Le Urla dal Silenzio

La speranza non può essere uccisa per sempre.

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Cogli il Volto

self-clearing

Un piccolo testo. Su questo blog certo non manca la varietà. Abbiamo inserito testi chilometrici (come “Ergastolani e sessualità” che assolutamente consiglio a tutti di leggere) e brevissimi scritti, come la favola precedentemente postata e questo breve testo di Nicola Ranieri (c’è altro di suo in questo blog, pubblicato in precedenza), detenuto con ergastolo ostativo nel carcere di Spoleto. Ma è meglio così a mio parere. Ho sempre ritenuto che sia importante variare i linguaggi di volta in volta, per non dare alla mente autostrade neuronali abusate e consuete, ma di volta in volta spingere (che poi è sempre anche un spinger-ci) ad altri viaggi.

Di questo testo mi ha subito catturato l’incipit: “…Non si può rimanere imprigionati nell’abisso delle profondità oscure, se il lettore non conosce la vita di ogni singolo individuo, c’è molta disinformazione, nessuno può e potrà mai capire nel profondo cosa significa la prigionia se non la prova sulla propria pelle. ” L’Abisso non è solo l’Abisso di chi è rinchiuso. Ma è ovunque. E’ l’Abisso di chiudendo occhi, mente e cuore offusca la luce imperitura, il diamante abissale, la Canzone che rende testimonianza al tuo tempo. Abbandonare gli indifesi, tradire il moto che spinge a intrecciare le mani, volgere lo Sguardo dall’Altro è una rinuncia anche verso noi stessi, un arretrare, un restringimento, un rattrappirsi. E che questo sia qualcosa di diffuso non lo rende di verso da quello che è.
“Se il lettore non conosce la vita di ogni singolo individuo…” Ritorna la frase di questo piccolo testo. Piccola e disadorna, ma dice tanto. Intere costellazioni di letture, forse di più. Convegni su convegni fumori, disquisizioni dottorali, predicozzi d’alto bordo.. non ne rendono un’unghia. Noi parlìiamo senza conoscere. Ponfichiamo senza sapere. Urliamo feroci all’indirizzo di chi non abbiamo mai neanche visto. Come quelli che potrebbero parlarti ore per gli ebrei, e forse non ne hanno incontrato mai neanche uno. Ma di cosa stiamo parlando? Abbiamo un gregge fumoso nella nostra mente, un calderone nel quale, come nella notte di Shelling, “tutte le vacche sono nere”. E oltre quello non andiamo. Oltre quello non vediamo.  Intendiamoci, la macrocategorie servono.  Non si può procedere solo caso per caso. Sono necessari elementi di sintesi per trarre valutazioni generali, interpretare tendenze, parlare in prospettiva. Ma questo non basta. Non basterà mai. Da solo è una prigione, un carcere della mente, luoghi astratti chiamati penitenziari, reati, detenuti. Niente di vivo. Dite puntate su un gregge, perché è gregge l’assembramento in cui una pecora vale l’altro.. perché non si tratta per te, in fin dei conti, di altro che pecore. Un esercito di cloni, modellini del das fatti con lo stampino. Qualcuno li ha definiti criminali. E questo ti basta. Le loro infinite storie sono lettera morta per te. La pietra non ti mancherà mai.. al primo segnale di fumo, al primo movimento di gambe o di vita che venga “dalla parte sbagliata”.
“Se il lettore non conosce la vita di ogni singolo detenuto…” E non è che devi prendere tutto alla lettera. E non è che devi andare alla ricerca di ogni singolo detenuto. Non fermarti alle parole! Cogli il messaggio! Il messaggio viene come un treno nella notte. Per chi sa coglierlo, viene al momento giusto. Viene stanotte. Viene ora. Viene per te. Coglilo, senza portarlo alla deriva della mente, senza impantanarlo nelle sue manfrine logiche. Cogli il Simbolo.

Appendere cappi è la cosa più facile. La ferocia è la malattia opposta e complementare dell’indifferenza. Due corna dello stesso toro drogato. Entrambe non guardano il Volto, quel singolo Volto. Chi sta parlando adesso? Chi scrive? Chi è dietro le sbarre? Quale è la sua storia? Quale è la sua rabbia? Quale è il suo cuore? C’è uno scambio che nasce quando le maschere cadono, e il Silenzio precede la parola. Stanze nascoste ai confini del cuore. Uscite di sicurezza, segni sul muro. Il resto è ruomore del traffico, e i cani che latrano…

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Non si può rimanere imprigionati nell’abisso delle profondità oscure, se il lettore non conosce la vita di ogni singolo individuo, c’è molta disinformazione, nessuno può e potrà mai capire nel profondo cosa significa la prigionia se non la prova sulla propria pelle. In questo periodo sono in molti che escono dal carcere accusati di reati che trovo indegni anche di essere scritti, ma nessuno informa che chi commette reati contro persone indifese non sono graditi nelle sezioni. Altri che escono perché a loro favore hanno famiglie ricche ed il Dio denaro fa scivolare la chiave in ogni porta, chi rimane in carcere è sempre il disperato, il povero, l’abbandonato, così non potendo offrire niente, rimane in carcere tutta la vita, così nessuno ne parla neanche se un giorno decide di togliersi la vita. Nel carcere di Spoleto non esiste solamente la certezza della pena ma anche la brutalità della pena, l’incomprensione e per ultimo l’abbandono.
Tutti definiscono questo istituto il migliore d’Italia ed io che ci sto vivendo questo non l’ho ancora capito, eppure sono qui dal 7 agosto 2001.
Posso dirvi che da quando sono qua ho visto solamente un ergastolano uscire, era di pomeriggio quando è uscito, si è suicidato, nessun giornale o TV ne ha parlato, se n’è andato dentro una busta di cellofan…se è questa la giustizia che il popolo definito più democratico d’Europa vuole per sconfiggere il crimine, allora spero che facciate di tutto per votare a gran voce la pena di morte. Piano piano capirete se leggete i miei scritti il perché mi trovo in carcere, forse mi darete ragione, anche se ora della ragione non so che farmene se non si cambia tutto il sistema giudiziario.
Il cuore è il muscolo che dà vita ma la vita è un dono meraviglioso che ogni donna offre, cerchiamo di comprendere e costruire il recupero perché se non lo sai, io sono un essere come te ma cerca in te di avere cuore e umanità perché la vita è libertà, non certo castigo e incompetenza ma recupero e reinserimento nella società.
Desidero donare tanto amore ma posso solamente espandere un pensiero che neanche centomila sbarre, diecimila chiavi possono fermare, perché il pensiero arriva, ti coinvolge nella cruda realtà. Scegli il cuore!!

Nicola Ranieri
Carcere di Spoleto – ottobre 2008

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