Le Urla dal Silenzio

La speranza non può essere uccisa per sempre.

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Notte di San Lorenzo… di Piero Pavone

Piero Pavone è un detenuto recetemente emerso su Le Urla dal silenzio. Leggete la sua prima lettera, ne vale la pena (vai al link… https://urladalsilenzio.wordpress.com/2011/08/28/un-nuovo-amico-ci-scrive-piero-pavone/).  Di lui abbiam anche pubblicato delle foto raffiguranti alcuni suoi dipinti (vai al link.. https://urladalsilenzio.wordpress.com/2011/09/02/opere-di-piero-pavone/).

Il testo di oggi è piccolo è intimo.

Risale al dicembre 2010.

E’ notte. Una persona è sveglia. Una stella cade.

Ancora i Sogni vivono in questa tensione ardente verso un’altra vita.

E dietro lo specchio e i ferri, non ci sono ruoli quella notte, stanotte. Nè guardie, nè ladri, nè detenuti nè liberi. Ma solo una notte, una stella che cade, e un sogno che non muore.

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Notte di San Lorenzo

E’ notte fonda e sono con il naso all’insù a scrutare il cielo, ad aspettare delle risposte, a sperare che i miei sogni non vengano infranti.

Ho il cuore pieo di speranza, d’ansia, d’aspettative… come se il cielo, e le stelle potessero risolvere i  miei problemi da cui sono assillato.

Sono conscio che i miei pensieri sono utopici, però mi piace credere e sperare, in quanto, chi non crede, chi non spera, s’immette in una strada senza via d’uscita.

Sono un sognatore, mi piace viaggiare col pensiero poiché mi fa fare tutto ciò che mi sconfinfera, tutto quello che ho desiderato fare, ma conscio della realtà e di ciò che mi gira intorno.

Stanotte è una notte sognante, il cielo è così affascinante, ammaliante, a tal punto da apparire fiabesco. Le sue stelle di tanto in tanto si staccano dal blu intenso, lasciando una luminosa scia che dopo pochi istanti si dissolve portando con essa tutti i miei esideri riposti. Il mio cuore è altalenante. Ha picchi di gioia nel mentre la meteora scende giù ed io le chiedo ciò che è il mio desio, e di sconforto prendo coscienza.

Mi consola sapere che c’è lei, da un’altra parte, che sta facendo, pensando e sognando ciò che faccio, penso e sogno. Ne ho la certezza in quanto viviamo in simbiosi e i nostri pensieri, sogni… sono univoci.

L’aurora si impore portandosi via ogni mia speranza, speranza rinnovata, rinnovata dalla vitalità innata in me.

Spoleto, 2 dicembre 2010

Pietro Pavone

La mia insegnante di arte.. di Giovanni Zito

Questo è un pezzo bellissimo del nostro “autore” più prolifico… Giovanni Zito.. da Voghera.. uno che sembra avere sempre l’ispirazione per scrivere qualcosa.

E’ un atto di amore.. verso una di quelle persone capaci di portare un pò di luce nelle tenebre. La sua insegnante d’arte, nell’ambito del laboratorio di arte terapia che si tiene nel carcere di Voghera.

L’inizio del pezzo è malinconico e maledettaemnte vero… “provatevi a vivere  la stessa identica giornata, con le stesse identiche persone, facendo le stesse identiche cose”.. giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno.. e capirete cosa è davvero la vita di un ergastolano?

E già quello sarebbe stato un senso per questo post… la tortura del tempo potremmo dire.. e la lotta che l’essere umano deve fare per resistere al rullo compressore della routine, specie in contesti dove questo ha un enorme potere, come i contesti chiusi, tipo carcere.

Poi bruscamente il testo fa una.. sgommata… e cambia atmosfera.. e Giovanni ci introduce nel corso di arte terapia tra pennelli, colori, e tele… e al cospetto della sua insegnante.. insegnante davvero.. nel senso più alto della parola.. Una di quelle persone che non giudicano, e non sciorinano sapere astratto o annoiate indicazioni.. ma con passione ti guidano ad essere sempre di più libero e autentico.

