Schizofrenia… di Sebastiano Milazzo
Sebastiano Milazzo è sempre una garanzia…
Me ne accorsi in tempi non sospetti.. quando iniziai a leggere i suoi libri e a sentire in essi una lucidità, una inesorabilità mentale, un vigore intellettuale e una sontuosa capacità di scrivere che mi colpirono.
Se cercate nel blog troverete un bel pò dei suoi testi.. e meritano tutti di essere letti.
Anche stavolta Sebastiano non si smentisce. La stessa capacità di dire cose efficaci in pochissime parole…
Ad esempio, quando scrive..
“La legislazione, non a caso, prevede per i responsabili che hanno azzerato il valore delle azioni della signora, rovinandola, 3 anni di pena, che poi significa liberazione condizionale della pena, che tradotto significa che i responsabili di quel crimine, quello sì organizzato su vasta scala, non sconteranno nemmeno un giorno di carcere, mentre il giovinastro che le ha rubato la borsetta con pochi spiccioli sarà condannato a 6 anni di detenzione da scontare fino all’ultimo secondo, perché nei suoi confronti le leggi prevedono tutte le discriminazioni, da cui sono esclusi i reati di cui si rendono responsabili sempre più spesso coloro che fanno parte di quelle categorie che scrivono le leggi….
I benefici, i riti alternativi, gli sconti di pena, le perizie di incompatibilità col carcere, negati a questa o quella categoria di individui, ma mai alle loro categorie, le intercettazioni vietate nei loro confronti, ma non al giovinastro che ha rubato la borsetta alla signora.”
.. quando scrive parole del genere, dice cose sacrosantemente vere. Che sfuggono a chi ha una visione troppo polarizzata e monotematica della realtà giuridica e penitenziaria. Il nostro, come non è un sistema fondamentalmente garantista, non è neanche un sistema fondamentalmente forcaiolo. Ma semmai una incestuosa commistione di entrambe le tendenze. E alla rigidità aspra e feroce che si manifesta verso determinati reati e criminali.. si accompagna una fiumana di garanzie e impalcature politico giuridiche – nei fatti – deresponsabilizzanti e iperallegerenti – verso reati di altro genere e alti tipi di criminali.
Il problema allora non è semplicemente, come tanti attivisti e cultori dei diritti in buona fede fanno, evocare un “diritto mite” a prescindere; misure alternative, riti abbreviati, et similia, a prescindere. Come Sebastiano sottolinea.. ci sono alcuni tipi di reati, di grande impatto collettivo, ma commessi da colletti bianchi e membri delle elité, che, in sostanza, ricevono sanzioni talmente blande, che gli autori in pratica non fanno quasi mai neanche un giorno di carcere, e li ritrovi, quasi sempre, dopo pochissimo, in perfetta circolazione e a svolgere attività economiche finanziarie di rilievo, magari dopo giusto avere pagato un obolo alla giustizia.
IN QUESTI CASI L’INCROCIARSI DI GARANZIE E TUTELE CHE GARANTISCE LORO UN “DIRITTO MITISSIMO” E UNA SOSTANZIALE IRRESPONSABILITA’ SUL PIANO DELLE CONSEGUENZE, NON RAPPRESENTA COMUNQUE UN MOMENTO POSITIVO, CHE HA IL SOLO LIMITE DI NON ESSERE ESTESO AGLI AUTORI DI ALTRI DELITTI.. MA, IO CREDO, UN MOMENTO “NEGATIVO”. QUESTI NON IMPARANO NULLA, NON SI PURIFICANO IN NULLA, NON FANNO ALCUN VIAGGIO IN SE STESSI, NON AVVERTONO ALCUNA GRAVITA’ DELLE LORO AZIONI. IN QUESTI CASI, MI PERDONINO TANTI CHE LEGGERANNO.. IN QUESTI CASI PIUTTOSTO INASPRIREI LE PENE… DAREI UN MINIMO DI EFFETTIVA SANZIONABILITA’ PENALE… UN MINIMO DI DUREZZA E ARDUI MOMENTI DA AFFRONTARE. UN MINIMO DI CARCERE, ANCHE UN MINIMO DI CARCERE.
