Diario di Pasquale De Feo 22 gennaio – 21 febbraio
Il diario mensile di Pasquale De Feo è uno dei grandi momenti di questo Blog. Un momento ricco, carico delle annotazioni, delle riflessioni, di suggestioni, di indignazioni, di emozioni, di ispirazioni.. raccolte nel corso di ogni mese.
Farle apparire tutte insieme è stata una delle grandi intuizioni alla base di questo appuntamento, nato -ricordiamolo- da un’idea di Carmelo Musumeci, che ci propose di chiedere a Pasquale di scrivere un suo diario mensile, per poi pubblicarlo.
Una delle cose immancabili, nel corso di mesi, in questi scritti di Pasquale, è la generosità. Non scrive col contagocce, non butta giù breve annotazioni, non si “risparmi”. Ma ci dà dentro con le sue riflessioni, da liberazione alla sua spinta alla condivisione. Il suo non è solo un narrare di sé, ma è anche un “narrare di noi”, per “noi” intendo.. narrare delle ingiustizie, delle idee, dei sogni, delle battaglie di una collettività di uomini. Rircordo il suo furore contro la repressione in Siria, e la spinta a tirarlo fuori quel furore e a condividerlo con noi. Questa generosità è inscindibile dal personaggio, come la spinta allo studio e alla conoscenza, anche se per qualcuno è ancora “immaturo” e non sufficientemente evoluto per godere anche solo di un beneficio.
Il diario di Pasquale è sempre un mare magnum. Farò solo qualche citazione, prima di lasciarvi alla lettura integrale.
Innanzitutto voglio ricordare il compleanno di Pasquale, avvenuto il 27 gennaio, e con l’occasione mandargli gli auguri anche da parte di tutti noi:
“Oggi ho finito 50 anni di età, i miei compagni mi hanno fatto una bella sorpresa che non mi aspettavo. Fabio ha fatto una bella torta, con un computer di cioccolato nel centro, una decorazione simpatica in riferimento alla mia ossessiva richiesta del computer alla Direzione. Un lavoro perfetto, degno del miglior pasticcere. Con una scusa mi hanno chiamato nella saletta della socialità, li ho trovati tutti e mi hanno fatto l’applauso e gli auguri. E’ stata una bellissima emozione che mi ha commosso profondamente. Avevo dimenticato queste sensazioni, quando li vedevo nei film non suscitavano ricordi, credo perché erano trascorsi troppi anni. Ringrazio di cuore i miei compagni per il momento bellissimo che hanno voluto donarmi. Hanno risvegliato ricordi assopiti nel mio animo.” (27 gennaio)
Pasquale poi cita uno dei tanti esempi di denaro pubblico buttato nel cesso:
“La ministra degli interni Annamaria Cancellieri, ex commissario di Bologna, scavalcando la ministra della giustizia Paola Severino, ha prorogato con la Telecom i braccialetti elettronici. Il ministero della giustizia ha pagato per dieci anni 110 milioni alla Telecom per otto braccialetti elettronici, usati poche volte, infine depositati definitivamente, perché non hanno mai funzionato per questo motivo il ministero della giustizia non aveva nessuna intenzione di prorogare il contratto con la Telecom”. (5 febbraio)
In un altro passaggio Pasquale racconta di Giuseppe Gulotta, che, innocente ha dovuto trascorrere 21 anni in carcere, e delle torture subite da lui e da altre quattro persone ai tempi delle indagini.
“Giuseppe Gulotta, dopo 36 anni è stato riconosciuto innocente, dopo averne scontati 21 in cella. La sua fortuna è stata che un sottufficiale dei carabinieri in pensione, su un altro procedimento ha raccontato le torture a cui furono sottoposti Gulatta e gli altri quattro ragazzi, tra cui due erano minorenni, costringendoli ad autoaccusarsi della morte di due carabinieri nella caserma di Alcamo. Il sottufficiale ha taciuto per 36 anni, poteva evitare tante sofferenze a quei ragazzi. Uno fu trovato impiccato in cella dopo pochi mesi in modo molto sospetto; un altro è morto; gli altri due sono latitanti in Sud America. Vite spezzate e distrutte, perché furono scelti come colpevoli.” (18 febbraio)
Non può mancare il punto in cui Pasquale parla del rigetto del permesso per potere vedere il padre, che non vede da dieci anni. Permesso respinto, con una interpretazione giurisprudenziale che, sostiene, equivale ad una condanna a morte.
“Qualche giorno fa mi è stato notificato il rigetto del permesso che avevo richiesto per andare a visitare mio padre, che non vedo da dieci anni, e che negli ultimi vent’anni ho visto solo due volte. Questa volta il rigetto era fondato sull’inammissibilità, cioè che la mia pena rientrava nell’infame ed incivile art. 4 bis dell’Ordinamento Penitenziario. Non comprendo in un anno cosa sia cambiato, essendo che l’avevo presentato circa un anno fa e non lo ritennero inammissibile.. all’Ufficio di Sorveglianza di Catanzaro. Questa decisione della Dott.ssa Magnavita è fondata su una sentenza della Consulta, che più che essere tutore della Carta Costituzionale è ormai un organo politico. Questa sentenza è interpretativa, c’è chi l’applica in senso giustizialista e chi no. In varie parti d’Italia, l’art. 4 bis O.P. viene superato dopo dieci anni di carcere. Proprio oggi mi sono arrivate tre sentenze in questo senso. La decisione della Dott.ssa Magnavita è una condanna a morte, mi chiedo se è consapevole della conseguenza del suo atto. Francamente penso di no, perché siamo carne da macello, pertanto non suscitiamo neanche il senso di umanità o un moto di ribellione della coscienza.” (1 febbraio)
A prescindere anche da ogni riferimento normativo e tecnico, è umano un sistema che porta a fare sì che una persona in dieci anni non possa vedere UNA volta il proprio padre?
Ma voglio concludere con un momento di altissima drammaticità, contenuto nel diario del sette febbraio.La lettera che scrisse Sole, l’argentina Maria Soledad Rosas, che si suicidò in carcere. Lei, Baleno (Edoardo Massari) e Pelissero erano tre giovani anarchici e squatters, nei primi anni ’90 finirono in carcere con l’accusa di avere compiuto azioni ecoterroristiche nel torinese, e, racconta Damiano Aliprandi (il cui articolo, apparso su AgoràVox, e nel quale è presente la vicenda di questa donna e la sua lettera, e che Pasquale ha allegato al suo diario) subirono una terribile gogna mediatica che portò al suicidio di Sole e Baleno e la condanna di Pellissero (non per associazione terroristica). E’ giusto che tutti leggano la lettera che Sole scrisse poco tempo prima di suicidarsi.