Qualcuno in qualche libro (non ricordo il libro.. perdonatemi.. l’ignoranza è una brutta bestia…:-) disse…

“L’amore è il modo in cui ti riconduco dolcemente a te stesso”.

E allora questo post.. è anche un post sull’amore.

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Amici del Blog,

Non stancatevi mai di leggere o navigare nel nostro sito, perchè io produco sempre come la formica.

Certo, non sempre vi posso pfare sorridere, perchè a volte manca anche a me un sorriso e una carezza.

Ma oggi vi parlo della mia insegnante, del corso di arte teraia.

Una stella che brilla dentro di sè. Una donna di fiori e profumi. Che solo lei mi dona e ci dona.

Con amicizia sincera.

Vi lascio al mio teto.

Con affetto vi ringrazio tutti.

Quando leggo i vostri commenti il mio cuore produce adrenalina. Sviluppa energia pura, Filtrare quelle parole dà un senso dentro di me.

Certo raccontare un giorno la vita di un ergastolano non è facile, perchè ci sono pensieri lontani anni luce. Vivere così sempre semplice. Ma nel complesso della realtà, vi posso assicurare che tutto intorno a me è sempre più stancabile.

Tu, mio caro lettore del Blog, prova a mettere la tua tv sul tuo canale televisivo, quello che preferisci, e prova a guardarlo 365 giorni l’anno. Non vedrai altro che le stesse figure, le stesse battute. Potrai ridere un giorno, una settimana. Magari un mese. Ma poi viene la noia.. perché non assimili più tutto ciò che vedi e senti nella tua televisione. Così sono io. Così mi sento io.

Lo svago però lo trovo sempre, perchè faccio ginnastica, perchè leggo un libro, faccio il cruciverba, aspetto una lettera, mi posso cucinare, mi faccio il bucato.

Questa è sempre stata la mia vita da ergastolano ostativo.

Da un pò di tempo vado ad un corso.. si chiama “arte terapia”. Ci sono tele, pennelli e colori. Una volta alla settimana, per due ore, il mio mondo cambia. Non so dipingere, non capisco nulla di colori o disegni, ma quello che faccio lì dentro, mi appaga tantissimo. Sembro Picasso. Mi sento il re dei pennelli. Faccio delle figure come Botero.

Il bello di tutto questo faticoso lavoro è la nostra insegnante. Una dona che mi lascia fare ciò che vivo dentro di me, senza mai dire o fare ironia sulle opere dei detenuti. Ci osserva con attenzione, cerca sempre di spiegarci un pò come vanno usati certi colori. Questa donna che mette il suo prezioso animo   a disposizione degli ergastolani, senza temere nulla, ci guida con lo sguardo dei suoi occhi azzurro grigio, i suoi riccioli d’oro. Si sofferma qualche volta al mio fianco..

“Come va Giovanni? Ti piace quello che stai dipingendo?”

E io rispondo di sì. Lei sorrid e io sono contento di vedere il suo sorriso in un posto dove c’è poco da ridere.

Eppure sono le cose semplici che danno gioia al cuore. Quei colori sulla terra che uniscono pensieri, parole, persone del Sud, esprimendo la dolcezza del momento.

Sentirsi gratficati di quel logico sentimento chiamato arte.

Bene amici del Blog..

La mia giornata è finita anche oggi con voi.

Che cosa volete di più dalla vita.. un Lucano?

Mi spiace tantissimo.. io non bevo.. e il bar è chiuso per ferie…

Vi leggo con affetto e vi ringrazio. Dal profondo del mio cuore.

Quando due persone si incontrano e hanno uno scambio, sono sempre in qualche modo due mondi, due visioni, due immagini del mondo, che avanzano l’una verso l’altra.

