Le Urla dal Silenzio

La speranza non può essere uccisa per sempre.

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TUTTO QUELLO CHE HO.. di Emidio Paolucci

Emidio Paolucci -detenuto a Pescara- è un Vero Poeta. Furibondo, malinconico, surreale, carnale e viscerale.

Scrive dal ventre e scrive impennando la penna, non componendo frasi, sublimando parole, raccogliendo cristalli frantumati..

Oggi inserisco queste due poesie. Notevole.. davvero notevole.. la conclusione della prima.

“odio e dignità è quel che ho

il resto è vostro- tutto vostro”.

L’opera – dal titolo “Oltre” – che accompagna le poesie -d è della bravissima pittrice Milla Nuzzuoli, che ringraziamo.

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TUTTO QUELLO CHE HO 

Per un istante riscatto pezzi di vita impossibili

in questi mesi che si riempiono di anni

tra aperture e chiusure cerco

cerco d’incontrare i tuoi sentimenti

vai a pensare- vai a sapere dove si perdono i pensieri

a quanta vita resta a un desiderio

al senso di un giorno infinito

a cinquemila giorni vuoti

è un’aritmetica intollerabile

su quest’odore indelebile-eterno

che ti sacchetta la vita- l’amore…

Guardo quel pezzo di cielo disponibile- consentito

ancora un giorno- un giorno ancora

tentando di non perdere tutto quello che vogliono-

farmi dimenticare.

Mi siedo

cercando di procurarmi il ricordo di un sorriso

di una carezza

della forma dei sentimenti

del loro aspetto

della vita

di un pezzo di vita al di là di tutto questo

penso e non smetto di pensare fino alla fine

fino a perderci la vita

Avete preso tutto,

fin’anche la verità- l’innocenza restano strette-

nei vostri ceppi

solo dignità e odio

odio e dignità è quel che ho

il resto è vostro- tutto vostro.

MI PERDO

Mi perdo così

tra questi colori che fanno a meno del tuo orizzonte,

mentre tu ne cogli solo l’ombra,

dedicandomi un tempo a cui vorrei rinunciare,

mi perdo resuscitando ricordi che hai dimenticato,

mi perdo  nelle attese silenziose,

facendo a meno di un tanto

nel niente in cui mi hai abituato.

Mi perdo innamorandomi del passato,

allontanandomi dal futuro.

Io mi perdo

in sguardi assassinati da spazi sconosciuti, 

e ancora 

riscoprendoti seduta

mentre ti cerco senz’incontrarti,

mi perdo raccogliendo parole

che mi lasciano distanze,

che io rifiuto tacendo,

così mi perdo

restando ai margini dell’oblio,

immaginandomi la vita,

così nell’indifferenza,

senza volerlo,

poco a poco,

perdendo tutto,

mi perdo.

La mia poesia.. di Emidio Paolucci

Emidio Paolucci… uno degli amici emersi in questi ultimi mesi. Detenuto a pescara… di ideali anarchici.. appassionato di poesia, non solo nel leggerle, ma anche nello scriverle. In lui c’è uno stile spesso carnale, viscerale, sensuale.. un urlo di vita, con radici “spagnole” e “sudamericane”(in senso poetico).. e che ancora più straziante nello sbattere contro i  muri e le inferriate.

E questa è una delle più belle in assoluto, tra le sue poesie che abbiamo pubblicato.

Anche una delle più dolore.. con questo urlo di vita e desiderio di corpo e amore… che morde e vorrebbe spezzare i ferri con i denti.

Resta la libertà della mente e del cuore… e quella cosa strana.. chiamata.. poesia..

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LA MIA POESIA

La mia poesia non cerca plauso, non mi interessa.

Essa è memoria postuma della solitudine dei sentimeni.

Quando la solitudine mi fa compagnia,

è lì, in certe ore del giorno e della notte,

che nasce la mia poesia.

In questi spazi limitati,

spazi che hanno visto e respirato la disperazione,

è qui che nasce la mia poesia.

Poesia tragica, d’amore, di un’esistenza preclusa

da un’atmosfera cupa, che affona nell’unica

risorsa possibile, il ricordo.

Un ricordo che amplifica e stravolge

le sensazioni del passato,

passato che riemerge crudelmente, con forza,

con la disperazine di chi non vive, ma

sopravvive a un tempo ripetitivo,

uguale ogni giorno.

Una poesia che non segue schemi,

se non quelli delle memoria attraverso la privazione.

Una poesia impura,

come un vestito logoro,

come macchie di cibo su un tavolo,

come le rughe di un volto,

come sogni e speranze,

come ferite macchiate di poesia,

come attese,

come dichiarazioni d’amore e odio silenziose,

come dubbi e certezze,

come il desiderio di giustizia.

Una poesia che può nascere solo in cattività,

perchè l’amore, la bellezza lo si vive

nel suo presente e

lo si può solo rimpiangere attraverso

la poesia,

resuscintando nella solitudine

di una cella, il desiderio,

cercando di sopravvivere a una vita

che non è vita,

alla mancanza di tatto, d’amore,

desiderando carezze nelle ore

atroci e infinite del giorno e

della notte.

Questa è la mia poesia.

Da uomo libero la mia poesia è dappertutto.

Anche in qualche verso.

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