<<Compagni la rabbia mi domina in questo momento. Io ho sempre pensato che ognuno è responsabile di quello che fa, però questa volta ci sono dei colpevoli e voglio dire a voce molto alta chi sono stati quelli che hanno ucciso Edo: lo Stato, i giudici, i magistrati, il giornalismo, la T.A.V., la polizia, il carcere, tutte le leggi, le regole e tutta quella società serva che accetta questo sistema. Noi abbiamo lottato sempre contro queste imposizioni e per questo siamo finiti in galera. La galera è un posto di tortura fisica e psichica, qua non si dispone assolutamente di niente, non si può decidere a che ora alzarsi, che cosa mangiare, con chi parlare, chi incontrare, a che ora vedere il sole. Per tutto bisogna fare una “domandina”, anche per leggere un libro. Rumore di chiavi, di cancelli che si aprono e si chiudono, voci che non dicono niente, voci che fanno eco in questi corridoi freddi, scarpe di gomma per non fare rumore ed essere spiati nei momenti meno pensati, la luce di una pila che alla sera controlla il tuo sonno, posta controllata, parole vietate. Tutto un caos, tutto un inferno, tutto la morte. Costì ti ammazzano tutti i giorni, piano piano per farti sentire più dolore, invece Edo ha voluto finire subito con questo male infernale. Almeno lui si è permesso di avere un ultimo gesto minimo di libertà, di decidere lui quando finirla con questa tortura. Intanto mi castigano e mi mettono in isolamento, questo non solo vuol dire non vedere nessuno, questo vuol dire non essere informata di niente, non avere nulla, neanche una coperta, hanno paura che io mi uccisa. Secondo loro il mio è un isolamento cautelare, lo fanno per “salvaguardarmi” e così deresponsabilizzarsi se anche io decido di finire con questa tortura. Non mi lasciano piangere in pace, non mi lasciano avere un ultimo incontro con il mio Baleno. Ho per 24 ore al giorno, un’agente di custodia a non più di 5 metri di distanza. Dopo quello che è successo sono venuti i politici dei Verdi a farmi le condoglianze e per tranquillizzarmi non hanno avuto idea migliore che dirmi: “adesso sicuramente tutto si risolverà più in fretta, dopo l’accaduto tutti staranno dietro al processo con maggiore attenzione, magari ti daranno anche gli arresti domiciliari”. Dopo questo discorso io ero senza parole, stupita, però ho potuto rispondere se c’è bisogno della morte di una persona per commuovere un pezzo di merda, in questo caso il giudice. Insisto, in carcere hanno ammazzato altre persone e oggi hanno ucciso Edo, questi terroristi che hanno la licenza di ammazzare. Io cercherò la forza da qualche parte, non lo so, sinceramente non ho più voglia, però devo continuare, lo farò per la mi dignità e in nome di Edo. L’unica cosa che mi tranquillizza sapere è che Edo non soffre più. Protesto, protesto con tanta rabbia e dolore>>.
Vi lascio al diario di Pasquale De Feo, detenuto a Catanzaro.. mese di Febbraio.
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Avevo sentito parlare del compositore Giancarlo Bigazzi, ma non sapevo che avesse scritto tante canzoni belle, rimaste nella storia italiana. Alcune hanno oltre quarant’anni, e sono molto belle da ascoltare oggi. La canzone “Montagne verdi”, cantata da Marcella Bella. Mi fa ricordare una sorella Enza, che la cantava tutta la giornata, era piccolina ed era convinta che avrebbe fatto la cantante. Ha scritto tante belle canzoni: “Gloria” e “Ti amo” cantate da Umberto Tozzi; “Vent’anni” e “Rose rosse” cantate da Massimo Ranieri; “Luglio” cantata da Riccardo del Turco; “Lisa dagli occhi blu” cantata da Mario Tessuto; “Si può dare di più” cantata da Gianni Morandi, e tante altre. La cantante Laura Pausini ha dichiarato che Bigazzi è copiatissimo all’estero, dal Nord America al Brasile, dove però ignorano il suo nome. Si potrebbe definire un grande della musica ma anonimo. Il genio di alcuni viene riconosciuto dopo la morte. – 22/01/2012
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In Sicilia gli autotrasportatori, contadini pescatori e altre categorie hanno bloccato la ragione, per protestare contro lo Stato e le sue vessazioni con le tasse. Sono alla fame perché il sistema schiaccia la maggioranza della popolazione e protegge con le sue istituzioni una piccola parte con privilegi vergognosi. Hanno creato il movimento dei forconi, a cui aderiscono migliaia di siciliani, e visto con simpatia da tutta la popolazione della regione. Il sistema di potere usa tutto i mezzi affinché il popolo obbedisca, taccia e sopporti, senza ribellarsi. Quando ciò avviene, con le buone o con le cattive, usando tutto i mezzi, leciti o illeciti, devono rientrare nell’alveo a loro assegnato. I moderni schiavi possono parlare, discutere di tutto, comportarsi come vogliono, agire secondo i loro fini, ma non devono superare gli steccati del loro recinto. Quando ciò succede diventano terroristi, mafiosi, camorristi ed estremisti. Il Presidente di Confindustria siciliana Ivano Lo Bello, facente parte del sistema di potere, a cui interessano solo i loro affari. Ha subito criminalizzato il movimento dei forconi, dichiarando che è infiltrato dalla mafia. Subito il procuratore Massimo di Palermo e il Procuratore Nazionale Grasso, gli sono andati dietro. Come sempre la magistratura protegge il sistema di potere, lo fecero sotto i Savoia, con Mussolini, l’attuale Repubblica e continuano tutt’ora. Non si pongono minimamente il problema della sopravvivenza della gente, sono ligi nel dovere di difendere i loro privilegi e quelli del potere. Alcuni anni fa riaprirono una discarica ad un Paese di una decina di km da casa mia. Siccome è posta in alto, quando tirava il vento il tanfo arrivava anche al mio Paese. Fu riaperta per sversarci i rifiuti di Napoli.
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Un comitato di cittadini dopo anni di lotta erano riusciti a farla chiudere, dimostrando l’alta percentuale di tumori e leucemie che aveva causato la discarica. Con la riapertura, il Comitato iniziò di nuovo la lotta, e andò ad occupare i binari della stazione del mio paese, appoggiati anche dai cittadini del mio paese. La sera in TV diedero la notizia, e subito il giornalista disse che la DIA presumeva che nella protesta c’erano infiltrazioni camorriste, perché c’erano familiari di detenuti per reati di camorra, continuava dicendo che la D.D.A. di Salerno aveva aperto un’inchiesta. Qualche giorno dopo telefonai a casa, parlando con mia sorella le dissi che avevo visto nei TG la stazione ferroviaria (la conoscevo bene perché ci ho abitato vicino per tanti anni), lei mi rispose che c’era anche lei con i figli, gli dissi che stavano criminalizzando la protesta. Forse proprio perché c’era lei e il familiare di qualc’altro detenuto, mi rispose che erano tutte donne e bambini, pertanto quale camorra vanno cercando? Continuai consigliandola di evitare, ma lei ribatté che c’erano giorni che la puzza era insopportabile e che facevano tanta fatica a fare la differenziata, perché dovevano sopportare i rifiuti di Napoli? Non aveva tutti i torti, ma il potere è una bestia feroce e crudele che comprende solo i propri interessi. Ogni protesta che non possono controllare la criminalizzano. Nelle regioni del Sud si orientano in base alla regione, nel Nord diventano terroristi o estremisti. Lo stanno facendo in Sicilia, l’hanno fatto a Chiaiano e Terzigno con le discariche a Napoli, come in Val di Susa con i No-Tav, il metodo è sempre lo stesso. Quello che più mi impressiona è che questi novelli Savonarola pretenderebbero che i familiari dei detenuti non dovrebbero avere il diritto di protestare, ma dovrebbero essere escluse dai diritti della cittadinanza dello Stato. Ciò è barbaro e incivile che nasconde tanto fango. – 23/01/2012
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Leggo in un articolo che la maggioranza dell’equipaggio della Concordia, la nave affondata all’isola del Giglio, si sono ammutinati quando hanno visto che il capitano non dava l’ordine di abbandono della nave. Capitanati da Roberto Bosio, che si trovava sulla nave per un passaggio, essendo il capitano della nave gemella della Concordia, “Serena”, doveva scendere a Savona, dopo sei mesi di navigazione consecutivi. Insieme all’equipaggio rimasto a bordo, ha aiutato i passeggeri fino alla mattina seguente. C’è molta amarezza nella sua intervista, perché un capitano deve avere un comportamento esemplare, e purtroppo il capitano della Concordia non l’ha avuto. – 24/01/2012
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Un piccolo articolo attira la mia attenzione una attenzione, dopo letto mi meraviglio che non abbia avuto due pagine intere per dargli la risonanza che merita, ma purtroppo anche i quotidiani che si dicono contro i poteri forti, censurano perché fanno parte del sistema. Un’imprenditrice toscana, parlando in un’assemblea del PD ha detto “la mia passione è il lavoro, o meglio lo era, perché non ce l’ho più, la mia piccola impresa sta per chiudere, crolliamo come birilli”. Invitava il PD a fare uno sforzo in più per scardinare i poteri che affogano il Paese. Continua “i poteri forti non sono una spectre, li conosciamo tutti. Sono le banche, le assicurazioni, l’editoria, la stessa amministrazione dello Stato. Se questa lotta non la fa il PD, chi deve farla?”. L’articolo concludeva che Bersani l’abbracciava. I poteri forti non sono spariti quando c’era la sinistra al governo, e altrettanto quando c’era la destra, perché fanno parte tutti del sistema. Per questo motivo, a parte le frasi di circostanze, non faranno niente. L’unica cosa in cui eccellano è criminalizzare le proteste che non sono organizzate dai politici, dai sindacati, o le associazioni a loro affini. – 25/01/2012
