Le Urla dal Silenzio

La speranza non può essere uccisa per sempre.

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Salvatore Ercolano in pericolo di vita nel carcere di Sulmona

E’ impossibile non indignarsi quando si leggono cose del genere.

Non importa se se ne sono lette di simili prima, e se se ne leggeranno di simili dopo. Non è possibile non indignarsi quando la vita di un essere umano sembra valere così poco, e viene messa in gioco da un andazzo di burocratica negligenza ed omissione, non solo giuridica, ma morale.

Salvatore Ercolano è uno di quegli detenuti che -dopo lo smantellamento, a fine luglio, della sezione Alta Sicurezza 1 del carcere di Spoleto- sono stati sparpagliati come pacchi postali in mezza Italia. Qualcuno è finito in un carcere decente (come Carmelo Musumeci a Padova). Altri in carceri da film dell’orrore, come Badu e Carros a Nuoro, e il carcere di Parma. Ma -a leggere quello che ci scrive Salvatore Ercolano-  neanche Sulmona non sembra scherzare quanto a livelli di indecenza. Più sotto leggerete la sua lettera e due istanze. Adesso faccio una sintesi. Inizio da alcune domande di carattere generale circa l’andazzo che sembra esservi nel carcere di Sulmona. Per poi andare a considerare la concreta situazione di Salvatore Ercolano.

Circa il carcere di Sulmona:

-Corrisponde a verità che in un carcere, una domandina per l’acquisto di un pacco di farina, venga respinta, dopo 15 giorno, per “motivi di sicurezza”?

-Corrisponde a verità che in un carcere come quello di Sulmona non vi sia un Direttore fisso, ma un Direttore che (stando a quanto dice Salvatore) verrebbe due o tre volte al mese?

-Corrisponde a verità che il Dirigente Sanitario del carcere di Sulmona, svolga altri due lavori, tra cui quello di Sindaco di Sulmona? Può davvero accadere che un lavoro di tale estrema delicatezza, e tale da richiedere un grande impegno, venga affidato a chi già svolge due lavori, tra cui, quello certo non di poco conto, di Sindaco? E corrisponde al vero che (stando a quanto scrive Salvatore Ercolano, tale Dirigente Sanitario verrebbe solo tre ore al giorno a svolgere tale funzione.

-Corrisponde al vero che per effettuare visite mediche regolarmente richieste, possano (stando a quanto dice Salvatore Ercolano) passare anche 13-14 mesi?

E adesso andiamo alle condizione di Salvatore Ercolano..

Salvatore Ercolano è arrivato nel carcere di Sulmona il 27 luglio. Salvatore ha una condizione di salute problematica, rappresentata da gravissimi problemi, con particolare attenzione a due noduli sottocutanei di grosse dimensioni (uno al di sotto dell’angolo mandibolare destro, l’altro dietro la nuca). Fa presente questi problemi all’attenzione del personale medico del carcere di Sulmona.

Il nodulo sotto l’angolo mandibolare destro, poggiando sulla vena giugulare, rappresenta una situazione di estrema delicatezza, tanto che a suo tempo (quindi in un tempo precedente al trasferimento) il medico aveva sconsigliato di intervenire, finché fosse persistito   lo stato di detenzione (Salvatore è in attesa di una rideterminazione della pena), e di rimandare l’operazione ad una fase successiva alla sua liberazione.

Ma nel frattempo questo nodulo  è continuato ad aumentare progressivamente, e ciò rende improcrastinabile un intervento chirurgico. A complicare il tutto si è aggiunta l’insorgenza di una aggressiva infezione che causato un ulteriore sbalzo dei valori omocromatici.

Dopo l’arrivo a Sulmona, ci sono voluti tre mesi di insistenza perché Salvatore ottenesse -il 15 ottobre- di essere portato con urgenza al Pronto Soccorso dell’Ospedale di Sulmona. Qui viene fatta una prima visita da un chirurgo che scrive il referto, e non sembra percepire la situazione in tutta la sua gravità. E’ stato il primario della chirurgia, che -arrivato successivamente e  sbalordito dalla situazione riscontrata (comprensiva anche di valori ecromatici fortemente sballati)- ad alta voce (e alla presenza del personale della Polizia Penitenziaria) dice con chiarezza che Salvatore deve essere operato il più presto possibile, e che intanto deve essere ricoverato prontamente.

