Le Urla dal Silenzio

La speranza non può essere uccisa per sempre.

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Il controllo… di Giovanni Arcuri

Giovanni Arcuri -di 54 anni e detenuto a Rebibbia- è uno degli amici del Blog emerso questo anni.

Ha scritto tre libri (di cui due pubblicati), è prossimo alla laurea in legge, ed è divorato da una sete di conoscenza, che investe soprattutto argomenti di frontiera (ad esempio vedi il testo sul governo segreto.. https://urladalsilenzio.wordpress.com/2012/04/03/il-governo-segreto-di-giovanni-arcuri-prima-parte/ e https://urladalsilenzio.wordpress.com/2012/04/15/il-governo-segreto-di-giovanni-arcuri-seconda-parte/).

Oggi pubblico questo suo inquietante pezzo sui sistemi di controllo tecnologico, in buona parte ignorati in tutte le loro dinamiche e nei loro possibili sviluppi.

Negli ultimi cinquanta anni abbiamo assistito ad una rivoluzione totale nel campo delle informazioni e nello sviluppo delle tecnologie. In quest’ultimi due anni poi siamo passati ai libri elettronici leggibili con speciali tavolette e telefonini che hanno centinaia di applicazioni.

Ipad che funzionano come dei veri e propri computer super veloce e con funzioni inimmaginabili fino a poco tempo fa Ipod dove puoi immagazzinare ore e ore di musica. Smartphone che utilizzano la telefonata come extrema ratio per tutte le altre funzioni di cui dispongono, ecc. ecc.

Con lo sviluppo delle tecnologie per il trattamento delle informazioni e della telematica, la questione (quella del rapporto tra istituzioni economiche e istanze di Stato) rischia di divenire ancora più spinosa.

Ammettiamo per esempio che un’impresa come la IBM sia autorizzata ad occupare un corridoio orbitale attorno alla terra per piazzarvi dei satelliti di comunicazione e/o delle banche dati. Chi vi avrà accesso? Chi deciderà quali siano i canali e i dati riservati? Lo Stato? Oppure sarà un utente come tutti gli altri? Nascono in tal modo nuovi problemi giuridici ed attraverso di essi si pone la domanda: chi saprà? 

Torniamo alle nostre vite. Con Instantgram ci si fotografa insieme e subito dopo volendo siamo già su Facebook, così ci vedono gli altri. Vediamo una donna che ci piace la “tagghiamo”. Negli sms per chi è molto “addetto ai lavori” ci vorrebbe un vocabolario speciale per tradurli. I termini che vengono usati nel mondo virtuale sono alquanto bislacchi… Facciamo un video dal nostro Ipad della cena a casa con gli amici e la passiamo in rete. La condivisione universale delle nostre vite su Internet è il pane quotidiano del terzo millennio. Attraverso le applicazioni tutti i nostri interessi personali, commerciali, di consumo, professionali, sessuali, sono a disposizione di chiunque, anche senza il vostro consenso… Tutto quello che facciamo nell’era di Internet lascia una traccia elettronica alle spalle, è inutile negarlo. Dalla prima telefonata che facciamo al mattino, mentre controlliamo la nostra posta elettronica, quando entriamo in un supermercato le telecamere ci riprendono, al pagare il conto con la nostra carta di credito lasciamo delle tracce ineliminabili e nel momento stesso che usiamo il computer siamo  in un circuito di controllo. Se fino a cent’anni fa chi controllava i mari era il padrone del mondo, oggi lo è chi controlla l’etere.

L’ultimo prodotto dell’amministrazione americana si chiama T.I.A., che tradotto letteralmente significa consapevolezza totale delle informazioni.

I singoli cittadini vengano schedati ed ogni informazione relativa alla loro vita ed alle loro transazioni vengano immagazzinata.

Il progetto di controllo più vasto mai immaginato dal’uomo ad aggiungersi al G.I.G., una rete informatica globale (global information grid), chiamata “L’occhio di Dio”, in grado di criptare dati e connessioni via satellite.