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In Tv su Rai Uno commentavano il movimento dei forconi, e il motivo del perché si era esteso in tutta Italia. Sarebbe stata completa la trasmissione si fosse stato intervistato anche il Presidente di Confindustria in Sicilia Ivano lo Bello, che aveva dichiarato infiltrazioni mafiose, criminalizzando il movimento. Ognuno degli ospiti dava una spiegazione, la tesi che emergeva era la questione economica. Dopo l’intervento di tutti gli ospiti, il conduttore fa dire la sua allo scrittore Pino Aprile, quello che ha scritto il libro “Terroni”, e dice “circa un anno fa un invitato in Sicilia nelle zone dei monti Liconi, da un’associazione di imprenditori agricoli, e gli spiegarono le loro difficoltà, le banche che non facevano credito, Equitalia che moltiplicava le cifre con interessi usurai, pignoravano le attività e le passavano ad una società collegata per metterle all’asta, per recuperare mai più dell’8-10% del valore. Continuava, va bene controllare le infiltrazioni mafiose nel movimento dei forconi, ma bisognerebbe controllare chi ha comprato tutte queste aziende messe all’asta. Su 250.000 aziende ne hanno messe all’asta 50.000. Era palese che Aprile faceva intendere che se le accaparravano Lo Bello e i suoi amici di Confidustria, avendo il credito delle banche. Essendo che loro fanno parte della galassia antimafia, ritengano di poter fare quello che vogliono. Quando Pino Aprile ha finito il discorso, c’è stato silenzio e nessuno degli ospiti è ritornato sul discorso fatto da Aprile. – 26/01/2012
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Oggi ho finito 50 anni di età, i miei compagni mi hanno fatto una bella sorpresa che non mi aspettavo. Fabio ha fatto una bella torta, con un computer di cioccolato nel centro, una decorazione simpatica in riferimento alla mia ossessiva richiesta del computer alla Direzione. Un lavoro perfetto, degno del miglior pasticcere. Con una scusa mi hanno chiamato nella saletta della socialità, li ho trovati tutti e mi hanno fatto l’applauso e gli auguri. E’ stata una bellissima emozione che mi ha commosso profondamente. Avevo dimenticato queste sensazioni, quando li vedevo nei film non suscitavano ricordi, credo perché erano trascorsi troppi anni. Ringrazio di cuore i miei compagni per il momento bellissimo che hanno voluto donarmi. Hanno risvegliato ricordi assopiti nel mio animo. – 27/01/2012
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Il Michelangelo dei teoremi al servizio del potere che gestisce l’economia in Italia, ne ha creato un altro per intimorire e terrorizzare, un movimento di popolo senza bandiere politiche, perché non hanno permesso a nessuno di metterci il cappello sopra, è il popolo dei NO-TAV; per questo motivo vogliono criminalizzarla. La politica al servizio dei potentati economici ha interesse che la TAV si faccia, per mettere le mani sulle decine di miliardi di euro che saranno stanziati. L’artista in questione è il Procuratore di Torino Giancarlo Caselli, ha inventato e fatto eseguire un blitz con 40 arresti, contro i contestatori della NO-TAV. Certa sinistra lo ha sempre esaltato e continua a farlo citandolo come esempio, ma non è altro che un fedele servo dei potenti e di certa politica, non li delude mai, pronto a manganellare chi non si mette in riga, come faceva da Direttore generale delle carceri. Sono contento che hanno fatto un grande corteo di protesta a Torino per solidarizzare con gli arrestati, e riaffermare che tutti condividevano le manifestazioni in Val di Susa contro la TAV. Hanno protestato contro Caselli per il teorema che ha costruito, un aguzzino del genere merita tutti cori di protesta che si possono organizzare. Credo che migliaia di persone di sinistra, credendo ai vari Violante, Veltroni, Diliberto, ecc., si ricrederanno su questo Torquemada del terzo millennio. – 28/01/2012
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Leggendo l’opuscolo di Olga, una lettera mi è rimasta impressa, proviene dal carcere di Ferrara. Si discute che bisognerebbe lottare in tutte le carceri italiane, affinché vengano rispettati i nostri diritti. Concordo con i loro discorsi, perché le carceri sono fuorilegge e senza tutela. Chi dovrebbe farlo come dovere della sua funzione, non lo fa, pertanto dovremmo ribellarci affinché la nostra dignità venga rispettata. Se vorrebbero, i problemi della giustizia in generale verrebbero subito risolti, ma siccome ci sono troppe rendite di posizione di difendere, lottano affinché tutto rimanga com’è. Nei proclami tutti parlano di cambiamenti, ma nella realtà è come la frase del Gattopardo “cambiare tutto per non cambiare niente”. – 29/01/2012
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E’ morto l’ex Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro. Le parti interessate, i politici del PD e la Chiesa, lo glorificano e lo santificano. I politici del PD dichiarano che ha salvato la democrazia e la Costituzione. La Chiesa con le varie associazioni lo reputano un grande cattolico, e da come ne parlano è possibile anche che fra cinquant’anni lo fanno santo. Come Presidente è stato il peggiore in assoluto, il settennato più oscuro della Repubblica italiana. Ha violato e calpestato la Costituzione come certi ditta torelli africani. Da garante della volontà popolare, arbitrariamente ne ha abusato per ben due volte, nel 1994 quando Bossi tradì Berlusconi e fece cascare il governo, e Scalfaro non sciolse le Camere per nuove elezioni, per favorire la sinistra. Nel 1998, quando Bertinotti fece cadere il governo Prodi, e lui anche quella volta non sciolse le Camere, per favorire un nuovo governo presieduto da D’Alema. Ricordo ancora l’edizione straordinaria in TV, con la famosa frase “io non ci sto”; furbamente anticipò le rivelazioni sui 100 miliardi di lire provenienti dai fondi riservati che prendevano sotto banco elargiti dai servizi segreti, da tutti i ministri degli interni, e lui, come tutti gli altri ministri, li aveva presi; approfittò della sua posizione per negare ed attaccare. Negli USA l’avrebbero messo sotto inchiesta e costretto a dimettersi. Di magagne in politica ne aveva tante, come anche la figlia, la sua eminenza grigia. Fu l’ultimo pubblico ministero del 1946 a chiedere tre condanne a morte, sapendo che da lì a pochi mesi sarebbe stata abolita, e lo sapeva bene perché era stato scelto dall’area cristiana come componente dell’assemblea costituente, ma essendo un uomo malvagio nell’animo, chiese e pretese tre condanne a morte; furono le ultime in Italia. Come detenuto l’ho sempre detestato, perché è stato un giustizialista di quelli rigidi e ottusi, inoltre non ha mai salutato i detenuti nel discorso di fine anno, in tutti i sette anni in cui è stato Presidente. Questi tristi figuri fanno più danni delle calamità, ma essendo partigiani di qualche potere, non solo bisogna sopportarli in vita, ma bisogna anche vedere e sentire le glorificazioni quando muoiono. – 30/01/2012
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Fiorella Mannoia, una cante che ammiro, ricordo quando cantò, per la prima volta in TV, la canzone era “caffè nero bollente”. Il suo ultimo lavoro è nato dalla lettura di “Terroni”, il libro di Pino Aprile. Ha dichiarato che è rimasta scioccata dal constatare che quello che aveva letto nei libri di scuola (testi scolastici) era molto lontano dalla realtà dell’unità d’Italia. Partendo dal nostro Sud si è allargata a tutti i Sud del mondo. Credo che la verità dovrebbe finalmente essere scritta nei testi scolastici, affinché finisca la censura della storia. Comprendo che ammettere che l’unità d’Italia è stata fondata sull’annessione, colonizzazione e il saccheggio del Meridione, e con crimini contro l’umanità, sarebbe scioccante. Sono convinto che se non emerge la realtà, non ci sarà il superamento emergenziale che tiene oppresso il meridione dall’Unità d’Italia, e pertanto non ci potrà mai essere uno sviluppo che le parifichi con il Nord Italia, e agli standard europei. – 31/01/2012
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Qualche giorno fa mi è stato notificato il rigetto del permesso che avevo richiesto per andare a visitare mio padre, che non vedo da dieci anni, e che negli ultimi vent’anni ho visto solo due volte. Questa volta il rigetto era fondato sull’inammissibilità, cioè che la mia pena rientrava nell’infame ed incivile art. 4 bis dell’Ordinamento Penitenziario. Non comprendo in un anno cosa sia cambiato, essendo che l’avevo presentato circa un anno fa e non lo ritennero inammissibile.. all’Ufficio di Sorveglianza di Catanzaro. Questa decisione della Dott.ssa Magnavita è fondata su una sentenza della Consulta, che più che essere tutore della Carta Costituzionale è ormai un organo politico. Questa sentenza è interpretativa, c’è chi l’applica in senso giustizialista e chi no. In varie parti d’Italia, l’art. 4 bis O.P. viene superato dopo dieci anni di carcere. Proprio oggi mi sono arrivate tre sentenze in questo senso. La decisione della Dott.ssa Magnavita è una condanna a morte, mi chiedo se è consapevole della conseguenza del suo atto. Francamente penso di no, perché siamo carne da macello, pertanto non suscitiamo neanche il senso di umanità o un moto di ribellione della coscienza. Le ho scritto una lettera, mi auguro che la faccia soffermare a riflettere e non lo prenda come un fatto personale di “lesa maestà”. Questo è il testo della lettera.
