Le Urla dal Silenzio

La speranza non può essere uccisa per sempre.

Guardare verso il Sole… di Giuseppe Barreca

Giuseppe Barreca, detenuto a Spoleto, al suo terzo scritto per questo Blog, conferma quella che, fin da subito, è apparsa come una sua caratteristica nel modo di pensare, agire e porsi. Ossia.. la volontà di resistere all’avvilimento, alla cupezza e al pessimismo.. e di fare tutto quello che può essere fatto per riempire di senso ogni giornata, con un impegno centripeto e costante, che contenda palmo a palmo il terreno a tutte quelle forze centrifughe e disgreganti che, ancora con maggiore virulenza, operano in contesti chusi e “deprivati”, quali sono le carceri.

Una volta qualcuno coniò una espressione molto bella.. grosso modo la frase che disse era .. “ecco la razza di ‘coloro che credono’ “. Non si intende necessariamente un credere fideistico o religioso. E’ proprio un  credere, a prescindere, inteso come volontà e capacità di lottare per dare Valore al proprio tempo, al proprio mondo, al prroprio Esser-ci qui e ora.  E’ la spinta mai facile, e sempre contrastata, al non farsi risucchiare dal vortice, che come il canto delle sirene di Ulisse.. vorrebbe spingerti all’abbandono e alla resa, mentre invece c’è ancora tutto un mare da solcare. E’ il sapere che anche se sei rinchiuso e non vedi la speranza se non come una fiammella vaga e incerta.. COMUNQUE QUESTO E’ IL TUO TEMPO.. E TU POTRAI FARE QUALCOSA DI DEGNO SEMPRE.. E SARA’ SEMPRE MEGLIO TENTARE DI FARLO, PIUTTOSTO CHE SPROFONDARE NELLA DISGREGAZIONE EMOTIVA E PSICHICA.

Giuseppe Barreca manifesta, come è successo anche per altri ergastolani che hanno espresso se stessi su queso sito, un percorso di RESISTENZA UMANA. Ecco perché sono così importanti testi come i suoi.. sia per chi li scrive (ossia già per lui stesso, perché mentre noi scriviamo di noi, in qualche modo rafforziamo le nostre “strutture” fondamentali) sia per tutti coloro che leggeranno.. “dentro” (soprattutto).. e “fuori”. Perché le voci di ispirazione, incoraggiamento, integrità e speranza non sono mai abbastanza..e  vanno colte una per una.. una per una…

E’ molto potente quando Giuseppe descrive i vari percorsi psicofisici che possono percorrere i detenuti. La maggior parte di essi sono, in sostanza, una “deriva”. C’è chi si suicida.. c’è chi si arrende interiormente e, rimane vivo sì, ma diventa un vegetale.. E naturalmene il rispetto va anche a tutti loro.. ma c’è un’altra via..

Quella, come li chiama Giuseppe di COLORO CHE NON HANNO MAI VISTO DI GUARDARE VERSO IL SOLE….  Essi hanno reagito, essi lottano, essi credono che vada la pena tentare, essi pretendono un senso, lo trovano e lo troveranno.. essi vogliono vivere e morire in piedi..

Ci sarà sempre qualcuno che riuscirà a GUARDARE VERSO IL SOLE anche nei gulag, lager, campi profughi, ospedali, carceri e in qualunque luogo l’uomo sia ristretto..

E dare anche una microscopica possibilità, attraverso la condivisione reciproca e circolare, verso ogni detenuto, di testi di altri detenuti e voci esterne, più iniziative varie.. dare la possibilità.. che la spinta a diventare sempre di più capaci di GUARDARE VERSO IL SOLE… è uno degli scopi di questo blog…

Dopo le sue riflessioni, ci sono due risposte di Giuseppe a due commenti ricevuti..

Buona lettura..

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Ciao Alfredo, ti confesso che sono.. un pò.. diciamo.. sopreso.. per i tanti che decidono di leggere e commentare il silente grido di quanti “vivono” in un microcosmo che tutti cercano di evitare (il carcere). Oggi desidero affrontare un argomento legato alla libertà. E’ un tema che spesso molti affrontano senza curarsi del reale significato. La libertà di parola, di opinione, di scelte ecc..ecc.. sono argomenti che, se pur nella loro complessità, sono condivisibili. Diverso è affrontare argomenti che riguardano chi della libertà, a torto o a regione, ne è stato privato. Per sempre.

La mancanza di libertà, dunque, implica l’annientamento psiologico, fisico, il senso di smarrimento, il non senso per ogni cosa. Sono sensazioni che accompagnano l’esistenza di ogni detenuto. Il muro comprime l’intenzione, e si resta in balia di un deprimente stato di cose, che accellera i battiti cardiaci, senza ragioni apparenti, mentre gli effetti psicofisici manifestano tutte le lacune di una deriva pilotata. Il muscolo cardiaco si ammala. Le difese immunitarie non reagiscono, e le patologie peggiori saranno le nuove compagne di quei corpi  che, peraltro, vegetavano, come se fossero malati, in un lugubre prato di cemento, pur essendo sani e pronti per le brughiere roride di rugiada. La consapevolezza che la vita tenga in vita  può essere un dramma. L’esigenza quotidiana che costringe a fare  cose obblligate, togliendo la facoltà del libero arbitrio, poiché ogni cosa è sotto la supervisione dell’unto di turno, è uno schiaffo a qualunque civiltà.

