Le Urla dal Silenzio

La speranza non può essere uccisa per sempre.

Lo siamo stati anche noi

Pasquale De Feo, da poco trasferito al carcere di Catanzaro, dopo gli anni passati in uno dei carceri peggiori d’Italia, ossia quello di Parma, mi ha inviato un testo che scrisse il 3 novembre 2009.

Ed è un detenuto che dà lezioni di solidarietà, accoglienza e rispetto con parole di civiltà e libertà interiore che tante persone “a piede libero” non hanno. E non parlo solo, sarebbe troppo facile, di ambienti come quelli della Lega, dove l’ottusità si unisce alla malafede. Parlo di un sentimento non circoscritto, ma che investe ampie fasce, di disprezzo, insofferenza e intolleranza verso chi appartiene a mondi diversi.

Non bisogna cadere nel girone opposto della demenza. Ovvero molte forme di ostilità e chiusura, pur se no giustificabili, sono comprensibili per le concrete condizioni di vita che hanno caratterizzato interi quartieri e zone degradate, dove una immigrazione non gestita con saggezza e non accompagnata da rigore urbanistico e da interventi sociali, ha costituito parte del problema. Ma è anche vero che molte, troppe volte, il rifiuto è aprioristico, e si manifesta in forme di durezza e di indisponibilità sconcertanti. E’ anche vero che si sviluppa anche in contesti “benestanti” e presso persone non mancanti di mezzi e di cultura. E quindi non sempre si tratta di posizioni comprensibili nell’ottica di esistenze in territori fatiscenti o di degrado ambientale. A volte anzi capita che i luoghi e i contesti più poveri e umili esprimano accoglienza e socialità autenticamente umanistiche, e terre produttive e dinamiche tendano a rinchiudersi in un fortino gelosamente presidiato e a nutrire e  a inculcare paura e diffidenza.

Ci siamo macchiati di atti gravissimi. Come il respingimento di navi in alto mare, a cui allude Pasquale De Feo. Violando le convenzioni internazionali, soprattutto il diritto sacro ad avere asilo in caso di perseguitati e rifugiati.. e abbiamo rimandato interi barconi verso rappresaglie violente, che saranno il gentile modo con cui quelle persone “rimandate al mittente” verranno “salutate” nelle “gentili” carceri libiche.

Il testo di De Feo inizia con una citazione illuminante… la vedrete.. Il passato si lega al presente, il presente al futuro.

Lo siamo stati anche noi. Tutti i tempi sono intrecciati in un’unica Ruota. Fortunati quelli che vedono se stessi negli occhi di ogni essere umano. E che soprattutto nei margini e nei confini spingono lo sguardo. E che soprattutto si riconoscono, si ritrovano in tutti coloro che lottano per la vita, in chi si aggrappa a un letto di ospedale, o fugge di notte da un campo di lavoro in Cina, o è lapidato da tribunali islamici, o dipinge a colori su muri di bianca cenere, di cobalto nome…

Eravamo anche noi nel 1912 in America, non solo perché italiani, proprio noi, questi qua, vivevamo già in loro. E chi viene adesso qui vive già i noi. E il futuro già vive in questo tempo inesorabile e noi vivremo anche dopo che saremo morti.

Lo siamo stati anche noi.

Vi lascio all’articolo di Pasquale De feo

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TUTTI SIAMO STRANIERI

“Generalmente sono di piccola statura e di pelle scura. Molti puzzano perché tengolo lo stesso vestito per settimane. Si costruiscono baracche nelle periferie. Quando riescono ad avvicinarsi al centro, affittano a caro prezzo appartamenti fatiscenti. Si presentano in due e cercano una stanza con uso cucin. Dopo pochi giorni diventano quattro, sei, dieci. Parlano lingue incomprensibili, forse antichi dialetti. Molti bambini vengono utilizzati per chiedere l’elemosina, spesso davanti alle chiese. Donne e uomini anziati invocano pietà con toni lamentosi e petulanti. Fanno molti figli che faticano a mantenere e sono assai uniti tra loro. Dicono che siano dediti al furto e, se ostacolati, violenti. Le nostre donne li evitano, sia perché poco attraenti e selvatici, sia perché è voce diffusa di stupri consumati quando le donne tornano dal lavoro. I governanti hanno aperto troppo gli ingressi alle frontiere ma, soprattutto, non hanno saputo selezionare tra coloro che entrano nel paese per lavorare, e quelli che pensano di vivere di espedienti o addirittura, di attività criminali”

Estratto tratto dalla relazione dell’Ispettorato per l’immigrazione del Congresso americano sugli immigrati italiani, ottobre 1912

 

In quel tempo noi italiani eravamo visti come gli extracomunitari di oggi.

L’ignoranza di ieri è identica a quella odierna.

Non solo abbiamo diementicato la nostra storia, ma ci comportiamo peggio di come siamo stati trattati. Respingiamo gli immigrati sapendo che in Libia li aspetta l’inferno. In più, da vili, i nostri politici hanno legiferato leggi barbariche che hanno impaurito gli eventuali soccorritori nel canale di Sicilia.