“Egregia Dott. Magnavita
Sono De Feo Pasquale, recluso nelle carceri di Catanzaro. Le scrivo dopo avere ricevuto il suo provvedimento, col quale dichiarava l’inammissibilità del premesso premio che avevo richiesto. Dall’emanazione nel 1992 del famigerato art. 4 bis O.P., ho girato varie carceri. Mai nessuno dei Magistrati o dei Tribunali di Sorveglianza, hanno ritenuto che la mia pena fosse ostativa. Negli ultimi anni, in varie parti d’Italia, Tribunale e Uffici di Sorveglianza, hanno superato la barbarie dell’art. 4 bis O.P. (Ordinamento Penitenziario).
Invece, qui a Catanzaro, inizia un’interpretazione giustizialista dopo 20 anni dall’entrata in vigore della legge. Credo che lei abbia molto riflettuto, prima di condannarmi alla “pena di morte”, perché questa è la conseguenza della sua decisione, questo lo sa vero?
Lei ha scelto di aderire a questa interpretazione della legge, anziché preferire quella che lascia sopravvivere la speranza. Siccome lei ha la facoltà di condannarmi a morte, dovrebbe darmi almeno la possibilità di scegliermi il modo come morire, come porre termine alla mia esistenza terrena, per liberarmi da questi luoghi di repressione e non come fece Giuda, perché mi sembra poco dignitoso.
Non si giustifica ogni cosa con il senso del “dovere”, perché somiglia un po’ alla parola “sicurezza” che viene usata sulle carceri per proibire tutto il possibile. Quello che ormai mi è chiaro, è che la repressione ha l’unico scopo di distruggere le persone lentamente, poiché non si può dare per legge subito la morte. Tutti i miei coimputati sono usciti. L’ultimo circa cinque anni fa, ed io dopo circa 30 anni di carcere, ho saputo che dovrò morire qui dentro.
Distinti saluti
Catanzaro 31 gennaio 2012
Pasquale De Feo” 1/02/2012
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Alla cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario a Napoli, gli avvocati i sono imbavagliati per protestare contro le liberalizzazioni del governo nei confronti della loro categoria. Gli avvocati non hanno mai detto niente contro il calpestamento dei diritti processuali e della giustizia da parte delle procure e della magistratura in generale. Ogni tanto si sono lamentati quando veniva inquisito un potente, ma mai hanno alzato la voce contro le ingiustizie che si commettono quotidianamente con l’uso disinvolto dei pentiti, nessuna tutela processuale, lo strapotere delle procure, maxiprocessi senza legge, la tortura del 41 bis, la situazione delle carceri, degli O.P.G. e le tante leggi repressive anticostituzionali e contrarie alla Convenzione europea. Da parte loro non c’è stata solo omertà, derivata dal terrore che incutevano loro le procure, consapevoli che li potevano rovinare con qualche pentito, usati secondo i fini delle procure, anche uso politico, ma ne sono diventati complici, come i kapò dei campi di concentramento, anche per questo non hanno mai detto niente, abbandonando al furore cieco e bestiale del giustizialismo più bieco migliaia di persone condannate, pur sapendoli innocenti. Un lavoro sporco che senza il loro contributo non poteva essere consumato. Oggi fanno sceneggiate perché vengono toccati i loro privilegi. – 2/02/2012
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Leggo un articolo di affermazioni fatte dalla Ministra Paola Severino, “carceri incivili”, inoltre “dalle situazioni delle carceri si misura il livello di civiltà di un Paese”, continua, “lo Stato non ripaga mai con la vendetta, ma vince con il diritto e l’applicazione scrupolosa delle regole e leggi”, prosegue.. “la giusta detenzione dimostra ai criminali l’intima diversità tra la legalità della nostra democrazia e ogni forma intollerabile di arbitrio”. Mi verrebbe da chiedere alla nostra Ministra… ma fino ad oggi dove abitava? Al Polo Nord? Sono convinto che non c’è ipocrisia nelle sue affermazioni, ma qualcune dovrebbe dirle che i luoghi più illegali del nostro Paese sono le carceri, dove la vendetta e il sopruso sono il pane quotidiano. Siamo noi detenuti che chiediamo il rispetto delle regole, con l’applicazione della pari dignità dei diritti e dei doveri, e questo la dice lunga sull’assuefazione all’arbitrio del sistema penitenziario. Mi auguro che le sue affermazioni riesca a tramutarle in realtà, ma dubito che i “mandarini” del Ministero glielo permettano. Se non fa piazza pulita al Ministero, de magistrati, della polizia penitenziaria, dei vari sindacati e d Direttori delle carceri, sostituendo tutti con civili, non riuscirà a cambiare niente. – 3/02/2012
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Attualmente qui a Catanzaro lavorano in cucina, a turni di sei mesi, il regime AS-3 e la media sicurezza. Prima lavoravano solo i detenuti della media sicurezza, che sarebbero detenuti comuni. La Direttrice ha inserito anche i detenuti del regime AS-3, così lavorano sei mesi l’AS-3 e sei mesi la media sicurezza. A noi detenuti dell’AS-1 e dell’AS-2 ci hanno escluso, con due scuse fini a se stesse. La prima è che non possiamo incontrare gli altri detenuti. In cucina si è chiusi dentro, e fisica mentente non si può vedere e né incontrare nessuno. Per andare in cucina, si passa dal corridoio centrale, dove si accede alle scuole, all’infermeria, ai colloqui di qualsiasi genere. Ogni volta che ci passiamo incontriamo tutti i detenuti del nostro padiglione. Il padiglione dove siamo ubicati è composto da otto sezioni, due per piano, sei sezioni sono AS-3, i primi tre piani- le altre due sezioni all’ultimo piano sono una AS-1 e l’altra di fronte alla nostra è AS-2. La differenza tra AS-1, AS-2, e AS-3 è minima, perché hanno diviso solo per categorie.
AS-1, sono tutti ex detenuti del 41 bis.
AS-2, sono tutti detenuti politici.
AS-3, sono tutti detenuti che rientrano con i reati nel famigerato art. 4 bis Ordinamento Penitenziario.
Una volta eravamo tutti mischiati, circa ogni dieci anni qualcuno al Ministero si inventa nuove sigle e i detenuti di conseguenza rientrano in nuove categorie.