Potranno quindi raccogliere i dati di chiunque senza rendere conto a nessuno dei motivi dell’azione di sorveglianza. I 15 router più importanti del mondo, ossia i centri si smistamento del traffico internet, potrebbero venire attaccati dagli hacker o da terroristi informatici e creare dei blackout mettendo in ginocchio il mondo. Se mandano in tilt il web, si bloccherebbero i gangli della società contemporanea, le borse, le comunicazioni, le informazioni, i servizi, i trasporti, sarebbe il caos. Per evitare qualsiasi interferenza stanno costituendo un reparto di élite in grado di gestire attacchi digitali, il Cybercommand, una struttura di mille uomini scelti con 3,2 miliardi di dollari in budget. Il loro compito è quello di bloccare, ma in casi estremi anche di attaccare i nemici. Il reparto si trova a Fort Meade, ed è comandato dal generale Keith B. Alexander dell’N.S.A., Sicurezza Nazionale. Esiste una società  informatica, la Seisint Corp., che attraverso un servizio di base di dati commerciali chiamato Account permette di controllare più di 20.000 milioni di registri nel mondo. Dall’ultimo trasloco dell’utente ai suoi movimenti bancari e addirittura in grado di ritrovare dati vecchi di trenta anni sugli eventuali ex domicili. Il direttore di questo mostro tecnologico è Reed Elsevier.

Con il continuo aumento dei dai commerciali e scientifici, la potenza del calcolo diventa una risorsa strategia, diventa capitale, potere.

Oggi ci sono soltanto cinque computer sulla terra: Google, Yahoo, Microsoft, Ibm, Amazon.

Chi ha il controllo di tutto questo “circo” ha informatori che lavorano  per loro all’interno di ognuna di queste gigantesche corporation, lavorano dieci ore al giorno a costruire algoritmi di ricerca: messe insieme tutte queste informazioni, con l’apporto della supertecnologia dell’NSA, formano il computer più potente della terra. Questa rete di computer si chiama Cloud, la nuvola. Le macchine che la fanno funzionare sono sparse in diversi luoghi del pianeta. Gli altri supercomputer come il Roadrunner di Los Alamos con una velocità di calcolo di 1105 teraFlops e il Jaguar di Oak Ridge sono controllati da loro. Stiamo parlando di milioni di miliardi di operazioni al secondo. Seymur Cray, titolare della Cray Inc., ha fatto la storia dei supercomputer.

In una frazione di secondo hanno i dati di chiunque.

L’ultima notizia che ho avuto a canali riservati è che hanno già messo in  acqua un sottomarino supertecnologico in grado di intercettare tutti i meccanismi che passano per fibra ottica subacquea.

Esiste un isolotto  a milleseicento chilometri dalle coste africane, tra il Brasile e l’Angola, ed è una loro base per il controllo delle comunicazioni. La base è gestita da uomini dell’ GCHQ, il servizio segreto britannico depurato allo spionaggio elettronico e da altri specialisti del settore. Echelon ha lì il suo cuore. Attualmente il loro interesse si sta spostando dalle comunicazioni satellitari ai cavi sottomarini a cuore. Attualmente il loro interesse si era spostando dalle comunicazioni satellitari ai cavi sottomarini a fibre ottiche, è il futuro che molti ignorano. Stanno facendo accordi con le più grandi compagnie di telecomunicazioni per avere accesso ai segnali, hanno uomini infiniti ovunque. E’ molto difficile riuscire a infiltrarsi nei cavi di fibra ottica sottomarini: il posto migliore per metterli sotto controllo è alla base del cavo, dove cioè arrivano a terra, e questo significa ottenere per forza l’aiuto segreto degli uomini chiave delle compagnie di comunicazione. Alla fine potranno intercettare i segnali convenuti in microonde, ma nella maggior parte dei casi continuano verso altri luoghi tramite cavi di fibra ottica sotterranei.