Il primario tenta allora di contattare telefonicamente il personale medico del carcere di Sulmona, senza riuscirci. A quel punto lo riferisce a voce al caposcorta.

Salvatore viene riportato a Sulmona e, al momento in cui ha inoltrato l’istanza e, al momento (successivo naturalmente) in cui ancora ci ha scritto, si trovava ancora in carcere anziché all’Ospedale, nonostante il Primario di chirurgia avesse definito la situazione gravissima.

Va sottolineato come il referto medico fu preparato dal primo medico che visitò Salvatore, presso l’ospedale di Sulmona. Il Primario, giunto successivamente e che avvisò il caposcorta della gravità della situazione, non aveva redatto un atto scritto. Si spera davvero che non si limiti, in puro burocratismo al concreto atto scritto del primo medico, ma che si consideri l’opinione del Primario della chirurgia che (stando a quanto racconta Salvatore) avrebbe considerato la sua situazione gravissima, tale da richiedere una operazione in tempi brevissimi, e avrebbe richiesto un immediato ricovero.

Amici, questa (se tutto corrispondesse alla realtà, come temo sia) è una vicenda scandalosa.

Diffondete questa vicenda. Inviate il testo di questo post (o i suoi riferimenti telematici) presso Associazioni, giornali, siti internet, altri contesti informativi, personalità.. insomma presso chiunque potrebbe ulteriormente intervenire.

Vi comunico anche che sto preparando una lettera da inviare presso la Direzione del Carcere di Sulmona. Chiunque volesse il prestampato, per sottoscriverlo e inviarlo anche lui (sempre che non voglia inviare una lettera scritta integralmente di suo pugno), me lo richieda a questa email:

erasmuszed77@yahoo.it

In attesa di ricevere le vostre email, vi lascio adesso alla lettera di Salvatore Ercolano e alle due sue istanze.

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Come puoi constatare sono Salvatore, e ti sto allegando due esposti che ho fatto per salvaguardare la mia salute che, dopo 28 anni di carcere, uno così non l’avevo mai visto! E io ne ho girati di carceri.. sul mio bagaglio c’è ne sono 15..  Pianosa, Trani, Ucciardone, Milano, Braccetto di Genova, Braccetto di Torino, ecc.

Ora capisco i suicidi che ci sono stati nella famosa casa di reclusione di Sulmona. Una situazione anomala, gestita da una cricca in accordo con il potente sindacato di polizia!! Chi non fa parte della loro cricca viene trattato come, o peggio, dei detenuti.

Qui, sulla carta, abbiamo quasi tutto, ma in effetti ci danno le cose che ci toccano di diritto con il contagocce.

Ti puoi immaginare: ho fatto una domandina per l’acquisto di un paco di farina, dopo 15 giorni mi è stata rigettata. Questa la motivazione: “si rigetta la farina per motivi di sicurezza”.

Qui il Direttore fisso non l’abbiamo. Abbiamo un Direttore che viene due, tre volte al mese da un altro carcere. Abbiamo la figura del commissario di scuola qui sta facendo il tirocinio per poi prendere l’incarico in un altro istituto.

Il Dirigente sanitario che dovrebbe essere la garanzia della salute dei detenuti e anche per gli agenti fa il triplo lavoro. Fa il Sindaco di Sulmona, e il medico con laboratorio. Viene solo tre ore per contratto, ma dicono che sta solo mezzora e va via, bisogna fare decine di domandine per avere un colloquio.

I dottori segnano visite specialistiche a destra e a manca, ma possono passare ance 13, 14 mesi.

Una persona debole ne subisce tante che alla fine gli resta solo il suicidio.

Qui hanno la tecnica della carota e del bastone. Il bastone è l’indifferenza, non c’è dialogo. Da circa 5 anni hanno aperto due salette pera la pittura, e hanno autorizzato un pezzo di terra per fare un po’ di ortaggi, insieme ad un corso di agricoltura che fa da paravento alle torture psicologiche.