La seconda scusa è che essendo considerati pericolosi e in cucina ci sono i coltelli, per motivi di sicurezza non possiamo lavorare in cucina. E’ singolare usare la sicurezza a sproposito, perché da circa due settimane due nostri compagni di sezione , da volontari e senza paga, stanno pitturando le celle, dopo faranno tutta la sezione, hanno a disposizione arnesi più pericolosi dei coltelli. Se lavoriamo senza paga, possiamo accedere a tutti gli attrezzi. Essendo che in cucina devono pagarci, allora per motivi di sicurezza non possiamo lavorare. Circa tre anni fa la nostra sezione ha partecipato a un corso per costruire strumenti musicale. C’erano attrezzi di qualsiasi tipo. Anche allora, siccome era senza paga, non c’erano motivi di sicurezza. E’ palese che c’è qualcosa di poco chiaro. Abbiamo fatto un’istanza e l’abbiamo inviata a tutti gli uffici competenti. Ci auguriamo che qualcuno intervenga e sani questa discriminazione assurda. – 4/02/2012
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La ministra degli interni Annamaria Cancellieri, ex commissario di Bologna, scavalcando la ministra della giustizia Paola Severino, ha prorogato con la Telecom i braccialetti elettronici. Il ministero della giustizia ha pagato per dieci anni 110 milioni alla Telecom per otto braccialetti elettronici, usati poche volte, infine depositati definitivamente, perché non hanno mai funzionato per questo motivo il ministero della giustizia non aveva nessuna intenzione di prorogare il contratto con la Telecom, l’attuale ministro Paola Severino l’aveva anche dichiarato pubblicamente. La ministra degli interni Annamaria Cancellieri non aveva nessuna autorità per rinnovare il contratto, perché le carceri sono di competenza del ministero della giustizia. Tutto sarebbe passato sotto silenzio, se l’ex ministro della giustizia Nitto Palma, durante un’audizione al Senato all’ex commissario di Bologna Concellieri, non le avesse chiesto conto del contratto firmato con la Telecom. Altri dieci anni di spreco di denaro pubblico. Il vice capo della polizia Francesco Cirillo, il 4 gennaio al Senato disse “se fossimo andati dal gioiellieri Bulgari avremmo speso di meno”. Il primo contratto con la Telecom nel 2001 fu firmato dal governo D’Alema, con il ministro Enzo Bianco. La Cancellieri, essendo stata commissario a Bologna, deve essere stata per forza in quota della sinistra. Ciò fa riflettere, che c’è interesse da parte della sinistra Telecom. La storia della vendita della Telecom, con Prodi, Fassino, ecc., è un legame mai interrotto. Questo dimostra che destra e sinistra succhiano sangue alle casse pubbliche, e nelle ruberie e rapacità sono uguali. – 5/02/2012
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In Sicilia, dal carcere dell’Ucciardone di Palermo, è partita una class action contro lo Stato, perché le celle sono anguste e sovraffollate, gli spazi sono da tortura. Essendoci stato, posso confermare di persona che, in inverno si gela perché non ci sono termosifoni, e in estate è una fornace, perché le finestre dell’esterno sono chiuse con grate di ferro. L’aria non passa e non si vede niente. L’acqua calda non c’è quasi mai. Non bastavano tutte queste problematiche, il precedente Direttore Maurizio Veneziano aveva limitato la vivibilità al minimo consentito per la sopravvivenza, instaurando una tortura quotidiana. Oggi leggo che è stato nominato Provveditore Regionale della Sicilia, e ha dichiarato che nell’ìsola non si scende sotto i 3 metri quadrati a persona. Qualcuno dovrebbe dirgli che la Corte europea ha stabilito che i maiali devono avere 6 metri quadrati di spazio dove vengono allevati. Credo che sia questo il motivo ad averci dato 7 metri quadri a noi detenuti. Purtroppo noi non abbiamo i N.A.S. che vengono a controllare se vengono rispettati i regolamenti, e se ciò non avviene chiudono lo stabilimento. Con funzionari come Veneziano bisogna mettere mano alle leggi e andare nelle sedi competenti, principalmente la Corte Europea, perché lui i detenuti non li vede come esseri umani. L’Ucciardone è una vergogna per la civiltà italiana ed europea, sia perché vecchio e obsoleto, essendo stato costruito circa due secoli fa, sia perché hanno ridotto gli spazi al di sotto di quelli stabiliti per gli animali, i cortili sono stati rimpiccioliti nella grandezza di due celle singole, e ci deve prendere l’aria una sezione intera, e sia che non funziona niente, dovrebbero chiuderlo. Tutti i detenuti delle carceri italiane dovrebbero mettere in cantiere una class action contro lo Stato, perché credo che solo così sia possibile costringerli a ripristinare la dignità e i diritti delle carceri. In Italia, le carceri sono i posti più illegali che ci sono. – 6/02/2012
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Ho ricevuto uno scritto su Travaglio, l’hanno preso dal sito “Osservatorio sulla repressione”. Ho già scritto su Marco Travaglio, spesso ho pensato che avevo esagerato in certe espressioni e che era prevalsa l’anima di detenuto, perché quello che leggevo era disinformazione allo stato puro, essendo che inventava la realtà. Una delle ultime cose che avevo letto è che una persona condannata a 30 anni di carcere ne sconta un anno e due mesi. Una corbelleria del genere poteva scriverla solo uno psicopatico come lui. Dovrebbe spiegare, ai reclusi anche da 50 anni, come mai sono ancora in carcere, se li sono dimenticati? Inventa la realtà come Goebbels faceva con Hitler. Sono uomini simili che hanno legittimato le efferatezze della storia. Tanta in gente in buona fede crede in quello che scrive, creando mostri e mostriciattoli. Dovrebbero ritirargli la tessera di giornalista e vietargli di apparire in tv, Allego lo scritto perché merita di essere letto da più persone possibili affinchè si comprenda chi è Marco Travaglio. –
(da Osservatorio sulla repressione)
Carceri; Travaglio contro qualsiasi misura alternativa alla detenzione
Dopo avere letto l’ultimo editoriale di Travaglio sul carcere e sulla sua polemica nei confronti di un decreto che semplicemente darà la possibilità a circa 3000 detenuti (una percentuale purtroppo bassissima) di finire l’ultimo anno di pena agli arresti domiciliari, ho provato un senso di nausea, di ribrezzo nei confronti di questo giornalista legalitario e liberista. Un uomo cinico, senza un briciolo di umanità e di coscienza contro le ingiustizie sociali. Uno che dice, con tutta la sua spietata semplicità: “Se uno sbaglia, deve pagare!”. Ed è proprio quella parola: “sbaglia” che dovrebbe farci riflettere. Nessuno di noi è immune dallo sbaglio, e il nostro Stato ce la fa pagare cara. Troppo spesso anche con la vita. Questo mio scritto potrebbero capirlo solamente quelli che hanno avuto il buon senso di approfondire le conoscenze della realtà del carcere. E nessuno di noi dovrebbe avere la sicurezza di sentirsi escluso. E mi fanno ribrezzo tutti quelli che approvano i suoi articoli, specialmente l’ultimo. Con quale coraggio esaltate il suo pessimo editoriale e poi come pecore andate a fare gli slogan per Stefano Cucchi? Ma come mai tanta gente rappresenta l’ossimoro vivente? Con quale coraggio fate finta di preoccuparvi per tutti quei ragazzi detenuti che muoiono in carcere in media di un morto ogni due giorni? Ma con che coraggio, se poi vi indignate per un decreto che faccia uscire dal carcere (attenzione, non in libertà, ma agli arresti domiciliari), una cifra ridicola di detenuti? In realtà non vi interessa nulla, vi sentite tutti al sicuro. E con quale coraggio esaltate un uomo che a suo tempo aveva infangato la morte del grande giornalista Mauro Rostagno e, a differenza del grande giornalista D’Avanzo, non ha chiesto scusa?
