di cloni, modellini del das fatti con lo stampino. Qualcuno li ha definiti criminali. E questo ti basta. Le loro infinite storie sono lettera morta per te. La pietra non ti mancherà mai.. al primo segnale di fumo, al primo movimento di gambe o di vita che venga “dalla parte sbagliata”.
“Se il lettore non conosce la vita di ogni singolo detenuto…” E non è che devi prendere tutto alla lettera. E non è che devi andare alla ricerca di ogni singolo detenuto. Non fermarti alle parole! Cogli il messaggio! Il messaggio viene come un treno nella notte. Per chi sa coglierlo, viene al momento giusto. Viene stanotte. Viene ora. Viene per te. Coglilo, senza portarlo alla deriva della mente, senza impantanarlo nelle sue manfrine logiche. Cogli il Simbolo.

Appendere cappi è la cosa più facile. La ferocia è la malattia opposta e complementare dell’indifferenza. Due corna dello stesso toro drogato. Entrambe non guardano il Volto, quel singolo Volto. Chi sta parlando adesso? Chi scrive? Chi è dietro le sbarre? Quale è la sua storia? Quale è la sua rabbia? Quale è il suo cuore? C’è uno scambio che nasce quando le maschere cadono, e il Silenzio precede la parola. Stanze nascoste ai confini del cuore. Uscite di sicurezza, segni sul muro. Il resto è ruomore del traffico, e i cani che latrano…

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Non si può rimanere imprigionati nell’abisso delle profondità oscure, se il lettore non conosce la vita di ogni singolo individuo, c’è molta disinformazione, nessuno può e potrà mai capire nel profondo cosa significa la prigionia se non la prova sulla propria pelle. In questo periodo sono in molti che escono dal carcere accusati di reati che trovo indegni anche di essere scritti, ma nessuno informa che chi commette reati contro persone indifese non sono graditi nelle sezioni. Altri che escono perché a loro favore hanno famiglie ricche ed il Dio denaro fa scivolare la chiave in ogni porta, chi rimane in carcere è sempre il disperato, il povero, l’abbandonato, così non potendo offrire niente, rimane in carcere tutta la vita, così nessuno ne parla neanche se un giorno decide di togliersi la vita. Nel carcere di Spoleto non esiste solamente la certezza della pena ma anche la brutalità della pena, l’incomprensione e per ultimo l’abbandono.
Tutti definiscono questo istituto il migliore d’Italia ed io che ci sto vivendo questo non l’ho ancora capito, eppure sono qui dal 7 agosto 2001.
Posso dirvi che da quando sono qua ho visto solamente un ergastolano uscire, era di pomeriggio quando è uscito, si è suicidato, nessun giornale o TV ne ha parlato, se n’è andato dentro una busta di cellofan…se è questa la giustizia che il popolo definito più democratico d’Europa vuole per sconfiggere il crimine, allora spero che facciate di tutto per votare a gran voce la pena di morte. Piano piano capirete se leggete i miei scritti il perché mi trovo in carcere, forse mi darete ragione, anche se ora della ragione non so che farmene se non si cambia tutto il sistema giudiziario.
Il cuore è il muscolo che dà vita ma la vita è un dono meraviglioso che ogni donna offre, cerchiamo di comprendere e costruire il recupero perché se non lo sai, io sono un essere come te ma cerca in te di avere cuore e umanità perché la vita è libertà, non certo castigo e incompetenza ma recupero e reinserimento nella società.
Desidero donare tanto amore ma posso solamente espandere un pensiero che neanche centomila sbarre, diecimila chiavi possono fermare, perché il pensiero arriva, ti coinvolge nella cruda realtà. Scegli il cuore!!

Nicola Ranieri
Carcere di Spoleto – ottobre 2008

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