Le Urla dal Silenzio

La speranza non può essere uccisa per sempre.

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Caverne e parabole.. di Giovanni Farina

Giovanni Farina ci invia questo testo, che ha scritto nell’ambito del corso di scrittura creativa che sta frequentando a Catanzaro, e che vuole condividere con noi.

Giovanni Farina ha una sua raffinatezza.. uno stile evocativo, una fascinazione per la saggezza. A volte nel suo scrivere.. incede con una lentezza composta e lirica che fa pensare a un antico monaco o a chi crea un mosaico, tassello dopo tassello.

Vi lascio a questo brano di Giovanni Farina.. detenuto a Catanzaro..

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Da qualche giorno nell’istituto sto partecipando a un corso di scrittura creattiva.  Ti mando uno scritto che puoi pubblicare sul sito.

Platone.. Socrate parla a Claucone.

La mia rispsota.

Il nostro corpo nasconde la realtà della nostra ombra.

Si parla spesso di povertà, ricchezza, nomi che indicano il bisogno di sazietà. Io mi domando chi è più affamato. Un ricco che bisogno di qualcuno che non lo faccia sentire solo, o un povero che non ha bisogno di nulla. Il desiderio di sazietà tormenta molto più della fame.

Molte volte nelle mie giornate attuali mi immedesimo nell’uomo che vive nel fondo della caverna con l’impedimento di potersi muovere e resta per ore con il volto rivolto contro una parete. La sola luce  che vede entrare, giorno dopo giorno, è dall’ingresso della grotta che proietta  la propria ombra sul fondo della caverna. Perso che chi continuerà a saziarsi di ombre non saprà mai nulla della realtà che esiste alle sue spalle e continuerà a vivere nell’oscura caverna, continuerà a considerare la sola realtà di vita le ombre che appaiono e scompaiono ai suoi occhi, a ogni spiraglio di luce. Col tempo, se imparerà  a scoprire con regolarità quale ombra sta per arrivare, diventerà esperto di ombre, credendo che sia la sola realtà di vita. Quando riuscirà a liberarsi delle catene, solo allora riuscirà a riconoscere con grande fatica gli oggetti che per anni gli hanno procurato le ombre che i suoi occhi si erano abituati a vedere, e a conoscere per verità. Non sarà facile liberarsi dai legami che ha con gli uomini delle caverne, perchè si è persa dentro di lui la realtà della vita e le ombre che appaiono e scompaiono davanti a lui le crede l’unico spiraglio di vita.

Non si  può resistere al fascino dell’abisso.

Qualsiasi essere umano incarna in maniera diversa i propri pensieri. Molti uomini con l’energia della mente vogliono dominare la vita degli altri, vogliono essere nella pelle di tutti gli esseri umani. Nel mimetismo più vario assumono i colori e le ombre di ogni stato d’animo. La luce nascosta che c’è in noi non ci fa sapienti, quando si deve tornare al nostro mondo. Sul mio orizzonte la felicità vuol dire qualcosa di profondo, che abita nella mia anima.

Amo la mia esistenza segreta: “l’ombra che non sa appartenere agli altri”. Dipingo spesso un cielo dai mille colori con le parole, anche se un attimo dopo mi perdo nell’abisso dell’indifeso. Nell’arbitrio del mio pensiero vorrei diventare un’Alchimista per trasformare il fango in rivelazioni di saggezza.

Io conosco la felicità, nella contraddizione del silenzio. Nel mio spazio vitale mi piace ascoltare il silenzio che parla al mio cuore, che mi prepara all’ascolto degli altri. Ascolto, a volte, molto faticoso, perchè richiede condivisione e magari parole che non si vorrebbero udire. Un grande silenzio, molte volte avvolge nel mio mondo molte esistenze piene di vita, che si celano nell’anonimato, anche quando sono eloquenti nell’esprimere il loro pensiero. E’ importante per l’uomo sapere che il silenzio è una porta e non è chiusa.

La parabola detta del figliuol prodigo.

Nella parabola del figliuol prodigo si evidenzia l’amore incondizionato che dovrebbero avere i genitori nei confronti dei figli. Il figlio domanda al padre la sua eredità. Con molta probabilità domanda  l’eredità divina che il padre gli ha già dato con la sua nascita. Molti uomini pensano che la nostra origine venga dalle stelle più lontane, anche se noi semplici mortali sappiamo per certo che la nostra vita terrena ha origine da un’unione semplice tra i nostri genitori. Io sono del parere che l’io dell’uomo è stato addomesticato nei secoli da chi ha fatto della parola uno strumento di vita. “Senza la parola non c’è pensiero”.

Ogni essere vivente può essere un figliuol prodigo nel cammino della sua vita terrena, quando c’è qualcuno che lo aspetta al suo ritorno.

Ricordo un cagnetto che avevano regalato a mia madre quando ero piccolino. Eravamo cresciuti insieme. La prima volta che ci siamo separati è stata quando sono partito per il militare. Dopo sei mesi di asssenza da casa, vedo il volpino che mi viene incontro. La sua gioia era incontenibile nel vedermi, nel dimostrarmi il suo affetto. Si contorceva con tutto il corpo, mugolando come se piangesse. Mi dette l’impressione che fosse stato fuori tutti quei mesi ad aspettare il mio ritorno lungo quel pezzo di strada, dove mi aveva visto l’ultima volta. Quando lo presi in braccio e gli parlai, mi orinò addosso dall’emozione. Volpino, con la sua gioia, mi aveva dimostrato quanto gli ero mancato, e quanto mi amava, incodizionatamente. In tanti anni che avevo vissuto con lui, solo al ritorno, dopo mesi di assenza, ho capito, con la sua gioia, il suo amore.

Nella parabola del figliuol prodigo si parla del padre, del figlio, e non si parla di nostra madre che ci ha generato. Non vorrei credere  che ciò aviene perchè nella Bibbia si narra che il mondo dell’uomo è stato creato da un solo padre e tutti noi siamo suoi figli. Mi dispiace contraddire i comandamenti ma io sono ben cosciente che ho avuto una buona madre dopo un buon padre.

Giovanni Farina

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