Il problema in Italia è che per alcuni c’è troppo carcere.. per altri niente.. o magari quelle “poco intimorenti” carcerazioni domiciliari in lussuose ville con tutti i confort..
Vi lascio al testo di Sebastiano Milazzo.
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Premesso che è ovvio e giusto che chi ha sbagliato paghi il suo debito con la società, ma è giusto anche che l’espiazione debba avere un fine riabilitativo, non perché lo pretende il condannato, ma perché lo prevede la Costituzione.
Ma questo oggi non avviene più perché, sebbene le statistiche dimostrano che la nostra è una delle società più sicure, la dilagante retorica sulla sicurezza ha diffuso nell’ immaginario collettivo che i reati sono notevolmente aumentati.
Una diffusione strumentale del senso d’insicurezza per distogliere l’attenzione da un sistema giudiziario malato, da una legislazione schizofrenica, che ha lo scopo di dirottare gli effetti della giustizia sulle categorie più facilmente criminalizzabili.
Si parla di criminalità organizzata se la signora al mercato viene derubata del borsello che contiene le piccole cifre che servono per fare la spesa della giornata, ma non si parla di criminalità né organizzata né disorganizzata, se la signora viene rapinata dei risparmi di una vita con i consigli interessati che le fanno investire i suoi risparmi in azioni che in pochi giorni perdono il loro totale valore.
La legislazione, non a caso, prevede per i responsabili che hanno azzerato il valore delle azioni della signora, rovinandola, 3 anni di pena, che poi significa liberazione condizionale della pena, che tradotto significa che i responsabili di quel crimine, quello sì organizzato su vasta scala, non sconteranno nemmeno un giorno di carcere, mentre il giovinastro che le ha rubato la borsetta con pochi spiccioli sarà condannato a 6 anni di detenzione da scontare fino all’ultimo secondo, perché nei suoi confronti le leggi prevedono tutte le discriminazioni, da cui sono esclusi i reati di cui si rendono responsabili sempre più spesso coloro che fanno parte di quelle categorie che scrivono le leggi.
I benefici, i riti alternativi, gli sconti di pena, le perizie di incompatibilità col carcere, negati a questa o quella categoria di individui, ma mai alle loro categorie, le intercettazioni vietate nei loro confronti, ma non al giovinastro che ha rubato la borsetta alla signora.
Questa legislazione scriteriata e la dilagante retorica sulla sicurezza, promossa dall’incesto politico- mediatico- giudiziario, ha creato una giustizia a due piani, da una parte ferocia sproporzionata contro la parte più facilmente criminalizzabile e impunità di massa, per i reati consumati dai cosiddetti colletti bianchi.
È bastato cambiare il concetto di criminalità, secondo le esigenze del potere, per canalizzare, attraverso un sapiente gioco mediatico, le ansie e le paure della gente, verso le fasce di popolazione più marginalizzate per privarle del diritto di avere diritti, mentre dall’altra si assicura sempre di più impunità di massa.
Questa incultura ha portato al tradimento della legge Gozzini che aveva umanizzato la pena e aperto le carceri verso l’esterno, in un periodo in cui il pericolo è stato costruito mediaticamente e politicamente, mentre le misure penali sono state fatte diventare sempre più reali, con la cancellazione delle misure alternative, fatte passare come benevole concessioni e non invece come l’attuazione concreta dell’articolo 27 della Costituzione, che non prevede un FINE PENA MAI, ma la possibilità di riscatto del condannato.
Misure che negano la socializzazione, attraverso la negazione totale delle misure alternative, non mettono in moto quei processi di graduale reinserimento nella società, per modificare i progetti di vita dei condannati che scontano, in ogni caso, le loro pene, a differenza di chi, con le attuali norme, il carcere non lo vede nemmeno se lo vuole, qualsiasi reato commetta.
Si è mai visto un indagato nelle indagini su personaggi pubblici di cui la cronaca ammorba la nostra esistenza che abbia mai scontato una pena? Meditate gente, meditate benpensanti!
L’ergastolo ostativo è figlio di quest’incultura, un’incultura che vede nell’ergastolano lo schiavo moderno di uno Stato, che lo lascia in balia di chi gestisce la sua pena, per usarlo al bisogno.
Sebastiano Milazzo, Spoleto