Giovanni Zito

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L’ultima Stella che aspetta Speranza.. di Giovanni Zito

Ecco che torna Giovanni Zito, quello che forse è stato l’autore più prolifico del Blog, ma che da un pò di tempo non si faceva.. “sentire”…

Questo testo è molto bello.. è una sorta di dedica piena di amore e malinconia.. con una altezza lirica.. che alcune volte Giovanni sa raggiungere.. ma non aggiungo altro…

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Ti prego, siediti adesso.

Questa sera voglio spiegarti come stanno le cose, ma tu cerca di capirmi. 

Vedi, io sono fuori tempo, non vado più di moda.

Perché non vuoi capire che ci sono giorni pieni di neve?

La pioggia incessante cade su di noi. Forse le mie parole non sono chiare, o tu fai finta di non capirmi. Sono solo quella foto messa sul comò, anche se poi il cuore non dorme mai, perché cerca te.

Ma ti prego, non piangere stasera. Non essere fredda e crudele. La vita è così. Si nasce pari e si diventa dispari con gli anni.

Lo so, l’amore non fa più paura. Tutti gli ostacoli si possono superare. Ma l’evidenza non si può negare.

Come posso averti.. se la mia esistenza è dietro al muro?

Perché non vedo, non sento, non parlo. Questo è il mio cammino solitario.

Sono ergastolano, e scrivo con il cuore sincero, fedele alle notti senza di lei.

Lei, l’ultima stella che aspetta speranza.. la voglia di vedermi libero, come il vento, forte come un leone.

Ma spento come il sogno che svanisce al mattino.. come la nebbia di questa lunga notte..

Un vestito senza età e senza tempo di Giovanni Zito

Giovanni Zito, tra i più prolifici tra i protagonisti del Blog.. oggi pubblico questi suoi due testi. Il primo che è un ideale rivolgersi ai lettori e specie a chi vuole saltare il fosso tra semplice lettore e chi allunga la sua mano, con un atto concreto, verso un deteto.

Giovanni Zito alle volte è davvero ispirato.. e questo suo primo scritto.. ha davvero qualcosa di “senza età e senza tempo”.

Ci sono momenti che sembrano quasi “cinematografici”, anche  nello stile…

Il secondo pezzo è fondamentalmente un ringraziamento per un detenuta che gli ha regalato un libro. Ricevere questo regalo lo ha toccato profondamente, soprattutto per il senso di cura, rispetto, affetto e vicinanza umana, che un tale atto fa trasparire.

Vi lascio ai due brani di Giovanni Zito..

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UN VESTITO SENZA ETA’ E SENZA TEMPO

E mi tremano le mani,

tu che nasci nei miei pensieri (brivido),

il mio cuore che cammina dove gli altri dormono.

Un giorno è un secolo per me,

mi sento così vecchio che la polvere mi consuma,

ma tanto sono solo dettagli…

non ha un senso, lo so.

Tu amico mio togli la polvere dal tuo abito?

Io resto con questa musica nella mente,

anche questo mare impetuoso prima o poi

si placherà, vedrai!

Quanto ti cerco è perché imbroglio me stesso,

so che c’è un muro tra di noi,

però se vuoi scrivimi…

forse quella stella che brilla nel cielo sei

proprio tu o lei.

Magari cerchi il mio numero di telefono…

non lo troverai sull’elenco telefonico.

Adesso te lo dò io, prendi carta e penna.

Ci sei?: 99/99/9999…

Ricevo ogni singolo giorno, tranne la domencia.

Se non dovessi trovarmi attendi qualche minuto, anche se poi scatta automaticamente la segreteria telefonica. Tu, o lei, aspettate in linea grazie, tanto non pagate il costo della telefonata perché io ho il numero gratuito. Come quello “verde” che vedi alla tv.

Se poi vuoi avere un consulto di persona, bhé per questo ci vuole un permesso speciale. Devi andare al Ministero della “Giustizia”, e se Giustizia avrai può anche essere che ti danno il benestare per un colloquio con me.