Come si fa ad esaltare uno che approva come dogma le carte processuali e quindi per lui Pinelli è davvero caduto solo dalla finestra? E mi limito al sociale. Per quanto riguarda il suo amore per il governo israeliano e per il libero mercato, è ancora un altro discorso che esula dall’argomento principale. Il carcere non vi appartiene vero? Un mio amico di nome Niki Aprile Gatti è finito in carcere, preventivamente e senza essere stato ancora accusato. E’ finito dentro da innocente, ed è stato ucciso senza che nessuno gli avesse dato il tempo di dimostrare la sua innocenza. Poi cosa devo sentire? Quel vergognoso giornalista di Travaglio dirsi favorevole agli arresti preventivi e guai ad abolirli o al limite limitarli? E molti di voi: “Bravo Travaglio, sei un grande!”. Il problema dell’uomo in generale è che ha poca voglia di approfondire, studiare, e quindi comodamente delega il proprio pensiero a questi guru dell’informazione. Loro sono alibi perché approfittano del mal di pancia delle persone e le indirizzano verso falsi obiettivi. Poi qui rasentiamo il ridicolo: un liberista e legalitario come Travaglio ha i fan di “sinistra”, quelli che dovrebbero essere sensibili su certi temi come l’ingiustizia, le carceri e l’emarginazione sociale. No, davvero! Il suo editoriale è un insulto all’intelligenza di tutte quelle persone che si battono contro il malato sistema carcerario, poiché trasuda ipocrisia, mista a disinformazione. Poi quanti commenti istintivi, sena un pizzico di raziocinio. Travaglio è diventato popolare grazie alla nostra mediocrità. Per concludere, vi riporto una lettera che scrisse Sole, l’argentina Maria Soledad Rosas, che si suicidò in carcere. Lei, Baleno (Edoardo Massari) e Pelissero erano tre giovani anarchici e squatters che nei primi anni ’90 furono vittime di un complotto giudiziario e istituzionale. Accusati ingiustamente di avere compiuto azioni ecoterroristiche nel torinese, subirono una terribile gogna mediatica che portò al suicidio di Sole e Baleno e la condanna di Pellissero (non per associazione terroristica):
<<Compagni la rabbia mi domina in questo momento. Io ho sempre pensato che ognuno è responsabile di quello che fa, però questa volta ci sono dei colpevoli e voglio dire a voce molto alta chi sono stati quelli che hanno ucciso Edo: lo Stato, i giudici, i magistrati, il giornalismo, la T.A.V., la polizia, il carcere, tutte le leggi, le regole e tutta quella società serva che accetta questo sistema. Noi abbiamo lottato sempre contro queste imposizioni e per questo siamo finiti in galera. La galera è un posto di tortura fisica e psichica, qua non si dispone assolutamente di niente, non si può decidere a che ora alzarsi, che cosa mangiare, con chi parlare, chi incontrare, a che ora vedere il sole. Per tutto bisogna fare una “domandina”, anche per leggere un libro. Rumore di chiavi, di cancelli che si aprono e si chiudono, voci che non dicono niente, voci che fanno eco in questi corridoi freddi, scarpe di gomma per non fare rumore ed essere spiati nei momenti meno pensati, la luce di una pila che alla sera controlla il tuo sonno, posta controllata, parole vietate. Tutto un caos, tutto un inferno, tutto la morte. Costì ti ammazzano tutti i giorni, piano piano per farti sentire più dolore, invece Edo ha voluto finire subito con questo male infernale. Almeno lui si è permesso di avere un ultimo gesto minimo di libertà, di decidere lui quando finirla con questa tortura. Intanto mi castigano e mi mettono in isolamento, questo non solo vuol dire non vedere nessuno, questo vuol dire non essere informata di niente, non avere nulla, neanche una coperta, hanno paura che io mi uccisa. Secondo loro il mio è un isolamento cautelare, lo fanno per “salvaguardarmi” e così deresponsabilizzarsi se anche io decido di finire con questa tortura. Non mi lasciano piangere in pace, non mi lasciano avere un ultimo incontro con il mio Baleno. Ho per 24 ore al giorno, un’agente di custodia a non più di 5 metri di distanza. Dopo quello che è successo sono venuti i politici dei Verdi a farmi le condoglianze e per tranquillizzarmi non hanno avuto idea migliore che dirmi: “adesso sicuramente tutto si risolverà più in fretta, dopo l’accaduto tutti staranno dietro al processo con maggiore attenzione, magari ti daranno anche gli arresti domiciliari”. Dopo questo discorso io ero senza parole, stupita, però ho potuto rispondere se c’è bisogno della morte di una persona per commuovere un pezzo di merda, in questo caso il giudice. Insisto, in carcere hanno ammazzato altre persone e oggi hanno ucciso Edo, questi terroristi che hanno la licenza di ammazzare. Io cercherò la forza da qualche parte, non lo so, sinceramente non ho più voglia, però devo continuare, lo farò per la mi dignità e in nome di Edo. L’unica cosa che mi tranquillizza sapere è che Edo non soffre più. Protesto, protesto con tanta rabbia e dolore>>.
Sole
Damiano Aliprandi da AgoraVox” 7/02/2012
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Ogni giorno vengono cementificati 75 ettari di superficie. Con questo ritmo l’Italia tra 50 anni, non avrà più terreni coltivabili, anche perché il nostro Paese non è molto esteso territorialmente. Credo che andrebbe fermata ogni nuova costruzione, e cambiati i piani regolatori, da orizzontali a verticali, sfruttando solo le aree dove si è già costruito. Ormai anche nei Paesi a forte pericolo sisma, si costruiscono palazzi di 20-30 piani. Il Giappone ne è l’esempio. In Italia si costruisce più per tenere in piedi l’economia, che per reale necessità di case, perché ci sono alcuni milioni di appartamenti e ville vuoto, si presumono da due a cinque milioni. In Germania chi ha una casa vuota, paga 200 euro al mese di tassa, così sono costretti ad affittarli. Se venisse fatta in Italia, non solo si incamererebbero i miliardi di una manovra finanziaria, ma si impedirebbe di costruire perché poco conveniente. – 8/02/2012
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Ho finito di leggere la biografia di Claudio Lavazza “Pestifera la mia vita”. Ribelle, anarchico e guerriero, latitante per 16 anni, arrestato a Cordova in Spagna nel 1996, dopo un conflitto a fuoco con la polizia, dove morirono due poliziotte. Quello che mi ha colpito favorevolmente è stata l’analisi della sua vita, la conclusione è stata di avere realizzato quasi tutti i sogni che aveva. Se fosse rimasto al suo Paese non avrebbe realizzato nessuno, pertanto afferma senza dubbio che anche se potesse tornare indietro non cambierebbe di una virgola il percorso che aveva scelto oltre 30 anni prima. Mi è diventato molto simpatico, anche perché faceva parte di un gruppo che si interessava delle carceri e dei carcerati, e tra le tante cosse partecipò alla liberazione di due persone nel carcere di Frosinone nel 1981. Da latitante non ha dimenticato di aiutare economicamente le famiglie degli amici che erano in carcere. La sua generazione ha cercato di migliorare il mondo, ma purtroppo un potere troppo forte e il metodo usato, la sconfitta era inevitabile. Alla sua età, quel contesto, anche io avrei fatto pari pari quello che ha fatto lui, perché come lui anche io vedevo bianco e nero, e nella vita ci sono altri colori. Auguro a Claudio di uscire presto. In Spagna non c’è la barbara pena dell’ergastolo. – 9/02/2012
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Mi hanno scritto i compagni di Radio Onda Rossa, per informarmi che hanno tradotto il testo “La colonna infame” in inglese. Ora l’hanno mandato in Inghilterra per farlo visionare da compagni di madre lingua inglese, dopo sarà lanciato nella rete, così possono leggerlo in tutto il mondo. La nostra unica arma è di fare conoscere all’estero, e in special modo in Europa, l’infamia delle leggi emergenziali italiane, così i politici non potranno più negare e nascondersi dietro la solita frase che l’Italia è la culla del diritto, quando invece da 30 anni è stato seppellito il diritto sotto una pesante lapide. – 10/02/2011
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Ho finito di leggere la rivista Nunatak, uno degli articoli mi ha colpito molto. Una persona dà tre fagioli donategli da un’anziana, ha salvato una varietà di fagioli della montagna in Valsassina. Li ha coltivati i regolati ai suoi amici, quando è stato sicuro di averli salvati, ha pensato di mangiarli, nello scritto si sente tutta la sua soddisfazione. Questo racconto è integrato con quello che stanno facendo le multinazionali, brevettano gli alimenti, e anche l’Unione Europa glielo permette. Questo permetterà ancora di più in futuro che le popolazioni mondiali saranno sempre più sudditi e i potenti sempre più potenti. Con questi brevetti, in India le multinazionali hanno creato danni enormi, mandando in rovina milioni di contadini, alimentando migliaia di suicidi e inaridendo con i pesticidi milioni di ettari di terreno. Bisogna fermare questa politica criminale di brevettare le culture per l’alimentazione. – 11/02/2011