Da faro della cultura in Europa e nel mondo, siamo scesi allo stesso livello di un dittatore sanguinario come Gheddafi. I politici, per propaganda elettorale si sono riempiti la bocca di sicurezza e, hanno infuso a piene mani la paura, per meri calcoli elettoralistici. E’ molto facile mettere paura alla gente con lo spauracchio dell’uomo nero. Hanno cavalcato senza ritegno la politica della paura, istaurando il germe dellinsicurezza, istigando luoghi comuni, statistiche manipolate, propaganda di sciocchezze, mezze verità e bugie intere, per emanare leggi e regolamenti restrittivi.

Puntare il dito contro falsi nemici, per eludere i problemi e no risolversli, fa sì che alla fine i nodi restano, le differenze crescono, e con esse le tensioni aumentano.

La caccia alle streghe offende la nostra intelligenza, storia e la memoria dei nostri migranti. Grazie anche al loro contributo c’è stato il miracolo economico del nostro Paese. Come i nostri migranti, anche loro cercano il futuro dove c’è.

La Convenzione di Ginevra sullo statuto dei rifugiati, approvata il 28 luglio 1951, e iberamente firmata dall’IItalia, stabilisce all’art. 31:

“Gli stati contraenti non prenderanno sanzioni penali, a motivo della loro entrata e del loro soggiorno illegali, contro i rifugiati che giungono direttamente da un territorio in cui la loro vita e o la loro libertà sono minacciate”.

L’art. 33:

“Nessuno stato contraente espellerà o respingereà, i qualsiasi modo, un rifugiato verso i confini di territori in cui la sua vita o la sua libertà sarebbero minacciate a motivo della razza, della religione, della cittadinanza, dell’appartenenza a  un gruppo sociale, o delle opinioni politiche.

Bisogna cmabiare la parola chiave “paura” con la parola “fiducia”, con un atteggiamento sereno, tranquillo e pieno di speranza.

Dobbiamo far prevalere la forza della ragione, perché, se essa ci abbandona, prevale la ragione della forza, e la storia ci insegna in quali abissi si può cadere. L’incontro tra culture ha prodotto sempre secoli illuminati. Lo scontro ha sempre cancellato la ricchezza della conoscenza e della convivenza.

Predicare l’accoglienza al posto del coltello, il futuro contro il passato, l’integrazione rispetto all’esclusione.

Ci sono tante civilità. culture, religioni, ma esiste una sola razza nel mondo, ed è quella a cui apparteniamo tutti… la razza… umana.

Pasquale De Feo

Parma 3 novembre 2009

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2 pensieri su “Lo siamo stati anche noi

  1. Ogni giorno ci troviamo a dover assistere ,alla cecità dell’uomo , attratti da stimoli che non centrano nella vita reale dell’essere umano.
    L’uomo ha bisogno di crescere , e per crescere e necessario ,che prenda coscenza interiore , per poter essere in grado di guardare fuori e per poter vedere le cose , nel vero senso .
    Molti che io incontro mi rispondono , beata te , che riesci , io non ci riesco .
    Ed io rispondo che è sbagliato ,tutti possiamo , basta volerlo , ma quello che importa , e non farsi prendere dalla paura e dalla mancaza di autostima .
    Bisogna respingere il male e prendere le cose , buone , non è difficile devi solo guardare con i tuoi occhi , e non quelli che vogliono che tu veda , perche essi rappresentano il male .
    C’è molta strada , ancora dà fare , ma quello che conta , e’ proseguire , per il raggiugimento della riuscita di cio che realmente si cerca .
    La sera quando vado a letto , mi rivolgo a Dio , il Dio di tutti , non ha una religione.
    e un Dio unico per tutti gli esseri di questa terra ,e gli dico : Oggi è stata una bella giornata ,l’ho spesa bena , non l’ho sprecato . ho dato è ho ricevuto , non in danaro , ma in energia positiva ,quella che mi serve per vivere .
    E in pochi attimi , cado in un profondo sonno , senza neanche accorgermi .
    E quando la mattina mi sveglio inizia un’altro giorno, pronto per ricominciare ,
    un altra avventura , quella della mia vita ..assieme a tutto quello che mi circonda ..
    Un saluto a Pasquale De Feo …..

  2. Anna Maria Zanotti in ha detto:

    Ottobre 1912…….ed io credevo di leggere qualche commento sugli immigrati odierni………ed invece si parlava di noi……
    La storia si ripete e si ripeterà ancora……..ma chi l’ha vissuta dimentica e giudica chi la vive…….Dovremmo smetterla di pensare al nostro paese come nostro e basta….ma pensare che ognuno è fortunato a vivere su questa terra che qualcuno ci ha donato……qualcuno abita un pezzo ed altri altri pezzi…..e dovremmo donare una parte del nostro pezzo a chi ha il proprio che non funziona bene………perchè domani potrebbe non funzionare il nostro……..ma questo dovrebbe avvenire con amore e naturalezza………ciao Pasquale

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