Ma tu, o lei, dovete spiegare, punto per punto, il motivo di questa visita.

Lo so, è la prassi. La burocrazia nel nostro paese  è così. Le leggi poi.. non ne parliamo…

Guarda però che io ho sempre lo stesso vestito, quello senza età né tempo.

Come mai? Bella domandina…

Sono oltre un decennio che non esco da questo posto. Dicono che io soffro di agorafobia!!!

Che parola strana, non so cosa significa.

Dicevo, il nostro eventuale colloquio può durare da un minimo di un’ora,  a un massimo di 4 ore complessive. Quindi devi specificare le ore di colloquio con me.

Potete venire anche in coppia, per me non cambia nulla.

Io svolgo solo il mio lavoro…

Avviso la “clientela” che però io non sono uno psicologo né uno psichiatra.

Non scandalizzatevi Signori miei.

Sono solo un detenuto.

Il mio nome è Giovanni Zito, ergastolano ostativo. Con un vestito senza età e senza tempo.

Ciao

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Una mia dolcissima amica mi ha inviato pochi giorni fa un libro per posta.

Sapere, è la prima volta che ricevo un regalo. In tutti questi anni di carcere qualche libro l’ho letto, ma le parole non mi aiutano. Quando le leggo non riesco a memorizzare bene il concetto. Non lo so il perché. E’ anche vero che mi danno emozioni, come questo di Fred Uhlman.

Notate, amici miei, un passaggio:

“Nobile è colui che cade in battaglia

combattendo coraggiosamente per la sua

terra natale e miserabile l’uomo che

rinnegando  la patria,

fugge dai fertili  campi per vivere

di elemosina”

Leggendo queste parole sentivo la presenza della mia amica dentro di me.

E pensavo.. lei con le sue mani accarezzava queste pagine.. i suoi occhi pieni di meraviglia e stupore.. Tanto è stato il suo splendore che ha pensato a me, un detenuto ergastolano ostativo. Un uomo che respira ancora un giorno. Lei umile ha donato una gioia nel mio cuore con un semplice pensiero.

Cosa posso chiedere ad una persona così fragile e forte nello stesso tempo?

Io che vivo disperso in un angolo di detenzione, che per stare in silenzio ti osservo allo specchio, per dire… “anche oggi la battaglia è stata vinta… domani si vedrà”.

Ringrazio te, amica mia, per questo tuo gesto verso la mia persona.

Così finisco questo mio breve scritto, con l’augurio per tutti coloro come me, che trovino tantissima serenità, accettando qualsiasi giorno con cui la vita ogni giorno ci sveglia.

Grazie a tutti.

Da voghera,

Giovanni Zito

Dialoghi tra due diavoli all’inferno (Gerti e Carmelo) terzo scambio

Eccoci al terzo scambio degli esilaranti (anche se in realtà ci sarebbe ben poco da ridere…) dialoghi tra due dei nostri più “ispirati” autori presenti nel  Blog: Gerti Gjenerali e Carmelo Musumeci. Per chi non volesse perdere nessuna battuta tra questi due, ricordiamo i primi due scambi:

https://urladalsilenzio.wordpress.com/2010/09/17/dialoghi-tra-due-diavoli-allinferno-gerti-e-carmelo-primo-scambio/

https://urladalsilenzio.wordpress.com/2010/09/28/dialoghi-tra-due-diavoli-allinferno-gerti-e-carmelo-secondo-scambio/

Avrete notato che utilizziamo per loro sempre la stessa emblematica immagine, ma per il prossimo dialogo aspettatevi una grossa novità: metteremo la foto dei nostri due ineffabili protagonisti…

Intanto eccovi il terzo dialogo:

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Dialogo fra due diavoli all’inferno

Di Gerti Gjenerali e Carmelo Musumeci

 

Capitolo terzo

 

Carmelo: Cosa pensi quando vedi fra le sbarre la luna e le stelle?