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Ieri mi è arrivato l’ultimo libro di Carmelo Musumeci, “Undici ore d’amore di un uomo ombra”. C’era anche il CD con la canzone “Morire tutti i giorni” è una canzone sull’ergastolo adattato per musicarlo. Lo hanno fatto i 99 Posse, l’ho ascoltata con piacere, molto bella e vibrante. Il libro l’ho letto subito ieri sera. L’ho trovato ottimo. Sa toccare le corde dei sentimenti e della nostra situazione, ergastolani destinati a morire in carcere. Ho corrispondenza con lui, ma riesce lo stesso a sorprendermi con i suoi libri. Mi sono commosso nell’immaginarmi le sue emozioni in quelle 11 ore di felicità. Con piacere ho letto la prefazione di Barbara Alberti. E’ molto brava nel rappresentare il suo pensiero, una grande donna, libera e con le palle. L’unico difetto è che la vediamo diametralmente opposto su Roberto Saviano. – 12/02/2012
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Ho finito di leggere la rivista bimestrale “Ristretti orizzonti”, scritto dai detenuti del carcere di Padova. Ho letto una notizia che non avevo appreso da nessuna parte, eppure riguardava prettamente noi detenuti. Ormai certi politici non mi stupiscono più, perché sono capaci di tutto e di più. Il deputato de PDL Rocco Girlanda ha proposto una legge a cui hanno aderito altri 18 parlamentari. Propone la creazione di riflettori comuni all’interno delle carceri e di conseguenza l’eliminazione dei fornellini dalle celle. I vantaggi elencati dal deputato sarebbero i seguenti: 1) Eliminazione delle bombolette del gas per evitare che i detenuti lo sniffino e usino il gas per suicidarsi, ciò consentirebbe un elevato standard di sicurezza dei detenuti. 2)Si agevolerebbero le operazioni critiche per gli agenti, e si aumenterebbe la sicurezza dei detenuti. 3)Si favorirebbe la socialità e il recupero, consentendo agli agenti di osservare meglio i comportamenti dei detenuti. 4)Si eliminerebbe la disparità tra i reclusi, in quanto non tutti hanno soldi per acquistare del sopravvitto. Il deputato suggerisce che nei progetti delle nuove carceri da costruire vengano inseriti i riflettori, mentre per le carceri esistenti si potrebbe “con facilità riconvertire spazi non utilizzati, come magazzini e palestre”. L’Italia ha cervelloni simili e non li valorizza come meritano. Mi viene il magone a pensare in che mani siamo. Non ho mai letto tante scemenze tutte insieme. Sono certo che questo signore non conosce le carcere e non c’è mai entrato, perché non si sarebbe inventato una stupidaggine del genere. Nelle carceri non ci sono spazi, sono stati tutti occupati dal sovraffollamento. Questo signore vorrebbe occupare anche quel poco che è rimasto, per una assurdità partorita dal nulla che è la persona. Qualcuno dovrebbe dirgli che il 95% dei detenuti che si suicidano, lo fanno impiccandosi, il restante è diviso tra psicofarmaci, tagliarsi le vene e qualcuno con il gas, ma più ch suicidarsi con il gas, sono incidenti dei tossicodipendenti che lo sniffano per stordirsi. Il deputato non spiega a cosa si riferisce quando menziona “operazioni critiche degli agenti” e in cosa consiste la sicurezza dei detenuti. E’ singolare che vedendoci mangiare, gli agenti ci osserverebbero meglio nei nostri comportamenti, e noi detenuti socializzeremmo meglio. Dopo tanti anni questo mi era sfuggito, non si finisce mai da imparare da questi politici. Meno male che possiamo comprarci qualcosa e cucinarlo, perché con il vitto dell’amministrazione saremmo alla fame. Non si può fare molto con i 3 euro stanziati dal ministero. Per fortuna tra di noi c’è umanità e solidarietà, anche se hanno fatto di tutto per eliminarla. Comprendo il deputato, essendo che vive tra le jene, ma noi non siamo i suoi colleghi del Parlamento. Togliendoci il fornello ci verrebbe impedito anche di farci un caffè, un the, una camomilla, riscaldarci un po’ di acqua per farci la barba e lavarci per la nostra igiene personale. I detenuti stanno sopportando di tutto e di più, credo che una scintilla del genere possa innescare una reazione a catena, con proteste molto forti. Dalle mie parti si dice “a pazziella mane e creiature”.. il giocattolo in mano ai bambini, questo siamo diventati in mano a questi incompetenti e ignoranti dei politici. – 13/02/2012
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Ieri sera è finito il film su Rai Uno “Il generale dei Briganti”, erano due puntate, incentrate sulla figura di Carmine Cracco Donatello. Credevo che avessero fatto il solito polpettone “buoni e cattivi” che traspariva razzismo antimeridionale. Questa volta hanno equilibrato le parti, anche se non hanno rappresentato la realtà storica per intero, perché avrebbero dovuto dire verità che ancora oggi inorridiscono per la loro crudeltà. Hanno romanzato quel periodo storico e distorte alcune verità, per addomesticare l’annessione del Meridione. Non credo che toglieranno il segreto di Stato su quel periodo. I piemontesi sono stati spietati fino alla fine, tutti i partigiani del Sud (briganti), quelli che non sono stati uccisi a sangue freddo, come permetteva la famigerata e infame legge Pica, li hanno fatti morire in carcere. Carmine Cracco, vista l’inutilità della lotta perché ormai sconfitti, si rifugiò nello Stato della Chiesa, il Cardinale che aveva i contatti con gli insorti del Sud, gli rubò i soldi che aveva con sé, oltre 20.000 lire dell’epoca, e lo fece mettere in prigione. Con la caduta di Roma nel 1870 nelle mani dei piemontesi, ci finì anche lui. Durante i processi, le popolazioni della Lucania (attuale Basilicata) l’acclamavano come un eroe. Lo condannarono all’ergastolo, dopo 35 anni di carcere morì nel 1905 all’età di 75 anni nel carcere di Portoferraio sull’isola di Elba in provincia di Livorno. Era nato a Rionero in Valture, in provincia di Potenza, il 5 giugno 1830 e morì il 18 giugno 1905. – 14/02/2012
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Trovo una notizia su un quotidiano, che le grandi testate non hanno riportato. Dopo che avevano glorifica l’ex Presidente Scalfaro, non potevano scrivere che fu lui a cacciare il primo Direttor Generale del D.A.P. degno di questo nome, Nicolò Amato. Il secondo è stato l’ex Presidente del Tribunale di Sorveglianza di Firenze Alessandro Margara, licenziato dal Ministro della giustizia Oliviero Diliberto, per far posto a Giancarlo Caselli, che oscurò questo ruolo, con lui, e neanche dopo si è visto più luce al D.A.P., l’ha inquinato a tal punto che ci vorrebbe una bonifica ambientale. Oscar Luigi Scalfaro è stato il peggior Presidente della storia repubblicana, e queste notizie danno certezze alle mie convinzioni che derivano dai suoi comportamenti e alle tante decisioni della sua vita. – 15/02/2012
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Franco Ionta, ex capo del D.A.P., ha rilasciato un’intervista che condiviso, tranne un punto. Il problema è che i fatti non rispecchiano il pensiero, perché se la consapevolezza dei suoi concetti, dovrebbe spiegare perché non ha fatto niente per metterli in pratica. Asserisce che non è un problema di sovraffollamento, è anche un problema di dignità della detenzione. Quando una persona si trova in una struttura penitenziaria, ne devono essere salvaguardate la vita, la salute e la dignità. Dormire è condividere gli ambienti igienici con troppe persone rende inaccettabile anche la quotidianità. Lo svolgimento ordinario della vita, non dev’essere ostacolato da un’eccessiva promiscuità. La cessazione della libertà non può essere accompagnato da un di più. Il carcere non può essere un contenitore del disagio sociale. Condivido tutto tranne il punto dove afferma”non dico che debba esserci una cella per ogni detenuto”. La Commissione per la prevenzione della tortura, ha stabilito che ogni detenuto deve avere almeno 7 metri quadri, al di sotto di questo spazio diviene tortura. Tutte le carceri costruite negli anni ’80 sono con celle con singole, perché si uniformavano alle direttive europee. La dignità della persona e della detenzione, che conservi la vita e la salute, possano essere salvaguardate solo le celle singole, perché esse mantengono integre la libertà e la vivibilità, impediscono la promiscuità e anche il contagio di malattie. Purtroppo anche Ionta, come commissario dell’edilizia carceraria, il famoso “piano carceri” dell’ex ministro della giustizia Angelino Alfano, ha fatto costruire i nuovi padiglioni con celle di 3-4-5 posti, che in breve tempo saranno raddoppiate e triplicate. Tutti le nuove carceri dovrebbero essere costruiti con celle singole, e le vecchie carceri ristrutturate adeguandole con celle per ogni detenuto. – 16/02/2012
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Ho finito di leggere il giornalino “Mondo a quadretti”, scritto dai detenuti del carcere di Fossombrone (Pesaro). C’è uno scritto sulla situazione carceraria e c’è il succo di un comunicato del sindacato SI.DI PE… Sindacato Direttori Penitenziari, datato 7 novembre 2011 a firma del Segretario e del Presidente Nazionale. Allego per intero lo scritto perché merita di essere letto.
