Da Carinola… Giovanni Zito
Come sapete, da pochissimo tempo, Giovanni Zito è stato trasferito dal carcere di Voghera (dove stava da anni) in quello di Carinola. Non si è ancora riusciti a capire la vera ragione di tale trasferimento. Ma non è l’unico che sta avvenendo a Voghera. Hanno traferito anche Gian Marco Averello (trasferito ad Opera), Andrea Gangitano (trasferito a Parma), Giuseppe Pullara (trasferito ad Opera). Erano iscritti tutti e tre all’università. Ma il D.A.P. ha ben altro a cui pensare che al percorso di studi del detenuto… e pazienza….. se il brusco cambio creerà caterbe di problemi per assestarsi in una nuova dimensione scolastica. Come diceva Guccini in Piccola storia ignobile… “i politici hanno ben altro a cui pensare”.. e non solo i politici.
Quella che leggerete è la prima lettera che mi giunge, da parte di Giovanni Zito, dopo il suo traferimento a Carinola.
E’ accompagnata da una poesia, scritta dallo stesso Giovanni. E l’ho fatta precedere anche da parte della lettera personale che (Insieme alla lettera pubblicata e alla poesia) Giovanni Zito mi ha inviato.
Avevo altri testi di GIovanni Zito, inviatimi quando ancora stava nel carcere di Opera. Ma oggi ho ritenuto di pubblicare questi, per fare sentire la sua voce ad immediato ridosso del traferimeno.
Giovanni Zito è un’anima creativa e inquiesta. La sua scrittura molto lirica e poetica.. riflette (anche) i drammi e i voli della sua anima..
Solo due momenti voglio indicare già da ora..
Il primo, quando Giovanni scrive..
“Vado al passeggio, sembra quello di Alcatraz. E’ ricoperto da una rete metallica, così anche il sole trova l’ostruzione per entrare nel passeggio”.
Fatemi capire.. se ho letto e interpretato bene… Durante le ore d’aria i detenuti (o solo gli ergastolani) di Carinola devono camminare in un ambiente che al si sopra è ricoperto da una rete metallica? Come dei pesci presi tra le reti? Insomma.. “tra sbarre” anche nell’ora d’aria?.. Ha ragione Giovanni.. sembra un film. Informeremo, comunque, chi potrà segnalare questa vicenda. Se fosse vero.. se… non credo sia degno di una paese non decente, ma anche “potabile”.. che nell’ora d’aria si abbia un reticolato a fare da soffito. Ma, ripeto, potrei non avere inteso bene.
E poi quando Giovanni Scrive..
“Se un nuomo non ha scoperto un qualcosa per cui valga la pena morire, vuol dire che non è adatto per vivere”.
Frase meravigliosa che richiama uno stupendo passo di Martin Luther King… una frase immensa, come immenso era Martin Luther King.
Vi lascio a Giovanni Zito..
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CARINOLA 22/04/2011
Ciao Alfredo,
come vedi ho cambiato città, via e indirizzo, ma sono sempre io. Amico mio, raccontarti il motivo di questo improvviso trasferimento è inutile. Ma sto bene di salute e questo è quello che conta ti più Alfredo.
Come tu stesso puoi notare ho scritto due pezzi per il Blog. Spero che vadano bene, anche perchè al momento il mio stato d’animo non è molto in vena e poi tu sai che io scrivo breve, ma intenso.
(..)
E mi scuso con tutti se pecco in qualcosa, ma io sono fatto così amico mio, quindi grazie.
In questo istituto ritrovo un vecchio amico mio d’infanzia. Siamo coetanei, da oltre dieci anni non vedevo il suo volto. Gli voglio bene come a un fratello vero Alfrredo, perchè io ci credo nell’amicizia, sempre e comunque.
E’ inutile dirti che questo mio compagno è un mio coimputato, quindi anche lui ergastolano.
(..)
Non avendo altro da dirti, ti abbraccio con la stima di sempre, unitamente alla tua famiglia e a tutti quelli che ti sono vicino. Con tutto il cuore sincero.
Salutami Antonia, Alina, Ciro, Monica, Alessandra, Mita e Pina Zito.. ok.
