Le Urla dal Silenzio

La speranza non può essere uccisa per sempre.

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Opere meravigliose di Salvatore Guzzetta

A volte la barca si ferma in mezzo al mare nero petrolio e qualcosa si accende sulle barche dei pescatori, come un fuoco che si vede dalla riva..

O come fari che per istanti ti fanno andare oltre il ritmico andare delle maree..

Quando opere come queste vengono alla luce, qualcosa si frantuma nello Specchio opaco che riflette l’assenza, qualcosa di fa Presenza. E questo luogo diventa anche luogo di Spinta e Desiderio, di corsa oltre le sbarre, anche per il solo palpito di un gesto, per il colpo di colore di una mano, per il tronco scheggiato di una quercia.

Queste opere di Salvatore Guzzette sono semplicemente meravigliose…

A cominciare dalla mia preferita, questo meraviglioso nudo di donna che apre la danza. Vedete io pittori ne ho conosciuti tanti e di quadri ne ho visti  a bizzeffe, ma raramente una tale capacità vibrante e vitale, che in colori ardenti e nitidi e in linee carnali, sensuali e avvolgenti oltrepassa il recinto per toccarmi dentro. C’è una sensualità da essere percepibile elettromagneticamente se qualcuno si prendesse la briga di misurarla con qualche strambo apparecchio futuristico..

E poi quella donna con la chitarra, che mi fa chiedere.. ma piantonato nel suo fine pena mai nel carcere di Opera, Salvatore Guzzetta come ha fatto questi viaggi?.. come è giunto in Spagna, dove in una città dell’entroterra selvaggio, può ancora vedere una donna come quella, con quelle braccia grandi e il volto ampio, accogliente e mediterraneo.. e la veste trazionale sulla quale si cinge della frutta.. mele, pomodori, non so dire.. ma che importa che frutta sia?

E i viaggi sono nel tempo.. c’è quella donna in presa quasi da un romanzo di Dickens o in qualcuna di quelle interminabili opere inglesi, stile dell’ottocento, mentre legge.

E poi un’altra delle mie preferite, quei due.. penso padre e figlio che suonano il violino.. e mi rammento di Kafka, di Praga.. dei suonatori zingari e dei quartieri ebraici dell’est.. e la musica zigana, l’ironia yddish.. mentre il fiume scorre, tu scorri col fiume.

E poi Picasso, surrealisti, visionari in una immagine che smembra il senso per ricomporlo in qualcosa..

Per finire con l’uccello che ti porta la sua spiga di grano, che ti porta la vita, presa dalla terra, dalle mani dei contadini.. e che vola dove il ferro e le grate, le porte blindate, i corridoi di cemento e i secondni.. sono solo un ricordo…

Buona visione…

 

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