La tua vita non è più tua. Dunque, perché, pur non provando niente in caso di perdita, appartiene a un servo che non sarà mai padrone nemmeno della sua. Un’umiliazione. In molti, convinti di essere padroni del proprio destino, hanno deciso di liberarsi di ogni zavorra, e convinti di riscattarsi passeggiando nei veri pascoli del cielo, si  sono suicidati. Peccato che non possano testimoniare se i campi del Signore siano davvero fertili.

Molti altri si addormentano con la speranza di non risvegliarsi, e vegetano rimuginando sull’errore di un tempo, lacerati dalla paura, per non avere abbastanza coraggio di uccidersi.

Ma coloro che non hanno mai smesso di guardare verso il sole, non si sono lasciati stritolare dal sistema di turno. Hanno reagico. Un’analisi introspettiva li ha convinti che il passato era ormai passato e che il futuro, nonostante le prospettive funeste, è comunque davanti. Meglio affrontarlo, dunqque, guardandolo da un’angolazione diversa.

E la cultura ha schiarito le ombre dell’ignoranza, poiché sono tornati bambini e hanno ripreso a studiare. Una nuova realtà che spinge al sorriso, perché tutto è diverso, perfino ciò che prima si riteneva scontato. E anche la libertà ha assunto un sapore particolare. Poiché è la conoscenza a rendere liberi.

Lo spauracchio delle sbarre è l’ultimo baluardo di un potere alla deriva che, privo di iniziative umanitarie, continuerà a costruire carcerei invece di inaugurare parchi-giochi per i bambni o strutture per anziani e ammalati. Ci sarà sempre, dunque, qualcuno che soffrirà in luoghi angusti e altri che, mai sazi del sangue altrui, non saranno appagati per la ragione opposta.

E’ LA VITA. LA LIBERTA’ E’ UNA SENSAZIONE. UNO STATO D’ANIMO. MA PIU’ CHE ALTRO E’ PARTECIPAZIONE.

RIGUARDO AI COMMENTI.

A MARLENE CARBONI del 28.08.2010— La mia è una posizione un pò scomotda, tuttavia ho sempre sognato di poter confrontare le mie idee con persone VERE, AUTENTICHE, SEMPLICI. Tu sei fra queste, perchè dimostri che si può convivere con persone, al di là del loro passato, e soprattutto al di là dei giudizi degli altri uomini, in un confronto privo di pregiudizi e fondamentalmente libero da ottusi schematismi e preconcetti. La SENSIBILITA’ è insita in ognuno di noi, e le occasioni la rendono manifesta. Giuseppe Barreca.

A MONICA FINARDI del 29.08.2010— Ho provato comprensibilmente odio pe ri giudici che mi hanno, rubo un termine all’informatica, FORMATTATO L’UNITA’ DI SISTEMA. Ma oggi che so, più di ieri e che ho dato un senso a tutto ciò che mi circonda, credo che l’odio nutrito per lungo tempo verso costoro sia stato azzardato. Niente amarezza. Niente rabbia. Solo  voglia di andare avanti a continuare a sccoprire aspetti nuovi, che ancora si celano e sono insiti nell’essere umano. Crediamo di sapere tutto, ma ancora c’è tanto da scoprire in ognuno di noi. Siamo dei piccoli nano-puntini neri nell’immensità dell’universo. GRAZIE per le tue parole. Pit-sto per altri giri!!!!!!!!!!!!!! Giuseppe Barreca

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5 pensieri su “Guardare verso il Sole… di Giuseppe Barreca

  1. Magda Ramazzotti in ha detto:

    Grazie Giuseppe hai reso bene l’idea di Libertà
    E’ solo quando ci manca qualcosa che ricordiamo quanto sia importante
    E’ un po’ come quando si rimane senza energia elettrica o acqua solo allora
    ti rendi conto e pensi a chi non ha tutto questo e ti si stringe il cuore
    Un abbraccio Magda

  2. ciro campajola in ha detto:

    “Lo spauracchio delle sbarre è l’ultimo baluardo di un potere alla deriva che, privo di iniziative umanitarie, continuerà a costruire carcerei invece di inaugurare parchi-giochi per i bambni o strutture per anziani e ammalati. Ci sarà sempre, dunque, qualcuno che soffrirà in luoghi angusti e altri che, mai sazi del sangue altrui, non saranno appagati per la ragione opposta.” Grazie Giuseppe

  3. Ci sono momenti nella vita ,che è necessario svegliarsi per vedere la realta , che si pone davanti ad ogniuno di noi , e ci si deve cimentare . affrotandola mettendoci alla prova .
    Non sarà facile , ma è necessario per la vita stessa , per darle il giusto valore .
    Molti si perderanno . altri si elimineranno . mentre altri presi di coraggio quarderanno il sole , e verranno illuminati dal suo calore ,facendo risvegliare i loro sentimenti ,e metterli sulla strada della salvezza ,trasformandoli in messaggeri .
    Affinche tutti possano ascoltare, le sue pene , le nostre , e quelle di tutti , perchè non c’è un posto su questa terra , dove non ci sono sofferenze .
    Bisogna imparare a saper ascoltare ..
    E quando capiremo , avremo raggiunto, il massimo della nostra spiritualità , e ci ameremo tutti …
    Ti saluto amico coraggio , tu sei arrivato , a quella percezione ….e questa ti rende forte ..Pina

  4. monica f. in ha detto:

    Caro Giuseppe complimenti per la grande saggezza che hai acquisito, per l tuo modo di spiegarti e di nuovo per la forza che sprigioni. Un abbraccio forte non smettere di dare voce ai tuoi pensieri

  5. donata in ha detto:

    ciao Giuseppe tu sei dietro le sbarre… e i prigionieri sembriamo noi, ancora e ancora guarda dentro di te per aiutarci a vederemeglio in noi..

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