Con affetto,
Gianni Zito
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Si comincia sempre così…
Ci sono arrivi e partenze
gli zaini in spalla, manette ai polsi.
Nella mia mente inizia la salita di un viaggio
interminabile e pensi.. dove sarò domani?
Un altro letto che ti aspetta, un altro varco
verso l’oscurità.
Mentre il furgone blindato macina l’asfalto
io credo di sognare un volto, una carezza
mi lascio andare nel caos del cuore…
Non faccio soste nelle mia memoria perché
le fermate sono vietate dentro di me.
Si va avanti in questo mondo, perdendo
ogni filo logico, così faccio i conti di un
passato irrecuperabile, la speranza.
Sono le ore 17:30 alla mia nuova destinazione.
La solita prassi di routine. Perquisizione e domande,
risposte inutili, domande futili.
Nella sezione A Giuseppe mi prepara la cena,
un piatto di spaghetti al sugo.
Mentre cerco di capire il funzionamento del posto
in cui mi trovo, la cella piccolissima, mi guardo
intorno in questo spazio angusto.
Chiudo gli occhi dalla stanchezza… un mal di testa per lo stress del lungo viaggio.
Così preparo questo letto sperando che sia l’ultimo corridoio dentro di me. Non lo so di preciso il motivo. Forse per rabbia o forse perchè sono ancora io, unico e solo. Tanto lo so bene che domani sarà come ieri. Mentre penso a te che aspetti la mia tefonata mensile, tesoro mio. Pazienza, figlia mia, questa è la vita dell’ergastolano, e basta. Finisce così la mia traversata.
Riprenderò il mio scrivere quando il sole picchierà alla mia finestra. Dua alberi di pino centenario fanno da cornice.. il muro di cinta.. osservo il movimento degli agenti di custodia, il massimo che possa notare.
Vado al passeggio, sembra quello di Alcatraz. E’ ricoperto da una rete metallica, così anche il sole trova l’ostruzione per entrare nel passeggio. Si inizia la marcia avanti e indietro per due ore di fila. Giuseppe mi spiega come vanno compilate le richieste e tutto lo svolgimento di questo istituto. Parlando con Giuseppe del più e del meno, andiamo indietro nel tempo, quando ancora, appena ventenni, sognavamo l’amore, la nostra infazia da ragazzi, svegli e (parola incomprensibile): Ci accorgiamo che siamo uomini, che siamo adulti con la mente evoluta…
Parliamo del nostro futuro, come se fosse già alle nostre porte. Giuseppe è mio fratello, quello più bravo di me. Umile come non mai. Io mi perdo nella sua generosità e onestà, oltre al rispetto che proviamo l’uno per l’altro, un amore nato da giovani, e quella voglia di vivere che non ci manca mai. Scherziamo, le solite battute maliziose, le nostre risate di un tempo che fu.
Ci vogliamo bene come allora, e anche più di quel tempo passato nella nostra gioventù. Adesso ci troviamo un pò di argento nei capelli, con gli occhiali, e tante strette di mano. Così, dopo 10 anni che non vedevo il mio stimatissimo amico Giuseppe, credo di avere concluso la mia giornata.
Si comincia sempre così.
Perchè la vita in un modo o nell’altro deve andare avanti.
Perchè ci credo, perché lo so, e io sono ancora forte, ancora Giovanni Zito.
Se un nuomo non ha scoperto un qualcosa per cui valga la pena morire, vuol dire che non è adatto per vivere.
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Sono sempre io
l’umo che cambia paese e città
innamorato mai, illusioni tante
sono come quelle strade deserte e vuote
il vecchio senza isola, un faro spento
cercare le parole nuove nel pensiero
che non batte.
Musica per la mia vita le tue lettere
e parole, mentre io sono ancora cieco e sordo.
Dai Giovanni, provaci ancora,
non chiudere i ltuo cuore nel cemento,
dai forza al tuo respio
e vivi questa vita da emigrante
mentre un brivido mi assale,
donna dove sei tu
conquistami ogni ora di più.
Sono un maere senza sabbia, un’anima sbandata
mentre di me ti ricordi solo la notte.
Spogliati orgoglio, perché un’altra sera
ti fa compagnia.