Prima dell’11 settembre negli Stati Uniti tutte le informazioni erano protette dal Quarto emendamento e per ottenerle il governo doveva dimostrare che queste avrebbero potuto aiutare a risolvere o a prevenire un crimine. La Corte Supremo ha invece stabilito che quando un cittadino rilascia volontariamente le sue informazioni  ad un’entità commerciale, queste diventano automaticamente di dominio pubblico e possono essere raccolte dal governo senza bisogno di alcuna autorizzazione speciale. Questo modus operandi si è esteso un po’ a tutti gli Stati legati agli USA ed i risultati di tutto ciò li vediamo quotidianamente. Giuridicamente ci troviamo di fronte ad uno scontro tra governi locali, con il loro potere  di sovranità territoriale e il mondo globalizzato del web. A mio avviso, mettere in discussione il meccanismo stesso d’intrusione nella privacy del cittadino. La libertà individuale  viene così ridotta, la semplice azione di sviluppare tecnologia per raccogliere, catalogare e utilizzare  dati personali è già una violazione della Costituzione e dello stesso Quarto emendamento americani. Il Wall Street Journal di pochi giorni fa ha scritto che secondo una loro inchiesta Facebook vende alle aziende i profili degli utenti, i loro interessi e le propensioni al consumo. Spero non sia vero.

Una cosa è condividere i dati con la banca che garantisce, per esempio, la nostra carta di credito, un’altra è offrire gli stessi dati al governo (o a chi per lui) che può usarli per intrufolarsi  nella tua vita privata. Qui si parla praticamente di tutti i cittadini, gente che per la stragrande maggioranza non conduce alcuna attività criminale o terroristica. In queste settimane alcuni governi hanno protestato proprio per l’uso delle informazioni archiviate dai satelliti di comunicazione che, a dire di alcune importanti testate giornalistiche, hanno favorito certe multinazionali statunitensi, registrando comunicazioni riservate tra importanti uomini di affari di diverse nazioni.

A questo punto, chi ha accesso a quelle informazioni potrebbe favorire questo o quel gruppo economico a discapito di altri. Potrebbe crearsi un caos senza precedenti.

Lo Stato si troverebbe in una posizione anomala, in quanto fautore del controllo e primo indiziato di eventuali abusi, ma anche possibile ignaro se le persone preposte non siano degli individui al di sopra delle parti e semplici impiegati.

Purtroppo il campo è troppo delicato e la linea che divide il legale dall’illegale è fin troppo sottile. Wikiliks docet.

La nostra vita privata non esiste, il paradosso è che oggi come oggi averla significherebbe non esistere. Bisogna esserci, lasciare quotidiana traccia di sé, il resto non ha più importanza. Tra Twitter, Facebook e altri social network, dove tra follow e followers il mondo si nutre di noi.

Dulcis in fundo: prossimamente è prevista la messa a punto di un software in grado di passare a rassegna mezzo milione di siti web al giorno, scartabellando fra blog, post, tweet, forum, video e foto pubblicati su Youtube e altro. A ogni mezzo di informazione viene assegnato un giudizio, a ogni autore o conversazione viene attribuito un peso in base all’influenza esercitata. Queste informazioni, anche se sono disponibili, vengono sommerse dal diluvio informatico e verranno supervisionate attraverso uno strumento molto sofisticato che si chiama Visible Techonologies. C’è poco da stare tranquilli.

La trasformazione della natura del sapere può dunque generare un effetto di reatroazione nei confronti dei poteri pubblici  stabiliti tali da costringerli a riconsiderare  loro rapporti di diritto e di fatto con le grandi imprese o qualsiasi multinazionale, e più in generale con la società civile.

Sul piano individuale, a meno di scegliere di diventare eremiti, c’è ben poco da fare.

Giovanni Arcuri

maggio 2012

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