Dieci anni fa per legge hanno tolto i muri divisori per i colloqui e ancora esistono. La loro giustificazione è che mancano  i fondi, ma ci sono decine e decine di detenuti che gli hanno fatto sapere che sarebbero disposti a lavorare come volontariato, ma loro non vogliono. Qui siamo guardati dall’alto in basso.

Come puoi constatare dai due ricorsi che ho fatto. Qui uccidono senza che ti sparano il colpo alla nuca.

In attesa della tua ti saluto con un forte abbraccio

Salvatore Ercolano

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Al Magistrato di Sorveglianza dell’Aquila

e p.c. Al Sig. Direttore della Casa di Reclusione di Sulmona

Al Dirigente Sanitario dea Casa di Reclusione di Sulmona

Io sottoscritto Ercolano Salvatore, nato a Catania, il 12 gennaio 1950, attualmente ristretto nella casa di Reclusione di Sulmona (AQ), ed in atti meglio generalizzato.

PREMESSO

– che <<La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo…>> sia esso libero che detenuto;

– che sin dal 27 luglio u.s., giorno di ingresso nell’attuale istituto di detenzione, sottopongo continuamente all’attenzione del personale medico i gravissimi problemi di salute che mi affliggono, ed in particolare la presenza di due noduli sottocutanei di grosse dimensioni: uno al di sotto dell’angolo mandibolare desto, l’altro dietro la nuca. Il primo dei quali è stato oggetto di asportazione chirurgica, presso l’Ospedale di Foligno, pertanto si tratta di una forma recidivante;

– che il nodulo sotto l’angolo mandibolare destro poggia e pressa sulla vena giugulare tanto è la delicatezza della situazione che il chirurgo (qualche mese addietro) ha consigliato di non prendere in considerazione un intervento chirurgico in stato di detenzione ma, posto che sono in attesa di rideterminazione di pena con fondate possibilità di un imminente ritoro in libertà, di valutare il ricovero del libero cittadino presso qualche presidio altamente specializzato, al contempo prescriveva l’intervento chirurgico per il nodulo sito dietro la nuca;

– che l’aumento (che ormai si nota a vista d’occhio da un giorno all’altro) delle dimensioni del nodulo sito sotto l’angolo mandibolare destro rende improcrastinabile un intervento chirurgico, peraltro a rendere ulteriormente allarmante la situazione ha contribuito l’insorgenza di una aggressiva infezione che ha causato un ulteriore sbalzo dei valori emocromatici;

– che dopo tre mesi dall’ingresso nell’attuale struttura penitenziaria, e dopo tanta insistenza da parte mia, il 15 ottobre 2012 sono stato portato con urgenza al Pronto Soccorso dell’Ospedale di Sulmona, e da lì portato nei reparti per fare ecografia;

– che, una volta ritornato nella saletta del Pronto Soccorso, dopo circa dieci minuti viene il chirurgo e mi fa domande sul mio stato di salute, ed in particolare se ho fastidio ad ingoiare, al che io rispondo che non solo ho fastidio ad ingoiare, ma alla sera quando mi sdraio sul letto mi viene un forte mal di testa, facendo inoltre presente che i valori emocromatici sono proprio sballati, nel senso che i globuli bianchi supero di 15000 unità quelli rossi;

– che una volta compilato il referto dell’ecografia e il Capo-scorta con altri 3 agenti di custodia mi avviavano per fare rientro al carcere, uno degli agenti rimasti nell’Ospedale per ritirare il referto ci richiama perché nel frattempo era arrivato il medico Primario della chirurgia e voleva visitarmi personalmente ed è così che sono stato fatto rientrare nell’Ospedale.