Gerti: Penso, da un po’ di tempo: avrò tempo anche io per realizzare i miei sogni? Poi quando sono triste penso: sono vivo, ma non sono padrone del mio domani. Aspetto con molta umiltà il mio avvenire. Ho il timore che giungerò alla mia fine senza pace. Potrei dire che sono un uomo felice, so molto bene che la felicità arriva senza preavviso e nel momento in cui me ne rendo conto sparisce. Ecco cosa penso quando guardo la luna e le stelle.

Carmelo: Io penso che andrò lì e non vedo l’ora di andarci. Poi penso intensamente a mio fratello Silvio, nonostante siano passati tanti anni da quando è morto, lo penso sempre perché quando perdi una persona che ami gli vuoi bene ogni giorno di più.

 

Carmelo: Ti senti solo nell’universo?

Gerti: La risposta è no. Non mi sento solo. È vero, sono carcerato, sono solo, non ho nessuno che mi sta vicino quando soffro, non ho la mia famiglia vicino, sono lontano dalla mia terra natale. Ma so nel mio cuore che nell’universo ci sono le persone che io ho amato e che amerò finché avrò vita. Quindi come potrei sentirmi solo?

Carmelo: Molte persone si sentono e sono sole ed io, che invece non sono solo, sento dentro di me la loro solitudine.

 

Carmelo: Cosa hai provato la prima volta che hai fatto l’amore con una donna?

Gerti: OPSSS…, è passato un po’ di tempo, eh?… potrei dire che ho provato una gioia incontenibile, potrei dire che dopo averlo fatto timidamente mi sentivo un uomo, potrei dire che non lo scorderò mai più. Ma una cosa mi ricordo: il suo nome è nel mio cuore. Ricordo molto spesso non il momento in sé, ma come finì. Dopo poco tempo ci lasciammo e io andavo in giro con i miei amici teppisti. La ragazzina venne una sera e tirò alcuni sassi alla mia finestra, rompendo i vetri. L’inverno era potente, come al solito mio padre, senza dirmi niente, giù con le botte: “Hai rotto tu con le tue guerre con altri ragazzini”, mi diceva. Lei il giorno dopo se la rideva con le sue amiche. Ecco come finì la mia prima storia d’amore; te l’ho sempre detto, diavolo, io sono albanese e le mie storia finiscono sempre in un unico modo: in tragedia.

Carmelo: Io mi sono spaventato. Ho provato il desiderio di fuggire, ma non sono scappato perché lei era più grande e più forte di me, mi è venuta sopra e ha fatto tutto lei. È stato molto meglio la seconda volta, ma non con lei, con un’altra.

 

Carmelo: Secondo te nella vita bisogna seguire il cuore o la ragione?

Gerti: Senza dubbio il cuore. È vero che a volte rimani deluso, ma questo fa parte della vita. Usando sempre la ragione si vive nella sicurezza, non rischi tanto, visto che calcoli tutto, ma che vita è? La mente a volte fa brutti scherzi, ma quando un cuore buono è libero, noi amiamo.

Carmelo: Io ho sempre seguito il cuore e i sentimenti e non mi pento di averlo fatto, anche se questo mi ha portato all’ergastolo.

 

Carmelo: Hai imparato prima a pensare o a camminare?

Gerti: So che camminare è una cosa che facciamo per istinto, fin da piccoli, so anche che quando nasciamo abbiamo già nel nostro cervello la memoria collettiva e il superconscio, ma sarebbe un discorso molto lungo. Tuttavia penso che l’uomo prima impari a pensare, anche se dentro di sé non ne è cosciente.

Carmelo: Scusa, compagno diavolo, ti ho fatto una domanda ironica, ma tu ci sei cascato, perché i bambini prima camminano e poi pensano. I grandi, invece, prima pensano e poi non hanno il coraggio di camminare.

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