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Posso comprendere tutte le problematiche del sovraffollamento, del mettere insieme l’alimentazione con 3 euro al giorno, la scarsità dei medicinali, mancanza di lavoro e quel poco pagato con mercede da schiavi, ecc., ma c’è anche il rovescio della medaglia, perché i Direttori sono i comandanti in capo del carcere che dirigono, pertanto ogni decisione viene presa da loro. Tutte le limitazioni, l’oppressione dei diritti, la violazione del codice penitenziario e il dispotismo sulla vivibilità interna, sono le dirette conseguenze delle loro disposizioni, pertanto dovrebbero fare mea culpa prima di lavarsi le mani dei loro atti e indicare colpevoli, perché le carceri somigliano a chi le dirige. Le carceri sono i luoghi più illegali del Paese, questo è dovuto alla loro complicità nell’uso illegale dei regolamenti. Quelli che subiscano questo stato di cose, siamo noi detenuti, essendo privi di tutela da parte delle istituzioni. – 17/02/2012
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Giuseppe Gulotta, dopo 36 anni è stato riconosciuto innocente, dopo averne scontati 21 in cella. La sua fortuna è stata che un sottufficiale dei carabinieri in pensione, su un altro procedimento ha raccontato le torture a cui furono sottoposti Gulatta e gli altri quattro ragazzi, tra cui due erano minorenni, costringendoli ad autoaccusarsi della morte di due carabinieri nella caserma di Alcamo. Il sottufficiale ha taciuto per 36 anni, poteva evitare tante sofferenze a quei ragazzi. Uno fu trovato impiccato in cella dopo pochi mesi in modo molto sospetto; un altro è morto; gli altri due sono latitanti in Sud America. Vite spezzate e distrutte, perché furono scelti come colpevoli; i carabinieri non sono mai andati per il sottile, ne conosco i metodi, avendoli sperimentati di persona. Non mi meraviglio di queste notizie, anzi paradossalmente ritengo Gulotta fortunato, lo sono in pochi in Italia, perché per avere una revisione del processo è un’impresa ardua, per questo motivo si contano sulle dita di una mano, c’è anche il forte ostracismo della magistratura perché ritiene le revisioni una “lesa maestà”. Gli stessi metodi vengono usati dalle procure della D.D.A. con repressioni psicologiche e torture del regime del 41 bis; un tempo venivano mandati nelle “Cayenne italiane- Pianosa e Asinara” per ammorbidirli, creando tanti “Scarantini”. – 18/02/2012
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Dopo che mi hanno dipinto la cella, sono ritornato di nuovo nei miei “alloggi”, ho lavorato una giornata intera per lavarla e mettere a posto la mia realtà è stata una faticaccia, ma ne voleva la pena, ora sembra che c’è più luce e dà l’impressione di essere più pulito. Sono stato appoggiato nel cameroncino, ospite di Raffaele e Rocco, due simpaticoni, bravi e onesti e nell’animo. Rocco pascolava le pecore, e ha in sé la saggezza millenaria dei pastori, è in carcere da circa 20 anni, deve scontare altri 3 anni e aspetta che la Cassazione gli faccia applicare i 3 anni di indulto del 2006. L’unico difetto è che è tifoso dell’Inter ed è convinto che ne capisce di calcio. Raffaele abita in un paese di montagna e pascolava le capre. In lui è insita la saggezza del montanaro e del pastore. In estate uscirà a fine pena, dopo 15 anni di carcere, gli faranno scontare fino all’ultimo giorno. L’unico difetto è che è tifoso dell’Inter. I politici, i media e i Savonarola del circolo giustizialista, si lavano la bocca citando sempre “la certezza della pena”, quando c’è ed una delle poche cose serie in vigore in Italia. Ho trascorso dieci giorni piacevoli e in armonia, l’unico inconvenienti e che hanno fatto mangiare tanto. – 19/02/2012
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Ci hanno messo le tv nuove, quasi a tutta la sezione, sono quella LED, l’unico problema e che se non sei in piano con la TV, con i tuoi occhi, non si vede niente, viceversa quella di prima-vecchi TV- in qualunque posizione si vedeva. Un agente mi ha detto che lui ne ha una uguale a casa, ma che usa come computer. In questa TV, hanno interrotto tante prestazioni, tra cui quella del computer, facendoci usare la TV anche come computer, bastava una tastiera, un mouse e un hard disk esterno, e tutti potevano avere il computer, bisognava comprare anche la stampante ed avevamo tutto. Albert Einstein diceva che: “la responsabilità rende complicato il male e semplice bene”. Fino a quando la pena è improntata sulla punizione e la repressione si cerca solo di contenere e limitare i detenuti, invece che dargli fiducia e responsabilizzarli. – 20/02/2012
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Leggo su un giornale anarchico di Siracusa, che un detenuto in regime di tortura del 41 bis, ha fatto un’istanza di reclamo al Magistrato di Sorveglianza perché gli impedivano di fare la doccia nei giorni festivi. Il magistrato accoglieva il reclamo, perché l’art. 8 dell’Ordinamento Penitenziario stabilisce che la doccia è quotidiana, anche la domenica e durante le festività. Ho pensato a noi detenuti qui a Catanzaro, c’è una disposizione del 2007, che la doccia si può fare tre volte la settimana. Il 29 giugno 2009, fu varato il regolamento interno, in cui si stabiliva che i detenuti che si svolgevano attività ginniche potevano farsi la doccia. Fino ad oggi ancora deve essere emanata una disposizione che stabilisca senza equivoci che la doccia ci tocca per diritto tutti i giorni. Si vocifera che stanno decidendo per emanare questa disposizione; sono dodici anni, dall’emanazione del nuovo Regolamento di Esecuzione, che lo doccia quotidiana è un fatto acquisito, qui a Catanzaro ne stanno ancora discutendo. – 21/02/2012