– che appena rientrato  nella saletta del Pronto Soccorso il Primario palpeggia il nodulo (lipoma) che ho menzionato, e sempre il Primario alla presenza del Capo-scorta e dei 4 agenti, quasi sbalordito dalla situazione che ha riscontrato, ad alta voce (alla presenza del personale della Polizia Penitenziaria) ha detto che devo essere operato subito, ovviamente non prima di avere fatto una TAC, perché la grave infezione in corso poteva portare ad un rigetto della protesi impiantata nell’aorta con conseguenze nefaste, ha chiesto inoltre se mi poteva ricoverare subito. Pertanto si adoperava per contattare telefonicamente il personale medico del carcere di Sulmona, senza riuscire a prendere la linea, cosa che invece riusciva a fare uno degli agenti di scorta, e prima di mezzora mi sono ritrovato in carcere;

– che essendo ancora in carcere anziché all’Ospedale, mi domando lo steso se l’urgenza sia svanita nel corso del tragitto e di conseguenza sia venuto anche l’imminente pericolo di vita riscontrato?

Per quanto premesso, ed al fine di ovviare al grave pregiudizio che da tale situazione potrebbe derivare in termini di danni irreparabili.

CHIEDO

che codesto Ecc.mo Magistrato di Sorveglianza, ai sensi dell’art. 11 O.P., voglia disporre urgentemente il mio ricovero preso l’Ospedale di Sulmona, affinché ivi possa essere sottoposto ad ogni intervento medico di cui necessito.

Sulmona, 19/10/2012

Con osservanza

Salvatore Ercolano

Altresì, con il presente atto nomino quale difensore di fiducia l’Avv. Barbara Amicarella del foro de L’Aquila.

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Al Magistrato di Sorveglianza dell’Aquila

Al Sig. Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Salerno

Io sottoscritto Ercolano Salvatore, nato a Catania, il 12 agosto 190, attualmente ristretto nella Casa di Reclusione di Sulmona (AQ), ed in atti meglio generalizzato, con il presente atto oltre a ribadire quanto riportato nell’allegata istanza avanzata il 19 ottobre u.s. ai sensi dell’art. 11 dell’Ordinamento Penitenziario, devo esporre alcune circostanze che potrebbero indurre in errore in merito alla valutazione sulla gravità delle mie patologie.

In effetti, come emerge dalla mia istanza, presso l’Ospedale di Sulmona sono stato sottoposto a due visite mediche.

La prima ad opera di un chirurgo, che non ha ravvisato la gravità della situazione, e purtroppo tale medico ha scritto il referto, l’unico che risulta in cartella clinica.

La seconda visita, ad opera del Primario, che non è stata accompagnata dalla relativa certificazione in quanto lo stesso Primario ha cercato di mettersi in contatto telefonico con il personale medico del carcere, ma senza riuscirci, il quale alla fine è stato costretto a riferire tutto  a voce (in mia presenza) al capo-scorta. Con tutto il rispetto per il lavoro  svolto dal predetto agente della Polizia Penitenziaria, e per la sua qualità di Pubblico Ufficiale, mi domando se questi abbia sufficienti competenze mediche per valutare la gravità  di quanto riferitogli e per relazionare in modo appropriato in merito. La mia preoccupazione trova origine nel fatto che una procedura adottata (ossia facendo ricorso a contatti diretti ed immediati) per accellerare i tempi del ricovero potrebbe sortire l’effetto contrario. In effetti, anche il personale penitenziario, di fronte alle mie lamentele per il dolore che si dirama nella zona in cui è presente il lipoma e per il fatto che questi cresce a vista d’occhio da un giorno all’altro, si riporta al referto che rileva in cartella, per il quale nessuna gravità è in atto. Personale che pare non dar credito alle mie spiegazioni sul punto.

Inoltre, anche se il Magistrato di Sorveglianza chiedesse copia della cartella clinica, gli potrebbe pervenire soltanto il certificato rilasciato dal primo dottore, dal quale non risulta una situazione di gravità.

Inoltre, ad aumentare i rischi ai quali sono esposto contribuiscono la serie di patologie di cui sono afflitto. Il fatto che io sia portatore di due protei (oltre alla protesi all’aorta ho anche un cristallino nell’occhio) potrebbe aggravare le conseguenze dell’infezione in corso con il rigetto delle stesse.

In conclusione, gli equivoci che ho descritto potrebbe indurre a degli errori di valutazione dalle conseguenze irreparabili, pertanto chiedo alle SS.LL. di adoperarsi, per quanto di rispettiva competenza, prima ancora che possa sorgere qualche problema.

Fiducioso porgo deferenti ossequi.

Sulmona

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